Storia della Bocconi

1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione

L’ISPI e la Bocconi


Parole chiave: Rettore Guatri Luigi, Istituto Javotte, ISPI

APPROFONDIMENTO 

Fra Bocconi e ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) c’è una «partnership strategica». Studenti bocconiani partecipano a corsi di formazione brevi organizzati dall’ISPI e, una volta laureati, frequentano i master dell’Istituto anche per avviarsi alla carriera diplomatica. Docenti bocconiani collaborano alla didattica e alla ricerca dell’ISPI e docenti e ricercatori ISPI insegnano in corsi della Bocconi. Vengono organizzate conferenze congiunte; Palazzo Clerici ospita eventi della Bocconi e la sede dell’Ateneo è utilizzata per iniziative dell’Istituto. Docenti ed esponenti bocconiani partecipano agli organi di governo dell’ISPI.

Questa intensa collaborazione è oggi naturale perché la geopolitica è sempre più essenziale per l’analisi e la politica economica e queste, soprattutto dopo le gravi crisi globali dell’ultimo decennio, sono spesso al centro dello studio delle relazioni internazionali. La Bocconi ha oggi corsi di laurea sia triennali che di perfezionamento biennale che fanno parte, anche per l’ordinamento universitario italiano, degli ambiti disciplinari delle scienze politiche. Nella ricerca accademica cresce il collegamento fra teorie e statistiche di stampo economico e politico, con particolare attenzione ai confronti internazionali e ai problemi globali.

C’è inoltre un impatto parallelo dell’internazionalizzazione sulla strategia dell’Università e del think tank. Il perseguimento dell’eccellenza didattica e scientifica della Bocconi è centrato sull’internazionalizzazione di studenti e docenti e misura il successo scalando le classifiche mondiali delle migliori università. Allo stesso tempo la globalizzazione rende le attività internazionali delle imprese italiane cruciali per gli ambiti di studio dell’ISPI. I suoi osservatori, scenari, ricerche sulla politica internazionale servono alle decisioni delle imprese, e anche l’Istituto misura il suo successo competendo nelle classifiche mondiali internazionali dei think tank.

Ma l’apparentamento fra l’ISPI, che ha compiuto 85 anni, e la più anziana Bocconi, si è realizzato, con qualche lungimiranza, prima che le aree di interesse e di impegno didattico e di ricerca delle due istituzioni venissero sospinte l’una verso l’altra dall’evoluzione dell’economia e della politica mondiali.

L’occasione per l’avvicinamento è un periodo di crisi e di difficoltà finanziarie dell’ISPI che si manifesta negli anni Settanta e si acuisce agli inizi degli anni Ottanta. Sono anni in cui l’ISPI non gode dell’autonomia anche finanziaria che ha oggi. La sua crisi è di rilievo per il governo: la vicinanza del ministero degli Esteri porta, nel 1983, alla redazione del «Rapporto»[1] nel quale l’ambasciatore Fausto Bacchetti, coadiuvato da alcuni consulenti fra cui il rettore della Bocconi Innocenzo Gasparini, esamina la situazione dell’Istituto e ne ipotizza il rilancio, studiandone obiettivi, strutture e gamma di attività.

Sulla base del Rapporto Bacchetti, il ministero commissaria l’ISPI e ne affida la gestione a Luigi Guatri, divenuto rettore dell’Università. A lui si deve il risanamento finanziario dell’Istituto e il rilancio delle sue attività di ricerca, formazione e informazione. Vengono avviati progetti, acquisiti associati e finanziatori, creati gruppi di esperti sia accademici che provenienti da istituzioni pubbliche e imprese private.

Diversi docenti bocconiani, unitamente a studiosi di altri atenei, partecipano a vario titolo e in diversa misura a questa fase di riassetto e rilancio e altri vengono progressivamente coinvolti negli anni successivi, da Mario Monti a Fabrizio Onida, da Carlo Secchi a Giuliano Urbani e Franco Bruni.

Il 1° gennaio 1987 può così concludersi il commissariamento dell’Istituto, che torna alla gestione ordinaria sotto la guida prestigiosa di un nuovo presidente, l’ambasciatore Egidio Ortona. Rimane cruciale l’appoggio del ministero degli Esteri, ma diventa sempre più importante l’interessamento e il sostegno finanziario del mondo imprenditoriale fra cui, in particolare, quello di Leopoldo Pirelli, figlio di Alberto, presidente dell’ISPI fin dalla sua fondazione nel 1934.

Le ragioni della collaborazione fra ISPI e Bocconi aumentano anche per la crescente attenzione alle attività dell’Istituto da parte delle imprese private e pubbliche, i cui esponenti partecipano anche agli organi di governo dell’ISPI. Importanti gli apporti di idee e di risorse di Italcementi, Olivetti, Fiat, UniCredit e molte altre.

Nel 1997 viene eletto presidente dell’ISPI l’ambasciatore Boris Biancheri, al quale l’Istituto deve uno speciale impulso alla sempre più celere innovatività e alla speciale attenzione per le questioni economiche. Dal 2006 l’ISPI è diretto da Paolo Magri, precedentemente responsabile delle relazioni internazionali in Bocconi.

Oggi l’Istituto Javotte Bocconi – Amici della Bocconi e l’Università svolgono un ruolo di rilievo nel governo dell’ISPI e i loro rappresentanti sono attivi nel consiglio di amministrazione dove siedono assieme a quelli di più di 70 associati fra imprese, enti, fondazioni, associazioni, pubbliche e private, italiane e internazionali, garantendo all’Istituto l’autonomia finanziaria e molteplici stimoli per le sue attività.


1

«Rapporto riservato per il rilancio dell’ISPI», firmato da Fausto Bacchetti, conservato nell’Archivio storico dell’ISPI unitamente allo «Schema» preparatorio dello stesso, datato Milano, 21 dicembre 1983.

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