Storia della Bocconi

1945-1968. Dalla liberazione al '68

1955-1957 luglio


Parole chiave: Presidente Bocconi Javotte, Rettore Sapori Armando, Presidente Cicogna Furio, Demaria Giovanni, Gestione finanziaria, Finanza e bilanci, Istituto Javotte, CdA

E lunga fu l’attesa prima che il Consiglio si riconvocasse. A dire il vero la situazione alla Bocconi non dava motivo di particolari preoccupazioni, ma era pur indubbio che una riunione del Consiglio sarebbe stata opportuna per via dei problemi che rimanevano aperti, in ispecie con riferimento alla costruzione del pensionato e al suo prevedibile allargamento, come si è già sottolineato nelle precedenti pagine. Finalmente la comunicazione fu diramata: il Consiglio era convocato per il 28 ottobre 1955 (esattamente 33 anni dopo la Marcia su Roma).

Gli ultimi mesi del 1954 e i primi dieci mesi del 1955 conobbero, in sede economica, un lento ma sicuro processo di sviluppo delle iniziative e dei risultati, sia sul piano industriale, sia su quello commerciale e creditizio. Era, insomma, sempre più giustificato l’impiego del termine «miracolo» nel discorrere dell’evoluzione economica in atto nel Paese. E, sotto il profilo in ampio senso «sociale», era altresì in atto un’azione (pubblica e privata) che tendeva a raccogliere frutti sempre più copiosi. Sollecitazioni che, senza dubbio, erano anche provocate dagli incisivi mutamenti avvenuti ai vertici della piramide politica: in primis dall’assunzione della massima carica dello Stato da parte di Giovanni Gronchi.

Ma torniamo al nostro Ateneo. Alla seduta del Consiglio parteciparono tredici membri su diciotto. Per prima cosa, si dovette effettuare e approvare la trascrizione a verbale di quanto era stato approvato solo oralmente nella seduta precedente: il conferimento a Cicogna e Croccolo, e al segretario Palazzina, dei poteri di firma, in nome dell’Università, per le operazioni attive e passive con gli istituti di credito in seguito al previsto irrobustimento del finanziamento al pensionato.

Riconfermato per un altro anno l’incarico di Rettore ad Armando Sapori, riconfermato il prof. Ziccardi supplente al corso complementare di Diritto internazionale, ripreso ad anni alterni (in luogo del prof. Ago), affidato l’incarico per il corso di Lingua inglese a Economia e Commercio al dott. Sergio Rossi (il prof. Hazon, in non buone condizioni di salute, avrebbe coperto l’incarico solo a Lingue e Letterature straniere) ci si trovò ancora alle prese col «caso Demaria».

Occorreva procedere alla nomina del direttore dell’Istituto d’Economia («Ettore Bocconi») e del «Giornale degli Economisti». Fu come sollevare improvvisamente il coperchio d’una pentola a pressione: s’innescò una accanita discussione sulla opportunità o meno di rinnovare l’incarico a Demaria. I dottori Croccolo e Faina palesarono una decisa presa di posizione adversus. Ma alla fine, considerando gli interessi dell’Università, soprattutto per l’azione acquietante di Furio Cicogna e dell’on. Pella, il voto favorevole alla nomina fu dato: epperò se ne volle astenere il dott. Croccolo.

Il Rettore espresse il parere che, in linea di massima, non si sarebbe dovuto aumentare il numero dei lettori e assistenti retribuiti; che il prof. Flora, dovendo limitare il numero delle lezioni, avrebbe dovuto riorganizzare il corso a lui affidato; che il corso libero di Tecnica della Borsa affidato al prof. Egisto Ginella era stato confermato; che con il prof. Anceschi si sarebbe dovuta studiare qualche soluzione per tenere in vita il corso libero di Estetica, atteso lo scarso numero degli iscritti.

Cicogna e Croccolo diedero ampi e precisi ragguagli sui lavori in corso per il pensionato, assicurando che con i 100 milioni del mutuo acceso presso la Cassa di Risparmio la situazione si presentava tranquillizzante.

Croccolo poi si soffermò a illustrare il preventivo del fabbisogno di cassa per l’a.a. 1955-56. Al 31/10/56, rimanendo scoperto un saldo a debito di 60-80 milioni, si sarebbe dovuto provvedere tempestivamente con un’altra operazione di credito.

Lunga e dettagliata fu la relazione di Cicogna sui buoni risultati dell’andamento del primo anno del corso di formazione dei quadri direttivi di azienda, corso biennale affidato alla direzione di Giordano Dell’Amore. Purtroppo non si sarebbe più potuto contare sulla collaborazione morale e finanziaria dell’Istituto superiore della Direzione aziendale di Roma, sicché la Bocconi avrebbe dovuto sostenere a suo carico tutti gli oneri dell’iniziativa. Iniziativa che, comunque, era da considerare riuscita, attesa «la simpatia […] incontrata presso le grandi aziende e presso l’Associazione Industriale Lombarda […] espressione delle medie e piccole imprese».

Lasciato al Rettore il compito di prendere le opportune decisioni in merito alle borse di studio e agli esoneri di tasse, soprattasse et similia, il Consiglio ascoltò la limpida e analitica relazione del dott. Croccolo sui risultati di bilancio dell’esercizio 1954-55 che si presentavano non molto dissimili da quelli dell’esercizio precedente. I consiglieri non risparmiarono a Cicogna e Croccolo il loro plauso e non fecero mancare la loro approvazione. Così come non fecero mancare il contributo una tantum di 100.000 lire, richiesto con molta discrezione dal prof. Baridon, per la «Scuola Interpreti» cui collaboravano molti docenti bocconiani e alla quale la nostra Università aveva concesso il suo patronato.

La riunione si sciolse dopo che fu annunziato che l’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico avrebbe avuto luogo il veniente 11 dicembre; il tema della prolusione tenuta da Giordano Dell’Amore sarebbe stato: «La funzione dei sistemi bancari nell’economia contemporanea».

Non turbata o ravvivata da eventi interni ed esterni d’imprevista, straordinaria incidenza, la storia della nostra Università tra l’inverno del ’55 e l’estate del ’56 non registrò accadimenti memorabili. Con serena fiducia nei futuri destini si giunse, quindi, al 3 luglio, quando fu avvertita l’opportunità di convocare il Consiglio di Amministrazione per avere una più chiara visione della situazione generale e per assolvere ad alcuni atti della gestione ordinaria dell’Ateneo.

Alla fine del 1955 e nei primi sei mesi dell’anno successivo, mentre la situazione economica del Paese continuava, tutto considerato, a dare ragione agli ottimisti, ai sostenitori di un «miracolo» in atto, in fase di allargamento e di rafforzamento (ancorché si fosse ben lontani dai traguardi pronosticati dai più accalorati rappresentanti del centro e della sinistra non massimalista), le forze politiche, soprattutto quelle più intransigenti della sinistra, sempre fedeli alle posizioni togliattiane, non cessavano di essere in stato di effervescenza, dopo che Kruscev il 26 febbraio (1956) aveva di fatto messo in atto il processo di «destalinizzazione», che investiva non solo l’URSS ma anche i partiti comunisti «fratelli», al di là delle frontiere sovietiche. L’atmosfera politica continuò a essere arroventata perché lo scontro tra le vecchie e le pur rimanipolate concezioni, avvertibili anche nell’area comunista, non si placò, ma fu alimentato dai contrasti, dalle discussioni che punteggiarono e contrassegnarono dapprima la preparazione e poi i risultati della campagna elettorale per le amministrative in tutto il Paese (le votazioni ebbero luogo il 25 maggio). Il governo Segni, che si reggeva a fatica, uscì dalla prova ancora più affaticato: tutto lasciava pensare che non sarebbe stato in grado di evitare una crisi. Troppe e troppo irriducibili erano le divergenze tra le diverse fazioni in cui si era venuto frazionando il maggiore partito politico italiano.

L’esigenza di riunirsi in Consiglio era, comunque, avvertita da tutti gli amministratori della Bocconi. E, come ho detto, l’adunanza ebbe luogo il 3 luglio (1956). Assenti giustificati tre soli consiglieri, i dott. Corridori, Greco e Marzotto di Valdagno (il Consiglio non presentava nessun nuovo membro), i lavori presero l’avvio coi commenti del dott. Croccolo sul bilancio al 31/10/55: lo stato patrimoniale sommava a L. 854.624.064, il conto economico del ’54-55 a L. 185.593.47l. I buoni risultati dell’ultimo anno accademico avevano consentito un incremento di L. 15 milioni del fondo di riserva, il quale aveva così raggiunto l’importo complessivo di 65 milioni, immutato rimanendo il fondo di dotazione di L. 300 milioni. Il conto economico, come sempre, rifletteva i criteri di cautela dell’amministrazione, particolarmente con riguardo agli oneri differiti, all’ammortamento della nuova sede universitaria, all’ammortamento anticipato del pensionato ecc. La relazione del dott. Croccolo incontrò pieni consensi e il bilancio passò senza riserva alcuna.

Del pari fu ammirata e approvata la relazione del dott. Cicogna in merito allo «stato di avanzamento» del pensionato, il cui funzionamento avrebbe certamente preso avvio con l’inizio del nuovo anno accademico. In totale, la grossa impresa stava comportando un pesante impegno finanziario per la Bocconi: e cioè 700 milioni di lire, 200 in più del previsto. Ma Cicogna sostenne di nutrire «piena fiducia che questo sforzo avrebbe dato ottimi risultati per il futuro sviluppo dell’Ateneo, l’iniziativa del Pensionato sarebbe stata coronata dal migliore successo».

E Croccolo, nel convenire con Cicogna, aggiunse qualche altra considerazione. I pagamenti per il pensionato effettuati sino al 30 giugno precedente avevano raggiunto la cifra di 490 milioni; la stipulazione, con la Cassa di Risparmio, del ricordato mutuo fondiario di 100 milioni si era dimostrata proficua per lo scarto ricavato dalla vendita delle cartelle; tenuto conto che le disponibilità liquide al 30 giugno sommavano a 118 milioni, in breve (nemmeno accenno a tutti i calcoli esposti da Croccolo) si sarebbe dovuto accendere un nuovo mutuo di 100 milioni di lire (non v’era, tuttavia, urgenza: si poteva aspettare la fine del 1957).

Considerando il bilancio generale della Bocconi Croccolo non si nascondeva, tuttavia, qualche preoccupazione per il continuo aumento della spese (in particolare di quelle derivanti dall’aumento delle retribuzioni del personale, sia di quello docente, sia di quello amministrativo). E lamentava il consigliere aggiunto che, a differenza del Politecnico e della Cattolica, la Bocconi poteva contare solo su scarsi contributi da parte degli enti locali e dei privati (nell’ultimo anno 16 milioni di lire: «cifra che si può considerare irrisoria», aggiungeva). Andava però riconosciuto che almeno l’amministrazione comunale, grazie al sindaco Ferrari, col 1956 aveva elevato il suo contributo annuale da 2 a 5 milioni. Croccolo concludeva: «Per quanto riguarda il bilancio per il futuro anno accademico 1956/57 le previsioni sono ancora più incerte, non essendo possibile prevedere quali saranno le ripercussioni del primo anno di gestione [del pensionato] che avrà carattere sperimentale».

Cicogna, a nome della presidenza, informò poi che il crescente numero dei lettori avrebbe portato a un inevitabile incremento degli addetti alla biblioteca, della quale (scomparso il caro prof. Pagliari) sarebbe stato nominato direttore il prof. Francesco Brambilla.

Il Rettore portò l’attenzione sul «Corso di specializzazione in economia aziendale per la preparazione dei quadri direttivi d’azienda», diretto da Giordano Dell’Amore, di cui abbiamo già discorso. Il successo del corso induceva Sapori a perorare «l’inserimento stabile del corso nell’ordinamento della Bocconi chiedendo all’uopo il riconoscimento ufficiale del Ministero». Il Consiglio di facoltà aveva già, nella sua sede, approvato all’unanimità la proposta che ora il Rettore sottoponeva al giudizio del Consiglio di Amministrazione. Furio Cicogna illustrò, ancora meglio e a lungo, l’importanza e l’utilità dell’iniziativa, e sostenne, col consenso dei consiglieri, l’urgente necessità di chiedere al ministero di inserire nello statuto bocconiano il predetto corso[1]. Si indicavano poi, dopo l’elencazione delle materie dei due anni di corso, i laureati della facoltà che potevano iscriversi ai due anni del corso o già al secondo anno, e si indicavano quali esami potevano essere bonificati ai laureati in Economia e Commercio.

Chiarite dunque le norme che, previa autorizzazione del ministero, avrebbero dovuto essere inserite nello statuto della Bocconi perché il nuovo corso diretto da Dell’Amore facesse ufficialmente parte del piano di studi offerto dall’Ateneo milanese, il dott. Croccolo espose tutte le clausole relative a un legato di 300.000 lire in cartelle fondiarie 5% della Cassa di Risparmio delle PP. LL. che il defunto N.H. Enrico Celli Genghini aveva lasciato alla Bocconi in memoria del figlio adottivo Franco caduto sul fronte russo, «perché il frutto fosse erogato in una o più borse di studio annuali» da assegnare a cura della presidenza della Bocconi «a uno studente povero che sia meritevole di aiuto». Il Consiglio accettò l’eredità e ne approvò la destinazione. Ho voluto intrattenermi un poco su questo episodio, perché esso fu uno dei tanti analoghi che gli amministratori della Bocconi dovettero prendere in considerazione. Non mi soffermerò più, per ovvie ragioni, sui molti che mi sono venuti sott’occhio.

Il Consiglio passò successivamente a considerare una mozione presentata, fin dal precedente 16 giugno, congiuntamente dai proff. Demaria e Zanco: data la lunghezza ne riporto solo i passi essenziali. I due docenti sottolineavano che, sino ad allora, «la nomina del Rettore era avvenuta in contrasto alla lettera e allo spirito della legge universitaria che assegna ai professori di ruolo il compito di designare la maggiore autorità degli istituti universitari». I due professori ricordavano che, nei 50 anni della sua esistenza, la Bocconi aveva acquisito «anche statutariamente qualche attribuzione tipica dell’ordinamento universitario generale, e precisamente l’art. 9». All’inizio non esisteva un Consiglio di facoltà, che però fu in seguito introdotto riproducendo quello funzionante nell’Università di Stato. «Per quale esegesi – si chiedevano i firmatari della mozione – s’arriva ad escludere il parere del Consiglio di facoltà su un problema di capitale importanza come la nomina del Rettore?». E insistevano in argomentazioni alquanto ardite e forzate. Sicché il Consiglio di Amministrazione dopo ampia discussione, imperniata soprattutto sugli interventi di Pella, Cicogna, Croccolo, Migliori e Faina, approvava all’unanimità un «Ordine del giorno» che, alla fine di un’accurata valutazione delle norme generali dell’«Ordinamento universitario», tendeva a dimostrare l’invalidità delle tesi e delle critiche contenute nella mozione e deplorava che «i firmatari della dichiarazione, in contrasto con i principi del diritto e della legge universitaria, abbiano sollevato una questione che nella sostanza e nella forma assume carattere di ostilità nei confronti del Consiglio di Amministrazione».

Il Rettore informò i colleghi che il Consiglio di facoltà aveva poi invitato il Consiglio di Amministrazione ad «attuare col nuovo anno i corsi biennali previsti dallo Statuto per l’Istituto di Economia Ettore Bocconi». Il dott. Croccolo fece però subito presente che gli interessi della dotazione originaria dell’Istituto (un milione di lire) erano da anni largamente insufficienti per assicurare il costoso funzionamento dell’Istituto che, di fatto, gravava quasi per intero sul bilancio dell’Università, cosicché non si poteva evitare un’attenta revisione, sia del bilancio preventivo finanziario, sia dell’ordinamento didattico, sia della scelta dei docenti dell’Istituto medesimo. Il Consiglio di Amministrazione, pur con rammarico, non poté non approvare le proposte di Croccolo. Si astennero dal votare, in quanto membri del Consiglio di facoltà, sia il Rettore che il prof. Dell’Amore.

Un breve ricordo meritano le variazioni decise con riguardo al corpo insegnante, nel complesso quasi immutato rispetto a quello esposto nella precedente nota (13). Al dott. G. Bellini fu conferito l’incarico di Lingua spagnola per gli iscritti al corso di laurea in Economia e Commercio. Accolte le dimissioni del prof. L. Ricci, a causa dell’età avanzata, si decise di sceglierne il sostituto nella terna: proff. Toschi, Nice, Candida. Si sostituì il corso complementare di Storia della filosofia con quello di Pedagogia da conferire al prof. Alfieri. Su designazione di Flora si sostituì, con il prof. Borlenghi, il prof. Bonfantini, rinunciante all’incarico di supplente del prof. Flora. Furono confermati i lettori e gli assistenti retribuiti già in carica e si convenne che sarebbero stati nominati sei nuovi assistenti retribuiti designati dai professori delle singole materie. I proff. Ago e Greco avrebbero potuto essere suppliti dai proff. Ziccardi e Mignoli.

Respinta dal Consiglio la proposta del prof. Demaria di organizzare un Istituto di Studi anglicistici, fu tenuto invece presente un progetto del prof. Baridon per un corso di specializzazione in Lingua francese. Il Comitato di presidenza si riservava di studiare la possibilità di realizzare «in via di esperimento» il progetto Baridon.

Croccolo informò i colleghi che il prof. Demaria aveva inoltrato il suo terzo ricorso al Consiglio di Stato per il riparto delle propine d’esame dell’a.a. 1954-55. Il dott. Faina reputava che fosse giunto il momento, per la Bocconi, di assumere un atteggiamento più fermo ed energico, e che si prendessero provvedimenti nei confronti del prof. Demaria.

La seduta fu chiusa, anche se non tutto l’ordine del giorno era stato preso in esame. E questo spiega il breve lasso di tempo intercorso per la successiva convocazione del Consiglio. La riunione ebbe luogo, infatti, il 30 ottobre del ’56, mentre da qualche settimana era in corso in Ungheria una violenta insurrezione contrastata e repressa duramente dalle forze d’occupazione russe. Lo stato d’animo anche degli amministratori bocconiani era lungi dall’essere sereno.

Su invito del dott. Croccolo fu anticipata la minuziosa relazione sull’apertura del mutuo fondiario di 100 milioni di lire concordata e felicemente condotta in porto per il completo finanziamento dell’ormai quasi ultimata costruzione del pensionato bocconiano. Fu stilato un analitico ordine del giorno, da sottoporre all’approvazione del Consiglio, nel quale erano richiamate tutte le clausole previste dalla legge perché l’operazione finanziaria fosse ineccepibilmente valida; e ai dott. Cicogna e Croccolo furono conferiti tutti i poteri di rappresentanza e di firma indispensabili. Ovviamente non mi soffermo a ricordare tutte le modalità che, nel rispetto della legge, vennero rigorosamente enunciate e osservate. Basti dire che il testo fu approvato all’unanimità senza che alcun consigliere chiedesse chiarimenti o sollevasse qualche obiezione.

Si tornò brevemente a parlare del «Corso di perfezionamento in Economia aziendale» per precisare, secondo le giuste istanze del Consiglio di facoltà, le norme per la formazione delle commissioni per gli esami di profitto e di diploma, secondo le pertinenti richieste avanzate dal ministero.

I consiglieri si trovarono subito d’accordo nel richiedere al ministero l’inserimento nello statuto, tra i corsi complementari, anche di Storia delle dottrine economiche, insegnamento che del resto era stato tenuto un tempo, «con grande onore», dal compianto prof. Giuseppe Prato.

In base alle opinioni espresse dal Consiglio di facoltà, il Rettore suggerì di integrare il corso di Statistica metodologica con un corso di lezioni sui «processi stocastici», per il quale sarebbe stato particolarmente idoneo il prof. Giuseppe Avondo Bodino. La proposta di Sapori fu unanimemente accolta: Avondo Bodino sarebbe stato comandato a tenere il corso a partire dal 1956-57.

Su proposta del presidente, nel rispetto di una nota del ministero della P. I., i consiglieri furono tutti d’accordo nel chiedere al ministero stesso la modifica del primo comma dell’art. 7 dello statuto bocconiano, sostituendolo con la seguente dizione: «Il ruolo organico dei Professori (bocconiani) di materie fondamentali comprende tre posti. Ai Professori di ruolo spetta il trattamento economico (3° grado) che è attribuito ai Professori universitari di ruolo statali provvisti della medesima anzianità di servizio».

Da un mese il pensionato aveva aperto i battenti: tutto procedeva «senza notevoli inconvenienti», comunicò il dott. Cicogna. L’inaugurazione sarebbe avvenuta di lì a poco e la presidenza aveva invitato i «rotariani» di Milano ad ammirarlo.

Forse soddisfatto del buon esito della «operazione pensionato» il Consiglio si compiacque che l’amministrazione della Bocconi avesse subito imitato quella statale, che col 1° luglio del 1956 aveva provveduto a rivedere gli stipendi dei professori universitari. Anche ai docenti del nostro Ateneo le retribuzioni mensili erano state aumentate del 18,5% ed erano stati ritoccati altri minori compensi che non sto a ricordare. Delle nuove soglie retributive si era tenuto conto, naturalmente, nel fissare i compensi per il prof. Bruno Nice, chiamato a sostituire il prof. L. Ricci (come ho segnalato poco sopra), e per il prof. Luigi Sordelli, al quale era stata affidata la supplenza del prof. Rotondi sulla cattedra di Diritto industriale. Erano stati accresciuti anche i compensi ai direttori di alcuni istituti.

Il dott. Cicogna riprese la sua metodica comunicazione in merito al pensionato, ricordando che aveva cominciato a funzionare il 1° ottobre, limitando il numero degli ospiti soltanto a coloro che dovevano sostenere esami. Con l’inizio delle lezioni, come sempre collocato in novembre, le adesioni al pensionato sarebbero cresciute, pur non essendo state particolarmente sollecitate, dato che si doveva completarne l’organizzazione per garantire un soddisfacente funzionamento. Si poteva essere certi, peraltro, che i pensionanti sarebbero continuamente e notevolmente aumentati, in particolare dopo le feste natalizie. Però era «prevedibile che non si sarebbe raggiunta la copertura di tutti i posti disponibili».

Seguì il dott. Croccolo che presentò come sempre un accuratissimo rapporto sulla «Situazione economico-finanziaria». Con riguardo al bilancio consuntivo dell’anno accademico 1955-56 i risultati erano stati nel complesso soddisfacenti. Quanto, invece, al preventivo per il ’56-57 sarebbero gravate sul bilancio le maggiori retribuzioni ai docenti (per un totale di 11-12 milioni di lire) e al personale amministrativo e di biblioteca (per altri 6-8 milioni). Si prevedeva, inoltre, che sarebbero venuti quasi a cessare gli interessi attivi e gli introiti cedolari sui titoli e che sarebbe aumentato l’onere degli interessi passivi aggirantesi sui 12-13 milioni. E, in ogni caso, rimaneva l’incognita del primo esercizio della gestione del pensionato, tenuto conto dei dati forniti dalla segreteria, secondo i quali la popolazione studentesca nel ’56-57 si sarebbe mantenuta sui livelli di quella del ’55-56. Nel complesso, continuava Croccolo, il costo del pensionato al 31 ottobre ammontava a 750 milioni, di cui 590 milioni pagati: il debito verso i fornitori sarebbe quindi ammontato a 160 milioni, in cifra tonda, e avrebbe dovuto essere pagato nei venienti sette mesi da novembre a giugno. Tutto considerato, concludeva Croccolo, «nel corso del 1956-57 sarebbe stato necessario disporre di un ulteriore finanziamento dell’importo di L. 50 milioni, finanziamento che si ritiene di poter facilmente ottenere attraverso accordi con qualche Istituto di credito». Il Consiglio prese atto delle comunicazioni di Cicogna e Croccolo e le approvò senza riserva alcuna.

Il dott. Cicogna dovette riprendere la parola sulle ingrate vertenze con il prof. Demaria, per informare il Consiglio che il ministero della P. I. aveva accusato ricevuta del bilancio consuntivo dell’a.a. 1954-55. Il ministro nella sua lettera allegata attestava che «codesta università [aveva] corrisposto complessivamente la somma di L. 2.823.630 a titolo di propine esami, ivi compresa la somma di L. 600.000 erogata a ciascun professore in sostituzione della quota ad essi spettante sul provento relativo al 75% delle soprattasse di esami e di laurea pagate dagli studenti». Le 600.000 lire pagate dalla Bocconi «sostituivano la quota (di L. 535.000 lorde), sul riparto nazionale [e quindi] era superiore a quella risultante a favore dei Professori dipendenti dallo Stato». Sicché, osservava Cicogna, «questa lettera del Ministero […] costituisce indubbiamente piena approvazione delle deliberazioni adottate dal Consiglio di Amministrazione [bocconiano] il 23 aprile 1953». E concludeva: «Naturalmente noi produrremo la corrispondenza intercorsa […] col Ministero nel giudizio promosso dal Prof. Demaria davanti al Consiglio di Stato tendente ad invalidare la precitata deliberazione del 23 aprile 1953 del Consiglio della Bocconi». Assai soddisfatti, i consiglieri presero atto della comunicazione.

Si procedette quindi alla nomina del Rettore, e la scelta cadde ancora una volta sul prof. Sapori. Il dott. Cicogna, prima di fare la proposta, comunicò, nel compiacimento generale, che Sapori era stato nominato Socio Nazionale dell’Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze morali, storiche e filologiche (Cat. VII, Scienze morali e politiche) «che annovera solo sette membri». A Sapori era stata altresì conferita la medaglia d’oro dei benemeriti della Scuola, della cultura e dell’arte. Sapori ricordò che alla Bocconi «ormai da 25 anni aveva la gioia di insegnare».

Il Rettore informò i colleghi che, tenendo conto dei desideri espressi da alcuni docenti e in accordo con le proposte del Consiglio di facoltà, sarebbe stato opportuno consentire alcuni mutamenti: Mignoli a Diritto commerciale in luogo di Greco, Rotondi a Diritto industriale in luogo di Franceschelli, Ziccardi, che già era stato supplente di Ago, a Diritto internazionale, Toschi a Geografia economica (corso di laurea in Economia) e Geografia (corso di laurea in Lingue) in luogo di Nice chiamato a Firenze (facoltà di Economia), Paolo Biscaretti di Ruffia, ordinario a Pavia, in luogo di Tosato per Diritto pubblico. Greco avrebbe potuto collaborare con un ciclo di conferenze; Rotondi avrebbe avuto come incaricato supplente Sordelli, già allievo di Franceschelli. Avrebbero dovuto essere confermati i direttori di tutti gli istituti. Croccolo si astenne dal votare Demaria come direttore dell’Istituto di Economia per le note ragioni. Furono nominati anche altri quattro assistenti (retribuiti) per il corso di laurea in Lingue: Gioietta Ciani (Spagnolo), Grazia Caliumi e Rosa Mingazzini (Inglese), Carolina Sacchi Zannini (Francese).

Da ultimo furono stabilite tre date per celebrare alcuni importanti eventi: il 25 novembre sarebbe stato inaugurato, «in forma solenne», il pensionato, presenti le principali autorità cittadine; lo stesso giorno in Aula Magna sarebbe stato celebrato il 50° anniversario della fondazione dell’Associazione Laureati Università Bocconi (ALUB); il 14 dicembre avrebbe avuto luogo l’inaugurazione dell’anno accademico e «lo scoprimento nell’atrio della nuova lapide che associa al nome degli allievi caduti nella guerra 1915/18 il nome dei caduti nella seconda guerra mondiale».

Soddisfatti per il regolare sviluppo delle attività scolastiche e amministrative dell’Ateneo, che al di là dei benèfici effetti di una gestione sempre attenta e accurata era di certo favorito dalle buone condizioni economiche e politiche in cui versava il Paese (si stavano preparando i mutamenti politico-economici che si sarebbero pienamente palesati nel decennio successivo), gli amministratori bocconiani attesero qualche mese prima di tornare a convocarsi. Durante questi mesi, oltre a quelli già ricordati, due altri importanti eventi si erano registrati. Il 25 marzo, a Roma, era stata apposta la firma ai trattati che istituivano la Comunità Economica Europea (CEE), preludio di importanti, fondamentali contraccolpi politici sia sul piano internazionale, sia su quello nazionale. E, il 6 maggio, come mi è occorso di pronosticare poco più addietro, il governo Segni non poté evitare di gettare la spugna. A Gronchi non rimase che affidare l’incarico di costituirne uno nuovo ad Adone Zoli, il presidente della Democrazia cristiana.

Quanto ai responsabili dell’amministrazione bocconiana non poterono più oltre aspettare. Da poco entrati nelle fastidiose calure dell’estate del 1957, in effetti, un evento di rilevante importanza avrebbe lasciato una traccia indelebile nella gestione dell’Università. Nel tardo pomeriggio del 5 luglio quattordici dei diciannove membri del Consiglio di Amministrazione affluirono nella sala di via Sarfatti 25: l’assenza di maggior rilievo era quella del vicepresidente, l’ecc.za Giuseppe Pella, trattenuto a Roma da importanti impegni politici.

Al primo punto dell’ordine del giorno non mancavano di essere sottolineate le «Comunicazioni del Presidente in ordine alla proposta di modifica dell’art. 4 dello Statuto dell’Università: deliberazioni relative». E il presidente del Consiglio, Donna Javotte Bocconi, dichiarata aperta la seduta, continuò leggendo le seguenti comunicazioni:

«Egregi Colleghi,

desidero provvedere tempestivamente a disciplinare per il futuro il rinnovamento del Consiglio della Bocconi per quella parte che, secondo le attuali disposizioni dello Statuto, è riservata agli eredi del Fondatore.

Fermi restando, per il periodo per il quale resterò in vita, i diritti a me riservati sulla base delle predette disposizioni statutarie, è mio intendimento che per il tempo nel quale avrò cessato di vivere tali diritti – in mancanza di discendenti diretti dei figli del Fondatore, tutti scomparsi – vengano esercitati dalla Associazione “Amici della Bocconi”, composta in grande maggioranza da laureati e professori della nostra Università; l’Associazione che ho contribuito a costituire ha acquistato personalità giuridica mediante il riconoscimento che le è stato concesso con Decreto Presidenziale 9 novembre 1955; a seguito del mio atto di donazione a suo favore 2 maggio 1957 n. 40946 di rep. a rogito Dott. Alessandro Guasti, Notaio in Milano, per il quale sono in corso le pratiche di autorizzazione di cui all’art. 17 del Cod. Civ., la predetta Associazione “Amici della Bocconi” assumerà la denominazione: “Istituto Javotte Bocconi Manca di Villahermosa – Associazione ‘Amici della Bocconi’”, per scambi culturali con l’estero in discipline economiche». E continuava: «Sottopongo pertanto all’esame del Consiglio la seguente proposta di modifica dell’art. 4 dello Statuto: Il Consiglio di Amministrazione ha il governo amministrativo e la gestione economica e patrimoniale dell’Università, ed è costituito da 19 membri. Esso si compone: di persona designata dal Consiglio dell’Associazione “Amici della Bocconi” […] per le funzioni di Presidente; del Rettore pro tempore; di un rappresentante del Ministero della P.I.; di uno del Ministero Industria e Commercio; di uno della Provincia di Milano; di uno del Comune di Milano; di uno della Cassa di Risparmio delle P.P.L.L.; di tre della Camera di Commercio e Industria di Milano; di nove membri designati dal Consiglio di Amministrazione dell’Associazione “Amici della Bocconi”, avendo cura che almeno due di essi siano scelti tra i laureati dell’Università. Tutti i Consiglieri, compreso il Presidente, rimangono in carica quattro anni e possono essere riconfermati; il Rettore rimane in carica per la durata del suo mandato. I membri del Consiglio eletti in sostituzione di altri rimangono in carica per il tempo per il quale sarebbero rimasti i loro predecessori. Rimane in carica a vita nelle funzioni di Presidente Donna Javotte Bocconi Manca di Villahermosa oppure persona dalla stessa designata; a Donna Javotte Bocconi rimane pure riservata a vita la nomina dei nove membri di cui all’ultima parte del precedente capoverso. Il Presidente, il Rettore e il rappresentante del Ministero della P.I. sono componenti di diritto del Consiglio. Dell’Ufficio di Presidenza fanno parte oltre al Presidente anche il Vice Presidente e il Consigliere Delegato, che sono eletti dal Consiglio nel suo seno e che rimangono in carica 4 anni e sono rieleggibili. Il Consiglio elegge il Segretario che può essere scelto anche tra estranei. Il Presidente del Consiglio d’Amministrazione ha la rappresentanza giuridica dell’Università sia di fronte ai terzi che in giudizio; il Vice Presidente sostituisce in tale rappresentanza il Presidente con gli stessi poteri e con le stesse facoltà in ogni caso di suo impedimento. In seno al Consiglio di Amministrazione è costituito un Comitato Esecutivo di 5 membri per l’esame e la risoluzione delle questioni ad esso delegate e in genere per la trattazione di questioni urgenti e per i provvedimenti relativi. Del Comitato Esecutivo fanno parte il Presidente, il Vice Presidente, il Consigliere delegato, il Rettore, il rappresentante del Ministero della P.I.: qualora a quest’ultimo sia stata conferita la carica di Vice Presidente verrà chiamato a far parte del Comitato Esecutivo altro componente del Consiglio».

Non riuscendo a nascondere l’emozione che lo pervadeva, prese poi la parola il dott. Croccolo. Rifacendosi alle dichiarazioni di Donna Javotte relativamente al suo munifico atto di donazione a favore dell’Associazione «Amici della Bocconi», reputava opportuno avvertire che «il cambio della denominazione della Associazione in “Istituto Javotte Bocconi Manca di Villahermosa-Associazione Amici della Bocconi” era stato da lui vivamente sollecitato malgrado Donna Javotte fosse tendenzialmente contraria alla modificazione stessa».

Si succedettero poi al tavolo, in una stanza intrisa di commozione, i consiglieri Cicogna, Faina e Dell’Amore che, a nome anche dell’Università, esternarono il loro compiacimento e il ringraziamento per il nobile gesto compiuto da Donna Javotte. La quale pregò, allora, il dott. Palazzina di dare lettura della lettera del 28 giugno indirizzatale da Pella: una lettera che, sotto l’apparente veste burocratica, nascondeva una sentita, profonda riconoscenza. La riporto, testualmente, qui in nota[2].

Esaurita la discussione il presidente pose ai voti la proposta della modificazione, approvata all’unanimità. Così come fu accettata la disposizione transitoria proposta da Croccolo per rendere più spiccia l’approvazione in sede ministeriale.

Conclusa la lunga parentesi dedicata a soddisfare il nobile desiderio di Donna Javotte, si indugiò a considerare il bilancio dell’Università chiuso al 31 ottobre 1956 e, more solito, accuratamente presentato dal dott. Croccolo.

Queste le risultanze globali del bilancio: situazione patrimoniale L. 1.171.521; conto economico (a.a. 1955-56) L. 194.849.589. Nell’illustrare le singole poste Croccolo sottolineava, in particolare, l’onere sostenuto per la costruzione del pensionato studenti. Figurava in bilancio la cifra di L. 752.776.006, che si poteva reputare pari al 95% dell’onere totale definitivo, ipotizzabile in 780 milioni di lire. Occorreva poi tenere conto della voce «fornitori» del pensionato che accresceva il passivo di un’altra cifra considerevole: L. 161.703.222. Questo onere sarebbe stato in parte coperto (per L. 100 milioni) dal nuovo mutuo accordato dalla Cassa di Risparmio. La differenza sarebbe stata fronteggiata con le normali disponibilità della Bocconi.

Quanto al conto economico i buoni risultati dell’a.a. 1955-56 avevano consentito di incrementare il fondo di riserva di L. 15 milioni, elevando pertanto il totale a L. 80 milioni (oltre alla dotazione iniziale di 300 milioni).

Croccolo si intrattenne sui vari capitoli di spesa relativi a istituti, biblioteca, manutenzione ecc., soffermandosi in particolare sul dettaglio delle spese di gestione: in cifra tonda L. 14.800.000, compensate in parte da recuperi per circa 3 milioni di lire. E, su richiesta di alcuni colleghi, il consigliere aggiunto precisò che i favorevoli risultati del conto economico erano anche dovuti ad alcune sopravvenienze attive, sulle quali non mancò di dare esaurienti spiegazioni. Compiacendosi dell’oculata amministrazione dell’Ateneo, il Consiglio di Amministrazione approvò le risultanze del bilancio chiuso alla fine di ottobre del 1956 e pose termine alla seduta.

Ma era destino che quel 2 luglio 1957 si sarebbe incapsulato nella storia della nostra Università come un conturbante point de repère, come l’«Amen» di una preghiera recitata per oltre mezzo secolo dai componenti di una progenie che si accingeva a ripeterla senza soste, al di là dei confini del tempo, in una chiesa di S. Ferdinando, situata in una delle infinite vie che solcano i Cieli.

Infatti, in quel giorno, con signorile compostezza, Donna Javotte, ultima affine di quella progenie «ricca di spirito di avventura» (per parafrasare il poeta), ispiratrice e promotrice di invidiate avventure e conquiste lungo i sentieri della mente e dello spirito, volle depositare l’ultima gemma nel sacrario delle memorie dei fasti famigliari. Volle dettare sino in fondo il suo testamento di cui aveva già suggerito i fondamentali paragrafi introduttivi nel corso della prima parte della seduta del Consiglio di Amministrazione, della quale ho già dato conto nelle pagine precedenti.

Invitato da Donna Javotte, dispiegato il foglio da lei passatogli, inforcati gli occhiali, con controllata emozione, così cominciò a leggere il dott. Palazzina:

«Egregi Colleghi,

il progressivo fortunato sviluppo dell’Università e delle molteplici iniziative culturali e assistenziali alla stessa connesse, implicano da parte del Presidente del Consiglio di Amministrazione un sempre maggior interessamento per seguire l’intenso ritmo di attività che la Bocconi svolge.

Ragioni di età e di salute non mi consentono di assolvere con quella diligenza che sarebbe per me desiderabile il compito connesso con la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione: pertanto, pur riservando a me i diritti che lo Statuto mi conferisce per quanto concerne la nomina dei nove membri del Consiglio di Amministrazione in rappresentanza degli eredi del Fondatore dell’Università, ho deciso di lasciare la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione, designando a coprirla per la durata di dieci anni il Dott. Furio Cicogna attuale Consigliere Delegato che da lunghi anni appartiene al Consiglio, dando alla Bocconi efficace ed appassionata collaborazione.

Per la carica di Consigliere Delegato attualmente tenuta dal Dott. Cicogna, propongo la nomina del Dott. Alessandro Croccolo che da moltissimi anni appartiene al nostro Consiglio di Amministrazione e che già esercita le funzioni di Consigliere Delegato Aggiunto svolgendo opera ugualmente efficace ed appassionata.

Nel momento in cui lascio la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione non posso tacere il sentimento di rammarico che si accompagna a questa mia decisione: rivolgo a tutti i Colleghi del Consiglio un cordiale ringraziamento per la collaborazione che mi hanno data: sono certa che l’opera sin qui svolta verrà continuata e potenziata sotto la guida esperta dei Dott. Cicogna e Croccolo e sono lieta se nell’àmbito delle mie possibilità mi sarà – come mi propongo – ancora consentito di contribuire alle maggiori fortune della Bocconi».

Non è difficile immaginare la commozione che la lettera di Donna Javotte letta da Palazzina diffuse nella sala del Consiglio.

Fu il dott. Cicogna che prese per primo la parola per «ringraziare fervidamente la Signora Bocconi per l’attestazione di fiducia che si era compiaciuta di dargli ed esprime la sua profonda commozione nell’assumere la Presidenza dell’Università donde è uscito laureato 45 anni or sono». Sentendo tutta la responsabilità dell’ufficio affidatogli confida nell’appoggio di tutti i colleghi per «la sempre maggiore prosperità dell’Università». E rinnovando a Donna Javotte l’espressione della sua gratitudine e devozione propose che fosse nominata presidente onorario della Bocconi, proposta subito approvata per acclamazione.

Seguì il commosso intervento del Rettore che, parola per parola, non posso fare a meno di ricordare in nota[3]. E le testimonianze di devozione, di riconoscenza e di affetto per Donna Javotte continuarono e si conclusero con un caloroso intervento del dott. Croccolo.

E fu nel segno della signorilità di Donna Javotte che si sciolse quella lunga, indimenticabile seduta del Consiglio d’Amministrazione bocconiano. La signora Bocconi, ringraziati sentitamente Cicogna, Croccolo e il Rettore, si disse ben lieta di accettare la carica di presidente onorario del Consiglio di Amministrazione: ciò le avrebbe consentito «di continuare, sia pure sotto altra veste, la [sua] collaborazione alla Bocconi».

Quando il dott. Palazzina mi rievocava gli accadimenti di quel giorno, straordinario per la storia della Bocconi, un velo di gioia e di mestizia insieme sembrava calare sul suo viso e incrinarne la voce.

Quel 2 luglio 1957 doveva restare un giorno indimenticabile nella storia della Bocconi non solo per l’emozione che aveva pervaso la seduta del Consiglio d’Amministrazione, non solo per le sorprese che avrebbe riservato Donna Javotte, ma altresì per la eccezionale lunghezza della seduta consigliare. Riunitisi al mattino, i consiglieri non riuscirono a esaurire la discussione degli argomenti inclusi nell’ordine del giorno: nel tardo pomeriggio dovettero riconvocarsi e riannodare le fila dei dibattiti.

Fu affrontata, per prima, la proposta ancora avanzata da Donna Javotte, quella di coprire il posto di consigliere lasciato libero dal dott. Cicogna onde fosse inserito nel Consiglio, a norma di statuto, «un rappresentante degli eredi del Fondatore». Donna Javotte fece il nome del dott. Giacomo Zonchello, che avrebbe dovuto far parte anche del Comitato esecutivo, essendosi pure in quella sede reso disponibile, per la stessa ragione di cui sopra, un posto. Naturalmente il Consiglio prese atto della designazione, approvò la nomina del consigliere Zonchello a membro anche del Comitato esecutivo e colse l’occasione per rinnovare una unanime manifestazione di simpatia e di deferente affetto a Donna Javotte Bocconi.

Fu successivamente presa in considerazione la situazione economica e finanziaria dell’Università e toccò, come sempre, al dott. Croccolo di fornire notizie dettagliate e precise. Croccolo ricordò il contributo straordinario di 10 milioni stanziato dalla Cassa di Risparmio, per le spese del pensionato, di cui si doveva essere grati al prof. Dell’Amore. Con lo stesso istituto di credito si era poi stipulato un secondo mutuo di L. 100 milioni nominali che avrebbe reso 92 milioni con la vendita delle cartelle. Croccolo diede poi conto di una serie di spese straordinarie su cui non mi soffermo. Sottolineò il relativamente sensibile aumento delle spese generali e ricordò che per la fine di ottobre dovevano essere pagati gran parte dei saldi dovuti ai fornitori del pensionato. In ogni caso, tenuto conto di tutte le spese ordinarie che dovevano essere sostenute (L. 32 milioni circa nel quadrimestre luglio-ottobre), Croccolo si riteneva soddisfatto della situazione di cassa quale sarebbe stata alla chiusura dell’anno accademico (31 ottobre). Il Consiglio prese atto, compiacendosi, della relazione di Croccolo.

Al Rettore spettò poi la parola per informare i colleghi che il Consiglio di facoltà aveva deliberato di proporre la conferma nei rispettivi insegnamenti per il 1957-58 dei professori già in carica (non è il caso che ne esponga l’elenco dei nomi: li ho via via segnalati in precedenti pagine). E proposti per la conferma furono i lettori e gli assistenti (volontari ed effettivi) operanti nei due corsi di laurea. Il Consiglio di Amministrazione non sollevò alcuna eccezione: le proposte del Consiglio di facoltà furono, dunque, tutte approvate. Il continuo aumento degli studenti, e particolarmente di coloro che sceglievano come lingua quadriennale l’inglese, creava grossi problemi al prof. Zanco che non poté evitare di chiedere un nuovo insegnante (inglese o americano) da porre al suo fianco. I consiglieri non ebbero alcuna difficoltà ad autorizzare il Rettore e il prof. Zanco a risolvere nel modo più soddisfacente la richiesta, pure sollecitata da Donna Javotte, alla quale Zanco aveva direttamente scritto. Si pose fine a una situazione di non secondario rilievo. Come di non scarso rilievo fu la decisione di cancellare la dichiarazione adversus lo stesso professore fatta inserire nei verbali del Consiglio, sotto la data del 16 giugno 1956, e di revocare la deplorazione del medesimo prof. Zanco inserita nell’ordine del giorno del 3 luglio 1956 votato all’unanimità: per tal modo, «considerando chiusa nei confronti del Prof. Zanco ogni ragione di dissenso o di malinteso»[4].

La carenza di spazio rendeva impossibile la realizzazione di un vecchio proposito: quello di aprire una Scuola per assistenti sociali. Il presidente Cicogna assicurò che sarebbe sempre stato còmpito della presidenza porre sul tappeto il problema non appena si fossero presentate condizioni favorevoli per realizzare l’opera.

Il Consiglio approvò, poi, le pratiche intavolate con il Comune di Milano per ottenere alcune modeste aree adiacenti alla sede onde «[…] fossero tenute di riserva per i futuri ampliamenti della sede universitaria», e prese atto delle comunicazioni fornitegli in ordine a una serie di lavori che avrebbero ampliato, e rese più agibili, le strutture bocconiane. Di questi lavori do un mero elenco: a) nuovi locali al primo piano (Circolo Bocconiano, aula di dattilografia, ufficio di distribuzione dispense), sistemazione degli Istituti Sraffa e di Statistica, e la nuova grande Sala Convegni; b) sistemazione del seminterrato della biblioteca; c) sistemazione di una parte del secondo piano per collocamento di aule in un corridoio inutilizzato e collocamento del prezioso Centro meccanografico offerto dalla Olivetti; d) sistemazione al piano terreno (ex mensa) dei nuovi uffici dell’Istituto per le fonti d’energia; e) sistemazione e adattamento di diversi locali già esistenti. In totale per tutte queste opere si sarebbe andati incontro a una spesa dell’ordine di 18-20 milioni.

Bocciata (si sperava solo per il momento) dalla commissione edilizia del Comune, il dott. Cicogna esprimeva la convinzione che, dal punto di vista delle strutture edilizie, «la situazione della Bocconi si poteva ritenere convenientemente sistemata per gli immediati fabbisogni connessi al suo sviluppo prospettato in un periodo di tempo di 4/5 anni [mio il corsivo!]». Sarebbe stato pregiudizievole per l’Ateneo se non fossero state affrontate le spese che avevano «tutte carattere urgente ed inderogabile». Il Consiglio immediatamente accolse il quadro, le previsioni e l’avvertimento esposti dal presidente.

Il quale (c’era da aspettarselo) portò una volta ancora il discorso sul prof. Demaria. Per comunicare, anzitutto, che non aveva avuto luogo, il 25 giugno u.s., la discussione dei ricorsi al Consiglio di Stato presentati da Demaria (il quale per evitarne la decadenza avrebbe potuto chiederne la discussione entro un paio d’anni, nel qual caso la Bocconi si sarebbe nuovamente servita delle cure del difensore, l’avv. prof. Dedin di Roma), ma per mettere altresì al corrente i colleghi di un altro incidente creato da Demaria. Il quale, in veste di direttore dell’Istituto di Economia politica, aveva richiesto alla Rockefeller Foundation un contributo per ricerche economiche sulle fonti di energia, tacendo dell’esistenza alla Bocconi di un centro ad hoc per gli studi economici sull’energia e, per di più, pretendendo che il contributo gli fosse versato personalmente. Evidentemente la Bocconi non poteva accettare condizioni siffatte; si ebbe uno scambio di lettere con la fondazione americana che «rinviò ogni sua decisione sino a che la situazione non fosse meglio chiarita». Il Consiglio approvò pienamente la linea di condotta seguita dalla presidenza.

Fu ripreso in considerazione il progetto di istituzione di una Scuola di Ricerca operativa. Il progetto, come già ho rammentato, era stato formulato dal prof. Brambilla ed era già stato sottoposto dal Rettore all’esame del Consiglio di facoltà, ottenendone l’approvazione. La scuola avrebbe dovuto essere composta da due corsi della durata complessiva di 12 mesi, con obbligo di frequenza. Il presidente manifestò il suo compiacimento per l’iniziativa che si sarebbe avvalsa del poderoso complesso meccanografico offerto dalla Olivetti. Approvato unanimemente dai consiglieri, il progetto sarebbe stato inviato dalla presidenza al ministero per le pratiche del caso.

Pur manifestando riconoscenza per il gesto, il Consiglio di Amministrazione non poté accogliere la proposta formulata dalla Rinascente di istituire alla Bocconi una cattedra convenzionata di Statistica «per onorare durevolmente il Cav. Lav. Umberto Brustio». La proposta sarebbe stata riesaminata quando fossero state rispettate alcune condizioni previste dalla legge.

E, con quest’ultimo indugio sulla proposta della Rinascente, si pose finalmente termine alla lunghissima, indimenticabile seduta del Consiglio di facoltà bocconiano del luglio 1957.


1

Il corso biennale era così ordinato: Primo anno. Materie obbligatorie: Tecnica delle rilevazioni contabili; Tecnica delle operazioni bancarie; I costi di produzione e di distribuzione; I finanziamenti delle imprese industriali; Le variazioni monetarie; Tecnica delle ricerche di mercato; Tecnica del commercio e dei regolamenti internazionali; Le relazioni umane nelle aziende; Tecnologia industriale. Materie facoltative: Il mercato finanziario italiano; Tecnica della pubblicità – Secondo anno. Materie obbligatorie: Organizzazione aziendale; Economia delle aziende industriali e commerciali; Economia delle aziende di credito; Il sistema dei prezzi; Le responsabilità penali nelle aziende; Legislazione del lavoro e tecnica sindacale; I bilanci delle imprese. Materie facoltative: Economia imprese pubbliche; Organizzazione economica internazionale; Tecnica tributaria.

2

Gentile Signora, sono spiacente di non poter partecipare alla seduta del Consiglio di Amministrazione dell’Università Bocconi convocato per il 2 luglio p.v., ma gli attuali miei impegni non mi consentono di assentarmi da Roma. La prego di scusare la mia assenza presso i Colleghi del Consiglio. Le sono molto grato di avermi anticipatamente inviato il testo delle dichiarazioni che Ella intende fare al prossimo Consiglio in ordine alla modifica dell’art. 4 dello Statuto dell’Università e di avermi comunicato il nuovo testo da Lei proposto per tale articolo. Desidero confermarLe con la presente che apprezzando le ragioni che L’hanno indotta a formulare detta proposta sono pienamente consenziente su di essa. La prego di dare atto a verbale di tale mio consenso. Mi è gradita l’occasione per porgerLe i miei più distinti saluti.

Suo dev.mo f.to Giuseppe Pella».

 

3

«Mi consenta Donna Javotte che in veste di Rettore Le esprima la sensazione di tristezza che l’Università prova per l’abbandono da Lei deciso della Presidenza effettiva dell’Università. La quale sotto la sua guida è pervenuta ad un posto di altissimo significato fra le Università italiane e di grande dignità nel mondo universitario internazionale.

La Sua famiglia vanta una benemerenza eccezionale. Lei ha saputo mantenere il prestigio della Famiglia Fondatrice a cui ha aggiunto l’impronta di una spiccata personalità. Ma al di là del ringraziamento, come Rettore, per la sua opera, io non posso sottrarmi al dovere e al piacere di esprimerLe i miei sentimenti personali. Fin dal primo giorno nel quale Ella mi onorò della Sua fiducia, chiamandomi d’accordo con il Consiglio di Amministrazione al posto di responsabilità che ricopro, ho sentito il fascino della sua figura di gentildonna, ho provato la soddisfazione della Sua costante cordialità. L’ho ricambiata con devozione e, se mi consente la parola, con profondo affetto. Questa devozione e questo affetto rimarranno inalterati fino a che Dio concederà ad entrambi il dono della vita.

Il senso di tristezza di questo momento è attenuato dalla successione nella Presidenza del Consiglio di Amministrazione che nella Sua saggezza ha affidato a Furio Cicogna: è un bocconiano di provenienza e di spirito; uomo di larga comprensione umana, è uomo di larghissime vedute nel campo culturale che sono il riflesso di tutto il suo atteggiamento spirituale. In questi ultimi anni sono stati frequenti i miei rapporti con lui per doveri di ufficio, e ad essi se ne sono aggiunti sul piano di una vera amicizia. Il Presidente Cicogna, l’amico Cicogna avrà da me, come già Donna Javotte, una collaborazione devota e affettuosa. Altrettanto cari come per il passato saranno i miei rapporti col Dott. Croccolo appartenente alla prima leva bocconiana. In questi anni ho imparato anche a conoscere il suo cuore. E col cuore ho corrisposto, e corrisponderò alla sua benevolenza per me».

4

Per quanto mi è stato possibile ho cercato di ricuperare negli archivi della Bocconi il testo della dichiarazione fatta porre a verbale dal Consiglio il 16 giugno 1956, ma non sono riuscito a rintracciarlo. Purtroppo l’infelice vertenza sollevata dal prof. Demaria aveva avuto anche questa spiacevole coda, in cui si era trovato coinvolto il prof. Zanco.

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