Storia della Bocconi

1945-1968. Dalla liberazione al '68

Le novità degli anni Cinquanta


Parole chiave: Rettore Sapori Armando, Palazzina Girolamo, Segreteria, Presidente Bocconi Javotte, Baccarini Carlo

Gli anni ’50 furono un periodo denso di novità per l’Università commerciale: la continua crescita della popolazione studentesca rese improcrastinabili l’incremento del corpo docente e la creazione di strutture edilizie capaci di ospitare un numero sempre più elevato di docenti e di discenti.

Alla prima esigenza il C.d.A. diede risposta con l’incremento dei professori ordinari, che nel decennio sarebbero passati da quattro a sei[1], e con l’assegnazione di un contributo di 6 milioni destinato all’assunzione di lettori e di assistenti di ruolo, che sarebbero andati ad aggiungersi ai vari assistenti volontari da tempo operanti nell’Ateneo[2]. Alla seconda si provvide con l’acquisizione dal Comune di Milano di un’area di 5.400 m2 nei pressi dell’Università, da utilizzarsi per ampliare gli spazi destinati alla didattica e per dare soluzione all’annoso problema dei fuori sede, grazie alla costruzione di una casa dello studente che, come aveva annunciato il Rettore, nel ’54 avrebbe ospitato «dai 100 ai 120 allievi, in due sezioni distinte per studenti e studentesse»[3].

In realtà, solo due anni dopo la data prevista il pensionato venne messo a disposizione di 360 studenti, equamente divisi tra maschi e femmine, che, alla modica cifra di 30.000 lire mensili, avrebbero goduto: «a) di alloggio comprensivo del riscaldamento per cinque mesi (novembre-marzo); b) di vitto costituito come segue: prima colazione del mattino (pane, caffè e latte oppure tè e latte); seconda colazione pranzo a menù fisso comprensivo di pane, una minestra asciutta o in brodo, un piatto con contorno da scegliere fra due della lista, frutta o formaggio»[4].

Nel discorso pronunziato in occasione dell’inaugurazione del pensionato (25 novembre 1956), Furio Cicogna poteva orgogliosamente affermare che lo sforzo compiuto dal Consiglio d’Amministrazione sarebbe stato ampiamente ripagato dai risultati ottenuti: il moderno complesso poneva a disposizione di ogni studente una stanza singola, essenziale ma confortevole, e tutta una serie di servizi comuni (dalla mensa a sale riunioni, a palestre, a luoghi di incontro e di socializzazione), che avrebbero reso estremamente confortevole e proficuo il soggiorno degli ospiti[5].

Alle parole dell’amministratore delegato fecero eco gli entusiastici commenti di quotidiani locali e nazionali che magnificarono la nuova realizzazione, non esitando a paragonarla ai migliori college d’oltre Atlantico[6]. La comparazione era certamente eccessiva; ma è indubbio che i servizi offerti in quel momento dalla Bocconi si ponevano all’avanguardia del panorama universitario italiano[7].

Ma queste non furono le sole novità registrate nell’Ateneo milanese; anche la didattica e la ricerca videro maturare significativi obiettivi nella creazione, a opera di Francesco Brambilla, di un «Centro per la Ricerca operativa», una organizzazione no profit il cui scopo avrebbe dovuto essere quello di: «a) promuovere la ricerca scientifica nel campo dei metodi quantitativi; b) diffondere la ricerca scientifica come strumento di condotta razionale nella scelta delle decisioni imprenditoriali; c) offrire consulenza aziendale intorno a problemi di organizzazione dei processi produttivi, amministrativi, distributivi»[8].

Il centro, cofinanziato dalla C. Olivetti & C., che lo dotò di elaboratori di grande capacità, sarebbe divenuto pienamente operativo nel ’57 con un corso destinato agli ufficiali superiori dell’esercito, al quale sarebbe seguito un corso di Ricerca operativa che, in due moduli della durata di un semestre ciascuno, avrebbe concorso a educare laureati in diversi settori (economico, statistico, giuridico, scientifico) agli strumenti e ai metodi di quella disciplina, secondo il percorso delineato dalla Tabella 5.

 

Tabella 5 Discipline fondamentali del Corso di Ricerca operativa[9]

I parte

II parte

Matematica

Teorie della programmazione

Statistica

Programmazione lineare

Econometrica aziendale

Teoria delle code

Sociologia industriale

Teoria delle sequenze ottimali

Meccanografia e calcolatori elettronici

Teorie del controllo

 

Controllo di qualità

 

Budgeting control

 

Servomeccanismi

 

Teoria delle scorte

 

Marketing

 

Teoria delle decisioni

 

Teoria delle decisioni statistiche

 

Teoria delle decisioni imprenditoriali

 

Al corso in questione ne seguirono altri, di durata e impegno variabili: il Corso di Econometria aziendale, di Teoria e metodi della ricerca operativa, di Teoria dei giochi e decisioni statistiche e aziendali, di Controllo statistico della produzione ecc.; mentre l’attività di ricerca del Centro sarebbe stata, di lì a poco, premiata con la firma di un contratto di consulenza per l’Euratom di Ispra.

Del successo incontrato nel mondo degli affari da questa iniziativa e della stima che circondava l’ideatore della stessa è testimonianza la proposta della Rinascente «di onorare durevolmente il cavaliere del lavoro Umberto Brustio che lascia la carica di presidente» finanziando una cattedra convenzionata di Statistica. Il Consiglio di facoltà, pur esprimendo grande compiacimento per l’offerta, fu tuttavia costretto a respingerla a causa di una serie di ostacoli che il ministero della Pubblica istruzione oppose alla sua realizzazione. In compenso quella fu l’occasione per prendere in seria considerazione la possibilità di destinare proprio alla Statistica una delle nuove cattedre che il C.d.A. aveva reso disponibili. La qual cosa avrebbe, di lì a poco, consentito a Francesco Brambilla di abbandonare Genova per approdare finalmente in Bocconi.

Accanto al Centro per la Ricerca operativa, proprio in quegli anni, a opera di Giordano Dell’Amore, vide la luce un altro organismo destinato ad assumere un ruolo centrale fra i centri di ricerca dell’Ateneo: l’Istituto di Economia delle fonti di energia (IEFE). «Costituito con il compito di promuovere studi e ricerche scientifiche in merito ai problemi economici e finanziari relativi alle fonti di energia, combustibili solidi, energia elettrica, petrolio, metano, energia nucleare»[10], esso si sarebbe avvalso del contributo di un prestigioso comitato scientifico, formato, oltre a Dell’Amore, da Bresciani Turroni, Cambi, De Marchi, Lenti, Pella e Sapori (ai quali si sarebbe ben presto aggiunto Luigi Guatri, in qualità di segretario).

Nella riunione insediativa il comitato, dopo avere offerto la presidenza a Giuseppe Pella, assunse alcune importanti decisioni: l’attivazione di un corso annuale di specializzazione in Economia delle fonti di energia, l’istituzione di un centro di documentazione, la pubblicazione di una rivista[11], l’istituzione di premi a tesi o a ricerche su temi attinenti all’Economia delle fonti energetiche[12].

Sulla stessa lunghezza d’onda ci si mosse nella sezione di Lingue e Letterature straniere, dove fu attivata una «Scuola di perfezionamento in francese», di durata biennale, aperta a giovani laureati in Lettere o Lingue straniere che intendessero «curare il perfezionamento nella lingua, letteratura, storia e civiltà francese» (Tabella 6)[13].

 

Tabella 6 Discipline insegnate nella «Scuola di perfezionamento in francese»

Storia della lingua francese

Storia di Francia

Fonetica e dizione francesi

Esercitazioni di lettura e commento di testi francesi

Storia dell’arte francese

Diritto e legislazione scolastica italiani e francesi comparati

Paleografia e diplomatica

Elementi di diritto costituzionale italiano e francese comparati

Esercitazioni di composizione, dettato, traduzione letteraria, commerciale e tecnica

 

 

Nel contempo venne ripreso il vecchio progetto, lasciato cadere trent’anni prima per l’opposizione del regime, di creare una Scuola per assistenti sociali, approfittando di una richiesta in tal senso venuta dalla direzione della Scuola di assistenza sociale funzionante dal ’46 presso la Società Umanitaria[14]. Il Rettore, convinto della bontà dell’iniziativa, e ottenuto il «via libera» dal C.d.A., provvide a predisporre un protocollo d’intesa che presentò al Consiglio di facoltà del 10 gennaio 1958. L’inaspettata e decisa opposizione di Giovanni Demaria e di Aurelio Zanco mise in crisi l’iniziativa, invano difesa da Armando Sapori: non restava che accettare la proposta di Dell’Amore di rinviare a tempi migliori ogni decisione nella speranza che, nel frattempo, gli oppositori cambiassero idea.

Sul tema il Consiglio riprese la discussione un mese più tardi (24 febbraio). In quell’occasione le posizioni apparivano leggermente modificate rispetto al passato: Sapori e Dell’Amore si dichiararono favorevoli al progetto, Demaria nettamente contrario; Zanco ammise la sua incompetenza a giudicare e preferì astenersi dal voto. La proposta, approvata di stretta misura dal C.d.F. e, qualche giorno più tardi, dal C.d.A., non avrebbe in realtà avuto seguito. Prevalse, nei fatti, l’opinione di Demaria o altri motivi spinsero l’Università a non dare attuazione a una delibera già approvata? Le carte tacciono al proposito[15].

Sorte non dissimile sarebbe capitata all’Istituto di Studi geografici (in una successiva ipotesi indicato come «Istituto superiore di Geografia») che la Bocconi, d’accordo con il Touring Club Italiano, aveva in animo di creare, non tanto allo scopo di preparare «esperti insegnanti di geografia; ma più ancora collaboratori per enti turistici, aziende d’importazione ed esportazione, di trasporti, miniere, servizi di emigrazione, uffici urbanistici, ecc». Il progetto, patrocinato anche dall’autorevole vicepresidente del C.d.A., sarebbe stato lasciato cadere per l’ostilità del Consiglio superiore della Pubblica istruzione[16].

Gli anni ’50 videro, infine, la progressiva sostituzione della generazione d’uomini che aveva retto l’Università nei difficili decenni del regime e del secondo conflitto mondiale. Aveva dato l’avvio all’esodo Gino Zappa, all’inizio del decennio; l’aveva seguito, di lì a poco, Paolo Greco. Anche Fausto Pagliari, da tempo malato e avanti negli anni, aveva dichiarato la sua indisponibilità a continuare a reggere la biblioteca e ora toccava a Palazzina, il cui pensionamento non era ormai più procrastinabile.

La sostituzione del direttore della segreteria era quella che più preoccupava la presidenza e il rettorato. Al di là dell’affetto che tutti nutrivano per quell’omino, che ormai era considerato la personificazione stessa dell’istituzione, la sua conoscenza degli uomini e dei problemi della Bocconi, maturata in cinquant’anni interamente dedicati a farla crescere, era tale che non si riusciva a immaginare un possibile successore. La soluzione che alcuni postulavano era rappresentata da Italo Munari. Ma il friulano, pur essendo professionalmente molto capace (era cresciuto alle dipendenze di Palazzina ed era a perfetta conoscenza delle semplici procedure amministrative su cui si reggeva l’Università), non fu ritenuto in grado di sostituire il suo «Maestro»: gli mancavano le doti di organizzatore e di leader che il ruolo avrebbe richiesto e che la pluriennale vicinanza a Palazzina non aveva certo contribuito a sviluppare e a rafforzare. La scelta, alla fine, sarebbe caduta su Carlo Baccarini, la cui esperienza quale direttore amministrativo dell’Università Statale di Milano avrebbe assicurato le necessarie competenze[17].

Furio Cicogna e Donna Javotte non intendevano, tuttavia, rinunziare al prezioso apporto e ai consigli del vecchio direttore amministrativo – che a sua volta si sarebbe sentito perduto senza il quotidiano rapporto con la sua Università: la decisione di nominarlo segretario del C.d.A avrebbe assicurato la continuità col passato e avrebbe impedito che s’interrompesse un rapporto che andava avanti da più di mezzo secolo[18].

La messa a riposo di Palazzina venne ufficialmente annunciata nel corso della giornata bocconiana 1958-59. Nel consegnargli la medaglia d’oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte, Armando Sapori, facendosi portavoce di più generazioni di studenti e di professori, gli disse:

«Se un Istituto potesse assumere l’aspetto di una persona fisica, vorrei dire che questo è avvenuto nel caso dell’Università Bocconi e del dott. Palazzina, tanto compenetrati uno nell’altro. Palazzina ha preso le redini amministrative dell’Ente fin dall’inizio, e le ha tenute con mano ferma, con impegno che ha assorbito tutta la sua giornata. La sua competenza, la sua sensibilità, la sua dedizione lo hanno elevato, di fatto, dal grado di funzionario a collaboratore della Presidenza e dei Rettori. Gli hanno guadagnato la stima del corpo insegnante. Gli hanno assicurato il rispetto e l’affetto degli studenti. Se la Bocconi è, come è, un grande istituto di cultura, il dott. Palazzina è stato un grande artefice del suo prestigio. Palazzina può portare con fierezza la medaglia dei benemeriti della scuola e della cultura. Chi gli è stato, come me, vicino negli anni del lavoro fecondo, plaude alla saggezza di un riconoscimento pienamente meritato»[19].

Lo stesso riconoscimento, due anni prima, era stato concesso a Javotte Bocconi che, ben prima di Palazzina, si era rassegnata all’idea di lasciare in altre mani il timone dell’Università. Il mutamento generazionale del quale era stata testimone in quegli anni l’aveva decisa a uscire di scena. Quale ultima rappresentante della famiglia del fondatore, ella aveva preparato con cura la sua successione affidando all’Associazione «Amici della Bocconi» il compito di continuare l’opera iniziata da Ferdinando, nominandola erede del patrimonio materiale e ideale della famiglia. A questa decisione seguì immediatamente quella di lasciare la presidenza dell’Università nelle mani di Furio Cicogna, delegando tutti i poteri all’Associazione, fra i quali, alla sua morte, sarebbero rientrati anche quelli relativi alla «nomina del presidente del Consiglio d’amministrazione e dei nove membri di designazione degli eredi del Fondatore»[20].

Donna Javotte avrebbe completato la sua missione l’anno dopo, destinando il ricavato della vendita del palazzo di corso Venezia 52 (100 milioni) alla costruzione di una chiesa dedicata a S. Ferdinando, a perenne ricordo di quel Ferdinando da cui tutto era cominciato[21].


1

C.d.F. dell’11 gennaio 1958, p. 55.

2

Una prima ripartizione degli stessi venne effettuata nel Consiglio di facoltà del 26 novembre 1954, destinando 2 posti rispettivamente agli Istituti di Ragioneria, di Tecnica bancaria e professionale, di Economia politica e demandando al Rettore il compito di completare la ripartizione dei posti residui fra i vari insegnamenti (Cfr. Verbali del C.d.F. Seduta del 26 novembre 1954).

3

Cfr. Università commerciale Luigi Bocconi, Il cinquantenario, Milano, s.d., p. 9.

4

ASUB. Busta 7/1. Bando di iscrizione al pensionato studenti. Milano 25 giugno 1956.

5

ASUB. Busta 7/1. 25 novembre 1956. Discorso del dr. Furio Cicogna.

6

Cfr. p. es. Il Pensionato Bocconi, in «Avanti!» del 24 gennaio 1956; o Tipo u.S.A. albergo bocconiano, in «Corriere Lombardo» del 30-31 ottobre 1956. Il quotidiano ricordava come la gestione del pensionato avvenisse sotto la sovraintendenza di Italo Munari, segretario di facoltà. Questi era coadiuvato da due vicedirettori (Magda Calavresi e Francesco Re) e da una trentina di addetti alla portineria, ai servizi, alla mensa.

7

Fra le tante novità positive legate all’apertura del pensionato studentesco, le autorità accademiche avvertirono ben presto inaspettati quanto sgraditi inconvenienti dovuti alla presenza di sfaccendati, ubriaconi e vagabondi: gli uni attratti in loco dalla presenza di tante ragazze; gli altri, probabilmente, dalla possibilità di fruire degli avanzi della mensa, tanto da spingere il solerte direttore amministrativo a richiedere l’intervento di vigilanza urbana, polizia e carabinieri che contrastassero l’assidua presenza «di ripugnanti accattoni il più delle volte ubriachi che infastidiscono studenti e professori e danno di sé uno spettacolo poco edificante e indecoroso per la nostra città» e impedissero i «fatti innominabili» ai quali era dato quotidianamente di assistere: «Individui della peggiore specie si danno convegno nella zona e cercano di attirare in tutte le maniere l’attenzione delle ragazze abitanti nel pensionato, le cui camere sono prospicienti il terreno predetto; coppie trovano il luogo adatto alle loro effusioni; uomini di tutte risme fermano perfino le ospiti del pensionato che rincasano dopo l’imbrunire da sole, tanto che nessuna più si avventura se non accompagnata nelle adiacenze del pensionato stesso» (ASUB. Busta 209. Denunce; e busta 7/1. Girolamo Palazzina al questore di Milano. 21 maggio 1957).

8

Cfr. ASUB. Busta 28. Centro per la ricerca operativa, Programma dei corsi sulla ricerca operativa, Milano, s.d.

9

C.d.F. Seduta del 6 aprile 1957.

10

Costituito dalla «Bocconi» un Istituto di economia delle fonti di energia, in «Corriere della Sera», 24 aprile 1957.

11

Della rivista si prevedeva di dare ampia diffusione anche in Paesi stranieri pubblicando speciali edizioni in lingua estera della stessa (cfr. ASUB. Busta 103/6. Insediamento del comitato direttivo dell’Istituto di economia delle fonti di energia).

12

Ibidem. Verbale della riunione del 15 maggio 1957.

13

ASUB. Busta 7/5. Scuola di perfezionamento in francese.

14

Cfr. R. Bauer, La Società umanitaria. Fondazione P.M. Loria Milano 1893/1963. Milano 1964, p. 248.

15

Un unico cenno alla questione emerge da una lettera che Croccolo inviò a Munari il 23 agosto 1957. Nella stessa l’amministratore delegato, preso atto «delle difficoltà incontrate per la sopraelevazione del fabbricato centrale», osserva di non potere di conseguenza disporre delle aule necessarie per dare avvio al corso per assistenti sociali, «quindi per ora ogni trattativa deve considerarsi sospesa» (ASUB. Busta 272/7). Furono questi o altri problemi a far slittare prima e a far cadere in seguito l’ipotesi di avvio della Scuola?

16

Cfr ASUB. Busta 277/4. Posizione G. Pella. Giuseppe Pella a Girolamo Palazzina. 26 aprile 1955; e Furio Cicogna a Giuseppe Pella. 28 giugno 1955.

17

Della scelta Cicogna informò Javotte Bocconi in questi termini (ASUB. Busta R5): «Rapallo 6 marzo 1958. Gentile ed egregia Signora […], ho il piacere di dirLe che, con molta probabilità, abbiamo trovato una soluzione ottima per la continuazione dell’opera del dott. Palazzina. In questi giorni ho avuto ripetuti colloqui col dott. Baccarini, direttore amministrativo dell’Università statale di Milano. È un elemento di primordine, perfettamente preparato per il compito e che, oltre al poter prendere immediatamente il seguito all’opera di Palazzina, potrebbe anche farsi carico della preparazione di un giovane per il futuro, cosa che purtroppo il nostro buon amico Gerolamo non si è mai sentito di fare. La scelta ha avuto l’incondizionata approvazione anche del dott. Croccolo e del prof. Sapori. Pure la parte finanziaria potrà essere affrontata in forma armonica con le nostre situazioni attuali. Sono lieto di darLe questa notizia perché Lei ha sempre condiviso al massimo le nostre preoccupazioni. Da parte del prof. De Maria ho ricevuto un biglietto particolarmente gentile, mentre ho avuto occasione di avere a Roma un colloquio con S.E. il prof. Del Vecchio nel quale ho ben chiarito il nostro punto di vista nei confronti del De Maria che è considerato dal prof. Del Vecchio “come un suo figliolo”. Spero di rivederLa presto a Milano e così a voce fornirLe tutte le ulteriori notizie sulla nostra amata Università».

18

A questo proposito Javotte Bocconi scrisse a Furio Cicogna: «Gentilissimo dott. Cicogna, La ringrazio di avermi preceduta nell’idea di unire ancor di più a noi il nostro Palazzina. Egli certamente sarà felice di far parte del nostro consiglio. E per noi sarà un continuo prezioso collaboratore. Le stringo vivamente e cordialmente la mano. Javotte Bocconi. 4 giugno 1958». Dell’uscita di scena di Palazzina si occupò persino il «Corriere della Sera» che, in un lungo articolo dal titolo Il dr. Palazzina lascia la segreteria della Bocconi (7 novembre 1958), ripercorse la storia professionale di colui che, per i cinquemila studenti che nel corso di mezzo secolo avevano frequentato l’Università commerciale, era stato una sorta di padre putativo: sollecito alle loro esigenze, severo ma comprensivo, pronto a farsi carico dei problemi di ognuno.

19

ADA. Segreteria di direzione. Corrispondenza varia dei Rettori. Discorso augurale dell’anno accademico 1959-60 pronunciato dal Rettore on. prof. Armando Sapori. A loro volta gli studenti in un articolo dal titolo Addio, dott. Palazzina. 52 bolli ma sempre in corso, apparso su «Il Bocconiano» (settembre-ottobre 1958), così salutavano il direttore della segreteria: «Ti abbiamo incontrato tante volte per i corridoi dell’Università e per ciascuno di noi hai avuto sempre una parola di affetto o di incoraggiamento o di rimprovero. Ed è per questo che non possiamo adoperare la terza persona, salutandoti. Perché tu sei stato il papà della nostra Università e di tutti quegli studenti, che in tanti anni hai visto passare davanti agli occhi. Penso che tu ci abbia anche perdonato se ogni tanto ti abbiamo fatto disperare. Li ricordiamo bene i cestini sfondati o le aule verniciate di fresco, imbrattate. Siamo certi che sentirai tanta nostalgia delle nostre grida scomposte, anche se allora con aria burbera, comparivi improvvisamente, rimproverandoci. Hai visto migliaia di ragazzi arrivare con il libretto bianco al primo esame timidi, e dopo qualche anno li hai rincontrati con una laurea ancora odorante di inchiostro tra le mani, ed il cuore pieno di baldanza. Sono tante primavere, autunni ed inverni che probabilmente stai rivivendo in questo momento, lontano dalla scrivania sulla quale hai trascorso tante ore di lavoro. Non ci saranno titoli con caratteri in scatola di giornale, perché appartieni a quella categoria di persone che la cronaca vuole ignorare, anche se hanno speso una vita senza pretendere nulla in cambio. Tra poco, anche noi prenderemo la laurea e ce n’andremo. Ma ti ricorderemo sempre, perché appartieni ai nostri anni, che forse un giorno rimpiangeremo come i migliori della nostra vita».

20

Nelle sue disposizioni testamentarie Donna Javotte legava buona parte del patrimonio familiare a una fondazione a lei intitolata e le cui finalità, espresse nell’art. 2 dello statuto, sarebbero state quelle di fornire all’Associazione «Amici della Bocconi» (che ora assumeva il nome di Istituto Javotte Bocconi – Associazione «Amici della Bocconi») i mezzi atti a «dare sviluppo allo studio dei problemi economici in generale e collaborare con l’Università commerciale “Luigi Bocconi” per la migliore realizzazione degli scopi da essa perseguiti» (ASUB. Busta R5. Copia della statuto della fondazione Javotte Bocconi Manca di Villahermosa).

21

Di queste sue decisioni essa diede comunicazione formale a Furio Cicogna, in questi termini: «Milano 14 novembre 1958. Caro dott. Cicogna, desidero confermarle quanto ha formato oggetto di precedenti mie comunicazioni verbali. Ho deciso di costruire una chiesa con annessa parrocchia sul terreno adiacente alla Bocconi per il quale sono in corso trattative di acquisto dal comune di Milano. La chiesa sarà intestata a S. Ferdinando. A costruzione ultimata sarà posta a disposizione della curia che dovrà provvedere al suo funzionamento senza interferenze né oneri da parte della Bocconi: pertanto sarà aperta al pubblico e soggetta sotto ogni rapporto alla disciplina delle chiese che dipendono dalla curia; una speciale cappella sarà tuttavia destinata alle funzioni del culto per gli allievi dell’Università Bocconi. Per la realizzazione di questo progetto ho già concordato sulle linee di massima con Lei. Ho disposto la somma di Lit. 100.000.000 (centomilioni) di cui Lit. 7.500.000 sono state depositate in conto libero presso la Bocconi e Lit. 92.500.000 costituiscono ii controvalore di 100.000.000 di cartelle fondiarie 5% della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, depositate a dossier presso la Cassa stessa. Ella ha costantemente aderito alla mia preghiera di aiutarmi e eventualmente sostituirmi nella realizzazione di tale programma. Di ciò le sono, caro amico, particolarmente grata. Per fare fronte ai pagamenti che si renderanno gradatamente necessari per l’esecuzione del programma pongo a sua disposizione la somma depositata presso la Bocconi e provvedo affinché Ella possa liberamente utilizzare anche le cartelle fondiarie a dossier presso la C. di Risparmio. Le relative cedole, a misura che andranno a maturare, saranno depositate in c/c libero presso la Bocconi. Per la regolarità desidero confermarle per iscritto che il mandato che le ho conferito e che Ella ha cortesemente accettato, rimane valido e irrevocabile – entro i limiti delle somme sopra precisate – sino alla completa realizzazione dell’iniziativa. Le rinnovo, gent.mo, i miei vivi ringraziamenti e le porgo cordiali saluti. Javotte Bocconi Manca di Villahermosa» (ASUB. Busta R5). Sul tema cfr. AA.VV., S. Ferdinando. Una chiesa per l’Università Bocconi (1962-2002), Milano 2002.

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