Storia della Bocconi

1945-1968. Dalla liberazione al '68

1962 dicembre-1965 luglio


Parole chiave: Presidente Bocconi Javotte, Presidente Cicogna Furio, Croccolo Alessandro, Gestione finanziaria, CdA

Era il 4 dicembre (1962) quando, con la sola assenza dell’on. Pella, il Comitato esecutivo, sotto la presidenza di Cicogna, si riunì per esaminare e provvedere su quanto aveva formato oggetto di discussione nella precedente seduta del Consiglio di facoltà. Allorché si era espresso «il voto che il Consiglio di Amministrazione chiedesse al ministero (nelle more dell’approvazione della modifica dello statuto relativa alle cattedre di ruolo già da tempo deliberata e in corso di esame da parte del ministero stesso[1]) di poter utilizzare il posto di ruolo attualmente disponibile per il corso di laurea in Lingue, destinandolo per l’insegnamento della Ragioneria, materia fondamentale per il corso di laurea in Economia e Commercio, con l’impegno di restituire alla sezione di Lingue tale posto non appena la proposta di aumento delle cattedre di ruolo avesse ottenuta la prescritta approvazione».

Si sarebbe dovuto giungere alla vigilia della primavera del ’63 per trovare riuniti in Consiglio gli amministratori bocconiani[2]. Ai quali fu ricordato dal presidente che, tenuto conto delle designazioni fatte dai vari enti, il Consiglio di Amministrazione della Bocconi, per il quadriennio 1962-66, sarebbe «risultato riconfermato nelle persone dei consiglieri uscenti»[3].

Pilotato da Croccolo il Consiglio si inoltrò nella foresta dei numeri del bilancio consuntivo per l’a.a. ’61-62. Il consigliere delegato, anche questa volta, pose in evidenza, come premessa, che «risultavano accantonati sotto la voce “contabilità speciali” […] in attivo e in passivo i contributi del Ministero P. I. destinati a particolari investimenti per la somma complessiva di L. 195.268.300». Per il resto, era stato impostato, come sempre, distinguendo le tre gestioni: Università, pensionato e patrimonio. La prima chiudeva con un saldo passivo di L. 10.769.113 per via dell’aumento delle retribuzioni ai docenti e al personale amministrativo; la seconda con un saldo passivo di L. 11.846.148 e la terza con un saldo attivo di L. 32.760.470, grazie ai maggiori contributi di enti pubblici e privati, saldo attivo che aveva permesso di ripianare, abbondantemente, i saldi passivi della gestione universitaria e di quella del pensionato. Naturalmente Croccolo accennò a tutte le spese straordinarie per la sistemazione e l’ampliamento della sede universitaria: non è il caso che mi soffermi su di esse. Solo ricordo che per l’acquisto di libri per la biblioteca, e per attrezzature varie, il consigliere delegato fece notare che si era spesa una somma di poco superiore ai 31 milioni. E rilevò, altresì, che «la situazione patrimoniale dell’Università si era mantenuta equilibrata […] di guisa che la situazione finanziaria si presentava soddisfacente e pienamente tranquillizzante»[4].

Seguì una sequela di comunicazioni del presidente: ne ricordo, in breve, le più importanti. Era stato definito il contratto di appalto con l’impresa «Ing. Mario Tamburini» per la costruzione del nuovo edificio per biblioteca e istituti: il contratto fu subito ratificato dal Consiglio. Per il ’62-63, su contributi ministeriali, sarebbero state concesse 14 borse di studio da L. 500.000 cadauna (7 a Economia e 7 a Lingue) oltre a L. 5 milioni per «borse-libri»[5].

Cicogna diede poi notizia dei provvedimenti a favore dei professori di ruolo, anche bocconiani, con decorrenza 1° maggio 1963 («istituzione di un assegno temporaneo variabile a seconda dei coefficienti di stipendio») e richiamò l’attenzione del Consiglio sulla legge 14/2/63 che istituiva un assegno di studio (presalario) «ponendo in rilievo che detta legge per il corrente anno si sarebbe applicata soltanto alle matricole. L’onere relativo sarebbe rimasto a carico dello Stato […] per gli studenti della Bocconi era già stato emanato il bando di concorso con il termine del 31 marzo per la presentazione delle relative domande».

Il presidente non nascose, poi, le sue preoccupazioni per la costruzione del nuovo pensionato, del quale l’arch. Muzio aveva già predisposto il progetto e che avrebbe occupato una superficie di circa mq 6.000. Cicogna reputava opportuno che il Consiglio deliberasse e approvasse uno specifico ordine del giorno per invocare dall’amministrazione comunale un trattamento di favore, come ne avevano beneficiato l’Università Statale e il Politecnico. Riporto in nota i passi principali del documento che, naturalmente, fu subito approvato[6].

Quanto al finanziamento della costruzione in corso della nuova sede (biblioteca, istituti ecc.) il presidente comunicò che era stato definito con la Cassa di Risparmio un mutuo venticinquennale di 600 milioni.

Da ultimo, Cicogna ricordò la situazione in ordine alla consistenza studentesca nell’a.a. ’62-63. Gli allievi in totale erano 5.604: in Economia 2.725, in Lingue 2.879. In confronto al precedente anno si era registrato un aumento degli iscritti di 562 unità. Le matricole erano l.657, di cui 720 nel corso di Economia e 931 in quello di Lingue: da sottolineare il forte aumento delle matricole nel corso di Lingue: 353. Il Consiglio di Amministrazione, preso atto dei dati, non poté celare il suo compiacimento per il «continuo rafforzamento del prestigio della Bocconi malgrado il sorgere di numerose facoltà di Economia e di Lingue presso altre Università di Stato».

Non mi è mai occorso di accennare, neppur di passaggio, a iniziative assunte da un Consorzio Lombardo per la libera Università Commerciale Luigi Bocconi. E in effetti codesta associazione tra le otto province lombarde, costituita nel marzo del 1951 per iniziativa dell’allora presidente della deputazione provinciale di Milano, «al fine di integrare il bilancio della libera Università Bocconi di Milano non sovvenzionata dallo Stato», non ebbe mai necessità di intervenire. Osservava il presidente Cicogna che il Consorzio «non ha funzionato con le modalità previste dallo statuto allegato all’atto costitutivo». Non scendo in particolari: il presidente reputava che «l’avvenuta scadenza del termine dei 10 anni senza che da parte dei promotori sia stato promosso il rinnovo del Consorzio deve necessariamente indurre alla constatazione che esso ha cessato di esistere […] e si debba dare atto, con una precisa deliberazione, della cessazione del Consorzio Lombardo dell’Università Bocconi».

In armonia con quanto proposto dal Consiglio di facoltà nella sua ultima seduta, Cicogna chiese l’inserimento, nel quadro dei corsi complementari, di Sociologia per la laurea in Economia e di Lingua e Letteratura portoghese per la laurea in Lingue e Letterature straniere. Ma tenuto conto del pensiero di molti altri colleghi sarebbe stato opportuno che fra le materie complementari del corso di Economia figurasse anche la Tecnica delle ricerche di mercato: consenziente il Consiglio, il presidente si riservò di inoltrare al ministero formale richiesta per le conseguenti modifiche da apportare allo statuto della Bocconi[7].

Prima che gli amministratori bocconiani si convocassero ancora in seduta plenaria si sarebbe dovuta aspettare la fine di ottobre di quel 1963. Nel frattempo, in aprile e in luglio, si ebbero due riunioni del Comitato esecutivo.

Nella prima, tenutasi l’8 aprile, Cicogna, Croccolo, Sapori e Zonchello, assistiti dal segretario Palazzina, presero in esame la chiamata del prof. Carlo Masini sulla cattedra vacante di Ragioneria generale ed applicata, con decorrenza dal 1° novembre 1963, accogliendo la proposta formulata dal Consiglio di facoltà nella seduta del 21 marzo u.s. La proposta fu subito ratificata dal Comitato, che pregò il presidente e il consigliere delegato di provvedere alle pratiche relative.

Nella seconda riunione del 2 luglio, gli appena ricordati componenti del Comitato esecutivo, tenuto conto che i posti di ruolo dei professori bocconiani con decreto presidenziale del 31 gennaio 1963 erano stati portati da 8 a 10, riservandone 3 per il corso di laurea in Lingue e Letterature straniere; e tenuto altresì conto che «l’attuale organico dei professori di ruolo in numero di 8 è coperto con la nomina di 7 professori per il corso di laurea in Economia e Commercio e di uno per il corso di laurea in Lingue […] rimanendo disponibili per quest’ultimo corso di laurea due posti di professore di ruolo», il presidente, in base alla deliberazione presa dal Consiglio di facoltà nella seduta del 14 maggio 1963, «propose che uno dei detti posti di ruolo disponibili fosse assegnato all’insegnamento del francese e che si provvedesse alla copertura di tale posto mediante trasferimento». Il Comitato prese atto, approvandola, della proposta di Cicogna e pregò che si desse corso alle consuete pratiche burocratiche.

Mentre la Bocconi tesseva la sua storia, con infaticabile impegno e con passo nel contempo accorto e sicuro, il Paese ne tesseva un’altra che presentava, certo, motivi di soddisfazione ma, forse, ancor più motivi di preoccupazione. Se sul versante economico nel 1963 forse si toccò, soprattutto nel settore industriale, l’apice di quel «miracolo» che tanto, troppo aveva abbagliato gli osservatori nazionali e stranieri, sul versante politico, e di riflesso su quello socio-culturale, gli equilibri delle forze e le capacità critiche andavano subendo crescenti distorsioni e, addirittura, inversioni di tendenza. L’atmosfera si era andata riscaldando mentre si stavano organizzando le elezioni politiche, che ebbero luogo il 28 aprile e che spinsero il centrosinistra a muovere faticosamente i suoi primi passi e a denunciare sempre più vistosamente l’incapacità del binomio Fanfani-Nenni di dirigere il traballante carro governativo, ognora più esposto agli attacchi del baldanzoso Partito comunista uscito decisamente rafforzato dal confronto elettorale. La crisi e i dissensi nell’àmbito del Partito socialista impedirono che Moro a metà giugno accettasse l’incarico a guidare un governo di centrosinistra. Leone, grazie all’astensione dei socialisti, riuscì a costituire un governo «balneare» che, trascinandosi in qualche modo fino ai primi di novembre, ebbe a subire anche lo choc provocato in tutto il Paese dalla strage del Vajont. Con la conclusione, il 30 ottobre, del congresso dei socialisti e con la vittoria di Nenni, e superati anche i contraccolpi del drammatico insulto cerebrale che colpì Segni il 7 agosto (costringendolo, oltre tre mesi dopo, a rinunciare alla presidenza della Repubblica), Moro giunse, alfine, ad assumere la guida di governo: era il 4 dicembre. Epperò un altro evento, pur previsto, concorse ad agitare le acque. Il 3 giugno, nel rimpianto generale, Giovanni XXIII si spegneva e, dopo un breve conclave, G. B. Montini, col nome di Paolo VI, strinse nelle sue mani le chiavi di S. Pietro accingendosi a guidare con animo inquieto, ma con spirito senza dubbio progressista, fedele al nuovo corso impresso dal suo predecessore, la quasi bimillenaria Chiesa di Roma.

Il 28 ottobre 1963 i consiglieri d’amministrazione bocconiani si assisero intorno al tavolo della presidenza[8]. Cicogna, a nome di tutti, diede il benvenuto al nuovo rappresentante della Provincia, il dott. Ottorino Monza, e rivolse un caloroso saluto all’on. G. B. Migliori, dimissionario, che per oltre un decennio aveva dato la sua collaborazione preziosa al Consiglio amministrativo dell’Università.

Rieletto una volta ancora alla carica di Rettore il prof. Sapori, e comunicato da Cicogna che la prolusione per l’inaugurazione dell’anno accademico sarebbe stata tenuta dal prof. Masini, nuovo docente di ruolo, il veniente 15 dicembre, il presidente fece sapere che era sospesa la proposta d’inserimento tra le materie complementari della «Tecnica delle ricerche di mercato»: occorreva approfondire le riflessioni, data l’importanza che siffatto insegnamento andava acquisendo. Mentre, com’era già stato attuato dal Comitato esecutivo (se n’è parlato poco più addietro), si sarebbero potute approvare (ciò che fu fatto seduta stante) l’inclusione di Sociologia e di Letteratura portoghese tra gli insegnamenti complementari, rispettivamente nel corso di laurea di Economia e in quello di Lingue.

Il presidente non poté fare a meno di dilungarsi (per compiacimento!) sulla costruzione della nuova sede dell’Ateneo. Mi basti ricordare che la ditta Tamburini, appaltatrice dei lavori, reputava che essi sarebbero finiti in tempo perché la nuova sede entrasse in funzione nei primi mesi dell’a.a. 1964-65. «Era stato definito con la Cassa di Risparmio il contratto convenzionato di mutuo per L. 600 milioni con garanzia ipotecaria sul fabbricato adibito a pensionato e sul nuovo fabbricato in corso di costruzione».

A questo punto, suscitando la meravigliata soddisfazione e i più vivi ringraziamenti del Consiglio, Cicogna dichiarò testualmente: «Persona che desidera mantenere l’incognito ha messo a nostra disposizione (della Bocconi) presso un istituto di credito con decorrenza 1° novembre p.v. la somma di lire 400 milioni all’interesse del 5% con vincolo sino al 31 dicembre 1964, rinnovabile tacitamente di anno in anno, se non disdetto tre mesi prima della scadenza». Non mi è mai riuscito di dare un nome al munifico sovvenzionatore. Nemmeno una parola uscì dalla bocca di Palazzina nel corso dei numerosi incontri che ebbi sempre con lui. Il mistero rimane, di là dalle supposizioni che mi sono venute alla mente, ma che non mi sento di esternare.

Il presidente fece sapere che erano stati chiusi definitivamente i conti, tutti saldati da Donna Javotte, per la costruzione della chiesa di S. Ferdinando: in totale L. 210 milioni, costo del terreno incluso. E, passando ai ritocchi delle retribuzioni, Cicogna precisò che col 1° novembre ’63 il personale impiegatizio aveva avuto un aumento degli stipendi del 15%: nei 18 mesi intercorrenti dall’aprile ’62 al novembre ’63 le retribuzioni, compresa la contingenza, erano aumentate di circa il 55%. Quanto ai docenti, per i professori di ruolo si era effettuato l’adeguamento agli stipendi dei dipendenti delle università statali. Agli incaricati, assistenti e lettori col 1° novembre le retribuzioni sarebbero state aumentate del 20%: in confronto all’a.a. ’61-62 un accrescimento, dunque, del 50% circa.

Venendo alle trattative per il terreno di circa 6.000 mq per il raddoppio del pensionato, Cicogna presumeva che ci si sarebbe accordati col Comune per un ribasso del 50% del valore attribuito dall’Uff. tecnico erariale. Tenuto conto delle cessioni gratuite accordate alla Statale e al Politecnico, il presidente sperava che l’intervento del consigliere sindaco prof. Ferrari avrebbe ottenuto una riduzione del prezzo del terreno destinato al nuovo pensionato.

Quanto alla questione della proroga al 31 dicembre p.v. del contratto fra l’Euratom e l’Istituto di Statistica Cicogna si diceva d’accordo, ma «solo nei limiti ridotti consentiti dal saldo che al 30 aprile c.a. è risultato ancora disponibile sulle previsioni di spesa».

Dopo Cicogna, come da copione, venne alla ribalta il consigliere delegato dott. Croccolo che, non scostandosi dal suo consueto schema, espose la situazione economico-finanziaria, discorrendo dei bilanci consuntivi e preventivi dell’anno in corso. Croccolo sottolineò, in primis, che «a tutto il mese di ottobre (1963) risultava già pagata per la costruzione della nuova sede una somma di circa 300 milioni». Se si teneva conto che circa 170 milioni erano a carico di esercizi precedenti, Croccolo non poteva esimersi dall’augurarsi che «gli Enti locali e specialmente Comune, Camera di Commercio e Provincia vorranno aumentare i loro contributi che sostanzialmente sono molto modesti […] tenuto conto della sempre maggiore importanza che anche dal punto di vista cittadino la Bocconi va assumendo».

Quanto al preventivo del ’63-64, che chiudeva in pareggio, Croccolo precisò che il totale dei deficit delle gestioni dell’Università e del pensionato (L. 50 e 20 milioni, rispettivamente) pareggiava l’utile della gestione patrimoniale (L. 70 milioni). Le rendite approssimativamente si sarebbero aggirate su quelle degli anni precedenti, ove le iscrizioni non fossero troppo diminuite e non si fossero ridotti i contributi ordinari e straordinari del ministero: L. 35 milioni. Cifra che a Croccolo sembrava assai modesta giacché «a suo giudizio ingiustamente, la Bocconi quale Università libera era esclusa dal riparto degli stanziamenti per l’edilizia, sia scolastica, sia dei collegi universitari [sic]». Con riferimento alle spese Croccolo rimarcava che l’onere per interessi passivi sui mutui ottenuti per la nuova sede incidevano nella misura di L. 30 milioni e i lavori in corso avrebbero impegnato nel ’63-64 una cifra di L. 400-450 milioni sui finanziamenti, invero, già assicurati. Compiacendosi con il consigliere delegato, il Consiglio approvò i bilanci.

Su invito del presidente il Rettore comunicò che il Consiglio di facoltà aveva proposto di confermare per il ’63-64 tutti gli incarichi d’insegnamento ai docenti che li avevano svolti nell’anno precedente. Avendo però rinunciato i proff. Gambi, Amorth, Grassetti e Vanzetti si proponevano i seguenti incarichi: al prof. Nice quello di Geografia economica e Geografia, al prof. Biscaretti di Ruffia quello di Istituzioni di diritto pubblico, al prof. Mengoni quello di Diritto del lavoro, al prof. Mignoli quello di Istituzioni di diritto privato. Per i corsi complementari non si sarebbe apportato alcun cambiamento, eccezion fatta per il prof. Lorusso sostituito dal prof. Guatri. Il Consiglio di Amministrazione, pertanto, approvò le proposte del Consiglio di facoltà e così pure confermò quelle del prof. Dell’Amore con riguardo alla Scuola per la formazione dei quadri direttivi d’azienda che non avrebbe subito alcun cambiamento. Del pari, nessuna variazione era proposta per i lettori, gli assistenti e i direttori dei vari istituti e del «Giornale degli Economisti».

Su proposta di Cicogna il Consiglio approvò, su suggerimento del prof. di Fenizio, di intestare l’Istituto di Politica economica e finanziaria al nome di Attilio Cabiati. Fu accolta altresì l’istituzione sotto la direzione del prof. Brambilla di un corso di perfezionamento in «Tecniche meccanografiche e calcolo elettronico nel controllo e organizzazione aziendale», oltre a un contributo straordinario per una collana di studi statistici diretta da Brambilla stesso. E furono ratificati diversi contratti per fornitura di attrezzature, scaffalature, ascensori ecc., per un importo globale di circa 60 milioni (un contributo di 10 milioni era stato accordato dal ministero).

Dopo aver accolto la proposta del dott. Ballerini, laureatosi nel 1908 e da sempre consigliere commerciale d’Ambasciata, di tenere nel corso del ’63-64 una serie di conferenze sui Paesi africani, la seduta fu tolta.

Nei quattro mesi circa che sarebbero decorsi prima che il Consiglio di Amministrazione si riconvocasse le condizioni sociopolitiche ed economiche non registrarono sostanziali mutamenti; ma si stavano preparando eventi sconvolgenti. Veniamo, per ora, alla seduta del Consiglio che si tenne il 23 marzo 1964[9].

Il presidente fece subito l’elogio funebre del consigliere ing. Giuseppe Pero, immaturamente scomparso qualche mese prima, e ridette il benvenuto all’ing. Giovanni Falck, rientrato nel Consiglio, su designazione di Donna Javotte (reduce da una lunga malattia), dopo un periodo di assenza.

Il consigliere delegato prese per primo la parola (non rispettando la solita successione degli interventi) soffermandosi sui risultati del bilancio consuntivo 1962-63. La gestione universitaria presentava un saldo passivo di circa L. 28 milioni e mezzo. La gestione passiva del pensionato, grazie a un contributo ministeriale di 4 milioni, si era invece ridotta a meno di L. 7.700.000. Aumentato era, invece, il saldo attivo della gestione patrimoniale: da circa L. 22.600.000 a 36.100.000. I saldi passivi erano, pertanto, coperti e il conto economico delle rendite e spese risultava in pareggio. Soddisfacente, quindi, era il bilancio consuntivo che per il ’62-63 chiudeva all’attivo e al passivo con un importo di L. 2.682.518.556. Dopo una puntuale discussione l’esposizione di Croccolo fu approvata.

Il presidente diede poi conto che per l’anno 1964 il ministero della P. I. aveva deliberato la corresponsione alla Bocconi di contributi per oltre L. 60 milioni e ne proponeva la destinazione, per un totale di 46 milioni, a diverse voci (biblioteca, istituti, attrezzature didattiche ecc.). Segnalò che nel ’63-64 erano stati accordati esoneri di cui avevano beneficiato 265 allievi (su un totale di 5.901). Nel corso di un anno s’era registrato un aumento di 2.685 studenti, con un incremento di 337 unità a Lingue e una diminuzione di 40 a Economia, le matricole erano 1.568 contro le 1.651 dell’anno precedente (13 in più a Lingue e 96 in meno a Economia, probabilmente a causa dell’apertura di una facoltà di Economia e Commercio a Pavia).

Cicogna fornì poi un lungo elenco di ordinativi e di contratti stipulati per forniture destinate al nuovo edificio della sede universitaria e chiuse la seduta del Consiglio.

Il quale si riunì nuovamente, al completo, il 6 luglio (1964).

D’accordo con Croccolo e con l’assistenza di Baccarini, Cicogna presentò poi al Consiglio una «tabella organica di massima del personale assistente». La riassumo in nota[10]. Come risultava, dunque, l’onere complessivo in via approssimativa sarebbe stato di L. 65.600.000 (circa 19.500.000 in più del decorso anno, importo che «con gli oneri relativi si concreterà in una cifra di circa L. 25 milioni»). Il Consiglio ne prese atto.

Quanto alla popolazione scolastica, nel ’63-64 ammontava a 2.719 unità a Economia e a 3.283 a Lingue: complessivamente 6.002 unità (42 in meno a Economia). Gli iscritti al corso di perfezionamento per quadri direttivi erano 185. Non mi soffermo sulle ratifiche di contratti per forniture.

Subentrato a Cicogna, Croccolo fece la consueta relazione sulla situazione economica e finanziaria bocconiana, ricorrendo però questa volta a indici percentuali. Fece notare che il saldo fra il totale delle rendite e il totale delle spese era sceso del 14,47% nell’esercizio in corso; che le rendite (tasse e contributi) rispetto all’esercizio precedente erano aumentate del 5,73%; che le spese di gestione erano cresciute del 9,12%; che le retribuzioni (personale amministrativo e docente) erano aumentate del 23,50%; che il pensionato presentava un minor saldo nella gestione ordinaria del 7,89%. Il saldo fra rendite e spese dell’esercizio in corso sarebbe stato inferiore a quello dell’esercizio precedente di una cifra compresa fra i 65 e i 70 milioni.

Croccolo, nel continuare a esporre la situazione finanziaria, fece notare che a tutto il mese di giugno del ’64 le spese incontrate per l’ampliamento della sede dell’Ateneo avevano raggiunto, in cifra tonda, l’ammontare di L. 549 milioni di cui L. 250 milioni nell’ultimo anno accademico.

Si passò poi ad approvare il quadro degli incarichi di insegnamento per l’a.a. 1964-65, di cui ho già discorso in pagine appena precedenti: in ogni caso la lista completa degli incarichi fu allegata al verbale della riunione consigliare e a essa il lettore potrà facilmente risalire ove lo volesse.

Del pari ci si potrà rendere conto della crescente tensione che lentamente, ma inesorabilmente, s’andava instaurando nei rapporti fra la popolazione studentesca e le strutture amministrative con poteri decisionali, risalendo al verbale della seduta del Consiglio al quale ho già rimandato nel precedente comma. Non sto a rammentare dettagliatamente gli scontri aperti e latenti che si manifestarono a partire dalla tarda primavera del 1964, quando la presidenza dovette intessere intensi rapporti epistolari con il Circolo Bocconiano, organo rappresentativo degli studenti, a causa dell’aumento di L.10.000 e L. 8.000 dei contributi richiesti agli studenti in corso e fuori corso rispettivamente. È ovvio che non sto a indugiare sulla documentazione epistolare. Riporto solo, in nota, una parte dell’allegato 7 al verbale e cioè la «Lettera di risposta del Circolo Bocconiano alla Presidenza» del 29/6/64[11].

Lo stato di tensione tra gli studenti e l’amministrazione era, del resto, anche manifestato dall’Opera Universitaria, la quale aveva sempre concorso con una cifra stabilita annualmente dal suo Consiglio (del quale su sette membri tre erano studenti designati dal Circolo Bocconiano) alla gestione del pensionato. Per una questione di qualche migliaio di lire (l’aumento si rendeva necessario per la continua crescita del costo della vita) i rapporti con la presidenza si fecero sempre più tesi e al Rettore, nella sua veste di presidente dell’Opera Universitaria, fu indirizzata una lettera alquanto dura.

L’8 settembre ’64 si ebbe una brevissima seduta del Comitato esecutivo in seguito all’uscita dai ruoli bocconiani del prof. Aurelio Zanco[12].

Prima di prendere in considerazione la successiva seduta del Consiglio di Amministrazione, che sarebbe caduta il 3 novembre di quell’anno e che avrebbe avvertito le prime significative manifestazioni delle rivendicazioni giovanili, è il caso di ricordare i turbamenti provocati da alcuni importanti eventi: intanto, in Italia, dimenticata la posizione assunta dal comandante dell’Arma dei Carabinieri cen. De Lorenzo), e l’azione di Moro in vista di un secondo governo di centrosinistra. Lontano dal nostro Paese, in Russia, l’inatteso insulto cerebrale subìto il 13 agosto da Palmiro Togliatti. Il quale, nonostante un intervento chirurgico, una settimana più tardi si spegneva, lasciando inconcluso un memoriale che avrebbe avuto, certamente, una funzione assai importante nel riorganizzare su nuove basi l’azione del Partito comunista a livello mondiale, in particolare, ponendo forse un freno all’azione di Kruscev. Il quale, peraltro, il 16 ottobre fu costretto a ritirarsi a vita privata. Si possono ben immaginare le ripercussioni, sulla nostra vita politica e culturale, della scomparsa del «Migliore», tanto più che si era allora già entrati nella fase, delicata e rissosa, della preparazione delle elezioni presidenziali. Via via eliminato, senza scrupoli, il candidato della Democrazia cristiana, Giovanni Leone, dopo una avvilente serie di votazioni andate a vuoto sarebbe stato premiato, con la presidenza della Repubblica, il socialdemocratico Giuseppe Saragat.

Come ho anticipato il Consiglio di Amministrazione bocconiano si convocò il 3 di novembre (1964)[13]. Anche Donna Javotte, le cui condizioni di salute andavano peggiorando, non poté partecipare alla riunione. Armando Sapori fu subito riconfermato Rettore, all’unanimità. Cicogna annunciò che si erano favorevolmente concluse col Comune le trattative per l’acquisto del terreno adiacente al pensionato, di circa 7.000 mq, sulla base di un prezzo aggirantesi sui 210 milioni di lire pagabili in 10 anni. Il Comune aveva poi accolto la richiesta di chiudere al transito veicolare le vie Gobbi e Toniolo e aveva autorizzato la costruzione di un sottopassaggio fra gli edifici vecchio e nuovo (biblioteca, istituti e Aula Magna). Sarebbero stati accelerati i lavori per completare il nuovo edificio per l’a.a. ’65-66. Il ministero aveva autorizzato la temporanea utilizzazione del contributo di L. 70 milioni, già concessi per il nuovo pensionato, per la costruzione del nuovo edificio (biblioteca ecc.). Il presidente propose al Consiglio, essendone autorizzato, di deliberare la destinazione del contributo ministeriale di L. 9 milioni per attrezzature didattiche «et similia». Il ministero aveva concesso, poi, per il secondo semestre del ’64 un contributo ordinario di 10 milioni e uno a favore del pensionato di L. 12.530.000.

Era prevedibile una lievissima diminuzione delle iscrizioni a Economia, compensata da un lieve aumento a Lingue. E il dott. Croccolo continuò, secondo gli schemi che ormai ci sono noti, la relazione sulla situazione economica e finanziaria. A suo avviso il saldo attivo tra rendite e spese per il ’63-64 sarebbe stato inferiore di circa 60 milioni a quello del precedente esercizio. Non v’era, però, da preoccuparsene: bastava pensare che, malgrado fossero stati pagati per l’esercizio in corso 420 milioni, non si era attinto alla prima rata del mutuo di 400 milioni della Cassa di Risparmio, né si erano intaccati i 400 milioni «derivanti dal finanziamento speciale dell’amico della Bocconi che aveva desiderato mantenere l’incognito». Avuto riguardo al bilancio preventivo, come al solito, Croccolo si augurava che, da un lato, le iscrizioni non diminuissero e che invece, dall’altro, aumentassero i contributi statali e quelli di enti e privati, tanto più che scompensi e sfasamenti sarebbero conseguiti dall’avvenuta modificazione del Bilancio dello Stato in seguito al passaggio dall’anno finanziario all’anno solare. I consiglieri martellati dall’inflessibile dott. Croccolo (ed è il caso che io qui mi sottragga) si reputarono soddisfatti e, unanimemente, approvarono la relazione.

Così pure si accolsero i ritocchi in merito agli incarichi: la nomina del prof. Gaetano Ferro a docente di Geografia economica (corso di Economia) e il già segnalato trasferimento a Pisa del prof. Zanco, il cui posto sarebbe stato preso da Agostino Lombardi, professore di Letteratura inglese all’Università Statale di Milano.

Cicogna, in chiusura, comunicò che su proposta del ministero delle Finanze il presidente della Repubblica aveva conferito un diploma di benemerenza con medaglia d’argento al «Giornale degli Economisti». In luogo di Demaria, che aveva declinato l’invito a tenere la prolusione per l’apertura dell’anno accademico, il Rettore aveva dato incarico al prof. Mario Rotondi di trattare il tema di attualità: «Riforma delle Società per Azioni»[14].

Il 28 dicembre 1964 si riunì il Comitato esecutivo per deliberare, approvandola, la cessazione dai ruoli bocconiani del prof. Ferdinando di Fenizio e il suo trasferimento alla facoltà di Giurisprudenza della Statale di Milano con decorrenza dal 15 dicembre u.s.

Si voltò pagina sul calendario e il 17 gennaio 1965 fu giorno di grande dolore per il mondo bocconiano. Silenziosamente si spense, nella sua bella casa milanese in corso Venezia, l’ultima rappresentante della gloriosa famiglia fondatrice, Donna Javotte Bocconi di Villahermosa, tenera consorte del sen. Ettore Bocconi, al quale oltre un trentennio prima era succeduta nella presidenza effettiva dell’Ateneo.

Un mese dopo, il 16 febbraio, il Consiglio di Amministrazione si riunì[15]. E subito, con sentite, commosse parole il presidente Cicogna, nel raccoglimento di tutti i presenti, rievocò la cara figura di Donna Javotte, «riservandosi di sottoporre al Consiglio eventuali proposte per perpetuarne la memoria nell’ambito della sede universitaria». Cicogna invitò il dott. Croccolo a dare comunicazione della lettera inviata l’8 febbraio 1965 dalla presidenza dell’Istituto Javotte Bocconi-Associazione «Amici della Bocconi» al Consiglio d’Amministrazione dell’Università[16]. E il Consiglio, con vivo compiacimento, prese atto della importante comunicazione.

Dopo aver confermato che si erano, finalmente, stabiliti di massima gli accordi col Comune per l’acquisto di un’area di circa 7.100 mq per la costruzione del nuovo pensionato (prezzo convenuto L. 30 milioni, in dieci rate), costruzione da completarsi in 5-7 anni; dopo aver confermato l’accoglimento dell’istanza di privatizzare le vie Gobbi e Toniolo e di aprire un sottopassaggio lungo l’asse di via Sarfatti per collegare il vecchio al nuovo edificio (biblioteca ecc.), Cicogna rammentò che il prof. di Fenizio era uscito dal corpo insegnante bocconiano, avendo accettato il trasferimento alla cattedra di Scienza delle finanze alla Statale di Milano, ma ancora per un anno avrebbe accettato l’incarico alla Bocconi. Quanto alla popolazione scolastica s’erano registrati nel ’65-66 un lievissimo incremento a Economia (5 unità, da 2.663 a 2.668) e una notevole crescita a Lingue (376 unità, da 3.185 a 3.561). In totale gli iscritti erano saliti a 6.229, di cui 992 matricole.

Croccolo segnalò, in merito al bilancio ’63-64, che la gestione universitaria denunciava un saldo passivo di oltre 64.500 milioni (l’anno precedente era stato di poco meno di 28.500 milioni). Il totale delle rendite aveva visto in un anno un aumento del 5,98% (in gran parte per la crescita delle tasse); quello delle spese un aumento del 14,37% (soprattutto per la forte crescita delle retribuzioni del personale amministrativo nell’ultimo anno: 25,04%). Pure la gestione del pensionato si chiudeva in perdita, ma non era stata ritoccata la modesta retta per vitto e alloggio (L. 37.500 mensili). In ogni caso Croccolo con soddisfazione rilevava che i saldi passivi della gestione universitaria e del pensionato erano pienamente controbilanciati dal saldo attivo della gestione patrimoniale. Il bilancio consuntivo del ’63-64 chiudeva all’attivo e al passivo con un importo di L. 2.813.767.580.

Fu affrontato, allora, un punto focale: la «Proposta di riordinamento didattico mediante creazione della Facoltà di Lingue e Letterature straniere: conseguenti modifiche allo statuto». Si ricorderà che il termine «facoltà di Lingue e Letterature straniere» da anni (si può dire dalla creazione, nel luglio del 1947), era stato usato in luogo di «sezione di Lingue ecc.», di «corso di laurea in Lingue ecc.», e via dicendo (come mi è occorso, più di una volta, di sottolineare in precedenti pagine), ma era venuto il momento, come segnalava il Rettore Sapori nella sua ampia e particolareggiata relazione, di una modifica che, per una serie di ragioni, si presentava sempre più indispensabile e indilazionabile. Pertanto, senza più frapporre indugi, il Consiglio di Amministrazione, su proposta del presidente, deliberava: «A) di proporre alle Autorità Ministeriali la trasformazione dell’attuale sezione di lingue e letterature straniere in Facoltà, così come da tempo è stato attuato in altra sede universitaria; B) di elevare il numero dei posti di professore di ruolo da 10 a 12 assegnandone 8 alla facoltà di Economia e 4 alla facoltà di Lingue e Letterature straniere; C) di apportare, conseguentemente, le opportune modifiche al vigente statuto». Non mette conto che richiami le varianti che avrebbero dovuto essere apportate agli statuti bocconiani, aggiungo solo che il Consiglio di Amministrazione, «in considerazione che attualmente nessuna cattedra di Lingue e Letterature straniere è coperta da un titolare di ruolo, delibera che fino a quando non si sia provveduto alla copertura dei posti di ruolo assegnati alla facoltà di Lingue, nelle forme e nei modi di legge, le attribuzioni che le vigenti disposizioni di legge affidano al Consiglio di facoltà vengano esercitate da un apposito comitato tecnico costituito da tre professori universitari di ruolo o fuori ruolo di specifica competenza».

Cicogna, comunicati, poi, gli ordinativi e i contratti per forniture relative al nuovo edificio in costruzione[17], riferì sullo stato dei lavori del nuovo fabbricato: 1) «l’edificio destinato agli Istituti sarebbe stato ultimato entro il 1/7/65 e così pure il magazzino librario e gli uffici della nuova biblioteca, sicché si sarebbero effettuati tutti i trasferimenti per la fine di settembre»; 2) la sala di lettura sarebbe stata pronta entro il 15/10; 3) l’Aula Magna avrebbe visto la fine dei lavori alla fine di gennaio del ’66. E con ciò si concluse la seduta.

Il 13 aprile, il 3 maggio e il 10 giugno del 1965 si succedettero tre sedute del Comitato esecutivo. Ricorderò solo in nota le prime due; la terza invece nel testo[18].

Quest’ultima, in verità, ebbe più il carattere di una riunione del Consiglio di Amministrazione che non quello di una seduta del Comitato esecutivo. Il Rettore, relativamente agli incarichi di insegnamento, pose in rilievo che «per il prossimo anno accademico (considerata la richiesta creazione di una facoltà nuova) si sarebbero avute notevoli restrizioni sui criteri sin qui seguiti nell’àmbito della Bocconi […] La questione sarebbe stata risolta dal prossimo Consiglio di facoltà il quale ai sensi dello statuto dovrà definire le proposte che al riguardo devono essere sottoposte per l’approvazione al Consiglio di Amministrazione. E su invito del Rettore il direttore amministrativo dott. Baccarini espose il programma che d’accordo con il Rettore era stato elaborato per il prossimo Consiglio di facoltà al fine di superare gli inconvenienti indubbiamente notevoli che si prospettavano». Del resto, si possono comprendere le complicazioni inevitabili (a livello giuridico, economico, amministrativo e via dicendo) che la istituzione formale di una nuova facoltà avrebbe ingenerato. E si possono capire le discussioni, a cui presero parte tutti i presenti. «Dopo di che il Comitato esecutivo all’unanimità prese atto del programma esposto dal direttore amministrativo dott. Baccarini sul quale si dichiarava in linea di massima consenziente, riservando al Consiglio di Amministrazione nella prossima seduta l’approvazione dei provvedimenti che sarebbero stati proposti dal Consiglio di facoltà».

Era evidente che, in attesa di vederla confermata dal ministero, la proposta bocconiana di elevare al rango formale di facoltà la sezione di Lingue e Letterature straniere avrebbe comportato rilevanti conseguenze anche a livello economico, come s’è già accennato. Non poteva, dunque, mancare un esplicito intervento in proposito del consigliere delegato, atteso che il dott. Croccolo, da molti anni, aveva riservato un ben apprezzato interesse alla situazione economica dell’Ateneo, mediante l’analisi dei risultati offerti dai bilanci bocconiani in sede sia consuntiva che preventiva.

Premesso che «la gestione economica dell’anno accademico [in corso] avrebbe presentato, con molta probabilità, gli stessi risultati dell’anno precedente», il consigliere delegato era dell’opinione che «gli aggravi previsti per il prossimo anno accademico 1965-66» si sarebbero aggirati, globalmente, sui 70 milioni. A me pare che si rivelino importanti i rilievi peculiari effettuati dal dott. Croccolo in merito alle maggiori spese che l’Università avrebbe incontrato per via della seconda facoltà che si sarebbe dovuta organizzare e amministrare. Riporto sinteticamente in nota, pertanto, le osservazioni dell’accorto consigliere delegato[19].

Il Comitato esecutivo, dopo aver ascoltato e discusso l’importante esposizione del dott. Croccolo, fu unanime nel «concordare sulla proposta di un aumento, a partire dal prossimo a.a. 1965/66, dei contributi di cui all’art. 11 della legge 18/12/1951 n. 1551 in ragione di L. 10.000 per gli studenti in corso e di L. 8.000 per gli studenti fuori corso». Fu altresì redatto e approvato un «ordine del giorno», che qui riporto in nota testualmente, attesa la sua importanza anche in sede di… significativa sintesi storica[20]. Su codesto documento discusso e approvato dal Comitato esecutivo si sarebbe dovuto esprimere il Circolo Bocconiano il cui parere sarebbe stato inviato al Consiglio d’Amministrazione, «al quale era devoluta ogni definitiva decisione in merito».

Mentre la situazione politico-sociale andava sempre più palesando incomprensioni, arroganze, contrasti, difese esasperate di posizioni personali; mentre sempre più claudicante appariva il governo di centrosinistra, pilotato dal dubbioso, incerto Aldo Moro, che peraltro reggeva, con le sorti della Democrazia cristiana, le sorti di uno spaurito Paese; mentre lentamente si spegnevano, ma per altri versi ancor più si ravvivano, i contraccolpi della scomparsa di Togliatti (che la soffocata rivoluzione di Praga, invero, aveva contribuito ad alimentare); mentre, insomma, la situazione interna e internazionale concorreva ad accrescere ansie, timori e aspirazioni ad occupare nuove balze culturali e gestionali del potere; mentre, in fin dei conti, si andavano creando le premesse perché, pure in Italia, partendo da una minoranza di giovani che si stavano raggruppando nelle aule universitarie trentine preparando insurrezioni studentesche, anche nelle aule bocconiane s’avvertivano i primi sintomi di quei radicali mutamenti che, circa due anni dopo, avrebbero sconvolto ab imis il modus vivendi anche nel nostro Paese.


1

Ne ho già accennato nel testo poco più sopra, discorrendo della seduta del Consiglio di Amministrazione del 29 ottobre precedente.

2

Giustificarono la loro assenza la presidente onoraria Donna Javotte, l’on. Pella e i consiglieri Cardarelli, Dubini, Ferrari e Migliori.

3

Unica variante la nomina del consigliere Zonchello a membro del Comitato esecutivo essendo stato il delegato del ministero della P. I. (on. Pella) nominato vice-presidente del Comitato stesso.

4

Per riassumere e precisare le conclusioni di Croccolo, a prescindere dai mutui della Cassa di Risparmio per L. 170.249.146, la disponibilità presso banche di L. 274.589.923 copriva con larghezza le tasse e i contributi anticipati nonché l’esposizione verso terzi per un importo complessivo di L. 250.704.445, una cifra dunque che consentiva la massima tranquillità.

5

Utilizzando contributi ministeriali (legge Ermini) si sarebbero effettuati i seguenti versamenti: L. 5 milioni e mezzo (in unione con la Statale e il Politecnico) a favore dell’assistenza sanitaria a titolo di contributo ordinario per controbilanciare parzialmente i maggiori oneri di gestione; L. 17 milioni a titolo di contributo straordinario per attrezzature didattiche scientifiche ecc.

6

«[Il Consiglio di Amministrazione della Università Bocconi] per consentire l’ampliamento dell’attuale pensionato, portandone la ricettività da 360 posti a 700 e ciò nel quadro del programma nazionale dell’assistenza universitaria concretato nella recente legge 14 febbraio 1963 n. 80, che istituisce l’assegno di studio a favore degli studenti più meritevoli e bisognosi e da utilizzare prevalentemente in servizi (posti gratuiti in collegi) FA VOTI che il Comune di Milano voglia accordare anche alla nostra Università le facilitazioni già concesse alla Università governativa e al Politecnico cedendo gratuitamente il terreno in questione in vista delle finalità altamente sociali cui esso è destinato, tenendo altresì conto che per la sua natura giuridica l’Università Bocconi non può aspirare ai contributi statali, previsti per tali fini a favore delle Università governative pur gravando su di essa, ai termini di legge, gli stessi obblighi e gli stessi oneri».

7

Prima di chiudere la seduta il presidente fece un lungo richiamo a una norma dell’ordinamento universitario che qui sintetizzo usando le stesse parole di Cicogna: «[…] per ambedue i corsi di laurea che si tengono alla Bocconi l’attuale ordinamento prevede che, durante gli studi, lo studente deve seguire e superare gli esami di 3 insegnamenti scelti fra le materie complementari. In relazione a tale stato di fatto lo studente ogni anno dovrebbe scegliere i corsi complementari su 4 insegnamenti: pertanto a partire dal prossimo anno accademico 1963-64 il Consiglio di facoltà dovrà scegliere, fra i corsi complementari previsti dallo statuto, 4 insegnamenti, adottando una rotazione fra quelli previsti dallo statuto stesso». La proposta di Cicogna fu approvata alla unanimità.

8

Assenti scusati: Donna Javotte, dottori Bontadini, Faina e Pero.

9

Non risposero alla convocazione, oltre al presidente onorario Donna Javotte, il vicepresidente on. Pella e i consiglieri Cardarelli, Dubini, Radice Fossati nonché il direttore amministrativo Baccarini. Furono tutti scusati.

10

Sezione Economia e Commercio: 18 assist. effet. Retrib. annua L. 780 mila; 15 assist. esercir. a L. 600 mila annue. Sez. Lingue e Letter. straniere: 1 lettore coordin., con orario impiegati, L. 4 milioni annui; 10 assist. effet. L. 4 milioni annui; 18 lettori (8 stranieri) L. 780 mila (più indennità residenza stranieri L. 300 mila); 24 assist. eserc. L. 600 mila.

11

«Egregio presidente, porto a Sua conoscenza il testo della mozione approvata dalla Giunta dell’Organismo Rappresentativo in data 19/6 corr. In relazione alla Sua del 17/6 u.s. la Giunta […] ritiene che nell’attuale momento in cui la battaglia del movimento studentesco ha fra i suoi vari obiettivi atti a realizzare il diritto allo studio quello dell’abolizione delle tasse, la proposta di cui alla lettera citata appare non solo inaccettabile, ma anche poco comprensiva di quelle che sono le istanze di rinnovamento dell’Università Italiana. Ricorda che il movimento studentesco […] si trova nell’assoluta impossibilità di controllare […] i reali incrementi di costo da Lei portati a giustificazione dell’aumento proposto; ricorda poi che già in codesta Università le tasse e i contributi sono i più alti in Italia fra le facoltà non scientifiche; ritiene quindi ingiustificato questo incremento e si riserva di prendere una posizione più decisa qualora la proposta venga approvata. Con i migliori saluti

Il Segretario Generale del C. B. f.to Italo Lucchini»

12

Assente scusato l’on. Pella, il presidente Cicogna diede lettura di una nota ministeriale: con decreto 6/8/64 il prof. Aurelio Zanco, ordinario di Lingua e Letteratura inglese presso la Bocconi, era trasferito con decorrenza 1/11/64 alla Università di Pisa per la stessa disciplina. Il Comitato esecutivo prende atto e delibera la cessazione del prof. Zanco dai ruoli della Bocconi a far tempo dall’1/11/64.

13

Erano assenti sei membri, scusati: il vicepresidente on. Pella e i consiglieri Dell’Amore, Faina, Ferrari e Zonchello.

14

Non riporto nemmeno in nota gli allegati al verbale del 3 novembre 1964, e cioè: Ordinativi e Contratti relativi a forniture per il nuovo edificio in costruzione; Bilancio preventivo ’64-’65; Incarichi di insegnamento ’64-’65. Sono consultabili presso l’Archivio dell’Università.

15

Non intervennero alla triste seduta, scusandosi, l’on. Pella, e i consiglieri Ferrari, Monza e Radice Fossati.

16

«La dolorosa scomparsa di Donna Javotte Bocconi ha indotto questa Presidenza ad esaminare in concorso con il Dott. Cicogna la situazione che si è venuta creando nei riguardi della carica di presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Università sotto il profilo delle disposizioni di cui all’art. 4 del suo Statuto. Si richiamano a questo riguardo: a) la prima alinea del primo capoverso di detto articolo la quale stabilisce che “spetta al Consiglio dell’Associazione ‘Amici della Bocconi’ (ora Istituto Javotte Bocconi – Associazione ‘Amici della Bocconi’)” la designazione della persona per le funzioni di presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Università; b) l’ultimo comma dello stesso articolo il quale stabilisce “che rimane in carica a vita nelle funzioni di presidente del Consiglio di Amministrazione Donna Javotte Bocconi oppure persona dalla stessa designata”, In applicazione di tale disposizione statutaria Donna Javotte Bocconi nella seduta di Consiglio del 2 luglio 1957 delegava i suoi poteri di presidente per la durata di 10 anni al Dott. Furio Cicogna che allora ricopriva le funzioni di Consigliere Delegato; c) sulla base di questi dati di fatto, in piena concordanza di veduta con il Dott. Cicogna, si è ritenuto che il mandato allo stesso conferito nella seduta del 2 luglio 1957 abbia avuto termine con la scomparsa di Donna Javotte Bocconi.

«Quanto sopra premesso mi pregio di comunicare che il Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Javotte Bocconi – Associazione “Amici della Bocconi” nella seduta del 5 febbraio u.s. ha deciso all’unanimità (astenuto l’interessato) di confermare la designazione del Dott. Furio Cicogna a presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Università Bocconi sino alla prossima scadenza statutaria del Consiglio in carica. Prego pertanto codesto On. Consiglio di prendere atto della presente comunicazione. Con osservanza».

17

Allegato in appendice al verbale: chi lo volesse potrà facilmente consultarlo nell’archivio bocconiano.

18

Assente scusato nella seduta del 13 aprile l’on. Pella, ricordata la cessazione dai ruoli bocconiani del prof. di Fenizio, Cicogna a nome del Comitato, consenziente, propose di conservare il posto di ruolo vacante di Politica economica e finanziaria e di provvedere alla relativa copertura mediante trasferimento.

Sempre assente scusato l’on. Pella, nella riunione del 3 maggio si procedette alla nomina del comitato tecnico per la facoltà di Lingue. Udite le comunicazioni di Cicogna e del Rettore il Comitato esecutivo nominò a far parte del comitato tecnico i prof. Ignazio Cazzaniga (Letteratura latina alla Statale di Milano), Antonio Viscardi (Filologia romanza, pure Statale di Milano), Agostino Lombardo (Lingua e Letteratura inglese, Statale di Milano).

19

Maggiori oneri finanziari per interessi passivi sui finanziamenti al nuovo fabbricato: L. 50 milioni; Spese di gestione e spese personale per il nuovo fabbricato: L. 40 milioni; Aumento per 2 prof. di ruolo: L. 15 milioni; Revisione per nuovo organico incaricati, assistenti, lettori e adeguamento trattamento economico personale amministrativo: L. 45 milioni; Maggiori oneri per spese generali: L. 5 milioni. Totale maggiori oneri previsti: L. 155 milioni.

Per fronteggiare questi maggiori oneri si dovrà: Rinunciare ai consueti ammortamenti sulla proprietà immobiliare per: L. 50 milioni; Rinunciare al normale incremento dei fondi di riserva per: L. 20 milioni; Fare assegnamento su un contributo straordinario dell’Istituto Javotte Bocconi per: L. 15 milioni. Totale: L. 85 milioni.

Conseguentemente rimane da coprire la differenza di: L. 70 milioni.

20

«ORDINE DEL GIORNO

Il Comitato esecutivo premesso che, per il potenziamento degli istituti e delle biblioteche, l’Università ha provveduto alla costruzione di un nuovo complesso edilizio che entrerà in funzione nel prossimo a.a. 1965/66 incontrando per la realizzazione dell’opera suddetta una spesa che raggiungerà 1.500 milioni; che a seguito delle disposizioni di cui alla legge 26.1.1962 n. 17, tale importante realizzazione – per l’avvenuta esclusione della Bocconi in quanto Università libera dalle sovvenzioni governative di cui alla precedente legge 5 marzo 1961 n. 158 – grava sul bilancio della Bocconi stessa per l’importo di oltre un miliardo, che ha dovuto essere coperto con l’accensione di mutui e di finanziamenti a lungo termine; che per il prossimo anno accademico l’onere per il funzionamento del nuovo edificio non sarà inferiore a 90 milioni, di cui 50 per interessi passivi e 40 per spese ordinarie di gestione (riscaldamento, condizionamento, ecc.) e di personale relative all’edificio stesso; che tale onere non trova copertura nel bilancio della Bocconi il quale per il prossimo anno risulterà già notevolmente aggravato per il potenziamento numerico e per il trattamento economico del personale docente e amministrativo; che le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria degli istituti e delle biblioteche hanno subito durante l’anno accademico in corso un aumento medio di oltre il 12% delibera di proporre che, a partire dall’anno accademico 1965/66, il contributo di cui all’art. 11 della legge 18 dicembre 1951 n. 1551 venga aumentato di L. 10.000 annue per gli studenti in corso e di L. 8.000 annue per gli studenti fuori corso con un gettito previsto di circa L. 40 milioni. Si fa tuttavia riserva di riesaminare per gli anni futuri la presente deliberazione in relazione alle definitive decisioni del Parlamento in ordine al progetto di legge sul piano della scuola per quanto si riferisce alle Università libere».

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