Storia della Bocconi

1915-1945. Tra le due guerre

I sintomi premonitori del secondo conflitto mondiale creano crescente sconforto


Parole chiave: Rettore Greco Paolo, Vice presidente Gentile Giovanni, Finanza e bilanci, Istituto di Economia Ettore Bocconi

Chi come me ha vissuto i mesi che precedettero, sino al settembre del 1939, l’invasione della Polonia (l’ultimo e non più accettato sopruso di Hitler, e il primo atto della guerra che avrebbe via via coinvolto tutta l’Europa, l’Africa, gli Stati Uniti, l’Estremo Oriente, insomma praticamente tutto il pianeta) ricorderà come, pur snodandosi la vita in apparenza secondo gli stanchi ritmi abituali, pur non cessando la propaganda del regime di celebrarne i fasti e di tener alto il morale della gente[1], il Paese comprendeva che inesorabilmente si stava scivolando verso il baratro. Il naturale ottimismo dell’adolescenza non mi impediva di leggere negli occhi di mio padre (che già aveva conosciuto le terribili sofferenze di un’altra guerra) ben tristi presagi, una crescente preoccupazione sottolineata da smorzati commenti, da trattenute previsioni (la mamma nascondeva le sue paure, i suoi dolorosi ricordi: occorreva pur misurare le parole) dopo le notizie che una modesta radio a galena, intorno alla quale tutta la famiglia si raccoglieva in assoluto silenzio, ci recava a fatica dalla Svizzera, dall’antenna di Monteceneri (radio Londra e le radio francesi erano fuori portata per quell’umile, dimesso apparecchio).

Quando il 21 giugno 1939 i membri del Consiglio d’Amministrazione bocconiano si riconvocarono sono certo che le ansie generate da un futuro tanto incerto e carico di apprensioni erano celate da sorrisi di circostanza.

Era la prima volta che si riuniva il Consiglio in carica per il quadriennio 1939-42 e Gentile, prima di passare all’ordine del giorno, volle mandare un cordiale saluto oltre che ai consiglieri confermati (Beneduce, Donzelli, Falck, Gobbi, Morselli, Puricelli, Bottini e Tumminelli) ai nuovi compagni di lavoro, in particolare al comm. Lazzaroni, al cavaliere del lavoro dott. Eugenio Bravi (era il presidente dell’Alub), a S.E. il marchese Giuseppe De Capitani d’Arzago (rappresentante del Ministero delle Corporazioni), al sen. conte Gallarati Scotti (Podestà di Milano). Un vuoto, tuttavia, si era creato nel consesso: da pochi mesi era scomparso il sen. Angelo Salmoiraghi che, dalla fondazione, all’Università non aveva mai fatto mancare il suo costante e affettuoso appoggio. Lo si ricordò con commozione[2].

Gentile diede poi ai colleghi precise notizie sullo stato di avanzamento dei lavori per la costruzione della nuova sede e assicurò che si sarebbe insistito continuamente perché l’opera fosse ultimata nei termini stabiliti (primi mesi del 1940).

Distribuite copie dei bilanci consuntivi e preventivi per il 1937-38 e 1938-39, e dei bilanci del Fondo di previdenza e dell’Opera universitaria, Venino con meticolosità burocratica li prese in esame posta per posta e fornì tutte le spiegazioni al riguardo. Ne do un sunto in nota[3]. Con riguardo alle risultanze globali il Consiglio d’Amministrazione le approvò con voto unanime. Il Bilancio Consuntivo si presentava con questi risultati: Entrate per L. 1.812.798,30; per le Uscite L. 1.810.999,10, con una eccedenza attiva passata alla Situazione patrimoniale di L. 1.799,20. Tale Situazione Patrimoniale al 28 ottobre 1938 presentava un attivo di L. 9.041.292,21 e un passivo di L. 9.039.493,01.

Del Bilancio Preventivo non furono forniti dati per le singole voci. Solo si presumeva un pareggio delle rendite e spese che, cautelativamente, si pronosticarono in notevole diminuzione: le une e le altre, in totale, si sarebbero dovute aggirare intorno alle L. 1.544.000, con una contrazione, quindi, di oltre L. 200.000 in confronto all’anno accademico precedente.

Dopo avere riconfermato, su proposta di Gentile, il prof. Paolo Greco a Rettore per il 1939-40 (e il rieletto volle esprimere tutta la sua gratitudine per il gesto amico), il Consiglio d’Amministrazione ascoltò quanto il Rettore andò riferendo in merito alle proposte fatte dal Consiglio di Facoltà relativamente al conferimento degli incarichi d’insegnamento per l’anno entrante. Non mancò, innanzitutto, di sottolineare la «esemplare diligenza» dimostrata da tutti i docenti nel corso dell’anno accademico appena concluso, donde l’efficacia dei risultati ottenuti che avevano pienamente soddisfatto gli allievi e l’Università. Rapido fu l’accordo nell’approvare la lista dei conferimenti d’incarico che sarebbe stata inviata per la ratifica al Ministro dell’Educazione Nazionale. A piè di pagina riporto tale lista indicando, per gli insegnamenti fondamentali e per quelli complementari, le materie e i professori[4].

Si noterà, non reprimendo forse un sorriso, come tra le materie fondamentali figurasse la «Cultura militare» (personalmente ricordo che fu l’esame più… spassoso che mi fu dato di affrontare: mi fu chiesto come Napoleone dispose le sue fanterie sul campo di battaglia di Austerlitz!).

Va precisato che, per quanto atteneva ai corsi di materie fondamentali, in merito alla Politica economica e finanziaria, «il Consiglio richiamò la deliberazione presa l’anno precedente e approvata dal Superiore Ministero di affidarne l’insegnamento a due incaricati, i proff. Federici e Dominedò, affidando più particolarmente al primo lo svolgimento del programma relativo alla politica finanziaria e al secondo quello relativo alla politica economica, considerata l’eventualità che il prof. Dominedò – che per molti anni diede all’Università ed al suo Istituto di economia la sua fervida collaborazione – possa essere trasferito da Bari, ove attualmente si trova, a sede più vicina a Milano».

Facendo poi riferimento alle istruzioni ministeriali dell’1.5.1937, con le quali si suggeriva una rotazione tra i diversi corsi complementari, il Consiglio ebbe a precisare che l’istituzione del corso di Diritto internazionale era stata fatta «in attesa di raccogliere ulteriori elementi atti a stabilire la convenienza o meno di tenere in sua vece un altro corso».

Nel rispetto dell’ordine del giorno a questo punto ci si trovò a discutere in merito ad alcune proposte di modificazioni dello Statuto dell’Università, senza venir meno, naturalmente, alla disposizione dell’art. 5° dello statuto stesso, per cui le modifiche potevano essere proposte solo dal Consiglio e le eventuali variazioni avrebbero dovuto essere segnalate al ministero per ottenerne la previa approvazione. Pongo in nota, ricavandoli pari pari dal processo verbale, i suggerimenti del vicepresidente Gentile[5].

L’invito del vicepresidente fu subito accolto dal Rettore che rammentò le nuove disposizioni emanate con decreto del 14.4.1939 n. 636 in materia di previdenza per cui era resa obbligatoria l’iscrizione all’Istit. Naz. Fasc. della Previdenza Sociale. Non rimaneva, dunque, che riscrivere l’art. 15 dello statuto bocconiano nel modo che riporto in nota[6]. All’art. 20 si sarebbe dovuto apportare un’aggiunta[7] che in nota indico nelle due formulazioni: il Consiglio avrebbe approvato la prima formulazione (proposta A). Anche l’art. 21 abbisognava di una riscrittura, come preciso in nota[8].

Come faceva rilevare il Rettore «in seguito alle mutate denominazioni di alcuni corsi fondamentali e all’accresciuto numero dei corsi complementari da impartirsi nella nostra Università, quali l’Economia dei trasporti e la legislazione bancaria, si rende necessario aggiornare l’art. 35 dello Statuto (che con provvedimento ministeriale in corso sarebbe diventato l’art. 32)», il quale avrebbe recitato come dico in nota[9].

Il Rettore fece, inoltre, notare che sulla base dell’esperienza degli ultimi anni ci si era dolorosamente resi conto che la norma per cui gli insegnamenti di Diritto commerciale e di Geografia economica, per i quali era previsto un solo esame alla fine del corso biennale, avevano causato la diserzione degli studenti dalle lezioni del primo corso, ancorché fosse possibile e anzi raccomandato che si sostenesse una prova alla fine di ogni corso annuale. Il Consiglio, alla luce di queste precisazioni rettorali, propose che venisse interpellato il Ministero affinché, per lo meno, si obbligassero gli allievi a sostenere un colloquio alla fine del primo anno per i due suddetti insegnamenti.

Sempre il Rettore informò i consiglieri che, da tempo, gli studenti del quarto anno e i laureati della Bocconi e di altre facoltà avevano manifestato il desiderio di frequentare i corsi tenuti all’Istituto di Economia Ettore Bocconi, e considerando che avevano dato ottimo esito i laureati ammessi a codesti corsi in quanto vincitori di borse di perfezionamento[10], sarebbe stato consigliabile, atteso anche il parere favorevole del Direttore dell’Istituto, che con provvedimento ministeriale si modificasse l’enunciato dell’art. 38 (che sarebbe divenuto l’art. 35 dopo gli adeguamenti alle disposizioni ministeriali) nel modo che riporto in nota[11]. Giungendo alla fine delle sue osservazioni e richieste il Rettore propose che si sarebbe dovuto modificare anche l’art. 41 (che avrebbe assunto il n. 38), per via dei diversi Istituti che erano stati anche recentemente aperti, e approvati dal Consiglio, in seno all’Ateneo. L’art. 38 avrebbe dovuto, cioè, essere integrato come segue: «Fanno parte dell’Università gli Istituti di Statistica, di Politica economica e finanziaria, di Storia economica, di Geografia economica, di Assicurazioni, di Diritto commerciale comparato, di Diritto pubblico e corporativo, di Ricerche tecnico commerciali e ragioneria, di Merceologia».

Il Consiglio all’unanimità approvò tutte le proposte presentate dal Rettore, pregandolo di farle conoscere al Ministero perché fossero debitamente approvate e sanzionate. E, naturalmente, il meticoloso redattore del processo verbale della riunione non mancò di ricordarle, una ad una, in calce al verbale stesso. È evidente che da parte mia non le ripropongo, giacché esse sono già state interamente esposte poco più addietro nel testo e nelle relative note a piè di pagina.

Prima che si ponesse fine a quella lunga e non certamente esilarante riunione (punteggiata, probabilmente, da qualche sommesso commento sulla preoccupante situazione interna e internazionale) il vicepresidente Gentile richiamò ai colleghi il contenuto di un decreto emanato il 14 aprile di quell’anno (1939), per cui si sarebbe dovuto ritoccare anche l’art. 16 dello statuto. E cioè abrogarne il vigente terzo capoverso e stabilire esplicitamente che, in caso di cessazione dall’impiego di un dipendente non coperto dalle Assicurazioni Sociali, il dipendente stesso avrebbe avuto «diritto oltre che alla liquidazione del Fondo di previdenza anche all’indennità stabilita dall’art. 10 della vigente legge sul contratto di impiego privato». Il Consiglio si dichiarò di massima favorevole ad un provvedimento equitativo e diede incarico al prof. Gobbi e al sen. Venino di studiare il problema e proporne la soluzione.

Continuando Gentile comunicò che «in seguito a precedenti accordi colla precedente direzione del Giornale degli Economisti e Rivista di Statistica l’Università Bocconi aveva ottenuto gratuitamente (sic) l’autorizzazione a continuarne la pubblicazione, unendo all’antico glorioso Giornale i nostri Annali di Economia in una nuova serie di rivista che assumerebbe la denominazione Giornale degli Economisti e Annali di Economia, per ora bimestrale, direttore scientifico il nostro prof. Giovanni Demaria coadiuvato da un comitato di cui hanno accettato di far parte S.E. Benini, il Beneduce, il Gobbi e Giuseppe Ugo Papi: direttore responsabile il nostro dott. Palazzina». Gentile precisò che già erano usciti due numeri, che gli abbonamenti si aggiravano sui trecento e che erano stati siglati contratti di pubblicità per circa 18.000 lire, e non fece mancare, seguito dai consiglieri, un vivo ringraziamento a Palazzina che si era interessato per procurarli. Il Consiglio non mancò di esprimere il più vivo compiacimento per una iniziativa che avrebbe dato ulteriore lustro all’Università e, in particolare, all’Istituto di Economia Ettore Bocconi che di tale pubblicazione aveva assunto la cura.

In quell’adunanza, che si stava concludendo nel segno di dichiarati compiacimenti, non poteva mancare come ultimo atto il riconoscimento di Gentile per il successo del primo e già ricordato volume della serie di pubblicazioni dell’Istituto di storia economica: l’opera di Pietro Verri Considerazioni sul commercio dello Stato di Milano, edita dal Vianello, aveva ricevuto molti elogi da autorevoli studiosi. Riposti in un cantuccio i crucci e i presentimenti dell’ora, che sembrava volgere verso lidi oscuri e tristi, i membri del Consiglio approvarono la spesa (non quantificata) per le successive pubblicazioni della serie «Fonti» dell’Istituto di storia economica, secondo il disegno presentato da Armando Sapori.


1

Il 23 maggio a Berlino, von Ribbentrop e Ciano addivennero all’approvazione e alla firma del «Patto d’Acciaio», ancorché segretamente Mussolini ribadisse al Fuehrer che l’Italia non avrebbe potuto soddisfare alle richieste sostenute nel patto se non le fosse stato garantito un lungo periodo di pace. Quanta ingenuità, non s’accorgeva della fretta di Hitler? E come poteva illudersi di contenere le sfrenate ambizioni del Fuehrer organizzando in Croazia un movimento indipendentista che avrebbe dovuto concludersi con un patto federale tra Roma e Zagabria? Manovre di cui il popolo italiano era tenuto all’oscuro.

2

Come sempre diversi consiglieri giustificarono la loro assenza: Beneduce, Serpieri, Puricelli, Morselli, Bottini e gli appena nominati Bravi, Gallarati Scotti e De Capitani d’Arzago.

3

Risultavano in aumento di 5.000 lire le Spese diverse (rinnovo fornitura dei diplomi di laurea), di L. 17.467 gli Stipendi per professori e impiegati (applicazione con decorrenza dal 1°-7-1937 dell’8% e assunzione di un impiegato per la biblioteca, Cacace e di due fattorini-inservienti, Degrate e Cattaneo), di L. 2.240 le Indennità di famiglia (per il ricordato accrescimento dell’8% e il pagamento di indennità arretrate), di L. 1.650 le Tasse (nuovi accertamenti di R.M. per l’anno precedente), di L. 880 l’Acqua potabile (pagamento di quota arretrata), di L. 400 l’Illuminazione (per i lavori serali degli assistenti all’Istituto di Geografia), di L. 600 i Trasporti (spedizione dalla Tipografia di Città di Castello di annate arretrate delle «Prospettive economiche»), di L. 4.700 le Assicurazioni (pagamento all’Ist. Naz. Fasc. Previdenza Sociale per marche da applicare sulle tessere rincarate, assicurazione nuovo personale assunto e contributi per l’assicurazione contro la disoccupazione involontaria), di L. 9.800 la Biblioteca (nuovi acquisti e legature riviste), di L 10.450 gli Onorari ai professori (per insegnamenti aggiunti, e maggior numero di lezioni di Boldrini, Redenti e Carnelutti), di L. 1.800 circa le Diarie e Viaggi (invio in Germania a un congresso Internazionale del dott. Palazzina), di L. 10.500 circa l’Istituto di Economia Ettore Bocconi (per onorario corrisposto al prof. Dominedò), di L. 2.550 l’Istituto di Diritto commerciale comparato (per acquisto 20 copie di due volumi da esso pubblicati a titolo di contributo per la stampa), di L. 4.300 l’Istituto di Storia economica (per stampa del volume di Verri, Considerazioni sul commercio dello Stato di Milano, primo volume della Collana dell’Istituto medesimo), di L. 1.480 il Fondo di previdenza del personale (sempre per il ricordato accrescimento dell’8%), di L. 95.000 il Fondo cambiamento sede (per voluto accantonamento in più). Tutte queste voci di Spesa avevano dunque accusato un aumento.

Quelle che invece si erano ridotte erano: quelle per Manutenzione Stabili (L. 5.400), per Mobili (L. 4.000), Macchinario (L. 500), per lavori strettamente indispensabili (si attendeva la nuova sede); quelle per Indennità commissioni esami (L. 2.100), per un minor numero di esami soprattutto nel biennio di lingue; per la Fondazione Serena (L. 11.000), perché non si tennero tutte le conferenze previste e la somma era stata accantonata per l’acquisto di costose pubblicazioni; per gli «Annali di Economia» (L. 1.800 circa), ma rimaneva in sospeso una fattura della tipografia; per Cancelleria e stampati (L. 750) si erano utilizzati dei forti residui; per Posta, telegrafo, telefono e carte bollate (L. 1.450) per minori richieste degli studenti; per Riscaldamento (L. 1.100), per effetto della gestione in economia; per Vestiario (L. 3.680 circa), per una voluta limitazione dell’abbigliamento fornito ai fattorini. Venino faceva notare come anche i cambi con gli «Annali di Economia» consentivano entrate di libri e riviste in biblioteca valutabili pari al 24% circa del totale della spesa.

In ordine alle Entrate Venino richiamò l’attenzione sul notevole incremento delle Tasse scolastiche (L. 120.000) dovuto essenzialmente al maggior numero delle iscrizioni (passate da 970 a 1075. Si riscosse anche qualche arretrato). L’acquisto di diverse tranches di titoli pubblici determinò l’aumento di L. 32.000 della voce Interessi Attivi. Invece sui Conti correnti bancari, per diminuzione di liquidità, si ebbe un decremento di L. 1500.

4

Materie fondamentali:

Istituzioni Diritto privato, Remo Franceschelli; Idem pubblico, Pietro Bodda; Diritto commerciale 1° corso, Enrico Redenti; Idem 2° corso, Paolo Greco; Statistica 1° corso, C. Emilio Bonferroni; Idem 2° corso, Libero Lenti; Scienza della finanze e diritto finanziario, Gino Borgatta; Idem, Domenico Dell’Olio; Geografia economica (biennale), Luigi Filippo De Magistris; Diritto corporativo e Diritto del lavoro, Bruno Biagi; Economia e Politica agraria, Ferdinando Di Fenizio; Storia economica, Armando Sapori; Matematica generale, Giovanni Ricci; Matematica finanziaria, Pietro Martinotti; Ragioneria generale e applicata 1° corso, Tommaso Zerbi; Idem 2° corso, Gino Zappa; Merceologia, Livio Cambi; Tecnica bancaria e professionale, Ettore Lorusso; Tecnica industriale e commerciale, Ugo Caprara; Cultura militare, Arturo Bazzurello; Lingua francese e tedesca, Bruno Revel; Lingua inglese, Mario Hazon, Lingua spagnuola, Bernardo Sanvisenti.

Materie complementari:

Demografia generale e Demografia comparata delle razze, Marcello Boldrini; Economia dei trasporti, Filippo Tajani; Tecnica del commercio internazionale, Ugo Borroni; Diritto industriale, Francesco Carnelutti; Diritto processuale civile, Enrico Redenti; Dirimo amministrativo, Oreste Ranelletti (come insegnamento a titolo privato).

5

Gentile fece presente «la necessità di modificare le norme relative al Fondo di Previdenza del personale amministrativo, d’ordine e di servizio, per porle in armonia con le recenti disposizioni legislative all’iscrizione obbligatoria all’Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale.

Fece altresì rilevare la opportunità di modificare le norme di ammissione all’Istituto di Economia «Ettore Bocconi» a cui attualmente possono iscriversi soltanto gli studenti del 3° anno di Facoltà.

Pregò quindi il prof. Gobbi, che a suo tempo predispose le norme regolatrici del Fondo di Previdenza, poi approvato dal Superiore Ministero, di comunicare le nuove proposte di modifiche ed il Rettore di riferire su quelle relative all’Istituto di Economia ed eventuali altre».

6

«Concorrono alla costituzione del fondo: a) l’Università con un contributo pari all’8% dello stipendio di ciascun impiegato, più il premio per l’assicurazione di cui in appresso; b) ciascun impiegato pel quale non sia obbligatoria l’iscrizione all’Ist. Naz. Fasc. della Previdenza Sociale, con le trattenute del 4% sullo stipendio. Dal contributo dell’Università sarà dedotto l’eventuale contributo a suo carico per l’iscrizione all’Istit. Naz. Fasc. della Previdenza sociale».

7

«La somma accumulata al 30 aprile 1939 per gli impiegati di cui è obbligatoria l’iscrizione all’I.N.F. della Previdenza Sociale viene assegnata agli impiegati stessi (proposta A) oppure viene conservata ed accresciuta dei relativi interessi (proposta B)».

8

«La Commissione amministrativa può concedere all’impiegato per gravi motivi di famiglia da essa riconosciuti, di prelevare una parte o anche la totalità del Fondo accumulato a suo favore sulla Partita B (vedi più addietro nota 136). L’impiegato ha facoltà di prelevare dalla Partita B il premio per un’assicurazione in caso di morte o mista o per una assicurazione di rendita vitalizia differita».

9

«Sono da considerarsi corsi propedeutici: l’Economia politica corporativa e la Statistica rispetto alla Scienza delle finanze e Diritto finanziario, alla Politica economica e finanziaria, all’Economia e Politica agraria, all’Economia dei trasporti e all’Economia e finanza delle imprese di assicurazione; la Ragioneria generale e applicata (1° corso) rispetto alla Tecnica bancaria e professionale; le Istituzioni di diritto privato e di diritto pubblico rispetto al Diritto commerciale, industriale, internazionale, corporativo e del lavoro, processuale civile, amministrativo e alla Legislazione bancaria; l’Economia politica corporativa rispetto al Diritto corporativo e Diritto del lavoro; le Istituzioni di diritto pubblico rispetto alla Scienza delle finanze e Diritto finanziario; la Scienza delle finanze e Diritto finanziario rispetto alla Politica economica e finanziaria; la Tecnica industriale e commerciale rispetto alla Tecnica del commercio internazionale; la Matematica generale rispetto alla Matematica finanziaria».

10

Borse generosamente istituite dalle Ferrovie Meridionali, dalla Edison, dalla Comit e dal Credit.

11

«Art. 35. All’Istituto (Ettore Bocconi) possono essere iscritti in seguito a concorso gli studenti del 3° e 4° anno ed i laureati dell’Università Bocconi. Possono essere iscritti anche laureati di ogni altra Facoltà. Il concorso è per titoli in base ai risultati degli esami di profitto e di laurea ed è giudicato da una commissione composta da tre membri designati dal Consiglio di Facoltà. Il numero di coloro che possono essere iscritti è stabilito anno per anno dal Consiglio d’Amministrazione dell’Università sentito il Direttore dell’Istituto.

Per i laureati dell’Università Bocconi la tassa d’iscrizione è di L. 200 annue, per gli altri laureati la tassa è di L. 500 annue. Sono esonerati dalle tasse coloro che hanno ottenuto un assegno totale dalla Cassa Scolastica». Si sarebbe dovuto poi precisare all’art. 39 (che sarebbe divenuto 36) che «per il rilascio dell’attestato è stabilita una tassa di L. 100».

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