Parole chiave: Rettore Dell’Amore Giordano, CdA, Gestione finanziaria, Facoltà di lingue
Storia della Bocconi
1945-1968. Dalla liberazione al '68
Quando il 23 aprile gli amministratori si adunarono nella sala del Consiglio la preoccupazione era palese sul viso di tutti. Concorreva, senza dubbio, l’emozione provocata dal rapido decorso della malattia che era stata fatale all’amico Croccolo. I presenti[1], nella commozione più vera e sentita, ascoltarono il presidente Cicogna che tra l’altro sottolineò, commosso, che «Alessandro Croccolo, uno dei primi quindici laureati della nostra Università […] dal giorno del conseguimento della laurea (1906) aveva dedicato gran parte della sua attività a favore dell’Università […] che amava come e più di se stesso [e alla quale prestava] le migliori doti del suo ingegno con esemplare disinteresse. Sicuro di interpretare il pensiero di tutti i consiglieri, il presidente rivolse alla memoria del compianto amico un commosso pensiero di affetto e gratitudine».
Passata la parola a Dell’Amore, il Rettore spese parecchio tempo a riferire «sui recenti avvenimenti dell’Università in relazione alle agitazioni studentesche». Anche alla Bocconi s’erano avute ripercussioni «sebbene in forma meno acuta. Non si sono lamentati episodi di intemperanza e di violenza come nelle altre consorelle cittadine: l’agitazione per la verità non ha mai valicato i limiti di una accettabile correttezza. Anche nella nostra Università si sono avute sospensioni delle lezioni ma limitatamente a un brevissimo periodo (5 giorni) col consenso delle autorità accademiche per consentire lo svolgimento delle assemblee degli studenti». D’accordo col presidente, col Senato accademico e con i presidi di facoltà era stato deliberato di immettere nei Consigli di facoltà i rappresentanti dei professori incaricati, degli assistenti e degli studenti. Per Lingue, però, l’assemblea degli assistenti non si era ancora pronunciata. Quanto agli studenti, la designazione dei loro rappresentanti per le due facoltà era stata respinta dall’assemblea e, testualmente, così si espresse il Rettore: «Da parte degli studenti è già stato presentato un lungo memoriale in cui sono contenute richieste e rivendicazioni sia di carattere generale (diritto allo studio, ecc.) che non possono essere discusse e risolte che in sede nazionale, sia di carattere particolare che interessano la nostra Università: su tali richieste tanto il Rettore, quanto i presidi di facoltà hanno iniziato gli indispensabili contatti con gli studenti».
Ciò premesso, e trovando il consenso dei consiglieri, Cicogna suggerì di indugiare, dapprima, sulla «Sostituzione dei membri del Consiglio di Amministrazione» e, quindi, su una «Comunicazione della Presidenza».
A sostituire i compianti consiglieri Aldo Borletti e Alessandro Croccolo il presidente comunicò che, a norma dello statuto, l’Associazione «Amici della Bocconi» aveva designato il direttore amministrativo dell’Università dott. Carlo Baccarini e il dott. senatore Borletti. Il Consiglio approvò. Con la nomina di Baccarini si assommavano nella stessa persona le funzioni di direttore amministrativo e di consigliere delegato e ciò comportava il già avvenuto trasferimento degli uffici amministrativi da via Conservatorio (ove Croccolo aveva lo studio) nella sede dell’Università.
Scomparso Croccolo, Furio Cicogna sottopose al Consiglio il bilancio preventivo per l’a.a. ’67-68. Il presidente seguì i soliti schemi delle analisi e delle presentazioni di Croccolo e concluse rapidamente che la situazione «non si discostava molto da quella degli anni precedenti».
Venendo al consuntivo del ’66-67 fu osservata la distinzione fra le tre gestioni: Università, pensionato e patrimonio. Cicogna, con riguardo alla gestione universitaria, rilevava che s’era avuto un saldo passivo inferiore a quello dell’anno precedente (41 milioni e mezzo circa di lire contro 45 milioni e 900 mila circa). La gestione del pensionato, viceversa, si chiudeva con un saldo passivo superiore a quello dell’anno prima (circa 23 milioni e 400 mila lire contro 15 milioni e 400 mila circa). Il presidente indugiò poi, abbastanza a lungo, sulla situazione patrimoniale, avuto riguardo, in ispecie, alle spese per la nuova sede che, peraltro, non sembravano debordare rispetto al costo complessivo previsto di circa un miliardo e 550 milioni di lire. Per concludere con le parole di Cicogna: «Complessivamente […] la situazione patrimoniale della Università, così come si presenta al 31-10-1967, deve considerarsi soddisfacente, malgrado i notevoli sforzi finanziari che l’Università ha incontrato negli ultimi cinque anni per l’ampliamento della sede e per le nuove attrezzature […] È da sottolineare che la valutazione in bilancio dei vecchi edifici (vecchia sede e pensionato) risulta molto al di sotto del loro valore effettivo e ciò in relazione ai fondi di ammortamento iscritti in bilancio come contropartita». In ogni caso, il consuntivo per il ’66-67, che chiudeva all’attivo e al passivo per un importo di L. 4.870.796.502, dopo una conveniente e pacata discussione, fu approvato con la relazione del presidente.
Prima di passare all’esame di altri argomenti all’ordine del giorno, non nascondendo un riflusso di commozione, il presidente comunicò che il compianto dott. Croccolo, nelle sue disposizioni testamentarie, aveva legato all’Ente «Amici della Bocconi» la somma capitale di L. 600 milioni la cui «rendita deve essere destinata alle varie attività culturali e assistenziali dell’Università».
Cicogna, continuando nelle sue comunicazioni, richiamò l’attenzione sulla necessità di modificare le norme statutarie relative alle categorie di assistenti per renderle più confacenti alle necessità dell’Ateneo. Sottolineò che gli «assistenti effettivi» (nominati e compensati per l’intero anno accademico) e gli «assistenti alle esercitazioni» (compensati per il solo periodo scolastico da novembre a giugno) avevano ragione d’essere mantenuti, mentre occorreva pensare di sostituire la categoria degli «assistenti volontari», retribuiti soltanto «con un premio di operosità proporzionato alle prestazioni svolte». Siffatta strutturazione non corrispondeva ai bisogni delle facoltà. Ormai era venuto il momento (conto tenuto, in primis, dell’attività scientifica che contrassegna fondamentalmente l’attività degli istituti) che si «istituisse, anche per la nostra Università, il ruolo degli assistenti ordinari, col trattamento giuridico ed economico previsto dalle vigenti disposizioni legislative per gli assistenti ordinari delle università governative». E continuava: «Il numero dei posti di ruolo sarà mantenuto nei limiti della possibilità di bilancio, tenendo conto che la spesa media pro capite si può calcolare in L. 2.500.000 annue». Ciò premesso, il presidente si preoccupava che ci si rendesse conto di quanto l’operazione «istituzione di una categoria di assistenti ordinari» avrebbe gravato sul bilancio della Bocconi. Sintetizzo in nota i dati ricordati da Cicogna[2] che sottopose al Consiglio, che approvava, le modifiche da apportare allo statuto. Il Rettore osservò come fossero «proporzionalmente aumentati i posti di ruolo dei professori: e tale esigenza si faceva oggi più indispensabile, in rapporto sia all’aumento degli studenti, sia alle necessità che derivavano dalla nuova struttura da dare agli insegnamenti universitari». Alla tesi sostenuta da Dell’Amore si associarono alcuni consiglieri (Dubini, Falck e Borletti), i quali reputavano che «certamente uguale problema sarebbe sorto per la facoltà di Lingue e Letterature straniere il cui numero di studenti ha raggiunto un limite oltre il quale il funzionamento dell’Università potrebbe essere pregiudicato».
A questo punto, il dott. Baccarini osservò «che le eventuali proposte di aumento dei posti di ruolo avrebbero richiesto una modifica dello statuto e che sarebbe occorso anche dimostrare che l’Università ha i mezzi per poter sopportare la relativa spesa»[3]. Allora Cicogna, indubbiamente preoccupato per le precisazioni di Baccarini, propose di avocare il problema al Consiglio di presidenza che avrebbe, a sua volta, sottoposto al Consiglio di Amministrazione concrete proposte.
Si proseguì con una lunga disamina della situazione dell’Istituto A. Sraffa che da tempo il direttore, Rotondi, avrebbe voluto trasformare nella sede di un Istituto di Diritto comparato su base nazionale, tenuto anche conto della sua già ricordata, cospicua biblioteca. Nell’Istituto Sraffa, per iniziativa principalmente di Rotondi, aveva trovato sistemazione l’Istituto di Diritto privato della facoltà di Giurisprudenza della Statale milanese. Tutto ciò creava ben immaginabili problemi, sicché le discussioni che si aprirono furono intense e serrate. Si concluse che non era possibile assegnare altri locali all’Istituto Sraffa; che, anzi, v’era da augurarsi che l’Istituto di Diritto privato della Statale tornasse in seno all’Università madre e che, comunque, era da escludere che la Bocconi si privasse di tutto o di parte del suo patrimonio librario. In sostanza, per il momento, non se ne fece nulla. E la cosa non piacque di certo al prof. Rotondi.
Venendo a questioni varie, si approvò il rinnovamento (per statuto doveva essere biennale) del comitato direttivo dell’Istituto di Economia delle fonti d’energia, che risultò cosi formato: presidente Cicogna, Giordano Dell’Amore, Livio Cambi, Giulio De Marchi, Libero Lenti, Giovanni Falck. In sostituzione di Dell’Amore, fu nominato direttore dell’Istituto Luigi Guatri. Il Consiglio, unanime, approvò quanto Cicogna ebbe a suggerire:
«Il presidente informa il Consiglio di Amministrazione che con il trasferimento alla sede universitaria degli uffici amministrativi dislocati presso l’ufficio del dott. Croccolo, in via Conservatorio, ed in relazione alle nuove esigenze dell’Università, l’amministrazione dell’Università stessa rimane articolata con un direttore amministrativo, un direttore dei servizi amministrativi pertinenti al funzionamento del pensionato. Questa struttura consente una migliore e più efficiente ripartizione dei vari servizi in relazione al maggiore e più impegnativo lavoro amministrativo in conseguenza dell’incremento dell’Università».
«Alla direzione del primo servizio è stato confermato il segretario dott. Enrico Resti ed alla direzione del secondo servizio il dott. Italo Munari, mentre la responsabilità dei servizi contabili è stata affidata al rag. Emilio Rosso che da due anni seguiva tale lavoro con il dott. Croccolo».
Cicogna diede succinto conto della situazione finanziaria[4]. Il prof. Demaria dichiarò di non aver partecipato alle commissioni di esami per tutto l’anno ’66-67, «in quanto aveva ritenuto con ciò di favorire i propri assistenti: tuttavia assicurava di aver sempre seguito gli esami stessi a mezzo di detti suoi assistenti: chiedeva pertanto di essere incluso nella ripartizione [dei fondi per soprattasse di esame]». Dopo un’abbastanza concitata discussione a cui presero parte il Rettore e i dottori Dubini e Zonchello, «il presidente fu autorizzato a corrispondere al prof. Demaria, ad altro titolo, tenendo conto della sua errata interpretazione delle vigenti disposizioni di legge, un compenso pari alla somma che egli avrebbe percepito in sede di ripartizione delle soprattasse di esami».
Mentre nelle maggiori città del Paese andava dilagando la contestazione studentesca, che non risparmiava nemmeno la Bocconi, il 21 maggio (1968) il Consiglio di Amministrazione tornava a riunirsi (unico assente dichiarato l’on. Pella). E fu il Rettore ad aprire la giornata riferendo sugli ultimi sviluppi delle agitazioni in corso nell’Università sia da parte degli studenti sia, soprattutto, da parte degli assistenti, in ispecie della facoltà di Lingue. Mette conto di riportare testualmente in nota buona parte della relazione rettorale[5].
L’approvazione degli incarichi per l’a.a. ’68-69 richiese breve tempo. Il prof. Ferro dell’Università di Genova si diceva disposto a tenere l’insegnamento anche per l’anno successivo. Non era stata formulata alcuna proposta per la Geografia insegnata alla facoltà di Lingue, si sarebbe ridotto a trenta il numero delle ore per permettere agli studenti una maggiore scelta nei diversi indirizzi di studio. La retribuzione proposta e accettata era di 700 mila lire.
L’8 di giugno si riunì d’urgenza il Comitato esecutivo: tutti presenti i consiglieri. Il presidente comunicò che il prof. Bo, Rettore dell’Università di Urbino, aveva chiesto di dimettersi subito da presidente del comitato tecnico della facoltà di Lingue bocconiana per potersi dedicare a tempo pieno alla facoltà urbinate, considerato il difficile momento creato dalle agitazioni degli studenti. Propose di chiamare in sua vece, con provvedimento d’urgenza, il prof. Raffaele De Cesare dell’Università Cattolica di Milano. Il Comitato esecutivo, ringraziando Bo, approvò immediatamente la sua richiesta.
In ogni caso, la situazione del Paese sempre più risentiva del diffuso stato di agitazione, di nervosismo, che pervadeva il mondo giovanile. Non tanto gli studenti e, in genere, le generazioni più giovani puntavano su radicali trasformazioni politiche, su radicali ristrutturazioni economiche e sociali: quegli obiettivi facevano ormai parte di un progetto di rigenerazione globale delle schiere giovanili, politicamente aggregate alle frange più estremiste della filosofia e della prassi miscelate, con sapienti dosaggi, nei bracieri infocati accesi un po’ dappertutto, entro e fuori i confini nazionali, a opera dei vari Marcuse, Rudi Dutschke, Cohn-Bendit ecc. (e la lista da stendere sarebbe assai lunga e articolata). Rimanendo nei limiti di casa nostra, a ben vedere i giovani, anche i più esagitati, non sembravano molto interessarsi alla pur ingarbugliata e certamente preoccupante situazione politica precedente e successiva alle elezioni del 25 maggio 1968, da cui era uscito un anchilosato governo Leone (monocolore democristiano) sopraffatto, dopo poco più di sei mesi, da un ricostituito governo di centrosinistra guidato dall’ineffabile ministro Rumor che, con passo felpato e claudicante, sarebbe riuscito a tenerlo in vita sino al 5 agosto 1969, quando fu obbligato a innestare la retromarcia e a dare vita a un anemico monocolore democristiano.
Ma le più immediate preoccupazioni, per i membri del Consiglio, erano arrecate dalle distorsioni che si andavano verificando entro le mura bocconiane a opera, soprattutto, degli studenti e, forse ancor più, degli assistenti della facoltà di Lingue e Letterature straniere. Mi occorrerebbe gran tempo se dovessi rievocare i tanti e gravi episodi che mettevano duramente e continuamente alla prova la pazienza e la resistenza degli amministratori del nostro Ateneo: ne offrono un’irritante e desolante documentazione i resoconti contenuti nei verbali delle riunioni, soprattutto estive e autunnali, del Consiglio d’Amministrazione. Io m’accontento di fornire le informazioni essenziali, di rammentare le più significative reazioni susseguitesi durante uno dei più depressi scenari dell’ancora recente storia bocconiana.
↑ 1
Non avevano potuto rispondere alla convocazione, scusandosi, l’on. Pella, Cardarelli, Ferrari, Monza e Radice Fossati.
↑ 2
Cicogna proponeva, per il momento, 22 posti di assistente di ruolo, di cui 15 per la facoltà di Economia e 7 per quella di Lingue. La spesa media annua sarebbe stata di L. 55 milioni, coperti dalla soppressione degli attuali 27 posti di assistente effettivo (L. 25 milioni circa) e dalla riduzione dei compensi agli assistenti alle esercitazioni (L. 17 milioni circa). La differenza di 13 milioni circa sarebbe stata coperta dal maggior gettito delle tasse.
↑ 3
Il Dott. Baccarini fece altresì presente che «il costo medio di un professore universitario, tenuto conto degli annunciati provvedimenti governativi di miglioramento economico dei dipendenti dello Stato, si aggirerà sui 10 milioni annui».
↑ 4
Alla fine di aprile l’attivo risultava (cifra tonda) di L. 915 milioni; il passivo (solo partite a breve scadenza) di L. 618.197.445, compreso il finanziamento concesso alla Bocconi di L. 400 milioni. Cicogna consigliava di restituirlo in 4 rate annuali. All’aprile del ’68 la gestione universitaria presentava un saldo attivo di circa 32 milioni; la gestione del pensionato un saldo passivo di 5 milioni e mezzo. In complesso una situazione economica favorevole, tanto più che non si erano computati i contributi dello Stato e degli enti pubblici e privati.
↑ 5
Il Rettore, dunque, «riferì dettagliatamente sugli avvenimenti […] mettendo in rilievo che l’agitazione [pongo tutto al passato] riguardava esclusivamente la Facoltà di Lingue e Letterature straniere. Da parte degli assistenti sono state avanzate richieste che riguardano in parte le loro rivendicazioni in relazione alla nuova struttura proposta dall’Università ne ho parlato più addietro con la sua istruzione del ruolo organico degli assistenti in tutto simile a quello esistente presso le Università governative, e in parte problemi relativi alla struttura dell’Università per quanto concerneva l’ordinamento didattico e anche la loro partecipazione ai diversi organi accademici.
D’accordo con la presidenza, per quanto riguardava le rivendicazioni di carattere economico è stato già loro comunicato che l’istituzione del ruolo degli assistenti non muterà la posizione del personale attualmente in servizio, sia per le qualifiche che per le retribuzioni. La spesa occorrente per l’istituzione del nuovo ruolo degli assistenti sarà, pertanto, assunta dall’Università in aumento a quella attuale.
Per le richieste concernenti la struttura didattica erano in corso colloqui con le varie componenti universitarie per formulare proposte atte a migliorare e a modernizzare l’ordinamento degli studi sotto ogni aspetto.
Per le altre richieste il Rettore ha fatto loro sapere che esse sarebbero state prese in considerazione solo quando sarebbero state modificate le attuali norme di legge in quanto, però, tali disposizioni di legge fossero state attuabili in una libera Università.
Per quanto riguarda gli studenti, in diversi contatti avuti con i loro rappresentanti, sia da lui che dai presidi e dai professori, era stato assicurato che l’Università era pronta ad addivenire a tutte quelle riforme e a quelle nuove strutture concernenti gli insegnamenti, l’ordinamento degli studi e gli esami nel quadro, però, delle vigenti normative di legge e dei regolamenti.
Per tutte le altre innovazioni, anche in questo campo, sarebbe occorso attendere le nuove leggi alle quali anche l’Università si sarebbe attenuta, sempre compatibilmente con la sua natura giuridica di libera Università.
Tuttavia fino a questo momento, tanto gli assistenti che gli studenti della suddetta facoltà di Lingue, mantengono il loro atteggiamento di opposizione con la conseguente occupazione dell’Università: ciò mette in pericolo il normale svolgimento dell’imminente sessione d’esami.
Per quanto riguardava la Facoltà di Economia e Commercio non vi erano stati, fino a quel momento, particolari movimenti di studenti e tutto lasciava prevedere che, se non fossero subentrati nuovi fatti, gli esami della Facoltà stessa si sarebbero svolti normalmente». Il Rettore comunque assicurava che egli seguiva attentamente la situazione con l’aiuto dei professori e dei presidi, onde giungere al più presto allo sblocca mentodell’incresciosa situazione.
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Prefazione
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Il ritorno alla normalità: gli anni del rettorato di Giovanni Demaria (1945-1952)
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Il lungo rettorato di Armando Sapori (1952-1967)
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Gli anni difficili: il rettorato di Giordano Dell’Amore
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Ridestare un quarto di secolo di storia bocconiana (1945-1968)
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Gli studenti e la loro Università (1945-2001)