La collaborazione fra le varie componenti dell’Università venne meno all’inizio di maggio con la decisione, maturata in una affollata assemblea studentesca, di occupare la Bocconi contro un calendario degli esami giudicato penalizzante contro il progetto di legge Belisario, che, se approvato, avrebbe ridotto le possibilità di insegnamento dei laureati in Lingue, e contro alcune decisioni assunte dal C.d.A., accusato di boicottare «la fecondissima collaborazione tra professori e studenti», e di ostacolare così il processo di democratizzazione dell’Ateneo. Tale azione venne in larga misura legittimata da una parte degli assistenti della facoltà di Lingue, che prese parte all’occupazione e pretese un confronto pubblico con gli organi di governo dell’Università per verificare, bilanci alla mano, «la loro attuale capacità di affrontare in modo organico e con volontà innovatrice i problemi del diritto allo studio, dell’organico del personale insegnante e delle strutture didattiche e scientifiche», minacciando, in caso contrario, l’astensione dagli esami della sessione estiva.
Marzio A. Romani, Il Sessantotto. La fine di una facoltà
Corteo di studenti davanti al luogo dove venne colpito Roberto Franceschi.
I segni della contestazione all'Università negli anni '70.
I segni della contestazione all'Università negli anni '70.