Storia della Bocconi

1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione

Parole chiave: Presidente Monti Mario, Vice presidente Guatri Luigi, Rettore Provasoli Angelo, Pavese Giovanni, Osculati Gianemilio, Pavesi Bruno, Borges Antonio

La preparazione del nuovo piano strategico, affidato dal consiglio a Luigi Guatri e ad Angelo Provasoli, va avanti, in un moltiplicarsi di riunioni e incontri che vedono quest’ultimo, quasi dotato di ubiquità, impegnato in prima linea a progettare, proporre, spiegare, condividere, coinvolgere il corpo docente, parte in causa nella definizione della nuova struttura e, quindi, particolarmente attento ai possibili condizionamenti o modifiche di equilibrio che ne possono derivare. E, soprattutto, destreggiarsi nell’incertezza della riforma universitaria nazionale, che risente dei cambiamenti politici e istituzionali: con la vittoria alle elezioni del 2001, Berlusconi forma un governo che, pur tra rimpasti e scossoni, rimane in carica fino alle elezioni dell’aprile 2006, che decretano la vittoria e il ritorno al governo di Romano Prodi e un contestuale cambiamento delle massime cariche istituzionali.

È, infatti, anche l’anno delle elezioni del presidente della Repubblica, con l’arrivo al Quirinale di Giorgio Napolitano, primo ex comunista a diventare capo dello Stato.

Tali cambiamenti impattano sulla Bocconi in due modi. In primo luogo, il secondo governo Berlusconi segna la conclusione dell’impegno europeo di Mario Monti: nominato commissario al mercato interno da Berlusconi nel 1995, riconfermato commissario alla concorrenza da Prodi nel 1999, allo scadere del mandato non viene confermato dal secondo governo Berlusconi. Una perdita per la Commissione Europea e un vantaggio per la Bocconi, che può giovarsi dell’attenzione totale del suo presidente in un delicato momento di trasformazione. In secondo luogo le complicate dinamiche legislative in materia universitaria non possono non risentire dell’avvicendarsi di ministri portatori di diverse visioni politiche: nel 2001 l’università viene accorpata all’istruzione, nel nuovo ministero della Pubblica istruzione, dell’università e della ricerca, guidato da Letizia Moratti; ma nel 2006, con il secondo governo Prodi, il dicastero viene di nuovo scorporato tra Pubblica istruzione da un lato e Università e Ricerca dall’altro, queste ultime affidate a Fabio Mussi.

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Nei numerosi interventi governativi e ministeriali che si susseguono,

non vi è pressoché alcuna componente del sistema universitario che non sia stata toccata dalle innovazioni normative di questo ventennio: dal reclutamento dei professori alla finanza; dall’organizzazione delle università alla didattica. Mutamenti significativi toccano anche l’apparato governativo preposto al settore dell’università e dell’istruzione. Allo stato attuale, non è possibile identificare un quadro sufficientemente coerente della disciplina che regge il sistema universitario e dei suoi principi informatori: all’opposto, si succedono provvedimenti differenti, informati a una pluralità di indirizzi distinti, non sempre conciliabili tra loro, e nei quali, quindi, difetta la visione di assieme del sistema universitario e delle relazioni tra le sue diverse componenti[1].

Guatri e Provasoli, attenti alle dinamiche nazionali, ma ancor più alle esigenze della Bocconi, lavorano intensamente, in un clima vivace e positivamente dialettico, sugli obiettivi indicati dal consiglio di amministrazione per mettere a punto una proposta di programmazione per il medio-lungo periodo. In quello stesso periodo, il presidente inizia le consultazioni che preludono alla scelta di un nuovo rettore e, nel CdA del 20 settembre 2004, può riferire quanto emerso dai colloqui con i membri del consiglio e con i direttori di dipartimento e di istituto:

[...] un generale apprezzamento e una viva riconoscenza per come il professor Secchi ha retto il rettorato nei quattro anni trascorsi; un’accentuata preferenza per mandati non superiori ai quattro anni; un forte attaccamento al principio della rotazione dei dipartimenti; la profonda condivisione dell’importanza e dell’urgenza di un piano strategico che definisca gli obiettivi e i programmi dell’ateneo per il medio-lungo periodo; l’indicazione molto ampia del prof. Angelo Provasoli quale personalità più idonea a ricoprire il ruolo di rettore.

Le indicazioni sono precise. Lo straordinario lavoro compiuto da Provasoli per la programmazione strategica ne ha fatto il punto di riferimento convinto di tutto il corpo docente, che ne apprezza la capacità di ascolto e mediazione e, nel contempo, la capacità di progettazione e la fermezza propositiva. Il presidente si fa portatore della sua candidatura a rettore per il biennio 2004/06 e il consiglio l’approva, sottolineando la necessità di «proseguire il percorso [...] fondato sul metodo del benchmarking e finalizzato all’obiettivo strategico dell’internazionalizzazione». Ricordando che il comitato per la programmazione strategica ha posto tali temi al centro del piano in fase di elaborazione, il consiglio dà mandato al nuovo rettore, come guida dell’attività didattica e di ricerca, di porre in atto tutte le iniziative che possano consentire alla Bocconi di avere un ruolo di primo piano nel confronto con le migliori università del mondo:

[...] in questo accentuato impegno competitivo, i risultati saranno verificati in termini di qualità e composizione della faculty, nel potenziamento dei programmi e nei risultati della ricerca scientifica, nell’innovazione dei programmi formativi offerti, nella composizione della popolazione studentesca; tale sforzo dovrà inoltre essere sostenuto da una capacità operativa e da una qualità dei processi gestionali allineati ai migliori standard.

All’esordio di Angelo Provasoli in CdA, il 13 dicembre 2004, Monti ne ricorda «il ruolo molto attivo da lui svolto, a fianco del prof. Guatri, nell’ambito del comitato per la programmazione strategica» sottolineando come sia «la premessa della continuità di contenuto e di visione tra il lavoro di programmazione (ora in via di completamento) e il rettorato avviato il 1° novembre, a cui spetterà il compito di implementazione del piano».

Nell’illustrare la nuova organizzazione del rettorato, Provasoli affronta il tema dei rapporti tra i docenti e la componente gestionale-amministrativa dell’Università, sottolineando la necessità «di un colloquio tra chi guarda al mercato, realizza e gestisce i prodotti formativi e chi sviluppa le risorse personali e di ricerca destinate ad alimentare i prodotti stessi. Il cambiamento verso una maggiore sensibilità in questa direzione è necessario e certamente delicato». In questo trova il deciso supporto del consiglio di amministrazione e di Antonio Borges in particolare, secondo il quale «il versante amministrativo è molto competente e quello accademico è animato da forte spirito di collaborazione. Mettere insieme talenti e competenze di persone con culture e professioni diverse può garantire solo risultati positivi».

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Con l’insediamento della nuova squadra rettorale riprendono di slancio i lavori del comitato strategico, con scadenze ravvicinate per il completamento e la verifica dei contenuti con i diversi interlocutori: viene organizzata per il 9 aprile 2005 una riunione allargata del rettore con i docenti e i dirigenti dell’Università; per il 14 aprile la riunione del comitato di programmazione strategica per la messa a punto del documento da presentare ai diversi interlocutori; per lo stesso 14 aprile una riunione del comitato di presidenza per l’esame del documento approvato dal comitato di programmazione; per il 3 maggio nuova riunione del comitato per la programmazione strategica per il recepimento delle osservazioni formulate e il sigillo al documento finale; per il 9 maggio, la riunione del CdA per l’esame, la discussione e l’approvazione del piano, a due anni esatti dalla costituzione del comitato con l’avvio del processo di programmazione.

Tocca a Guatri, nella riunione del 9 maggio, illustrare in modo approfondito ed esauriente il lavoro compiuto, senza rinunciare a ricordare come illustri studiosi avessero, in passato, sostenuto «la sostanziale inutilità di applicare un vero processo di pianificazione nel contesto accademico» poiché le università erano viste come «anarchie organizzate nelle quali la razionalità dei processi di direzione e controllo è sopraffatta dall’informalità, dalla fluidità della partecipazione, dalla casualità dell’incontro dei problemi, occasioni, decisioni e soluzioni». L’animo aziendalista del professor Guatri rifiuta questi assiomi, ricordando la lunga marcia che ha portato la Bocconi, proprio attraverso alcuni piani triennali «informali», all’equilibrio economico; ed è con orgoglio che rivendica alla squadra che ha lavorato al piano, e in primis al professor Provasoli, il merito del lavoro svolto, smentendo definitivamente gli studiosi, illustri sì ma forse meno coraggiosi nella ricerca di nuove strade.

Il documento finale, il «Piano Bocconi 2005/2015», verrà approvato dal CdA il 28 febbraio 2006, con soddisfazione mista ai doverosi timori legati a un mutamento di struttura e di mentalità così profondo, quasi rivoluzionario nella realtà accademica italiana, come evidenzia Antonio Borges:

La Bocconi aveva bisogno di una rivisitazione della governance per superare una situazione rigida. [...] Il modello disegnato presuppone una chiara consapevolezza della duplice missione dell’Università: da un lato l’attività didattica e [...] dall’altro, l’attività più propriamente scientifica. È importante trattare queste due logiche separatamente, ognuna con i suoi propri criteri, linee guida e valutazioni. Ma stabilendo regole chiare per il loro coordinamento[2].

Due anni sono già passati e Provasoli viene riconfermato rettore per il biennio 2006/08, con specifico riferimento al lavoro da lui svolto per la definizione del piano 2005/2015 «per il riorientamento dell’offerta formativa, della ricerca, dell’internazionalizzazione e del fundraising e con il riassetto della governance complessiva del settore accademico» come sottolinea Monti al consiglio di amministrazione rinnovato per il quadriennio 2006/10[3].

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A fianco del lavoro di programmazione, la Bocconi di Provasoli, nel quadriennio 2004/08, corre su tutti i fronti: sull’esterno, si conferma la partecipazione ai problemi della città e al tema dell’immigrazione, attuando le promesse fatte nell’anno del centenario, con la costituzione di ASIIM (Associazione per lo sviluppo dell’imprenditorialità immigrata a Milano) insieme a CCIA e Comune di Milano e con il supporto formativo della SDA. I rapporti con le altre università trovano un alto momento unitario con la visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che incontra in Bocconi i rettori di tutti gli atenei milanesi per discutere insieme del contributo del sistema universitario allo sviluppo del Paese. Viene organizzato, insieme al Corriere della Sera, il forum «Economia e società aperta»[4]: quattro giorni di incontri e dibattiti rivolti sia alla comunità scientifica internazionale sia al largo pubblico, in una felice sintesi che vede impegnate le maggiori cariche istituzionali italiane ed europee insieme ai protagonisti del mondo dell’economia e del lavoro, della cultura e del sociale per proporre al Paese un’analisi dei problemi foriera di speranze; tema al cui studio concorre la creazione, in Bocconi, del centro Carlo F. Dondena per la ricerca sulle dinamiche sociali.

Come sottolinea Mario Monti al CdA il 20 febbraio 2007:

Obiettivo del forum è mettere a fuoco, nelle sue diverse articolazioni, la questione che oggi appare centrale e determinante per ogni ipotesi di sviluppo: quali sono o dovrebbero essere le condizioni per avanzare nella modernizzazione e apertura del nostro sistema sociale ed economico, in un contesto globale e locale che espone a rischi di chiusura e arretramento.

E, sempre su spinta del rettore, Egea, la casa editrice dell’Università, in collaborazione con due quotidiani nazionali (Repubblica e Il Sole 24 Ore) realizza e distribuisce la prima importante «Biblioteca del management» in 22 volumi. Il grande successo di vendite, in decine di migliaia di copie, in tutta Italia, rappresenta un contributo importante alla familiarizzazione con la cultura economico-manageriale di ampie fasce di interlocutori anche non specialistici.

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All’interno, la formulazione del piano viene accompagnata da un’attenta riflessione sulla gestione dell’immagine e del posizionamento dell’Ateneo, in termini sia istituzionali che di mercato, finalizzata, da un lato, al sostegno del piano strategico e, dall’altro, a una più diffusa conoscenza del marchio Bocconi soprattutto sul piano internazionale. Riflessione che trova riscontro su diversi fronti: per esempio, nel dibattito sull’opportunità o meno di utilizzare il bilancio dell’Università in chiave di comunicazione o nel quesito relativo alla compatibilità del ruolo di consigliere Bocconi con una carica istituzionale[5].

La valorizzazione della struttura amministrativa, in continua evoluzione anche a livello di organigramma, trova riscontro nel suo pieno coinvolgimento nell’elaborazione e nell’attuazione del piano strategico; così come l’attenzione verso gli studenti si esprime, oltre che sul piano didattico e formativo, con il progressivo spazio e sostegno alle loro attività: si moltiplicano le loro «libere associazioni» a carattere politico, artistico e culturale in senso lato; si cominciano a studiare le modalità per la costituzione di una polisportiva Bocconi, sulla base della storica Pellicani basket, che raccoglie successi anche a livello universitario internazionale[6].

Si preparano, però, anche altri cambiamenti: del consiglio di amministrazione, rinnovato per il quadriennio 2006/10, viene chiamato a far parte Gianemilio Osculati che, il 5 maggio 2007, verrà nominato consigliere delegato, subentrando a Giovanni Pavese, in carica dal 1999 (dopo aver iniziato nel 1997 come direttore generale). Per lunga esperienza aziendale e carattere naturalmente empatico, Pavese aveva saputo gestire il suo ruolo mediando tra tradizione e necessità di innovazione, tra componente accademica e componente gestionale, tra interno ed esterno.

Il passaggio dalla gestione Pavese a quella Osculati, proveniente dal mondo manageriale internazionale, si presenta subito come forte cambiamento, per lo stile del neoconsigliere delegato, mutuato dalla nuova cultura globale.

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Osculati inizia dunque la sua attività affrontando direttamente i temi più delicati, primo tra gli altri quello di tasse e contributi. Al primo consiglio successivo alla sua nomina, a settembre 2007, presenta una proposta di ristrutturazione del sistema dei contributi studenteschi, esaminando il passaggio a una fascia unica, sia nei suoi aspetti positivi che nelle sue criticità, e chiedendo al consiglio delega per l’attuazione della stessa. Il dibattito che ne segue è molto partecipato e il consiglio decide il rinvio del tema ad altra riunione, per maggiori informazioni e approfondimenti che consentano «una decisione documentata sia sul fronte delle provvidenze finanziarie da mettere a disposizione degli studenti sia delle modalità di comunicazione di una modifica molto rilevante nella politica della Bocconi».

Osculati non condivide la decisione e lascia l’incarico, non senza malumore. Il CdA, nella riunione del 20 novembre 2007, coopta Bruno Pavesi nominandolo consigliere delegato. E così comincia l’era Pavesi sul fronte amministrativo-gestionale, mentre si avvia a conclusione quella rettorale di Angelo Provasoli, il cui incarico scade il 31 ottobre 2008, con uno straordinario bagaglio di risultati, come risulta dal racconto che segue.


1

Giulio Vesperini, «Per uno studio delle tendenze di riforma del sistema universitario», Giornale di diritto amministrativo, 2009, p. 197.

2

CdA del 28 febbraio 2006.

3

Il CdA vede la conferma di Antonio Borges, Mario Greco, Luigi Guatri, Corrado Passera, Giovanni Pavese, Carlo Sangalli, Massimo Sarmi, Marco Tronchetti Provera e la new entry di Diana Bracco, Bruno Ermolli, Angelo Giammario, Lucia Rosaria Giordano, Enrico Marcora, Aldo Montesano, Gianemilio Osculati, Alessandro Profumo, Pier Mario Vello. Confermato è il collegio dei revisori dei conti nelle persone di Roberto Antonelli, Giordano Caprara e Angelo Casò.

4

Per realizzare il forum viene costituito il comitato economia e società aperta, presieduto, per la Bocconi, dal rettore Angelo Provasoli e, per il Corriere della Sera, dal presidente Piergaetano Marchetti. A Mirka Giacoletto Papas la responsabilità operativa come consigliere delegato; in consiglio, Pietro Corsi di Oxford University, Michele Polo e Severino Salvemini della Bocconi e Dario Di Vico per il Corriere.

5

Lucio Stanca, ministro nel secondo governo Berlusconi, si era autosospeso dal CdA Bocconi «per incompatibilità», così come richiesto dall’autorità della concorrenza e del mercato; in seguito, eletto senatore, era rientrato in consiglio perché la nuova carica non risultava incompatibile. Ma su questo, Stanca chiede «che venga valutata serenamente l’opportunità, indipendentemente dalle norme in vigore, che il rappresentante di uno schieramento politico faccia parte del consiglio Bocconi, ben conoscendo l’attenzione che l’ateneo ha sempre dedicato a preservare una posizione di distacco e di neutralità da qualsiasi schieramento politico»: un problema da definire a livello statutario ma non certo indifferente dal punto di vista dell’immagine dell’Ateneo.

6

Vedi «Bocconi Sport Team», p. 547.

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