Storia della Bocconi

1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione

La filantropia, un motore di crescita e cambiamento


Parole chiave: Cicogna Furio, Fundraising

Approfondimento

La storia della raccolta fondi in Bocconi ha radici molto profonde. Il primo, concreto esempio di filantropia nei confronti dell’Ateneo è quello di Ferdinando Bocconi, illuminato imprenditore e ideatore dei Magazzini Bocconi, che fonda l’università dedicata al figlio Luigi con risorse finanziarie proprie[1]. In seguito, il figlio Ferdinando Jr. lascia un capitale destinato all’erogazione di borse di studio e, nel 1932, donna Javotte Bocconi Manca di Villahermosa, vedova di Ettore Bocconi, intitola un istituto di alti studi economici alla memoria del marito e, alla sua morte, nel 1965, donerà tutti i suoi averi all’Università. Un ultimo gesto di generosità della famiglia Bocconi verso l’istituzione da loro creata.

A partire dal 1974, grazie all’iniziativa di Furio Cicogna, si attiva il Comitato dei Sostenitori. Le aziende, versando una quota annuale, potevano sostenere le attività istituzionali dell’Università, che inviava loro una Lettera alle Aziende bimestrale e l’elenco annuale dei laureati per favorirne il rapido inserimento nel mondo del lavoro. Le imprese sostenitrici venivano inoltre invitate in Università per condividere i loro pareri in merito alle attività didattiche e alle prospettive del mondo economico e produttivo, rafforzando così la collaborazione tra accademia e impresa: uno dei segni distintivi della Bocconi. Negli anni Settanta la Bocconi beneficia di un importante sostegno da parte della Banca d’Italia, voluto dall’allora governatore e alumnus Paolo Baffi.

Sull’onda del successo delle iniziative degli anni Settanta e Ottanta con le aziende, nasce nel 1996 il programma «Partner per lo Sviluppo», che raggruppa intorno all’Ateneo un numero selezionato di imprese ed enti interessati a finanziarne le attività e seguirne il percorso di crescita. Le quote annuali di partecipazione sono considerate donazioni a titolo di liberalità e vengono utilizzate per la sovvenzione di iniziative prioritarie quali, per esempio, l’internazionalizzazione del corpo docente e dei corsi di laurea.

È invece del 2006 la decisione di Alberto Dondena di onorare la memoria del figlio Carlo (da poco scomparso) con la donazione di un fondo intitolato e permanente all’Università che entrambi hanno frequentato. Nasce così il Carlo F. Dondena Centre for Research on Social Dynamics, dedicato appunto allo studio delle dinamiche sociali.

Il 2010 è un anno di svolta per la raccolta fondi, che diventa un’attività strategica: le esperienze di altri atenei stranieri e l’impatto che la filantropia ha nelle istituzioni con cui la Bocconi si confronta, spingono l’Università a fare importanti investimenti di risorse e personale per professionalizzare l’attività e creare la prima unità organizzativa dedicata al fundraising in un’università italiana. Parallelamente, viene rafforzata l’attività di relazioni con gli alumni: accanto alle donazioni di aziende e fondazioni, si sviluppa una strategia di raccolta tra i laureati, ottenendo risultati significativi e arrivando ad annoverare a fine 2018 oltre 2000 donatori complessivi.

Nello stesso periodo la Bocconi lancia un programma di intitolazioni di posizioni accademiche (a fine 2018 ne erano state intitolate 24): aziende, fondazioni, persone fisiche sostengono ricerca e didattica, intitolando, anche in modo permanente, fondi di dotazione che l’Università investirà nel lungo periodo. La selezione dei docenti destinatari di questi riconoscimenti avviene in base a rigorosi criteri di merito.

La crescita del fundraising raggiunge il culmine con l’avvio della campagna «Una sfida possibile», che si propone di raccogliere 120 milioni di euro entro il 2020, coinvolgendo tutta la comunità bocconiana. Gli obiettivi sono concreti: progetti ben strutturati per favorire la mobilità sociale attraverso borse di studio, ricerca e modernizzazione delle strutture.

Lo sviluppo negli anni di tale attività, inizialmente di impronta fortemente anglosassone, ha permesso non solo di generare indispensabili risorse nuove, ma anche una diversa visibilità per l’Università, apripista in Italia nel creare consapevolezza circa l’opportunità (potremmo dire necessità) di coinvolgere i privati nel sostegno di istituzioni virtuose nel campo della ricerca e dell’alta formazione.

«Il successo genera successo»: su queste basi l’impegno di tante persone nel corso degli anni ha prodotto risultati tangibili. Non è sempre stato facile, ma la Bocconi oggi può orgogliosamente affermare di essere arrivata a traguardi impensabili qualche decennio fa. Ferdinando Bocconi ne sarebbe molto fiero.


1

Gesto di «umanesimo imprenditoriale» non inedito, di cui dall’altra parte dell’Atlantico sono stati protagonisti imprenditori e filantropi come Leland Stanford, Andrew Carnegie, Ezra Cornell, Nicholas Brown.

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