Storia della Bocconi

1915-1945. Tra le due guerre

Dal decennale della rivoluzione fascista al profilarsi delle ambizioni coloniali


Parole chiave: Finanza e bilanci, Presidente Bocconi Ettore, Rettore Del Vecchio Gustavo, Presidente Bocconi Javotte, Rettore Gobbi Ulisse, Fascismo, Vice presidente Gentile Giovanni, Istituto di Economia Ettore Bocconi, Tumminelli Calogero

Stavano per compiersi nove anni dall’avvento al governo nazionale del regime fascista e, ad onta delle difficoltà economiche avvertite nel Paese anche per le ripercussioni della sempre più deprimente crisi economica mondiale, già si cominciava a preparare gli animi per festeggiare il «Decennale della Rivoluzione», quando nel pomeriggio del 10 ottobre 1931 i vertici bocconiani si ritrovarono in seduta di Consiglio[1].

Scorsero subito sotto gli occhi dei consiglieri, ben commentati dal dott. Tumminelli, i dati del bilancio consuntivo dell’a.a. 1929-30. Apparve consistente l’aumento, di circa L. 25 mila, della voce Stipendi degli impiegati e del personale. Il motivo era dato dalla già segnalata assunzione a vice direttore della segreteria del dott. Ippolito. Le spese per la biblioteca presentavano un sensibile incremento per l’acquisto di nuove scaffalature. Nel bilancio figurava per la prima volta l’uscita «Contributo per riduzione abbonamenti tramviari» sottoscritti dagli studenti, una spesa che però non avrebbe dovuto più comparire in bilancio quando la costituenda Opera Universitaria sarebbe stata in grado di rimborsarla. La più elevata spesa alla voce Pubblicazioni era da imputarsi alla ripresa della stampa dell’Annuario bocconiano col 1929-30, ma altresì alla stampa per iniziativa del prof. Bolchini (iniziativa che era stata taciuta al Consiglio: il rimprovero e l’irritazione trasparivano evidenti) della conferenza sulla Carta del lavoro tenuta da S.E. Bottai. Il maggiore importo dell’uscita per Onorari ai professori dipendeva dal fatto che per la prima volta si teneva conto delle spese per il corso di Computisteria e Ragioneria del Magistero. Il trasloco del prof. Zappa da Venezia a Milano aveva inciso, elevandola, sulla voce Viaggi e diarie[2].

Con riguardo alle rendite il pur lieve aumento del numero degli studenti si era tradotto in una maggiore entrata di tasse per circa L. 20 mila, cui si dovevano aggiungere L. 8.400 per le più numerose iscrizioni al corso di Magistero in computisteria e ragioneria[3]. Forte era stata la diminuzione della voce Interessi attivi a causa del fatto che nel 1929-30, oltre alla diminuzione dei tassi, si erano avuti modesti depositi nei conti correnti bancari per la modestia delle disponibilità liquide. Alcune operazioni compiute sui titoli di proprietà avevano portato ad una lieve diminuzione degli interessi riscossi. Non si doveva poi dimenticare che oltre 31 mila lire erano state girate al fondo di previdenza per interessi dovuti dal 1926 al 1930. Non bisognava però dimenticare, faceva notare il Consigliere delegato, Tumminelli, che tra le rendite era confluito un maggior contributo (straordinario) di L. 50.000 della Cassa di Risparmio sul quale, ovviamente, non si poteva contare in futuro. In conclusione: il bilancio chiudeva con un’eccedenza di oltre tremila lire, le spese essendo state, complessivamente, di L. 1.144.575,25 e le entrate di L. 1.147.960,95. La situazione patrimoniale al 31 ottobre 1930 risultava di L. 5.113.717,96[4].

Fu poi la volta di prendere in considerazione le modifiche da apportare allo statuto bocconiano avendo particolare riguardo alla formulazione del «Regolamento del Fondo di Previdenza», assunto come paradigma quello in vigore presso la R. Scuola di Ingegneria, più brevemente il Politecnico, di Milano. Ne ricordo per sommi capi il contenuto in nota[5].

Rinnovato l’incarico di Rettore a Ulisse Gobbi, assai riconoscente, per l’entrante anno accademico 1931-32 si procedette alla consueta nomina dei professori. Nell’insieme furono mantenuti ai loro posti i docenti già operanti nel corso dell’anno precedente[6]. Meritano, tuttavia, di essere segnalate alcune importanti variazioni. Avendo dichiarato il prof. Bonfante di essere «assolutamente impossibilitato a dare all’Università qualsiasi collaborazione», l’insegnamento di Storia Economica venne affidato, su sua segnalazione all’on. prof. Arrigo Solmi, un validissimo scienziato che, oltretutto non era malvisto dal regime. L’insegnamento della Politica Economica fu conferito ad un altro eminente rappresentante della scienza economica: al prof. Gustavo Del Vecchio dell’Università di Bologna. Le Istituzioni di Diritto Privato e di Diritto Internazionale, con particolare riguardo al Commercio, furono assegnate al già affermato prof. Bigiavi, che però, incomprensibilmente, non sarebbe figurato nella lista pubblicata dall’Annuario bocconiano. Il prof. Redenti avrebbe svolto il corso di Diritto Commerciale Industriale e Marittimo, mentre all’insegnamento del Diritto Corporativo si designarono i proff. S.E. Alfredo Rocco e Lodovico Barassi, quest’ultimo avendo il compito di trattare in particolare il Diritto del Lavoro nell’ordinamento corporativo.

Il Consiglio deliberò pure che «per considerazioni didattiche e per ragioni d’economia» si diminuisse il numero dei corsi e, «in applicazione di tale principio», stabilì «di non conservare per l’anno 1931-32 gli insegnamenti di Politica Monetaria e di Contabilità di Stato» e respinse la proposta di ripristinare il corso di Storia delle Dottrine Economiche e di istituirne uno di Politica Coloniale.

Si riproponeva, peraltro, il problema dell’allargamento e dell’arricchimento della Biblioteca, il consolidamento degli Istituti di Economia Politica, di Statistica e di Ragioneria e Ricerche Tecnico-Commerciali, nonché l’incremento di quello di Geografia economica. Pertanto il Rettore, portando come esempio quanto aveva già compiuto l’Università di Milano, suggerì che si deliberasse l’istituzione a carico degli studenti di un contributo speciale di L. 150 all’anno da destinare alla biblioteca e ai ricordati Istituti. Approvata l’istituzione di codesta contribuzione si autorizzò la Presidenza a svolgere le previste pratiche presso il Ministero dell’Educazione Nazionale.

Tornando sul tema della biblioteca il Presidente informò il Consiglio che si sarebbe resa necessaria, andando incontro a una spesa di L. 70 mila, la trasformazione di un’aula a pianterreno (già usata per le lezioni di Geografia Economica e di Merceologia) in una sala di lettura per la biblioteca stessa. Riconosciuta l’urgenza i membri del Consiglio approvarono la proposta presidenziale.

Dopo aver preso in considerazione e approvata l’assegnazione delle sei borse di studio disponibili[7] e presa la decisione, su proposta del Rettore, di affidare al prof. De Magistris l’incarico di preparare e leggere il discorso inaugurale, il Consiglio esaminò punto per punto, approvandolo, il Regolamento dell’Opera di Assistenza Universitaria (Cassa Scolastica), nominando suo rappresentante in seno alla Cassa stessa il Consigliere delegato, dott. Tumminelli[8]. Nel verbale non venne indicato il capitale raccolto per l’istituzione della Cassa: solo si precisò che «dietro invito [eufemismo ironico!] del Ministero dell’Educazione Nazionale sono state prelevate L. 3.345 inviate a Roma alla Segreteria Generale del Guf»[9].

Infine, tra le «Varie» previste dall’ordine del giorno gli amministratori bocconiani nominarono il Consiglio Accademico, nel rispetto delle norme statutarie, inserendovi, accanto al Rettore, i proff. Zappa, Cambi, Mortara, Ranelletti, Sanvisenti e Solmi. Come rappresentante del Consiglio d’Amministrazione nella Commissione Amministrativa del Fondo di Previdenza fu designato il consigliere on. Beniamino Donzelli. Una volta ancora venne sul tappeto la questione dell’erigenda Casa dello Studente. Il Prefetto non aveva voluto mancare di far sentire la sua voce sollecitando energicamente la Bocconi ad aderire al Consorzio e a versare l’atteso contributo. La risposta dei vertici bocconiani fu netta, precisa per non dire sdegnata: l’Università «per le condizioni attuali del Bilancio non è in grado di assumere alcun impegno finanziario e riconosce altresì che data la ubicazione dell’istituenda Casa[10] i nostri allievi difficilmente potrebbero approfittarne». Per analoghi motivi (ristrettezze di bilancio) il Consiglio non accolse la richiesta di dare un contributo alla Società per il Progresso delle Scienze per l’organizzazione della XX Riunione della Società stessa. Quanto alla «Serena Foundation» si deliberò di organizzare una serie di conferenze di carattere economico da affidare ai proff. Del Vecchio, Mengarini e Mortara e d’incaricare il prof. Hazon di tenere un ciclo di lezioni su argomenti storico-letterari (come in passato aveva fatto la compianta prof.ssa Marshall).

Da ultimo i consiglieri bocconiani si trovarono alle prese, una volta di più, con problemi creati dall’attività, invero tumultuosa per non dire dirompente, del Guf. Pro bono pacis si decise di condonare interamente un debito di L. 1.448 che il Guf aveva nei confronti dell’Ateneo per spese che gli erano state anticipate. Si accolse poi la richiesta di un contributo straordinario a favore della Milizia Universitaria, ancorché il Ministero della E.N. avesse vietato qualsiasi «ulteriore elargizione» a favore dei Guf. Si deliberò di assumere a carico del bilancio dell’Università, fino al 31 ottobre, tutte le spese di illuminazione, gas, acqua potabile, ecc. per il funzionamento della sala di scherma e ginnastica, occupata e gestita dal Guf. «In vista del nuovo ordinamento che doveva essere dato all’educazione fisica e sportiva degli studenti si deliberò di riprendere la piena disponibilità dei locali sotterranei… con l’intesa che, ove fosse stato necessario al Guf prolungarne per qualche tempo l’occupazione, ogni spesa dal 1° novembre sarebbe rimasta a totale carico del Guf». Insomma, tutto considerato, il Consiglio reputò che un atteggiamento alquanto conciliante con un’istituzione così cara al regime al potere, qual era il Guf, sarebbe tornato vantaggioso all’Università.

Una quarantina di giorni dopo questa seduta, ed esattamente il 28 novembre 1931, ebbe luogo l’inaugurazione dell’anno accademico 1931-32, con l’adesione di moltissime personalità. Dal Duca di Bergamo, a Balbino Giuliano, Ministro dell’Educazione Nazionale, a Giuseppe Bottai, Ministro delle Corporazioni per ricordare i nomi più eminenti che, naturalmente, il Rettore, Ulisse Gobbi, ricordò e ringraziò in apertura del suo stringato, ma limpido e significativo discorso inaugurale[11]. Nel quale non dimenticò di rivolgere un commosso pensiero al suo predecessore, il prof. Ferruccio Bolchini, da pochi mesi scomparso[12]; e, senza sciatteria, alludendo ad alcuni benefici che l’Università aveva tratto dalla politica governativa, sottolineò i progressi dell’Ateneo, pur non fingendo di ignorare il calo verificatosi durante gli ultimi due anni accademici («Se la diminuzione – egli disse abilmente – deriva dall’essersi diffusa la persuasione che non conviene il diploma della nostra Università a chi aspira ad impieghi modesti si può esserne lieti: noi desideriamo elementi scelti, piuttosto che numerosi»). Evidentemente era il primo a rendersi conto delle ripercussioni che, anche sulla Bocconi, esercitava la tremenda crisi economica di cui non solo il nostro Paese soffriva. «Certo – Gobbi osservava – il momento non è favorevole per ottenere più larghi aiuti alla nostra Università da parte di enti pubblici e specialmente da parte di quelle organizzazioni economiche che meglio ne devono comprendere l’importanza. Ma questa non è una condizione che possa avere sul nostro animo una influenza deprimente. E, con piglio che suonava come una sfida, egli aggiunse: «La crisi per noi… è un tema di studio. E appunto lo studio delle crisi ci insegna ad essere prudenti nei tempi facili e ottimisti nei tempi duri». E, rivolgendosi agli studenti, uscì in un alto ammonimento: «Forse proprio voi sarete chiamati a dirigere l’industria nazionale quando essa riprenderà il suo cammino ascendente; e, se l’aurora sospirata dovesse ancora farsi attendere, affrontate lietamente il compito ancora più meritorio di tener ferma la resistenza della nazione attraverso le difficoltà economiche. Non è dato a noi di scegliere, nel dramma della vita nazionale[13], il momento d’entrare in scena, ma dipende da noi rappresentare nel modo più degno la nostra parte, affrontando con entusiasmo non solo i sacrifici che dànno le più terribili emozioni, ma anche la giornaliera severa disciplina, sapendo che il dovere compiuto da ciascuno nel proprio campo prepara la fortuna della patria». Concludeva il Rettore dichiarando aperto il trentesimo anno accademico dell’Università Bocconi nel nome augusto del S.M. il Re, il quale non poteva non rendersi conto che si era anche entrati nell’anno decimo dell’Era Fascista.

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All’inaugurazione, purtroppo, non aveva potuto assistere il Presidente dell’Ateneo, il sen. Ettore Bocconi, le cui condizioni di salute si erano fatte da qualche tempo preoccupanti. Mentre nel Paese si susseguivano, in un’atmosfera sempre più eccitata e retorica, le manifestazioni celebrative del primo decennale della rivoluzione fascista[14], Ettore Bocconi il 17 marzo 1932 chiudeva per sempre gli occhi nel suo sessantunesimo anno di vita.

Dopo cinque settimane circa, su pressione di Giovanni Gentile, il 28 aprile i consiglieri bocconiani si riunirono, non nascondendo i loro mesti sentimenti, intorno alla vedova dello scomparso presidente, Donna Javotte Bocconi Manca di Villahermosa, la quale in assenza di discendenti diretti, a norma di statuto, dell’indimenticabile consorte ereditava la carica e le funzioni nel Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo. L’avvento di Donna Javotte al vertice della Bocconi era accompagnato dall’inserimento nel Consiglio di nuovi membri. Accanto ai vecchi componenti Gentile, Tumminelli, Gobbi, Visconti di Modrone, Donzelli, Segre, Sraffa, Pirelli, Salmoiraghi e Tarlarini (gli ultimi tre avevano scusato la loro assenza) si sedevano al tavolo, nel palazzo di Largo Notari, S.E. il sen. Piero Alberici, Presidente della Corte d’Appello di Milano, l’ing. Giorgio Enrico Falck, rappresentante del Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa (che affiancava dunque l’altro rappresentante ing. Tarlarini) e il rag. Amos Agenti, rappresentante della Provincia di Milano. Non appena constatato il numero legale e approvato il verbale della precedente riunione, Gentile prese subito la parola per commemorare il Sen. Ettore Bocconi[15].

Le toccanti espressioni di Gentile turbarono talmente la nuova Presidente del Consiglio che le fu impossibile rispondere. In sua vece prese la parola il prof. Sraffa che si rese interprete dei sentimenti di Donna Javotte e, anche a nome dei colleghi, ringraziò vivamente Gentile per il «grande animo» che aveva sorretto la sua così calorosa commemorazione dell’indimenticabile sen. Ettore Bocconi. Gentile riprese la parola e, richiamandosi alla notizia diramata dall’agenzia Stefani circa la «generosa, munifica elargizione fatta all’Università dalla nostra presidente in occasione del trigesimo della morte» del marito, si fece interprete della riconoscenza di tutti colleghi per «il gesto generoso della Signora che così nobilmente continua le tradizioni della Famiglia per la diffusione dell’alta cultura economica». Fecero eco alle considerazioni di Gentile altre ammirate espressioni del Rettore Gobbi e del dott. Segre. Il verbale della seduta non ne fa cenno, ma non è improbabile che fu allora che si pensò di intestare l’Istituto di Economia ad Ettore Bocconi per legare «perennemente» il nome dello scomparso Presidente alla storia dell’Ateneo.

Usciti dalla nube sentimentale che, dall’inizio della seduta, li aveva avvolti, i consiglieri, tenuti per mano come sempre dal collega Tumminelli, presero in esame con attenzione le varie voci del bilancio consuntivo del 1930-31, che presentavano notevoli divari rispetto a quelle inscritte nel preventivo e nel consuntivo dell’anno decorso. Ne faccio cenno in nota[16].

Si tornò a discutere in merito alla questione della Casa dello Studente. Il Prefetto, con nota del 2 aprile, aveva insistito perché la Bocconi partecipasse al Consorzio per la Casa dello Studente. Dando l’impressione di agire controvoglia il Consiglio bocconiano «volendo attestare la cordiale simpatia con la quale segue l’iniziativa delibera con voto unanime di aderire al Consorzio per la Casa dello Studente destinata ad onorare, nel modo più nobile, la memoria di Arnaldo Mussolini [il fratello di Benito] e di concorrere al suo funzionamento con la somma di L. 15.000 da pagarsi sul bilancio dell’Opera Universitaria in tre anni in ragione di L. 5.000 annue». In seno al Consorzio la Bocconi sarebbe stata rappresentata pro tempore dal Rettore.

In seguito ad una istanza di alcuni studenti e seguita da altra istanza presentata dal fiduciario di facoltà del Guf e tenuto altresì conto che l’approvazione del Ministero dell’Educazione Nazionale a richiedere agli allievi un contributo di L. 150 a favore della biblioteca era giunta ad anno scolastico già iniziato, la Presidenza propose ed il Consiglio accettò la riduzione del contributo, per l’a.a. 1931-32, a L. 75, sottolineando però che col 1932-33 il contributo avrebbe dovuto essere integralmente pagato da tutti gli studenti, senza distinzioni di sorta.

In conclusione di seduta, dopo aver preso nota del desiderio del direttore della sala di scherma, prof. Geraci, di ottenere in uso continuativo la sala stessa e dopo essersi dichiarato disposto a prorogare la concessione dell’uso del salone al Guf (col quale il Geraci avrebbe dovuto accordarsi), senza peraltro assumere l’impegno di concorrere a spesa alcuna, il Consiglio, su segnalazione di Gentile, prese in esame il caso degli allievi Paolo Baffi e Alberto Campolongo (sarebbero diventati due eminenti economisti): «non avendo presentato tempestivamente domanda di assegni alla Cassa Scolastica, pur avendo conseguito le votazioni necessarie per aspirare all’assegno globale, non hanno potuto attenere l’assegno stesso». Considerata la loro ottima carriera scolastica i Consiglieri deliberarono di dare loro un aiuto corrispondente all’intero ammontare delle soprattasse e contributi prelevando la somma dal Fondo Borse di studio[17].

Con la presenza di tutti i membri e sotto la Presidenza di Donna Javotte il Consiglio si riconvocò il 23 novembre dello stesso 1932. I lavori s’iniziarono, purtroppo, con le meste ma intense parole di S.E. Gentile che si assunse l’incarico di ricordare i molti lutti che avevano colpito l’Università. La scomparsa di Ettore Bocconi avvenuta circa nove mesi prima non aveva acquietato l’angelo della morte che, instancabile, aveva volato tra le mura dell’Ateneo trascinando alla tomba altri quattro eminenti e affezionati membri della famiglia bocconiana: il sen. ing. Giovanni Battista Pirelli, che fin dalla fondazione dell’Università era stato amatissimo e ascoltato consigliere fino a ricoprire la carica di Vicepresidente; S.E. il prof. Pietro Bonfante, che prima di essere consigliere e Rettore aveva con fervida passione spartito il pane della scienza dalla cattedra; l’ing. Carlo Vanzetti, Cavaliere del Lavoro, che come consigliere e poi come Vicepresidente fin dalla fondazione aveva dato moltissimo per le fortune dell’Ateneo; infine l’ing. Carlo Tarlarini che, per molti anni, come rappresentante della Camera di Commercio (poi Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa), aveva dato un grande contributo alla amministrazione dell’Università.

Reso riconoscente omaggio alla memoria di così cari compagni di lavoro, i consiglieri su proposta di Gentile acclamarono, unanimi e molto compiaciuti, il rinnovo dell’incarico di Rettore al prof. Gobbi, che commosso riaccettò la carica ringraziando.

Conformandosi a quanto proposto dal Consiglio Accademico, il Rettore rilevò che per l’entrante anno accademico 1932-33 sarebbero stati confermati gli incarichi di insegnamento già coperti nel 1931-32. Peraltro, anche se non sarebbero stati introdotti altri corsi speciali, come per il passato si sarebbe invitato il prof. Leone Bolaffio a tenere alcune conferenze di Diritto Commerciale agli studenti del 3° anno e egualmente il prof. Luigi De Marchi sarebbe intervenuto a svolgere qualche lezione nel corso di geografia. La nomina a Sottosegretario di Stato avrebbe impedito a S.E. Solmi di assumere l’incarico del corso di Storia economica: avrebbe tenuto solo un breve ciclo di conferenze. L’incarico del corso sarebbe stato affidato, invece, al prof. Armando Sapori, vincitore, come primo classificato, di un recente concorso di cattedra per l’Università di Ferrara. L’ingresso di Sapori tra i docenti della Bocconi merita di essere segnalato, perché il già eminente studioso avrebbe, negli anni a venire, rivestito nell’Università cariche sempre più importanti[18].

Dopo aver nominato, nel rispetto del dettato dell’art. 8 dello statuto il Consiglio Accademico per il 1931-32[19], si discusse a lungo su una proposta di detto Consiglio in merito all’insegnamento delle lingue straniere. Non sto a ripetere le varie argomentazioni (alcune delle quali, invero, un poco peregrine). Rammento soltanto, in nota, le conclusioni a cui si giunse soprattutto sulla base delle osservazioni fatte da Gentile, Alberici, Tumminelli e Segre[20].

Dopo aver esaminato le situazione generale delle borse di studio, tenuto conto anche di quelle di nuova istituzione[21], e avere approvato l’elenco dei vincitori, il Consiglio di Amministrazione, su presentazione del consigliere delegato si soffermò ad analizzare e alla fine approvare i bilanci consuntivo per il 1931-32 e preventivo per il 1932-33: si veda in nota[22].

Quanto alle singole poste aggiungo, sempre in nota, qualche altra precisazione[23].

Le chiare illustrazioni, voce per voce, date dal consigliere delegato limitarono al minimo le discussioni.

Il consuntivo del 1931-32 fu dunque approvato all’unanimità presentando queste risultanze generali: Spese L. 1.062.523,35; e Entrate L. 1.064.919.45,35 con un avanzo quindi di L. 2.396,10. La Situazione Patrimoniale dell’Università al 31 ottobre 1932 risultava di L. 5.320.552,36.

Il bilancio preventivo per il 1932-33 era ancora in corso di elaborazione: mancavano perciò dati importanti per fare previsioni relativamente sicure. In effetti, come ricordava il dott. Tumminelli, si temeva che il Consiglio Provinciale dell’Economia (come si ricorderà la trasformata Camera di Commercio, Industria e Agricoltura) non sarebbe stato in grado di mantenere ai livelli precedenti il suo contributo per l’Università e del pari v’era ragione di credere che la Cassa di Risparmio delle PP.LL. sarebbe stata costretta a diminuire in misura consistente i suoi aiuti finanziari all’Ateneo.

Il Consiglio di Amministrazione bocconiano non poteva non avvertire che anche sul bilancio dell’Università si ripercuotevano gli effetti della difficile situazione socio-economica del Paese che, ad onta delle orgiastiche manifestazioni per il decennale della rivoluzione fascista da qualche mese organizzate, ad onta delle sperticate, osannanti esaltazioni delle impareggiabili conquiste economiche e sociali del regime, viveva in istato di crescente sofferenza, avvertendo di più in più gli effetti della «politica autarchica» con crescente convinzione celebrata ed imposta dagli alti vertici del regime e del governo come la panacea di tutti i mali nelle sempre più diffuse scuole di «Mistica Fascista»[24].

Malgrado le considerazioni che sintetizzo in nota, non v’era da meravigliarsi se i vertici della Bocconi assistevano con disappunto e rassegnazione alla diminuzione del numero degli studenti, i quali di fronte alle difficoltà che presentavano gli esami bocconiani rispetto a quelli sostenibili in altre Scuole di Commercio, di fronte ai «catenacci», veri e mascherati, che il curriculum degli studi bocconiani comportava, di fronte alla necessità di terminare al più presto gli studi per sperare di trovare un’occupazione e di contribuire, pertanto, al miglioramento delle condizioni famigliari (non si dimentichi che la diminuzione dei salari imposta dal governo aveva pesantemente inciso sui bilanci famigliari) pur con rincrescimento si vedevano costretti ad abbandonare in buon numero le aule di Largo Notari. Il consigliere delegato non aveva mancato di sottolineare che circa il 50% degli studenti del 2° anno, pur avendo superato gli esami, non si erano più iscritti all’Ateneo. Non v’era quindi da stupirsi se, in sede di previsione, si doveva purtroppo mettere in conto una rilevante contrazione delle entrate alla voce Tasse degli studenti. Un dato in ogni caso incerto, come si sottolineava nel processo verbale della riunione, perché gli esami erano stati prorogati «di 15 giorni, per la celebrazione del decennale» (un esempio di costo occulto delle megalomanie fasciste. Peccato non conoscere, in proposito, il pensiero di Giovanni Gentile). Forse per sollevare un poco il morale dei colleghi il dott. Tumminelli, consigliere delegato, faceva porre a verbale queste parole che riporto pari pari: «Allo stato attuale delle cose, peraltro, credo si possa ritenere che le spese pel 1932-33 debbono ridursi di L. 40.000, cosicché il bilancio possa chiudere in pareggio. I Rappresentanti del Consiglio Provinciale dell’Economia e della Cassa di Risparmio assicurano che faranno il possibile perché i contributi degli Enti che rappresentano non siano ridotti e da parte sua il Comm. Argenti esprime la speranza che l’Amministrazione Provinciale possa trovar modo di stanziare un contributo che, per quanto esiguo, stia a dimostrare tangibilmente la simpatia con cui segue l’azione della Università Bocconi. Di questo cortese proposito la Presidenza gli porge cordiali grazie».

Non privi di preoccupazioni gli amministratori bocconiani spostarono la loro attenzione sui provvedimenti che sarebbe stato opportuno prendere per rendere più efficace il lavoro della Segreteria e la gestione della biblioteca. In breve: preso atto che nel mese di settembre il vicedirettore della Segreteria dott. Andrea Ippolito era stato nominato Federale fascista di Lucca, uscendo dal personale della segreteria stessa, si decise di sopprimere l’Ufficio di vicedirettore, che era stato creato, come si ricorderà giusto per Ippolito, e che del resto non era previsto dallo statuto dell’istituzione. Si procedette invece alla nomina, con un periodo di tre mesi di prova, di un segretario nella persona della signora Maria Gregnanin, la quale da anni prestava servizio in modo ineccepibile alla biblioteca. Si deliberò pure la creazione di un posto di vicesegretario, affidando l’incarico alla sig.na Rodolfa Lottici che, con piena soddisfazione, fin dal 1922 aveva prestato la sua opera come applicata di Segreteria. Il suo posto sarebbe stato preso dal Sig. Matteo Canale. In attesa di trovare «un personale maschile adatto all’ufficio stesso, per il momento non si procedette alla sostituzione della Gregorin in biblioteca».

Venuti alle «Varie ed eventuali» S.E. Gentile ribadì la riconoscenza della Bocconi per il proposito manifestato da Donna Javotte di creare una fondazione in nome del compianto consorte sen. Ettore «destinando la rendita di L. 150.000, con facoltà di sostituirla a suo giudizio con la somma di L. 3.000.000 in titoli di Stato», per una sempre più efficace preparazione degli allievi. Il nuovo istituto denominato «Fondazione Ettore Bocconi» avrebbe incominciato a funzionare regolarmente coll’anno successivo. Gentile avanzò la proposta, subito approvata da Donna Javotte e dal Consiglio, che fosse nominata una piccola commissione (in seno allo stesso Consiglio o formata da consiglieri e professori) che studiasse l’organizzazione dell’Istituto e ne predisponesse lo Statuto da sottoporre al Consiglio nella seduta a venire.

Scelto il tema del discorso inaugurale che sarebbe stato tenuto il sabato 3 dicembre successivo dal prof. Cambi[25] e confermato il cons. Donzelli come Commissario per il Fondo di previdenza, si accordò un contributo al dott. Santarello per uno studio su «La condizione degli assistenti universitari». Quanto alla richiesta della redazione di «Libro e Moschetto» per finanziare il numero speciale pubblicato il 28 ottobre, il Consigliere delegato informò che «eccezionalmente erano già state conferite L. 500 «mentre ne erano state richieste assai di più». Si decise che la cifra sarebbe stata più che bastante.

Prima di terminare la riunione Gentile riferì che «quest’anno anche la nostra Università si è doverosamente uniformata al sistema vigente nelle altre Università e gli esami si sono svolti davanti a Commissioni». Si era posta, pertanto, la questione delle propine d’esame risolta nel modo che riassumo in nota[26].

Si attese qualche mese prima di riconvocare il Consiglio di Amministrazione bocconiano. La riunione ebbe luogo il 7 giugno 1933 e molti volti nuovi apparvero intorno al tavolo del Consiglio. La ragione del ritardo, invero non maggiore di quello che si era registrato in precedenti occasioni, si spiegava, specialmente, per la necessità appunto di arricchire il numero dei componenti del Consiglio: e la loro scelta aveva comportato qualche tempo.

Infatti all’inizio della riunione il Presidente, Donna Javotte, comunicò, previa approvazione del verbale della seduta precedente, che valendosi delle facoltà riconosciute dall’art. 4 dello Statuto erano stati nominati membri del Consiglio l’on. Prof. Alberto Beneduce, il sen. Ing. Pietro Puricelli, il prof. Gustavo Del Vecchio e il dott. Alessandro Croccolo[27].

Salutati e complimentati i nuovi consiglieri, e ricevutone un sentito ringraziamento, Gentile risollevò il problema già posto nella seduta precedente: quello della donazione di Donna Javotte di L. 3.000.000 per onorare la memoria del defunto marito. Ribadito che all’organizzazione della «Fondazione Ettore Bocconi» occorreva procedere al più presto in modo che l’Istituto entrasse in funzione l’anno successivo e d’altra parte considerando che «purtroppo s’avvicina il tempo in cui per limiti di età il prof. Gobbi dovrà lasciare la sua carica», nel tributare all’anziano docente tutta la simpatia e la gratitudine per quanto fin dall’inizio aveva fatto per l’Università, Gentile faceva sapere che Gobbi gli «aveva dato un pieno consenso… un consenso che si è dimostrato nella forma del maggiore disinteresse, poiché dovendosi creare un nuovo posto a Direttore dell’Istituto, il prof. Gobbi avrebbe rinunciato ad una parte della sua indennità di Rettore a vantaggio del nuovo Istituto». Il quale naturalmente avrebbe preso il posto di quello di Economia, al quale Gobbi aveva «dedicato tanta parte della sua attività scientifica, lasciando un così caro ricordo delle sue virtù di uomo e di insegnante». Rispondendo commosso alle parole di Gentile, Gobbi si dichiarò «contento di poter arrivare a tempo a vedere avviato il nuovo Istituto… così come aveva auto la gioia di vedere sorgere l’Università ed accompagnarne l’ascensione ed espresse la viva soddisfazione di veder affidato il nuovo Istituto di Economia Ettore Bocconi alle cure del prof. Del Vecchio che saprà condurlo al più alto sviluppo». A sua volta Del Vecchio non mancò di manifestare «la sua devozione al prof. Gobbi, suo maestro ed amico e dichiarò di accettare l’incarico coll’intesa che il prof. Gobbi lo sorreggesse col suo aiuto».

Dopo questi affettuosi scambi di giustificati riconoscimenti e di attestazioni di riconoscenza, posta ai voti da Gentile la proposta di intitolare il nuovo istituto «Istituto di Economia Politica ‘Ettore Bocconi’», il Consiglio tutto approvò, compreso l’onorario di L. 10.000 per il Direttore dell’Istituto, il prof. Del Vecchio. Inoltre che l’Istituto di Economia, già operante, continuasse a svolgere le sue funzioni sempre sotto la direzione del prof. Giorgio Mortara, mutando però il nome in quello di «Istituto di Statistica». L’assistente dell’istituto, il dott. Valentino Dominedò sarebbe passato alle dipendenze del prof. Del Vecchio e sarebbe stato sostituito dal dott. Baffi «che già aveva prestato servizio con molto onore presso l’Istituto stesso».

Si pose, meglio si impose a quel punto un’operazione che Gentile giudicava indispensabile alla luce delle norme che il Ministero aveva emanato in ordine all’Istruzione Superiore, e di cui si era fatto cenno in recentissime circolari e tenuto conto delle variazioni che erano intervenute e si stavano apportando nell’interno della Bocconi. Estraggo dal lunghissimo verbale, ed espongo in nota, i punti principali della vivace discussione che tenne impegnati per molto tempo i membri del Consiglio[28].

Sbrigate le lunghe e stressanti questioni legate al provvisorio aggiornamento dello statuto bocconiano, di cui si è or ora parlato in nota, il Consiglio direttivo provvide alla nomina del Rettore, dei Professori e degli Assistenti. Riconfermato per l’anno accademico 1933-34, per acclamazione, il prof. Gobbi Rettore, su proposta di Gentile, tutti i professori e assistenti vennero riammessi nei rispettivi incarichi. Ad eccezione dell’insegnante di istituzioni di tecnica bancaria (Cattedra che fu soppressa), del dott. Pasquale Saraceno, trasferitosi Roma perché chiamatovi dall’IRI (l’istituto per la ricostruzione industriale, da poco creato dal governo e che, senza dubbio, va considerato uno dei successi della politica economica fascista) e, infine, del prof. Attilio Salmoiraghi, la cui nomina a funzionario del Comune di Milano ne rendeva incompatibili le funzioni di insegnante di francese presso la Bocconi. Quanto al patetico caso del prof. Piazza, posto in pensione dopo trent’anni di efficace e solerte insegnamento, tenuto anche conto delle sue benemerenze patriottiche, su proposta di Gentile, il Consiglio deliberò «di invocare da S.E. il Capo del Governo l’autorizzazione a confermarlo eccezionalmente nel suo incarico». Nel caso che l’istanza non fosse accolta, il Consiglio si trovò d’accordo «di studiare la possibilità di affidargli l’incarico gratuito dell’insegnamento, salvo attribuirgli sotto forma di buona uscita per i lunghi servizi prestati una indennità che valga a compensarlo del danno che subirebbe pel mancato conferimento dell’incarico». Quanto al prof. Bolaffio, sulla cui collaborazione non si poteva più contare, si pensò di sostituirlo sulla cattedra di Diritto commerciale e industriale dal prof. Alfredo De Gregorio unitamente al prof. Redenti: «si stabilirà come l’insegnamento venga ripartito», fu scritto a verbale. Sulla nuova cattedra di Diritto Bancario fu nominato il prof. Paolo Greco, Rettore dell’Università di Macerata. Si deliberò, da ultimo, che l’insegnamento della Politica Economica venisse conferito al prof. Del Vecchio e si svolgesse in due anni per gli studenti del 3° e 4° corso (due ore settimanali per ognuno dei due corsi).

Esaurito l’oggetto in questione, si deliberò in merito alla nomina del Consiglio Accademico per il 1933-34[29].

Al prof. Del Vecchio, che accettò, il Consigliò affidò il compito di tenere il discorso inaugurale dell’a.a. 1933-34. A libera disposizione del Presidente furono poste L. 5.000 per sussidi a studenti o laureati che non avessero potuto ricevere aiuti dall’Opera Universitaria e dalla Cassa Scolastica, «disciplinate da norme particolarmente rigide»[30].

Il 3 novembre dello stesso anno, 1933, fu indetta un’altra riunione del Comitato direttivo, al quale tuttavia per diverse ragioni personali non furono presenti parecchi consiglieri[31]. Prese per primo la parola Gentile per commemorare con nobili parole la recente scomparsa di S.E. il sen. Alberici «uno dei più assidui e cordiali collaboratori nostri». Si associarono, commossi, Sraffa e il Rettore. Gentile riprese la parola per comunicare che «il Ministero dell’Educazione Nazionale… con decreto in corso ha approvato le nuove disposizioni statutarie proposte lo scorso anno, tra cui le principali riguardano la «Fondazione Ettore Bocconi» che pertanto «potrà cominciare con quest’anno a funzionare». Fece notare, tuttavia, che il Ministero aveva modificato alcune norme per la composizione del Consiglio Accademico che, se applicate, non avrebbero potuto consentirne il funzionamento. Sarebbe occorso, dunque, intervenire al più presto a Roma per ovviare alla incresciosa situazione.

Inaspettatamente (a riprova di come l’atmosfera incombente sul Paese incidesse anche sulle decisioni prese da un organo di cui non si poteva negare l’indipendenza) Gentile informò che «la benemerita Presidente» aveva espresso l’idea che l’Istituto Ettore Bocconi iniziasse la sua vita «costituendo una specie di borsa di studio o premio da intitolarsi al nome del Capo del Governo col fine di rigorosamente promuovere gli studi di Economia Corporativa». A tale scopo si sarebbe dovuto stanziare sul bilancio dell’Istituto un fondo di L. 10.000 annue per un periodo da stabilirsi. La proposta innescò un acceso dibattito che pur toccando gli aspetti burocratici e scientifici dell’imprevista iniziativa lasciavano trapelare, a mio avviso, il sostanziale dissenso della maggioranza dei consiglieri. Si giunse, dopo non poche discussioni, a rinviare alla susseguente adunanza del Consiglio ogni deliberazione in proposito[32].

Al secondo punto dell’ordine del giorno figurava l’assegnazione delle borse di studio sulla quale, more solito, ebbe a riferire il consigliere delegato. Gli aspiranti alle sette borse disponibili furono soltanto quindici. Dopo una attenta valutazione accompagnata da pertinenti commenti si giunse a conferire sei borse. Ne beneficiarono studenti di diversa provenienza regionale; naturalmente furono rispettate, come sempre, le precise disposizioni date dai fondatori delle borse stesse.

Si affrontò, poi, l’annuale conferimento degli incarichi d’insegnamento. Come si è già rammentato, il Ministero aveva sollevato obiezioni sulla formazione del Collegio Accademico e, dunque, sulla liceità dei suoi provvedimenti (base delle contestazioni ministeriali era la presenza nel Consiglio Accademico bocconiano di due soli professori di ruolo). In attesa che Gentile riuscisse ad ottenere dal Ministero l’auspicato riesame delle questione, i consiglieri di amministrazione si trovarono d’accordo nel lasciare che per il corrente anno accademico si agisse come nei precedenti anni. E, pertanto, si deliberò che: a) la cattedra di Diritto sindacale e corporativo fosse affidata al prof. Paolo Greco, attuale Rettore dell’Università di Macerata, dal momento che il prof. Ludovico Barassi aveva comunicato di non poter accettare la conferma; b) nell’impossibilità di assegnare, dopo «averla tenuta con tanto onore per 31 anni», la cattedra di Matematica finanziaria al prof. Saul Piazza, l’insegnamento sarebbe stato affidato al prof. Pietro Martinotti, incaricato all’Università Cattolica[33]; c) per l’insegnamento del francese in tutti e tre i corsi[34], considerate le non buone condizioni di salute del prof. Tracconaglia, ci si sarebbe serviti del dott. Bruno Revel «che da anni teneva con successo corsi di conversazione francese e che lo scorso anno aveva sostituito il prof. Tracconaglia, malato, nell’insegnamento di 2° e 3° anno»; per il corso di Tecnica Industriale[35], non potendosi valere dell’opera del dott. Teodoro D’Ippolito, trattenuto in Brasile per un’importante funzione presso la Casa Matarazzo, ci si sarebbe avvalsi del dott. Arnaldo Marcantonio[36]; per l’insegnamento della lingua tedesca si rinviavano le decisioni in attesa che il prof. Nicolini risolvesse il problema dell’assistente[37].

Rimaneva da risolvere il problema degli aiuti e degli assistenti non ancora presi in considerazione. Secondo i suggerimenti del Consiglio Accademico il Rettore informò i membri dal Consiglio direttivo che, riuniti al primo anno gli studenti ragionieri e non ragionieri, il prof. Borroni, responsabile dell’insegnamento di Computisteria e Ragioneria con l’aiuto del prof. Caprara avrebbe dovuto ogni settimana tenere una esercitazione di due ore per gli allievi non ragionieri[38]. Non potendo il prof. Onida riassumere l’incarico per il 2° corso di ragioneria, si proponeva la nomina di un ottimo laureato bocconiano: il dott. Tommaso Zerbi. E un altro bravissimo laureato interno, il dott. Giorgio Pivato, avrebbe dovuto essere incaricato di tenere esercitazioni agli allievi del 1° anno divisi in due gruppi. A questi nuovi assistenti ci si trovò d’accordo nell’assegnare una retribuzione di L. 6.000 (meno il 12%). Quanto all’assistente per le esercitazioni di Tecnica Bancaria si sarebbe accolto il suggerimento del prof. Zappa stabilendo il compenso, per un’ora settimanale, di L. 2.000 (meno il 12%). Su parere favorevole dei proff. Mortara e Zappa si nominarono per il 1933-34 i dott. Lenti, Mazzoleni, Passardi, Pagni e Tagliacarne. All’Istituto di Statistica fu assegnato come assistente volontario il dott. Di Fenizio; all’Istituto di ricerche tecnico-commerciali e di ragioneria il dott. Zippel; all’Istituto di Geografia economica furono confermati come volontari gli assistenti dott. Colò e Guido Nicola. Infine, quale assistente effettivo presso l’Istituto di Statistica in luogo del dott. Valentino Dominedò, nominato assistente dell’Istituto di Economia Ettore Bocconi, fu assegnato il dott. Paolo Baffi con retribuzione di L. 10.000 (meno il 12%).

Designati i rappresentanti del Consiglio nell’Opera Universitaria (dottor Marcello) e nel Fondo di Previdenza (on. Donzelli), su sollecitazione del dott. Segre si tornò sulla questione del prof. Piazza. Tenendo anche conto dei pareri espressi dai membri del Consiglio Accademico, su proposta di Gentile, appoggiato in particolare da Segre, gli amministratori bocconiani deliberarono di «premiare in via affatto eccezionale l’operosità del prof. Piazza» assegnandogli una tantum la cospicua somma di 20.000 lire.

Fissata per il 20 novembre l’inaugurazione dell’anno accademico, fu anche deciso che si inaugurasse ufficialmente anche l’attività dell’Istituto Ettore Bocconi, invitando S.E. il prof. Bruno Biagi, che diede il suo assenso, a tenere la prolusione al Corso di Economia Corporativa[39]. Si deliberò pure di invitare S.E. Solmi a tenere alcune conferenze.

Assentatisi il vicepresidente e il segretario, il Consiglio deliberò di ratificare i pagamenti delle indennità di viaggio e rappresentanza computate «fino ad oggi», impegnandosi a stabilirne anno per anno l’ammontare. Per il 1933-34 al sen. Gentile fu stabilita una indennità ad personam di L. 25.000. Quanto al dott. Palazzina «chiamato d’improvviso a reggere col 1° giugno 1907 l’ufficio di segretario dell’Università Bocconi e quindi costretto a rinunciare senza indennità alla carica di vicesegretario della Camera di Commercio di Brescia, che occupava dal 1° dicembre 1904», il Consiglio gli riconobbe, con delibera unanime, ai fini del trattamento di quiescenza, quale direttore della Segreteria il periodo di servizio prestato a Brescia (1° dicembre 1904/31 maggio 1907).

Per varie ragioni l’adunanza del Consiglio indetta per il 14 aprile 1934 avrebbe avuto toni contrastanti e avrebbe segnato un momento di una certa importanza nella storia bocconiana[40].

Intanto, in apertura, dopo essersi compiaciuto, anche a nome dei colleghi, con l’on. Falck per la sua elezione a Senatore (e Falck non mancò di rilevare che la sua più frequente presenza a Roma avrebbe reso più intensa la collaborazione con Gentile nell’interesse della Bocconi), Gentile con non celata tristezza comunicò che il precedente 25 febbraio il prof. Sraffa aveva inviato una lettera di dimissioni da membro del Consiglio direttivo dell’Ateneo «non essendogli più possibile – diceva – dedicarvi la sua opera assidua come aveva fatto in precedenza». Personalmente posso aggiungere che le irrevocabili dimissioni di Sraffa trovavano una delle principali ragioni nel clima politico instaurato in tutto il Paese e nei suoi timori che la Bocconi fosse costretta a non voluti cedimenti. Il Consiglio, dolorosamente sorpreso, deliberò «di prendere atto delle dimissioni presentate dal prof. Sraffa affidando al Presidente l’incarico di esprimergli il suo profondo rincrescimento per l’irrevocabilità della decisione presa e di rinnovargli l’attestazione della più viva gratitudine per la lunga, geniale opera che ha prestato all’Università, con iniziative molteplici, che ne hanno rafforzato e accresciuto la fama ed il prestigio ed esprimendo la fiducia che anche rimanendo fuori dal Consiglio vorrà continuarci la sua cordiale collaborazione».

V’è da pensare che con tono irritato Gentile abbia informato poi i colleghi che con l’anno in corso l’Università Cattolica del Sacro Cuore aveva consentito che alle proprie facoltà di scienze sociali, economiche e politiche si iscrivessero anche i licenziati di Istituti tecnici nonostante lo statuto dell’Ateneo prevedesse che potessero iscriversi soltanto coloro che producessero un diploma di maturità rilasciato dai licei. Gentile si preoccupava moltissimo del danno che ne sarebbe potuto venire alla Bocconi e, quindi, credeva «doveroso adoperarsi energicamente presso il Ministero dell’Educazione Nazionale perché fosse ritenuta erronea l’interpretazione che l’Università Cattolica dava alle disposizioni del Testo Unico e perché, di conseguenza, fossero annullate le iscrizioni arbitrariamente effettuate dall’Università stessa». Si era verificato, infatti, che 33 studenti bocconiani del 2° anno si erano trasferiti alla Cattolica, mentre altri 34 che ivi si erano già immatricolati avevano richiesto l’iscrizione alla Bocconi ancorché l’anno accademico fosse inoltrato: il che aveva costretto a rivolgersi al Ministero dell’Educazione Nazionale, il quale aveva subito dato il proprio consenso. «Padre Gemelli però non ha rinunciato al proposito di costituire una vera e propria Facoltà di Scienze Economiche e Commerciali – continuava Giovanni Gentile – che naturalmente dovrebbe fare concorrenza alla nostra e per meglio riuscire nel suo intento ha espresso il desiderio di venire ad un accordo con noi». Pertanto il giorno prima, nella sala del Consiglio della Bocconi si era avuta una riunione alla quale era intervenuto con Padre Gemelli anche il prof. Zangucchi, preside delle Facoltà di Giurisprudenza, di Scienze Sociali, Economiche e Politiche. All’incontro prese pure parte il dott. Palazzina. Padre Gemelli presentò uno statuto della vagheggiata facoltà: uno statuto che prendendo esempio da quello bocconiano avrebbe stabilito un certo numero di materie di cui sarebbe indispensabile superare gli esami per essere promossi dal 1° al 2° biennio «e sarebbero state fissate delle tasse alquanto più elevate di quelle pagate alla Bocconi». Il senatore Gentile terminò la sua dura comunicazione con queste testuali parole: «… difendere gli interessi dell’Università Bocconi significa difendere un interesse nazionale e che, malgrado le norme restrittive che l’Università Cattolica è disposta ad introdurre nel proprio statuto, il sorgere della nuova facoltà costituirebbe indubbiamente una iattura per noi e (faccio) quindi appello alla buona volontà di tutti i suoi componenti (del Consiglio) perché tale iattura sia evitata». Non si accenna, nel verbale, alla deprecazione manifestata dai vari consiglieri: ma ben se ne rammentava il dott. Palazzina, come personalmente mi disse. In ogni caso il Consiglio unanime ringraziò il Sen. Gentile della efficace, sollecita opera da lui dispiegata anche in questa circostanza a difesa del prestigio e degli interessi della nostra Università, e gli espresse la fiducia che «vorrà continuare ad adoperarsi presso il Governo perché sia negata l’autorizzazione al sorgere di una nuova facoltà commerciale in Milano». Nessuna intesa, dunque, nessun compromesso: pollice verso!

Non certamente con animo sereno, come sempre aiutati dal Consigliere delegato Tumminelli, i membri del comitato passarono ad esaminare i bilanci: consuntivo del 1932-33 e preventivo del 1933-34. Si rilevò come il totale delle spese era notevolmente aumentato nel 1932-33: L. 1.180.015,60 in confronto a L. 1.062.523,35 dell’esercizio precedente. Sull’incremento aveva influito, in primis, la costituzione di un fondo di L. 100.000, per l’auspicato cambiamento della sede, e il costo rilevante delle scaffalature collocate nel sotterraneo della biblioteca.

Considerando d’altra parte complessivamente le rendite, esse erano ammontate a L. 1.181.232,45, mentre l’anno precedente erano state di L. 1.064.919,45. Quindi si notava con disappunto una diminuzione del flusso positivo, dovuto in misura principale alla contrazione delle iscrizioni e della munificenza. Il Consiglio non scese ad esaminare voce per voce il rendiconto (in ogni caso non v’è traccia nel processo verbale) e approvò il bilancio consuntivo nei suoi dati generali, ponendo in evidenza la irrisorietà dell’eccedenza attiva, L. 1.216,85.

Più consolanti apparivano i risultati indicati dal bilancio preventivo. Globalmente le entrate ammontavano a L. 1.174.300 e le spese a L. 1.148.952, con un avanzo, dunque, di L. 23.548.

Fu anche approvata la Situazione Patrimoniale al 31 ottobre 1933, che presentava L. 5.528.213,56 all’attivo e L. 5.526.946,71 al passivo. L’eccedenza attiva risultava pari, ovviamente, a quella già ricordata: L. 1.216,85[41].

Dopo una richiesta di chiarimento del Consigliere Delegato[42], sempre Tumminelli richiamò il Consiglio sulla necessità di addivenire alla compilazione di un regolamento interno del personale, fino a quel momento privo di organico e ribadì la sua opinione che si rivedessero intanto gli stipendi degli impiegati sulla base dell’anzianità di servizio, senza dire che il crescente lavoro della biblioteca e la fondazione dei nuovi istituti avrebbero consigliato un aumento del personale. Su queste proposte si susseguirono vivaci discussioni che possono essere chiaramente ricapitolate usando testualmente la sintesi contenuta nel processo verbale che richiamo in nota[43]. In conclusione: il Consiglio deliberò di provvedere alla stesura di un regolamento interno e quindi alla definizione di un organico del personale e intanto, su proposta del Presidente, di tenere conto delle condizioni dei singoli impiegati per attribuire loro una gratificazione senza prendere impegni decisivi. Trapelava insomma nelle proposte del Presidente un pizzico di paternalismo: non v’era da meravigliarsi.

Maggior stupore provocò certamente la comunicazione di Giovanni Gentile in merito al cambiamento della sede dell’Università. Il vicepresidente riferì del colloquio da lui avuto con il vicepodestà, Conte Radice Fossati alla presenza del segretario generale del Comune milanese. In conclusione: le prospettive erano buone. L’Amministrazione Comunale non era contraria ad assecondare un allargamento della sede dell’Ateneo. E per risolvere adeguatamente il problema si sarebbe dovuto disporre di un’area di circa 6 mila metri mq. Il Consiglio non nascose la sua soddisfazione e pregò Gentile di predisporre una lettera ad hoc da inviare al Podestà.

Rianimati i consiglieri, pilotati da Gentile, si accinsero ad una lunga e noiosa impresa: la revisione dello statuto dell’Università. In effetti, come ricordava Gentile, era imminente la pubblicazione del Regolamento Ministeriale che avrebbe reso indispensabile alcune modificazioni dello statuto interno, perché fosse in armonia con le disposizioni generali. Invitato dal vicepresidente il Rettore, che aveva avuto incontri con i colleghi del Consiglio Accademico, propose ai colleghi delle varianti, alcune puramente «formali», altre «sostanziali»: ne faccio cenno in nota[44]. La lunga, estenuante e, sotto diversi riguardi, emozionante seduta del 14 aprile 1934 si concluse con due provvedimenti che ricordo a piè di pagina[45].

Circa un semestre più tardi, il 29 ottobre 1934, ebbe luogo una nuova riunione del Consiglio di Amministrazione. Non v’è da credere che i consiglieri fossero distratti o peggio travagliati dal decorso della vita politica nazionale che, come lasciavano intendere le sempre più chiassose manifestazioni pseudo-popolari e i toni accesi delle conferenze tenute nei circoli di «mistica fascista», facevano della politica coloniale, della «conquista a qualunque prezzo di un posto al sole», il ritornello che rimbalzava da un capo all’altro del Paese, da un foglio all’altro della stampa sempre più asservita al regime.

L’adunanza si iniziò in tono patetico[46]. Prese subito la parola S.E. Gentile che, con molta nobiltà, si rivolse al Rettore Ulisse Gobbi che era alla vigilia di essere collocato a riposo. Merita che le espressioni di Gentile e la risposta di Gobbi siano testualmente riportate in nota[47].

Pontifex mortuus, pontifex factus. Passarono pochi minuti e, su suggerimento sempre di Gentile, fu acclamato dal Consiglio come nuovo Rettore il Prof. Del Vecchio. Solo da un anno Del Vecchio era entrato a far parte del Consiglio di Amministrazione, ma già aveva dato prove convincenti della sua bravura, dei suoi nobili sentimenti, senza dire dei suoi alti meriti di scienziato e di docente. Commosso Del Vecchio accettò l’incarico, onorato di «succedere al suo maestro e amico Gobbi». Come Rettore per l’anno accademico 1934-35 gli fu riconosciuta, seduta stante, un’indennità di L. 15.000. Tanto più apparve apprezzabile la decisione di Del Vecchio perché egli dimorava fuori Milano e l’incarico alla Bocconi gli costava un non indifferente sacrificio.

La definitiva rinuncia all’incarico d’insegnamento della Demografia da parte del prof. Francesco Coletti e, d’altra parte, «considerata la fondamentale importanza degli studi statistici, teorici e pratici, e l’opportunità di provvedere alle due materie (Statistica metodologica e Statistica economica e demografica)» il Consiglio si pose il problema di sdoppiare in due corsi l’insegnamento della Statistica servendosi di due insegnanti di cui uno avrebbe dovuto essere titolare. Per il momento non si fu, naturalmente, in grado di proporre dei nomi, ma il Consiglio di Amministrazione non mancò di prendere subito in considerazione il suggerimento del Consiglio di Facoltà di «fare pratiche presso il prof. Coletti perché conservasse l’incarico del corso complementare di Economia dell’Agricoltura».

Il collocamento a riposo del prof. Gobbi determinava una situazione che doveva essere sanata perché il Consiglio di Facoltà potesse funzionare. Si imponeva cioè la necessità che venisse coperto al più presto almeno uno dei due posti di professore di ruolo rimasti vacanti. Il Rettore, facendosi interprete dei desideri espressi dal Consiglio di Facoltà, comunicò che tra i possibili e meglio qualificati aspiranti ad un posto di professore di ruolo, conto tenuto dell’ottima produzione scientifica e della ben provata capacità didattica, spiccava, senza dubbio, il prof. Giovanni Demaria. Costui, vincitore di concorso, era straordinario da un triennio con l’incarico di Statistica economica e demografica presso il R. Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali di Bari. Sarebbe stata, dunque, occasione da non perdere quella di chiamare per trasferimento il Demaria a coprire alla Bocconi la cattedra di Statistica Economica e Demografica. Il Consiglio di Amministrazione manifestò il suo totale, caloroso appoggio alla proposta del Rettore e deliberò, quindi, «di chiamare con decorrenza 1° novembre 1934 il prof. Giovanni Demaria a coprire uno dei posti di ruolo vacanti presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi, affidandogli la cattedra di Statistica Economica e Demografica»[48]. Con la chiamata del prof. Demaria certamente la Bocconi si assicurava uno dei maggiori scienziati economici nazionali, di già riconosciuto prestigio internazionale. Senza dire che inseriva nel suo corpo insegnante un componente che anche per le sue doti, pei suoi valori umani sarebbe stato in futuro una colonna dell’Ateneo. Muove a commozione pensare che forse, mentre sto scrivendo queste righe, a poche centinaia di metri, Giovanni Demaria, uno dei miei Maestri, in piena lucidità di mente, ed in invidiabili condizioni spirituali e fisiche, che gli consentono di sostenere senza fatica i suoi 97 e più anni, sta redigendo una pagina che, come le innumerevoli altre stese nel corso della sua vita, non potrà non indurre a meditare, a meglio operare, a sperare in ravvedimenti e rinsavimenti.

Venne il momento di affidare gli incarichi e di nominare gli assistenti per il nuovo anno accademico 1933-34. In sostanza si decise di non mutare rotta. Come si può constatare scorrendo l’Annuario della Bocconi professori incaricati, assistenti effettivi e volontari rimasero quelli che avevano prestato servizio l’anno da poco concluso. Ne ricordo i nomi in nota[49], aggiungendo qualche precisazione in merito alle qualifiche.

Non sto a richiamare le considerazioni dei vari consiglieri in ordine all’assegnazione delle cinque borse di studio sulle quali aveva riferito il dott. Tumminelli. Basti dire che, nonostante qualche perplessità, sussurrata da qualche membro, il Consiglio alla fine non ebbe incertezze nel conferire le borse secondo le proposte formulate dall’apposita commissione.

Delegati il Presidente, il Rettore e il Segretario del Consiglio di predisporre un nuovo schema di «Regolamento Interno» dell’Università, la seduta si concluse, a vero dire in modo insolito, con una serie di comunicazioni che ricordo brevemente.

Gentile, compiacendosene, comunicò, senza fare allusioni alla Cattolica, che era stato «scongiurato il pericolo della creazione di un nuovo Istituto di Scienze Economiche e Commerciali in Milano».

La stesso Gentile colse l’occasione della loro prima partecipazione ai lavori del Consiglio per esprimere un caldo benvenuto agli on. Beneduce e Venino, i quali risposero con fervide espressioni di gratitudine.

Ancora il vicepresidente intervenne per illustrare il progetto presentato dal prof. Rotondi, d’accordo con il prof. Del Vecchio in merito all’istituzione di un «Istituto di Diritto Commerciale Comparato». Sottolineò che esso sarebbe stato «singolarmente interessante per lo studio della disciplina internazionale del credito, del risparmio, delle assicurazioni, dei trasporti, attività tutte così largamente rappresentate in questo grande centro di traffici» (Milano). Il Consiglio si trovò perfettamente d’accordo con le considerazioni fatte da Gentile e approvò «di massima» l’istituzione di questo centro di studio che avrebbe dovuto essere annesso all’Istituto di Economia Ettore Bocconi, con stanziamento di un primo fondo di L. 10.000. Gentile avrebbe dovuto redigere e presentare alla seduta successiva del Consiglio uno schema di regolamento.

Si tornò poi a ragionare in merito alla questione della nuova sede dell’Università e i consiglieri insistettero perché si permutasse l’attuale sede dell’Ateneo con quella dell’ex-Politecnico, situata in Piazza Cavour: un’ubicazione giudicata felice. Non si pervenne, tuttavia, a trovare per il momento una soluzione concreta.

Tra le «Varie» dell’ordine del giorno, Gentile comunicò che in occasione della cessazione dell’insegnamento da parte del prof. Gobbi, il Sindacato Interprovinciale Fascista dei Dottori Commercialisti di Milano aveva preso l’iniziativa di raccogliere un fondo di almeno L. 40.000 destinato alla istituzione di un «Premio Ulisse Gobbi» per la migliore tesi di laurea presentata all’Università Bocconi nel corso degli ultimi due anni in tema di Economia Pura con il vincolo, però, che gli allievi fossero iscritti alle organizzazioni giovanili del regime. Si precisava che il premio avrebbe dovuto essere conferito ogni biennio dal Consiglio d’Amministrazione bocconiano su proposta di una Commissione formata dal Rettore, dal professore di Economia e da un professore di materia affine, nonché dai rappresentanti del sindacato e del Guf milanese. Purtroppo, si faceva notare, per completare il Fondo mancavano L. 5.000: il sindacato faceva conto sulla generosità della Bocconi. E infatti il Consiglio deliberò unanime di accordare il contributo «ben lieto di poter anche così rendere onore al prof. Gobbi».

«Prima di sciogliere la seduta, il sen. Gentile invitò i Colleghi a partecipare il 31 corrente alla cerimonia che si sarebbe svolta nell’Aula Magna: Si sarebbe sospesa per un’ora la discussione delle lauree in onore del prof. Gobbi: il Segretario del Sindacato Dottori Commercialisti avrebbe annunciato l’istituzione del premio e avrebbe consegnato al festeggiato copia degli Scritti vari di Economia del prof. Gobbi, raccolte e pubblicate a cura del Sindacato».


1

Si scusarono per l’assenza i consiglieri Silene Fabbri, Giovan Battista Pirelli, Alfredo Rocco e Marcello Segre.

2

La gestione della Mensa Universitaria e della Palestra di Ginnastica aveva comportato maggiori spese per acquisto di materiali di cucina e riparazione e pavimentazione dei locali. La riduzione delle spese di stampa spiegava la diminuzione del costo degli «Annali di Economia».

3

Si era avuto anche un incremento di L. 3 mila circa per ritardati abbonamento agli «Annali di Economia».

4

Tumminelli osservava che sull’ammontare della situazione patrimoniale incidevano positivamente anche le L. 8.000 che avrebbero rappresentato l’onorario al prof. Ansbacher, «per l’acquisto di pubblicazioni tedesche da farsi dietro sua indicazione», ma alla quali Ansbacher aveva generosamente rinunciato.

5

Il Ministero dell’Educazione Nazionale, con nota del 28 maggio precedente, aveva reso noto che «il Consiglio superiore dell’Economia Nazionale ha espresso parere favorevole alle proposte di modifiche dirette a regolare le conseguenze del passaggio degli Istituti Superiori di Scienze Economiche e Commerciali alle dipendenze del Ministero stesso, avvertendo però essere necessarie regolari deliberazioni circa la misura e le modalità del trattamento di quiescenza, sia per i professori di ruolo, sia per il personale amministrativo, d’ordine e di servizio». Ciò premesso il Presidente pregò il Rettore di illustrare il progetto di regolamento del Fondo di Previdenza del personale amministrativo, d’ordine e di servizio. Una volta letto i consiglieri lo approvarono. In breve: il fondo, suddiviso in conti individuali, avrebbe garantito un trattamento di quiescenza a chi cessava dal servizio o, in caso di morte, ai suoi eredi. L’iscrizione al fondo era obbligatoria per tutti gli impiegati, a vario titolo assunti dalla Bocconi. Concorrevano al fondo: a) l’Università con un contributo pari all’8% dello stipendio di ciascun dipendente; b) ciascun impiegato con la trattenuta del 4% sullo stipendio. Sui due contributi sarebbe stato dedotto l’eventuale tassa di iscrizione alla Cassa Nazionale delle Assicurazioni Sociali. Per il trattamento di quiescenza gli stipendi sarebbero stati considerati al lordo della riduzione del 12%. Il fondo sarebbe stato diviso in due Partite. Nella Partita A confluiva il contributo dell’8% dell’Università con i relativi interessi; nella Partita B si accumulavano le trattenute del 4 % versate dai dipendenti coi relativi interessi. La somma accumulata nella Partita A serviva a porre l’Università in grado di corrispondere l’indennità di licenziamento prevista dalla legge a favore 1) di chi cessava dal servizio per invalidità accertata mediante visita medica; 2) di chi fosse stato licenziato senza sua colpa dopo 15 anni di servizio; 3) di chi cessava dal servizio in seguito a sua domanda compiuti 20 di servizio e raggiunti almeno i 60 anni d’età; 4) delle donne che lasciavano il servizio in caso di matrimonio. A cura ed a beneficio dell’Università era «stipulata presso l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni una assicurazione in caso di morte per l’importo di due volte lo stipendio iniziale per i primi 5 anni poi decrescente di 10/100 dello stipendio iniziale per i successivi 10 anni, di 15/100 dello stipendio stesso per 4 anni, di 20/100 dello stipendio stesso per due anni, restando così ridotta a zero nel 21° anno». Qualora in base a visita medica non fosse stata accettata l’assicurazione sulla vita in caso di morte allo stesso dipendente sarebbe stata assegnata solo la somma accumulatasi nella Partita A. La somma accumulatasi sulla Partita B andava «assegnata in caso di cessazione dal servizio, in qualunque tempo e per qualunque causa, salva la responsabilità dell’impiegato per danni che avesse arrecato all’Università». La Commissione Amministrativa poteva concedere all’impiegato con almeno 20 anni di servizio per gravissimi motivi familiari di prelevare fino ad 1/5 della somma accumulata sul fondo di previdenza. La somma prelevata avrebbe dovuto essere restituita con rate mensili trattenute sullo stipendio «nella misura e coll’interesse da fissarsi dalla Commissione. Le somme che non sarebbero state riscosse dopo 5 anni dalla liquidazione sarebbero andate a favore del fondo. Le somme versate nel fondo di previdenza sarebbero state impiegate in titoli emessi o garantiti dallo stato o in titoli dei prestiti del Comune di Milano. Per ciascun impiegato al 31 ottobre di ogni anno si sarebbe redatto il conto consuntivo ed il riparto delle competenze con riguardo alle due Partite A e B. I conti consuntivi sarebbero stati approvati dal Consiglio d’Amministrazione dell’Università. Il Rettore unitamente a un membro del Consiglio e ad un impiegato scelto dallo stesso Rettore avrebbe costituito la Commissione incaricata di amministrare il fondo di previdenza.

Mi sembrerebbe di abusare della pazienza del lettore se ricapitolassi anche le non poche e non brevi norme transitorie che, del resto, sono analiticamente esposte nel verbale della riunione.

6

Non sto a ripeterne l’elenco che, d’altronde, come sempre, figura con l’indicazione dei corsi e dei programmi nell’Annuario della Bocconi per il 1931-32. Vi sono anche ricordati gli aiuti, gli assistenti e gli assistenti volontari assegnati a corsi e agli Istituti di Economia e di Ragioneria.

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Vedasi l’Annuario bocconiano del 1931-32.

8

Non mi sembra necessario riassumere qui in nota il Regolamento della Cassa Scolastica, il cui testo completo è del resto allegato integralmente in calce al verbale della riunione consigliare.

9

Inoltre sugli interessi del capitale erano state versate all’Azienda Tramviaria Municipale L. 6.000 per la concessione delle riduzioni sugli abbonamenti richiesti dagli studenti.

10

La Casa dello studente sarebbe sorta, infatti, alla Città degli Studi, una zona distante e scomoda da raggiungere.

11

Lo si può leggere sull’Annuario bocconiano del 1931-32.

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Bolchini morì il 2 giugno 1931.

13

Vien fatto di chiederci: il dramma solo economico o anche quello politico?

14

Il mito mussoliniano andava prendendo sempre più piede e lo stile «littorio» andava di più in più plasmando il volto architettonico, letterario e culturale dell’ex Bel Paese; l’iconografia del duce si diffondeva ovunque, perfino sui declivi delle montagne, e le «lapidarie» frasi del Capo (sul cui capo piovevano di continuo le ammirate lodi di uomini politici della maggiori Nazioni) sbucavano roboanti e pungolanti dai muri di caseggiati e dai «cartelloni» ben appostati sui bordi delle strade. Si esaltava la prolificità delle donne italiane, stimolate al coniugio da consistenti premi e da una incalzante propaganda antimalthusiana; e la pretesa d’«un posto al sole» preannunciava l’impostazione di una politica coloniale «imperialistica». Non era certamente un caso se la prolusione di De Magistris all’inaugurazione dell’anno accademico svolse il tema. «Geografia e Politica Coloniale». Si apriva con un’epigrafe mussoliniana «… In terra d’Africa c’è gloria e posto per tutti…» e concludeva: «… C’è… un bilancio da impostare: quello delle materie prime che ci occorrono per vivere, della revisione di alcune clausole dei trattati di pace, dell’aperta successione a colonie di stati rinunciatari, delle terre da far coltivare alla nostra gente sempre più numerosa, della sicurezza delle vie per tutti i mari perché la nostra metropoli è l’unica, fra quelle che si affacciano al Mediterraneo, che sia mediterranea al cento per cento e non abbia la certezza del suo domani, se venissero ostruite le vie d’accesso. Non sogni intempestivi di conquista. Non velleità di dar lezioni a vanvera a chi tenterebbe angustiarci. Ma una sana ed onesta volontà di vivere senza stenti. Una tranquilla certezza d’uscire dal cerchio senz’aggravare il malessere mondiale, anzi contribuendo ad alleviarlo. Soprattutto la ferma fede che l’Uomo che ha sempre veduto giusto, e prima di tutti gli altri governanti, ci saprà far godere soddisfazioni anche più nobili di quelle che già sono nostro patrimonio, non soltanto spirituale». Il testo completo della prolusione di De Magistris è pubblicato nell’Annuario bocconiano del 1931-32.

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La commemorazione del defunto Presidente è pubblicata sul solito Annuario bocconiano del 1931-32 e in parte è stata ricordata in un mio saggio Giovanni Gentile, Vice Presidente dell’Università Commerciale Luigi Bocconi apparso in «Giornale degli economisti e Annali di Economia», luglio-dicembre, 1993, pp. 335-342 e in «Nuova Antologia», fasc. 3, luglio-settembre 1994, pp. 177-184 (trattasi di una Relazione tenuta al «Convegno di Studi su Giovanni Gentile (1875-1944)» svoltosi a Roma il 20 e 21 maggio 1994 presso il Comune nella Sala della Promoteca in Campidoglio).

Ma mi pare doveroso e opportuno che anche qui il ricordo gentiliano di Ettore Bocconi sia riportato nella sua interezza. Disse dunque Giovanni Gentile, commosso:

«Ho desiderato che non tardasse più oltre questa riunione del nostro Consiglio per compiere un dovere che certamente era nell’animo di ciascuno di noi. Dacché abbiamo perduto il nostro amatissimo Presidente, noi abbiamo sentito che all’Università Bocconi era venuta a mancare la colonna principale sui essa si reggeva; ma ci confortava pensare che la persona che a Lui era stata più cara nella sua vita avrebbe continuato il suo programma di assidua liberale assistenza alla nostra Università. Oggi è per noi molto caro avere questa persona fra noi a rimpiangere insieme con noi la gravissima perdita da noi fatta con la morte di Ettore Bocconi.

Quanto a me che oggi ho l’onore di parlarvi, io sono stato uno dei suoi ultimi collaboratori. Soltanto da un anno ho potuto qui conoscerlo da vicino, e quindi apprezzare il vivo interesse, la grande passione con cui Egli serviva e promoveva gli interessi di questa scuola.

Ascrivo a mio grande onore aver potuto nell’ultimo periodo, così triste, della Sua vita alleviare le Sue cure, il Suo tormento poiché non era più in grado di seguire da vicino l’andamento dell’Università del Suo cuore, legata al nome e a ricordi sacri della Sua famiglia.

Ma in quest’ultimo anno, benché i nostri contatti non avessero potuto essere frequenti, ho potuto vedere che il motivo sentimentale e domestico che Lo univa a questo Istituto aveva radici profonde nel Suo illuminato e generoso interesse per qualche cosa di più alto ed universale.

In quest’uomo schivo, modesto, che quasi sentiva il bisogno di chiudersi entro sé medesimo, ardeva una pura fiamma di idealità, un amore schietto e ardente per la cultura. Una grande prova io personalmente l’ho avuta quando ho visto con quale premura Egli personalmente prese a studiare un problema – che era finanziario ed economico, ma anche morale, nazionale, culturale – quello della Enciclopedia a cui è legata la vita del nostro collega Tumminelli, a cui io dedico da sette anni le mie cure e i miei pensieri più assidui: problema che aveva bisogno del sostegno vigoroso d’un uomo che avesse la forza per sorreggerlo, la capacità d’intenderlo, la fede in una vasta e ardua impresa di carattere nazionale. Allora io ho potuto misurare nell’animo del Senatore Bocconi l’interesse profondo per la cultura nazionale, come la ragione più seria del Suo grande amore per questa Università.

Oggi, riunendoci per la prima volta dopo che Egli è scomparso, non possiamo limitarci a ricordare il nostro Presidente, che lascia la Sua erede degna continuatrice della Sua opera nel nostro Consiglio Direttivo, ma abbiamo il dovere di rimpiangere in Lui una delle forze più operose che negli ultimi tempi si siano dedicate in Italia alla causa della cultura nazionale. Abbiamo soprattutto il dovere, tornando ai nostri lavori ed accingendoci all’opera nostra per l’avvenire, di promettere alla Sua cara e buona immagine – che ci rimarrà sempre nella memoria sorridente, incoraggiante, semplice nella sua modestia – quella devozione a questo Istituto di cui Egli ci diede l’esempio, e che noi ci sforzeremo di mantenere negli animi nostri anche per gratitudine verso la fiducia che Egli ci dimostrò desiderandoci qui suoi collaboratori».

Debbo aggiungere che la morte di Ettore Bocconi fu pure vibrantemente commemorata in Senato dal presidente Federzoni con l’adesione di Mussolini. Il Rettore Gobbi ricordò le grandi benemerenze di Ettore Bocconi in una seduta dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. La scomparsa del Presidente della Bocconi ebbe larghissima risonanza sulla stampa cittadina e nazionale.

Quanto all’accenno fatto da Giovanni Gentile all’Enciclopedia italiana, da lui sapientemente diretta, debbo ricordare che la grande impresa voluta e impostata dal sen. Giovanni Treccani degli Alfieri era anche intensamente sostenuta da Tumminelli e da Treves, specialmente in quel periodo che vedeva l’iniziativa alquanto travagliata da difficoltà economiche e finanziarie.

16

Tra le Uscite risultavano inferiori nella misura di L. 7.000 le Spese diverse (non vi figuravano le spese per l’inaugurazione dell’anno accademico, per i diplomi di laurea e per un aiuto dato al dott. Breglia); gli Stipendi Impiegati per L. 16.000 circa (riduzione del 12%, stabilita per legge); la Cancelleria e stampati per L. 2.700 (diminuzione prezzi); il Riscaldamento per L. 1.300 (minor consumo e diminuzione prezzi del carbone); l’Indennità esami per L. 3.000 circa (riduzione del 12%); i Viaggi dei Professori per L. 17.600 circa (probabilmente per la diminuzione dei prezzi dei biglietti); la Fondazione Serena per L. 6.000 (minor numero di conferenze per via del ridotto contributo della Fondazione); la Scherma per L. 11.000 circa (l’anno precedente v’erano state spese straordinarie di manutenzione); la Mensa per L. 10.000 (come sopra); l’Annuario L. 11.000 (non si era stampato); il Contributo all’Azienda Tramviaria per L. 6.000 (non anticipato dall’Università, ma caricato sugli interessi del capitale raccolto per l’Opera Universitaria); il Fondo di Previdenza (non era stato possibile assegnare alcuna somma). Sempre tra le Uscite apparivano in aumento: le Imposte (per maggiori accertamenti di R.M. negli anni 1926-29); le Poste, Telegrafo, Telefono per L. 1.700 (per modifiche impianti telefonici e organizzazione dell’Opera Universitaria che dovrebbe però rimborsare); la Manutenzione stabili per L. 9.000 circa (applicazioni inferriate e altri lavori), i Mobili per L. 60.000 circa (scaffalature in ferro per biblioteca e arredamento aula Geografia); la Biblioteca per L. 4.700 (maggior acquisto libri); gli Onorari Professori per L. 4.500 circa (malgrado la riduzione del 12% per un totale di L. 49.000, fu corrisposta al Rettore un’indennità di L. 25.000, integrato per L. 10.000 l’onorario di Zappa dopo la sua partenza da Venezia e per i cicli di conferenze tenute da Volpe e da Rocco: la cifra non è esplicitata). Per quanto atteneva alle Rendite risultavano inferiori: le Tasse Studenti di L. 84.000 circa (la diminuzione degli allievi era stata di circa 50 unità e nessuno si era iscritto al Magistero di computisteria e ragioneria, corso che era stato pertanto annullato); gli Annali di L. 11.000 (70 erano gli abbonati morosi e 50 gli abbonamenti disdettati. L’anno precedente erano state esatte L. 4.000 per volumi arretrati). Tenuto conto che le spese erano state di L. 23.740 il passivo ammontava a L. 8.740. Tuttavia la gestione degli Annali doveva considerarsi largamente attiva anche nel 1930-31 in quanto le riviste italiane ed estere ricevute in cambio ascendevano a circa L. 12.000 (senza tener conto di altre pubblicazioni ricevute da vari donatori e di quelle avute in recensione); i Contributi di L. 55.000 (ridotto di L. 50.000 quello della Cassa di Risparmio, di L. 2.500 quello della «Serena Foundation», di L. 3.000 quello del Comitato Germanico).

In sostanza si aveva una eccedenza passiva di L. 9.582, che però, osservava Tumminelli, quasi sarebbe scomparsa se dal patrimonio dell’Opera Universitaria si fossero prelevate le spese per la Mensa e la Scherma, «spese per finalità che sono precisamente quelle assistenziali a cui dovrebbe provvedere l’Opera Universitaria». Il Consiglio, dopo breve discussione e dopo aver consentito un aumento dello stipendio di L. 1.000 nette di R.M. all’impiegato, applicato di segreteria, Matteo Canale con decorrenza 1° novembre 1931, approvò il consuntivo 1930-31 con queste risultanze: Spese per L 1.100.482,30; Rendite per L. 987.038,75. La situazione patrimoniale al 31 ottobre 1931 era di L. 5.262.881,61.

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Analogo provvedimento venne preso a favore degli studenti Giusto Lazzarino, Ferdinando Frosnedi che pur presentando una media di votazioni altissima avevano ottenuto, in una materia, un voto inferiore al limite richiesto. Della generosità del Consiglio fu anche partecipe il dott. Andrea Carbonera: ebbe un aiuto pari all’importo della tassa e soprattassa di laurea.

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Il Rettore fece anche sapere che il prof. Zappa proponeva di tenere come secondo insegnamento (cui era esplicitamente obbligato), un corso di Tecnica della speculazione di borsa, corso facoltativo di due ore settimanali per gli studenti del 3° e 4° anno. La proposta fu accolta.

Non così quella avanzata dal dott. Luigi Arimattei per ottenere l’incarico di un corso di Economia serica. Il Consiglio non volle venir meno al voto espresso dal Consiglio Accademico di evitare l’istituzione di corsi speciali.

Il Rettore si preoccupò di avvertire i consiglieri che i dott. Onida e Lorusso, assistenti alla cattedra di Ragioneria e Tecnica Bancaria si erano presentati ad un concorso per cattedra, in attesa di conoscerne i risultati sarebbe stato opportuno confermare la spesa sostenuta il precedente anno «deferendo alla Presidenza l’incarico di fissare i singoli incarichi» secondo le proposte che avrebbe fatto il prof. Zappa.

Approvato quanto sopra il Consiglio confermò il dott. Valentino Dominedò assistente all’Istituto di Economia Politica e autorizzò l’apertura di un concorso per un secondo posto di assistente. Si provvide poi ad assumere il dott. Paolo Baffi come impiegato avventizio presso lo stesso istituto con compenso di L. 500 mensili. In accordo con i voti del Consiglio accademico il Consiglio si espresse favorevolmente per l’assunzione di due assistenti: uno volontario per Geografia economica e uno, stanziando una somma di L. 3.000, per Merceologia su proposta del prof. Cambi. Confermati, infine, tutti gli altri assistenti volontari si nominò il dott. Libero Lenti assistente volontario presso l’Istituto di Economia Politica.

19

Risultarono eletti i proff. Cambi (Materie Tecniche), Mortara e Solmi (Materie Economiche), Ranelletti (Materie Giuridiche), Sanvisenti (Lingue straniere): in aggiunta i proff. di ruolo Gobbi (Materie Economiche) e Zappa (Materie Tecniche).

20

«Il consiglio si trova concorde nel deliberare per gli allievi immatricolati all’Università nell’anno accademico 1932-33 ai fini della promozione… sia obbligatoria la iscrizione alle lingue francese ed inglese di cui si devono sostenere e superare gli esami colle norme vigenti (in una sessione non è pertanto consentito di sostenere gli esami di due corsi di una stessa lingua e per la promozione dal 1° al 2° biennio dell’Università è indispensabile aver superato gli esami di 2° corso delle due lingue suindicate).

La terza lingua – da scegliersi fra la tedesca e la spagnola – è obbligatoria solo ai fini dell’ammissione all’esame di laurea, cosicché può essere consentito di sostenerne gli esami con le norme preesistenti e quindi anche in una sezione speciale all’inizio dell’anno accademico (se l’allievo ritiene quando s’iscrive all’Università di averne già conoscenza) e se abbia superato in una delle sessioni ordinarie l’esame del corso a cui era stato regolarmente iscritto durante l’anno accademico precedente.

Si delibera quindi d’invitare gli allievi immatricolatisi all’Università nell’anno 1931-32 a provvedere d’urgenza a eventualmente rettificare le domande d’iscrizione alle lingue straniere indicando quella delle due lingue tedesca e spagnola che intendono scegliere come terza lingua obbligatoria.

Per gli allievi che si sono immatricolati all’Università nel quadriennio anteriore all’anno accademico che ora s’inizia continuano ad essere obbligatorie oltre alle due lingue scelte come obbligatorie fra l’inglese, il tedesco e lo spagnolo. Anche ad essi può applicarsi la facilitazione per la quale l’esame della terza lingua scelta come obbligatoria può essere sostenuto in una speciale sessione, che sarà tenuta, come un tempo, i primi di dicembre; per tale lingua è anche consentito di sostenere in una stessa sessione gli esami di due corsi successivi».

21

Ricordo quella intestata a «Sandro Mussolini» istituita del dott. Giuseppe Colli, quella finanziata dall’on. Gasparotto e quella in memoria del comm. Carlo Castiglione istituita da persona imprecisata e quella, infine, fondata dal gr. uff. U. Hoepli.

22

Per la ristrettezza del tempo con cui si era dovuto prepararlo, il bilancio non avrebbe consentito per tutte le voci un confronto col preventivo e col consuntivo precedenti. In ogni caso era da tenere presente che grazie alla pur parziale applicazione del contributo per la biblioteca e gli istituti (L. 35.000) e della cessazione del vincolo sulle somme accantonale, attesa la riduzione del 12% degli stipendi (L. 65.000), era stato possibile chiudere l’esercizio 1931-32 con un lieve avanzo dopo avere reintegrato il patrimonio dell’eccedenza passiva avutasi nel 1930-31 (esattamente di L. 113.443,45).

23

Non figurava più la spesa di L. 600 (assegno versato alla vedova del dott. Sabbatini da poco deceduta). Circa gli Stipendi del personale s’era verificato un aumento di L. 15.000 per indennità di licenziamento del dott. Ippolito. Sulle Imposte si ebbe un minor esborso di circa L. 9.000 per una più attenta revisione degli accertamenti fiscali. Ad una diminuzione di L. 500 per le spesa d’Acqua potabile si contrapponeva un aumento di L. 1.300 per l’illuminazione (acquisto lampadine adatte al nuovo voltaggio imposto della Edison, maggior consumo per lezioni serali, nuovo contatore per la sede del Guf, ecc.). Maggiore spesa di L. 2.000 per Cancelleria e stampati; minore spesa di L. 1.400 per francobolli. Maggior spesa per Riscaldamento di L. 2.300 (nuove scorte di carbone e legna). L. 1.000 in meno alla voce Vestiario (a due fattorini promossi applicati di segreteria e biblioteca non era più fornita la divisa). Aumento di circa L. 35.000 per le spese di manutenzione dello stabile (rifacimento ballatoi del primo e secondo piano, imbiancature, ecc.). In aumento pure le spese per mobili per scaffalature in ferro per la biblioteca e arredamenti nell’Istituto di Geografia (L. 60.000 circa). Per cambio radiatori e tubazioni caloriferi lieve incremento delle spese per Macchinario (L. 1.300). Notevole diminuzione (L. 40.000) invece per gli Onorari ai professori (non furono tenute le conferenze e lezioni di Volpe, Orsi, Ferri, Alberti, Cornaro, Zippel; si diminuirono le retribuzioni ad Onida, Dominedò, Bolaffio e si applicò per intero la deduzione del 12% sugli stipendi (l’anno precedente era stata applicata solo per il mese di dicembre). L’indennità-esami ebbe un forte incremento (circa L. 40.000 perché con la costituzione delle commissioni di esami la ricevettero tutti i membri e non il solo professore esaminatore). Di L. 5.000 fu la diminuzione della voce Diarie e Viaggi. Così pure si ridusse di L. 4.200 circa la spesa per la voce Scherma (il Guf avrebbe rimborsato gli anticipi per illuminazione e riscaldamento). Il minor numero di abbonati agli «Annali» ridusse l’introito della relativa voce di circa L. 3.500 mentre i C/C vincolati e non per maggiori somme depositate diedero un incremento di circa L. 4.000 degli Interessi attivi. Infine, giunta l’autorizzazione ministeriale, si rese disponibile la somma (non precisata) accantonata per la deduzione del 12% degli stipendi del 1930-31. Fu considerata una Sopravvenienza attiva.

24

Non è il caso che ricordi, qui, anche solo le più importanti manifestazioni celebrative del decennale. Tutto era fatto perché si diffondesse nell’animo degli italiani la convinzione che i sacrifici duri cui erano costretti servivano e avrebbero servito, grazie alle tante provvidenze studiate e indubbiamente realizzate dal governo, a trarsi fuori dalla gravissima crisi economica che attanagliava l’economia mondiale. L’esaltazione dell’autarchia era un capitolo importante di quella «Mistica Fascista» che veniva sempre più insegnata nell’intento di giungere a far sì che nei sudditi si radicasse la persuasione che si era ormai ottenuta, per il bene di tutti, l’identificazione dello Stato col fascismo incarnato nel suo capo. Il quale, come una divinità, per il bene comune, a tutto pensava, a tutto provvedeva nel migliore dei modi: non rinunciando, se del caso, ad operare qualche miracolo, come novello profeta. La sua iconografia inondava e stordiva il Paese che nelle spericolate e internazionali imprese dei suoi aviatori (si pensi ai raids di De Pinedo, alla trasvolate atlantiche di Balbo e delle sue squadriglie, per non portare altri esempi) trovava motivi di orgoglio e di grandezza, opportunamente di continuo ribaditi ed entusiasticamente celebrati. Del resto è innegabile che il governo fascista facendo funzionare nel complesso meglio di un tempo i pubblici servizi, dimostrandosi nel complesso assai meno corrotto di quelli precedenti, favorendo con provvidenze varie lo sviluppo della popolazione, impostando piani di imponenti, anche se non sempre necessarie, opere pubbliche, ricorrendo all’emanazione di amnistie ed indulti, ottenendo risultati soddisfacenti anche là dove si erano registrati in precedenza avvilenti insuccessi (si pensi ad esempio alla pacificazione e allo sviluppo della colonia libica praticamente abbandonata dopo la guerra mondiale), si era conquistato il rispetto e l’adesione di gran parte degli italiani.

25

Il tema scelto fu: «L’industria chimica nella Economia Italiana».

26

Le propine furono assegnate come in passato e cioè nella misura fissa di L. 500 (diminuite del 12%) di cui ne beneficiavano i professori di materie scientifiche e tecniche per gli esami, estivi e autunnali di ogni corso. Furono invece stabilite in L. 3 (meno il 12%) per ogni esame di corsi a cui assistevano in veste di commissari, propina di L. 3 che fu corrisposta anche ai commissari esterni. Quanto alle lingue l’indennità fu di L. 30 per ogni seduta di due ore, mentre ogni esame orale fu compensato con L. 2 (meno il 12%). Per gli esami di laurea la propina venne corrisposta nella misura di L. 10. Il Consiglio approvò il sistema usato e volle «ringraziare il Rettore, prof. Gobbi che ha nobilmente accettato tale sistema, dando così nuova testimonianza del suo affetto per la nostra Università».

27

Il Consiglio, come risulta pure dall’Annuario della Bocconi, era dunque composto dal Presidente Donna Javotte Bocconi Manca di Villahermosa; dal Vice Presidente S.E. Sen. Giovanni Gentile, e dal Consigliere Delegato dott. Calogero Tumminelli; dal Rettore Prof. Ulisse Gobbi; e dai Consiglieri Sen. Angelo Salmoiraghi, S.E. il Sen. Pietro Albericci, l’On. Beniamino Donzelli, il Prof. Angelo Sraffa, il Dott. Marcello Segre, l’Ing. Dott. Giorgio Enrico Falck, il Comm. Amos Argenti e, i nuovi membri ricordati nel testo, l’On. Prof. Alberto Beneduce, il Sen. Ing. Pietro Puricelli, il Prof. Gustavo Del Vecchio e il Dott. Alessandro Croccolo. Quest’ultimo vedeva coronata la sempre generosa militanza nelle file dei bocconiani: da primo vincitore di una borsa di studio nel 1903 a consigliere dell’Ateneo trent’anni dopo.

28

«Il Vice Presidente Sen. Gentile, fa presente la necessità che lo Statuto che attualmente regge questa Università sia sottoposto a completa revisione, per metterlo in armonia con le nuove norme di coordinamento della legge sull’istruzione superiore ed informa che è a conoscenza che il Testo Unico delle Leggi stesse è in corso di elaborazione presso il Ministero dell’Educazione Nazionale, come è confermato anche da una recentissima circolare (n. 7302 div. III pos. 6, Direzione Generale dell’Istruzione Superiore in data 3 corrente). Con riserva di tale revisione egli invita il Consiglio di Amministrazione, in base alla facoltà che gli compete per l’art. 5 dello Statuto, a deliberare intanto alcune norme urgenti, perché il Ministro (con nota n. 07858 div. II, pos. 2, Direzione Generale dell’Istruzione Superiore) ha chiesto che siano inseriti nello Statuto approvato con R.D. 8 marzo 1925 n. 5472 modificato con R.D. 2 dicembre 1928 n. 3108 e 29 ottobre 1931 n. 1840, le norme relative all’ordinamento didattico, indicando quali insegnamenti sono fondamentali e quali complementari e stabilendo l’organizzazione dei corsi d’integrazione e di specializzazione, e ciò in tempo affinché le proposte stesse vengano sottoposte al Consiglio Superiore dell’Educazione Nazionale nella sua prossima riunione… Il Rettore fa rilevare che in questa Università si sono sempre impartiti e si impartiscono tutti gli insegnamenti elencati nell’art. 19 del Regolamento Generale degli Studi Superiori di Scienze Economiche e Commerciali approvato con il R.D. 8 luglio 1925 n. 1227 e inoltre quello di Diritto Corporativo e quello di Tecnica Amministrativa delle Imprese Industriali (rilevazione dei costi e organizzazione scientifica del lavoro). Enumera le materie complementari che si sono svolte ad anni alternati e fra le quali gli allievi possono scegliere un gruppo pel quale l’esame diventa obbligatorio; ricorda l’ordinamento dato all’insegnamento delle lingue straniere, indica quali insegnamenti sono annuali e quali biennali, quali materie debbono ritenersi propedeutiche e presenta sotto forma di articoli le norme relative all’ordinamento degli studi che si dovrebbero, in ossequio alla nota ministeriale già richiamata, inserire dello Statuto dopo l’art. 26, che dovrebbe limitarsi al primo comma mentre il secondo diventa un articolo successivo… Il Vice Presidente, senatore Gentile, mentre dichiara di approvare le proposte illustrate dal Rettore, esprime il convincimento che in attesa che vengano definite tutte le pratiche relative alla ‘Fondazione Ettore Bocconi’ sia opportuno, a dimostrazione del memore affetto pel compianto Presidente, non ritardare l’organizzazione dell’Istituto di Economia Politica che deve portare il Suo nome e prega il prof. Del Vecchio, a cui è stato dato l’incarico di predisporre l’ordinamento, di riferire in proposito.

Il prof. Del Vecchio presenta uno schema dell’Istituto che si ispira all’opportunità di nulla modificare sostanzialmente di ciò che esiste ora nell’Università Bocconi, ma di dare l’impulso ad un ulteriore progresso nei suoi ordinamenti. Il progetto è ispirato inoltre al concetto di rendere possibile, attraverso il contatto diretto degli insegnanti cogli allievi, il miglior rendimento degli studi per quella piccola minoranza di studenti nella quale soltanto ogni Istituto può attuare le sue più alte finalità creatrici di aristocrazie intellettuali… Soprattutto il progetto è ispirato al concetto che soltanto insegnamenti di carattere veramente superiore possono dare carattere universitario ad una Scuola dove gli altri insegnamenti debbono generalmente avere natura istituzionale o intendimenti tecnico-professionali. Si confida, in tal modo, che l’Università Bocconi potrà ancora una volta riaffermare le sua tradizionale supremazia ed insieme favorire con un altro esempio fecondo il progresso degli studi economici nazionali».

Su queste dichiarazioni del Rettore e di Del Vecchio si aperse una intensa discussione. Unanime fu il riconoscimento dell’opportunità di predisporre per il momento solo le norme essenziali relative all’ordinamento degli studi nel rispetto dell’invito del Ministro. Si sarebbe rimandato invece il riesame e la compilazione di tutte le norme modificatrici dello Statuto al momento dell’emanazione del Testo Unico.

Pertanto il Consiglio di Amministrazione della Bocconi deliberò «di proporre all’approvazione del Ministero dell’Educazione Nazionale le seguenti modificazioni dello Statuto attualmente vigente. Dopo l’Art. 25 mettere l’intestazione Ordinamento Didattico. Art. 27: La durata degli studi per il conferimento della laurea è di anni quattro. Le materie d’insegnamento si distinguono in fondamentali e complementari: Sono Fondamentali: Economia Politica (biennale), Politica Economica (biennale), Scienza delle Finanze e Diritto Finanziario, Statistica Metodologica, Demografia e Statistica Economica (biennale), Geografia Economica (biennale), Storia Economica, Istituzioni di Diritto Privato, Istituzioni di Diritto Pubblico, Istituzioni di Diritto Internazionale, Diritto Corporativo e Sindacale, Diritto Commerciale e Industriale (biennale), Computisteria Ragioneria Generale e applicata (biennale), Tecnica Mercantile, Diritto e Tecnica della banca (biennale), Tecnica Industriale, Matematica finanziaria (biennale), Merceologia (biennale); Sono materie complementari: Economia agraria, Economia dei trasporti, Tecnologia industriale, Istituzioni commerciali di Stati Esteri, Diritto marittimo, Diritto processuale, Complementi di ragioneria per la pratica professionale, Contabilità di Stato, Politica coloniale. Art. 28: Fanno parte dell’ordine degli studi i seguenti insegnamenti. Francese, Inglese, Tedesco, Spagnuolo. Art. 29: Per l’ammissione all’esame di laurea gli studenti debbono aver superato gli esami di tutte le materie fondamentali e a scelta dello studente quelli delle due lingue straniere: Francese e Inglese. Nelle quattro materie complementari lo studente è libero di comprendere una lingua straniera a scelta fra il Tedesco e lo Spagnuolo. Art. 30: Lo studente che non abbia superato gli esami delle materie propedeutiche non può essere ammesso a sostenere gli esami sulle materie che presuppongono la conoscenza delle prime. Sono da considerarsi materie propedeutiche: l’Economia Politica, la Statistica metodologica Demografica ed Economica rispetto alle Scienza delle Finanze e Diritto Finanziario e alla politica Economica; la Computisteria, Ragioneria Generale ed Applicata rispetto alla Tecnica Mercantile e Bancaria e Tecnica Industriale; le Istituzioni di Diritto Pubblico e le Istituzioni di Diritto Privato rispetto al Diritto Internazionale e al Diritto Commerciale e Industriale; l’Economia Politica e le Istituzioni di Diritto Privato e di Diritto Pubblico rispetto al Diritto Corporativo. Per il passaggio dal primo al secondo biennio gli studenti devono aver superato tutti gli esami determinati dal Consiglio Accademico. Art. 31: Il Consiglio Accademico determina al principio di ogni anno accademico quali esami di profitto debbono essere sostenuti per singole materie e quali per gruppi di materie. Gli esami di profitto consistono in prove scritte e orali. Il Consiglio Accademico determina per quali materie gli esami anzidetti debbono svolgersi con prove scritte oltre che colle prove orali. Art. 32: Fa parte dell’Università un Istituto di Economia “Ettore Bocconi” costituito dai seguenti insegnamenti annuali: Storia delle teorie economiche; Economia Pura; Statistica della moneta, del credito e dei mercati; Storia contemporanea degli istituti economici. Il corso ha la durata di due anni. Art. 33: All’Istituto possono essere iscritti gli studenti del 3° anno in seguito a concorso. Il concorso è per titoli in base ai risultati degli esami di profitto del primo biennio ed è giudicato da una commissione composta di tre membri designati dal Consiglio Accademico. Il numero degli studenti che possono essere iscritti è stabilito anno per anno dal Consiglio di Amministrazione udito il Direttore dell’Istituto. Art. 34: Alla fine del corso biennale gli iscritti sostengono un esame in forma di colloquio e conseguono un attestato degli studi compiuti e dei profitti riportati. Art. 35: All’istituto di Economia sono addetti un assistente e un bibliotecario. Art. 36: Per l’anno accademico 1933-34 possono essere iscritti all’Istituto gli studenti del 4° anno. Ammissione degli allievi e tasse scolastiche. Trasformare il II comma dell’Art. 26 in Art. 37 il quale pertanto viene così formulato: Per l’ammissione degli studenti valgono le stesse norme vigenti presso i R. Istituti Superiori di Scienze Economiche e Commerciali (modificare di conseguenza la numerazione degli attuali articoli 27, 28, 29 rispettivamente in 38, 39, 40), il Consiglio di Amministrazione delibera infine di affidare alla Presidenza, e per essa al Vice Presidente, Senatore Giovanni Gentile, la facoltà di variare eventualmente il testo delle proposte modificazioni per coordinarle alle richieste del competente Ministero» (firmato: Il Presidente, Javotte Bocconi Manca di Villahermosa e il Segretario Dott. Girolamo Palazzina).

29

Il Consiglio Accademico risultò formato dai proff. Cambi, Mortara, Ranelletti, Sanvisenti, Zappa e Del Vecchio (quest’ultimo sostituì il Solmi «che per ragioni del suo ufficio di Sottosegretario di Stato per l’Educazione Nazionale non può partecipare alle sedute»).

30

Fu deciso anche di sistemare, ad uso della biblioteca, il salone circolare sotterraneo e l’acquisto di una completa scaffalatura in ferro, per ottenere una migliore e più sicura collocazione dell’imponente raccolta di pubblicazioni periodiche che la biblioteca andava continuamente ricevendo in omaggio e in cambio per gli «Annali di Economia» e le «Prospettive Economiche».

31

Assenti scusati il sen. Puricelli, il Duca Marcello Visconti di Modrone, il comm. Argenti e l’on. Beneduce, prendono parte alla riunione Donna Javotte Bocconi, il sen. Gentile, il consigliere delegato Tumminelli, il Rettore Gobbi, il sen. Salmoiraghi, l’on. Donzelli, l’ing. Falck, il dott. Morselli, il dott. Croccolo, il dott. Segre, i proff. Sraffa e Del Vecchio.

32

Onestà vuole che faccia menzione di un mio personale ricordo. Discorrendo, molti anni fa, col dott. Palazzina, e toccando come mi occorse di fare più di una volta il tema del ruolo assunto da Giovanni Gentile nell’amministrazione della Bocconi, il dinamico segretario, dalla memoria di ferro, volle sottolineare che sulla proposta di intestare un premio al nome di Benito Mussolini il severo filosofo, dopo aver comunicato l’intendimento della Presidente, non intervenne in alcun modo nelle discussioni che ne seguirono, e diede il suo assenso al rinvio delle deliberazioni in merito all’iniziativa.

33

A dire il vero aspiravano a codesto insegnamento anche i proff. Mora e Bandini, ma il Consiglio Direttivo bocconiano non poté non tener conto che il prof. Martinetti, rispetto agli altri due concorrenti, vantava il possesso di una libera docenza. Per il suo incarico, da espletarsi a favore degli studenti del 1° e 2° anno, a Martinetti fu riconosciuto un onorario complessivo di L. 14.000 annuali (meno il 12%).

34

Si riconosceva che l’unicità dell’insegnamento aveva dato ottimi frutti anche per le cattedre di inglese, tedesco e spagnuolo.

35

Nel corso di Tecnica Industriale erano stati inclusi, a partire da quell’anno, gli insegnamenti di Tecnica Amministrativa delle Imprese Industriali e di Scienza dell’organizzazione economico-aziendale.

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Marcantonio era già stato assistente presso la stessa cattedra e aveva con soddisfazione di tutti già insegnato Contabilità di Stato.

37

Su proposta del Rettore il Consiglio fissò per il prof. Paolo Greco un compenso globale a forfait di L. 15.000 nette (viaggi compresi) per l’insegnamento del Diritto sindacale e corporativo nel 4° anno e del Diritto Bancario nel 3° anno (sei ore di lezioni settimanali). Per il prof. Bruno Revel per l’incarico di francese nei tre corsi e per i corsi di conversazione (in totale 23 ore settimanali) si stabilì una retribuzione complessiva di L. 19.145 (meno il 12%). Per il prof. Arnaldo Marcantonio (4 ore settimanali) si fissò un compenso di L. 8.000 (meno il 12%). Fu ribadito il principio che l’imposta di R.M. sarebbe stata a carico dell’Università.

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Borroni e Caprara avrebbero dovuto anche svolgere due ore di esercitazione di Tecnica Mercantile «materia per la quale vi sono prove scritte anche negli esami di Stato per l’abilitazione professionale che hanno importanza preminente».

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Una quarantina di giorni più tardi, esattamente il 10 dicembre 1933, alla presenza di S.A.R. il Principe Adalberto di Savoia, Duca di Bergamo e di S.E. l’on. Bruno Biagi, sottosegretario di Stato alle Corporazioni, in rappresentanza del Governo, si procedette all’inaugurazione dell’«Istituto di Economia Ettore Bocconi». La cerimonia ebbe luogo con «austera solennità», come allora si scrisse, nell’affollata Aula Magna della Bocconi, consacrata alla memoria della medaglia d’oro Maurilio Bossi. S.E. il sen. Giovanni Gentile rivolse ai presenti questo discorso (che si può leggere anche a pp. 16-17 dell’Annuario bocconiano del 1933-34):

«Altezza Reale, Eccellenze, Signori,

In nome del Consiglio Direttivo di questa Università ringrazio V.A.R. che con la Sua Augusta presenza aggiunge solennità a questa cerimonia.

Ringrazio S.E. il Capo del Governo che, designando S.E. Bruno Biagi a rappresentarlo qui, ha inteso di manifestare ancora una volta la Sua alta simpatia per questa gloriosa Università Bocconi che, sorta dalla geniale iniziativa di un cittadino milanese, è vissuta e vive, progredendo sempre e diventando ogni giorno più benemerita della cultura e della vita economica italiana, per le premure e il costante interessamento degli Enti locali di Milano e della illustre schiera dei suoi valorosi insegnanti.

E in nome del Consiglio desidero innanzi a Voi, Signori, dire qui una parola di plauso e di riconoscenza a Donna Javotte Bocconi che con liberale munificenza ha voluto onorare nella maniera più degna la memoria del suo consorte e nostro compianto Presidente Senatore Ettore Bocconi, che tanto amò questa Università e molti anni la sorresse col suo prudente giudizio e la sua larga e operosa intelligenza; e ha fondato in questa Università in cui aleggia ancora lo spirito di Lui l’«Istituto di Economia Ettore Bocconi» che oggi inauguriamo.

Questo Istituto apprestando ai più promettenti alunni della nostra Università insegnamenti superiori e speciali e nuovi sussidi e mezzi di studio, contribuirà sempre meglio alla creazione delle capacità professionali occorrenti alla vita commerciale del Paese; ma provvederà altresì alla educazione di quelle energie intellettuali a cui è affidato lo sviluppo del pensiero scientifico nazionale. Poiché anche nel campo pratico e tecnico non c’è cultura feconda senza quello spirito che si può dire la sostanza fertilizzante del pensiero: lo spirito della ricerca scientifica.

Intanto è buona fortuna per il nostro Istituto e felice auspicio che esso si apra oggi agli studi italiani, oggi che la parola del Duce, rinnovatore possente delle forme e degli spiriti della Nazione, annunzia una grande riforma che tocca alle radici della nostra stessa costituzione statale [Mussolini, su decisione adottata dal Gran Consiglio del Fascismo, il giorno prima aveva annunciato la creazione delle Corporazioni] e, mentre con nuovi istituti giuridici promuove e assicura l’organizzazione delle forze economiche nazionali, chiama la scienza a collaborare al vasto programma di rigenerazione sociale e politica; e creandole nuovi problemi, le procura nuovi stimoli e le porge nuove intuizioni.

La legge delle Corporazioni ieri annunziata assegna ai tecnici, che è come dire alla stessa scienza, un ufficio essenziale per il futuro organismo del popolo italiano. E l’Università Commerciale Bocconi è fiera di rispondere, per la sua parte, all’invito e di adempiere una così alta funzione nazionale».

Quasi non bastassero le già inneggianti parole di Gentile, appena dopo Bruno Biagi svolse la sua prolusione sul tema «Dall’automatismo economico al Corporativismo», una esaltazione dei meriti del fascismo sul piano economico che val la pena di essere letta per rendersi conto del clima in cui anche la Bocconi doveva destreggiarsi per sopravvivere (il discorso di Biagi è pure esso pubblicato nell’Annuario della Bocconi testé citato).

40

Erano presenti Donna Javotte Bocconi, Gentile, Gobbi, Tumminelli, Falck, Salmoiraghi, Segre, Donzelli e Croccolo. Giustificarono l’assenza: Beneduce, Rocco, Argenti e Puricelli.

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Si colse l’occasione per dare una scorsa, approvandolo, al bilancio consuntivo del Fondo di Previdenza per il 1932-33. Gli introiti assommavano a L. 331.481,35, gli accantonamenti a L. 224.033,70, il fondo di riserva pei professori a L. 107.447,65.

42

Tumminelli volle conoscere il parere del Consiglio in merito all’impiego delle eccedenze di bilancio. Tutti si dichiararono d’accordo nell’investirle in titoli del Consolidato al 3,50%.

43

Fu osservato «che anziché agli aumenti di stipendio la tendenza generale è alla loro diminuzione [a tal proposito è sufficiente scorrere le relative tabelle pubblicate in quegli anni dall’ISTAT], che vi sono laureati che percepiscono stipendi più bassi di quelli attribuiti qui a Personale sfornito dei titoli scolastici richiesti per gli uffici che occupano dallo Stato o da enti parastatali, che il trattamento qui fatto al personale femminile è superiore a quello fatto da altre amministrazioni. Il Consigliere delegato dichiara che in linea di massima il criterio della diminuzione di stipendi è giusto, ma che non bisogna dimenticare che qui abbiamo finora personale tenuto in una posizione non stabile e che più che d’aumento si tratta di supplire a deficienza di personale in rapporto al cresciuto lavoro degli uffici per effetto dell’incremento della biblioteca, della fondazione di Istituti, ecc.».

44

Formali erano le variazioni da apportare agli artt. 3, 8, 9,11 e 13, ove in luogo di «Consiglio Accademico» si sarebbe dovuto scrivere «Consiglio di Facoltà»; sostanziali erano, invece, erano altre modifiche: semestrali sarebbero diventati i corsi fondamentali di Storia Economica, di Istituzioni di Diritto Internazionale, di Diritto Corporativo e quelli complementari di Elementi di Tecnologia, di Economia dei Trasporti, di Economia Agraria, di Diritto Bancario, di Diritto Marittimo, di Diritto Processuale, di Politica Coloniale (per un lapsus calami si scrisse Polizia Coloniale 1), di Istituzioni Commerciali di Stati Esteri. Il Consiglio di Facoltà avrebbe ritenuto anche opportuno di porre fra i corsi complementari quello di «Complementi di Diritto Amministrativo» e di proporre la facoltà di scegliere le due lingue obbligatorie in francese, inglese o tedesco, in tal modo evitando che tutti gli studenti fossero obbligati a frequentare tutti i corsi di francese, ed inglese. Il Consiglio di Amministrazione, pur ritenendo più utile e necessaria la lingua inglese, non intese respingere la proposta del Consiglio Accademico (divenuto, naturalmente, Consiglio di Facoltà, e la nuova denominazione fu introdotta in tutti gli articoli, esplicitamente indicati, che contenevano la vecchia formula), e diede il seguente elenco delle materie fondamentali: 1. Economia Generale e Corporativa (biennale); 2. Politica Economica (idem); 3. e 4. Scienze delle Finanze e Diritto finanziario (annuale); 5. Statistica metodologica demografica ed economica (biennale); 6. Storia Economica (semestrale); 7. Istituzioni di Diritto Privato (annuale); 8. Istituzioni di Diritto Pubblico (idem); 9. Istituzioni di Diritto Internazionale (semestrale); 10. Diritto Corporativo (idem); 11. Diritto Commerciale e Industriale (biennale); 12. Computisteria e Ragioneria Generale e Applicata (idem); 13. Tecnica mercantile, industriale e bancaria (triennale); 14 Matematica finanziaria (idem); 15. Non indicato; 16. Merceologia (biennale).

Quanto alle materie complementari, premesso che esse sarebbero state scelte di anno in anno dal Consiglio di Amministrazione su proposte del Consiglio di Facoltà, se ne diede questo elenco: 1. Elementi di Tecnologia (semestrale), 2. Economia dei trasporti (idem); 3. Economia Agraria (idem); 4. Tecnica professionale (annuale); 5. Contabilità di Stato (idem); 6. Diritto Bancario (semestrale); 7. Diritto marittimo (idem); 8. Diritto processuale (idem); 9. Politica Coloniale (idem); 10. Complementi di diritto amministrativo (idem); 11. Istituzioni commerciali di Stati esteri (idem); 12. Tecnica della speculazione di borsa (annuale).

L’art. 31 fu così riscritto: «Per l’ammissione all’esame di laurea gli studenti devono aver superato gli esami: 1° di tutte le materie fondamentali; 2° delle lingue francese e inglese; 3° di materie complementari il cui insegnamento comprenda due anni o 4 quadrimestri, oppure di materie complementari il cui insegnamento comprenda 1 anno o 2 semestri o di una terza lingua straniera».

L’art. 32 fu così redatto: «Il corso di studi è diviso in due bienni. Sono insegnamenti del 1° biennio: 1. Economia generale e corporativa; 2. Statistica metodologica, demografica ed economica; 3. Geografia economica; 4. Istituzioni di diritto privato; 5. Istituzioni di diritto pubblico; 6. Diritto commerciale e industriale; 7. Computisteria, ragioneria generale applicata; 8. Matematica finanziaria; 9. Scienza delle finanze e diritto finanziario; 10. Tecnica Bancaria».

All’art. 33 si precisò: «Il Consiglio (di Amministrazione) delibera altresì di dare mandato di fiducia al vice presidente, S.E. Gentile e al Rettore di provvedere alle ulteriori modificazioni ed aggiunte dello statuto che fossero rese necessarie in seguito alla pubblicazione del Regolamento Universitario».

45

Il Consiglio accolse la richiesta del Sindacato dei Dottori Commercialisti volta ad ottenere, per i propri soci e per quelli del Sindacato ragionieri, l’uso della biblioteca bocconiana il pomeriggio del sabato (dalle 14 alle 18) e la sera (dalle 21 alle 23) per tre volte alla settimana. Il Sindacato avrebbe dovuto, tuttavia, contribuire con almeno L. 500 per coprire le spese del personale, dell’illuminazione, del riscaldamento, ecc.

Il Guf milanese aveva chiesto alla Bocconi la concessione di una coppa da assegnare come premio per i Littoriali. Il Consiglio si disse d’accordo, ma la Presidente Donna Javotte Bocconi dichiarò che si sarebbe personalmente prestata ad offrire il dono. Al Consiglio non rimase che esprimere alla Signora un caldo ringraziamento.

46

Presenziavano: Donna Javotte Bocconi, Gentile, Tumminelli, Gobbi, Beneduce, Croccolo, Del Vecchio, Donzelli, Morselli (rappresentante del Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa), Salmoiraghi, Segre, Venino. Giustificarono la loro assenza: Argenti, Puricelli, Falck, Rocco.

47

Disse Gentile: «… È l’ultima volta che – in qualità di Rettore – il nostro amatissimo e venerato prof. Gobbi partecipa alla seduta del Consiglio. Egli è il più anziano fra quanti appartengono a questo glorioso Istituto: ne vide e ne aiutò il sorgere e fedelmente vi ha insegnato fino ad oggi; del resto è un anziano per tutta la scuola italiana, che da mezzo secolo egli serve nobilmente (per) la gioventù studiosa e la scienza del nostro Paese.

In questo momento l’animo nostro è compresso dalla più grande tristezza; ma quelli che sono insegnanti possono anche dire che è un grande conforto il vedere come si possa vivere per cinquant’anni nelle scuole stimati, venerati dai Colleghi e benedetti dagli Allievi. Ed il nostro prof. Gobbi ha sempre goduto e sempre goderà dell’affetto di tutta l’Università Bocconi. Ma il Prof. Gobbi ha dato il prestigio del suo insegnamento anche ad altri Istituti e attraverso le Scuole, coi suoi studi scientifici, ha personalmente contribuito a far progredire i pubblici uffici. È stato di grande giovamento a tutto il Paese. Sento quindi di dovergli esprimere tutta la gratitudine dell’Università Bocconi e della Scuola Italiana.»

S.E. Gentile soggiunse che, avvicinandosi il momento del collocamento a riposo del Prof. Gobbi, ha sentito il dovere di segnalarne – anche da parte del Presidente – il nome al Grande Ammiraglio Thaon di Revel, Duca del Mare, perché volesse a sua volta segnalarlo a S.M. il Re ed oggi ha la soddisfazione – condivisa da tutti i Colleghi – di poter comunicare che con motu sovrano il Prof. Gobbi è stato nominato Grande Ufficiale della Corona d’Italia.

Il Prof. Gobbi esprime al Consiglio le più vive e commosse grazie per la manifestazione di stima e d’affetto che gli è stata data, in particolare ringrazia S.E. Gentile per le parole veramente toccanti che si è compiaciuto di rivolgergli. Si dice lieto e onorato di aver dato la sua collaborazione all’Università Bocconi fin dalla sua fondazione, quando molti erano dubbiosi sulla vitalità della nuova Scuola, considera come una grande soddisfazione il vedere come l’opera sua abbia lasciato una traccia simpatica, tanto in coloro che sono a capo dell’Università, come nell’animo degli antichi studenti. Riconosce giusta la legge sui limiti di età e lieto di sentirsi ancora in grado di continuare a lavorare. Manifesta a S.E. Gentile la sua commossa gratitudine per l’alta onorificenza di cui tanto benevolmente gli ha annunciato il conferimento.

Il Sen. Gentile riprende la parola per annunciare che, corrispondendo al desiderio concorde dei Colleghi, che il Prof. Gobbi resti da noi per assistere col suo ausilio e la sua esperienza la nostra Presidente, oggi, valendosi della facoltà che gli è riconosciuta dallo statuto lo ha nominato membro del Consiglio d’Amministrazione. Aggiunge infine che se la legge non consente di conferire alcun incarico d’insegnamento al Prof. Gobbi è possibile invece affidargli un corso di conferenze presso l’Istituto di Economia «Ettore Bocconi» e a tal fine, fra il consenso cordiale dei Colleghi, prega il prof. Gobbi di volere, a suo tempo, accordarsi col Direttore dell’Istituto stesso.

Il Prof. Gobbi rinnova l’espressione del suo animo grato anche per queste particolari attenzioni d’affetto, «ben lieto se potrà in qualche modo contribuire all’incremento dell’Università che tanto gli è cara».

48

Conferito ampio mandato a Gentile perché provvedesse a compiere qualsiasi atto esecutivo anche in accettazione di modifiche o aggiunte richieste dalle superiori autorità, il Consiglio «tenuto conto del fatto che è imminente la promozione del prof. Demaria a ordinario e delle spese che egli deve sostenere per trasferirsi con la famiglia da Bari a Milano» deliberò altresì «di corrispondergli lo stipendio e il relativo supplemento di servizio attivo con decorrenza 10 novembre nella misura stabilita per i professori ordinari delle Università tipo A», e deliberò inoltre «di affidargli l’incarico dell’insegnamento della Politica Economica (3 lezioni settimanali) con la retribuzione di L. 6.000 lorde e preso atto della dichiarazione del Prof. Demaria di rinunciare ad ogni partecipazione alle tasse, gli verrà corrisposta, come indennità fissa per gli esami dei suoi corsi, la somma di L. 1.000 lorde».

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Professori: Ansbacher, Biagi, Borgatta, Borroni, Cambi, Caprara, Colli, Greco (Eugenio), Dell’Olio, De Magistris, Hazon, Marolli, Martinotti, Mortara, Ranelletti, Redenti, Revel, Rotondi, Sapori, Salmi, Tajani; Assistenti effettivi: Baffi, Borroni, Dominedò; Pivato, Zerbi; Assistenti volontari: Colò, Di Fenizio, Grassi; Lenti, Mazzoleni, Pagni, Passardi, Tagliacarne.

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