Storia della Bocconi

1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione

Parole chiave: Presidente Monti Mario, Vice presidente Guatri Luigi, Rettore Tabellini Guido, Pavesi Bruno

Il 2008 porta cambiamenti, per il Paese e per la Bocconi. Cade, dopo quattordici mesi molto sofferti, il secondo governo Prodi; le elezioni portano a un terzo governo Berlusconi e al rinnovo delle prime cariche istituzionali in linea con le nuove maggioranze parlamentari. Tutti invocano riforme, tutti promettono riforme; ma temi del quotidiano come l’immigrazione, i diritti civili (dalle carceri alle coppie di fatto), lo smaltimento dei rifiuti, la liberalizzazione delle licenze dei taxi, contribuiscono ad alimentare lo scontro politico, con rigurgiti estremistici che finiscono per indurre a scelte anche legislative di difesa e chiusura. Sullo sfondo, la crisi finanziaria che, a livello mondiale, pone i temi del cambiamento e solleva problemi di etica, legalità, giustizia, oltre che di riforme.

La Bocconi non si estranea dal dibattito, non si chiude nel suo fortalizio, seguendo ciò che a suo tempo aveva raccomandato Spadolini, ma, mentre si impegna ad attuare i nuovi indirizzi strategici con il rinnovamento dell’organizzazione della didattica e dell’offerta formativa, impegna i suoi centri di ricerca e i suoi studiosi ad approfondire i problemi e le loro cause e a cercare vie di soluzione.

Ma fa anche di più: nei suoi ultimi mesi di rettorato, Provasoli e il presidente del Corriere della Sera Marchetti decidono la seconda edizione di «Economia e società aperta», il forum avviato nel 2007 con una straordinaria partecipazione di pubblico. Nella primavera 2008 il forum viene rinnovato con due appuntamenti, a Milano («Globalizzazione addio?») e a Parigi («Aprire la società alle riforme»), portando su un piano europeo un dibattito che attraversa tutta la società, al di là dei concetti di Stato nazionale e di confini ereditati dal Novecento. Ampia la partecipazione di docenti e studenti; ma sono gli interventi del ministro degli Esteri francese, del presidente della Banca Centrale Europea e di premi Nobel come Mike Spence a confermare la Bocconi come punto di riferimento istituzionale per una riflessione a tutto campo sul rapporto tra economia e società in termini di apertura e di sviluppo.

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Temi e ruolo che vengono richiamati con forza nella «Dichiarazione di indirizzo» approvata dal consiglio di amministrazione, il 27 maggio 2008, come linea di lavoro per il rettore che guiderà l’Università nel biennio 2008/10. Recita il documento:

L’Università è il luogo in cui le società moderne costruiscono il loro futuro tramite l’educazione dei giovani, la ricerca scientifica, gli scambi e l’interazione con il resto del mondo e con la comunità locale, l’educazione permanente, il dibattito sui grandi temi della società. [...] Il Consiglio intende riaffermare la fondamentale missione dell’Università Bocconi sia con riferimento ai suoi compiti tradizionali nell’educazione e nella ricerca sia nel ruolo di coscienza critica della società civile, sia come centro di scambi culturali con il resto del mondo. Il contributo che l’Università può dare in questi diversi ruoli dipende in modo determinante dal talento e dalla determinazione del suo corpo docente.

Il consiglio invita così il nuovo rettore a impegnarsi per arricchire ulteriormente il patrimonio di talenti costruito negli ultimi anni; a proseguire lungo la strada già indicata nel piano strategico con l’obiettivo di portare la Bocconi a raggiungere livelli di assoluta eccellenza nella ricerca e nella didattica comparabili a quelli delle migliori università del mondo; a riaffermare i valori essenziali del pluralismo culturale e della piena indipendenza della Bocconi da ogni potere politico o economico, di cui il rettore deve essere rigoroso interprete e garante.

È un documento importante, di grande impegno morale, che affida al nuovo rettore la responsabilità di assicurare continuità al lavoro svolto da Provasoli, al quale il presidente, a titolo personale e a nome di tutto il consiglio, esprime

[...] la gratitudine più viva per il dinamismo, l’intelligenza e il rigore che ha dimostrato nello svolgimento del suo incarico. Per la capacità di guidare un processo di riforme incisivo, creando motivazione e consenso, il rettorato Provasoli sarà ricordato come una fase importante nello sviluppo della Bocconi.

Ma chi sarà il nuovo rettore? C’è un candidato naturale, a favore del quale si esprime amplissima parte del corpo docente ed è Piergaetano Marchetti, poliedrico uomo di diritto e di cultura. Ha diretto per anni l’istituto di Diritto della Bocconi; ha da poco varato un’opera enciclopedica in 12 volumi sulla riforma del diritto societario, che si pone come pietra miliare per i giuristi italiani; è l’inventore delle più sofisticate formule giuridiche per presidiare il sistema societario italiano in termini di correttezza e sicurezza; è il presidente-garante della più importante testata giornalistica nazionale; è appassionato di libri, politica, problemi sociali. È stato, con Provasoli, l’artefice di «Economia e società aperta», per costruire un forte messaggio alla classe politica europea sulla necessità di cambiare il mondo. E, come giurista, fa parte del dipartimento di Economia politica, quindi l’alternanza tra i due dipartimenti verrebbe rispettata. Senza contare che l’ultimo giurista assurto al seggio rettorale è stato, per un brevissimo periodo, Gianguido Scalfi nel 1974; prima di lui bisogna risalire agli anni Trenta, con Paolo Greco (1938/45).

L’altro nome che viene suggerito dai docenti è quello di Guido Tabellini, studioso molto stimato e noto nel mondo scientifico ma schivo, lontano dalle problematiche e dalle alchimie gestionali dell’accademia.

Tutto sembra congiurare per far diventare rettore Marchetti ma, a sorpresa, le cose si complicano.

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Marchetti è presidente del più grande quotidiano nazionale, ruolo indiscutibilmente a grande contenuto politico: non esiste incompatibilità giuridica, ma è inevitabile una valutazione di opportunità circa la contemporaneità di due cariche di così forte spessore. Valutazione che fanno sia Marchetti sia Monti. A Marchetti piacerebbe fare il rettore. In fondo, è il logico punto di arrivo di una carriera prestigiosa proprio sul piano accademico, da docente e ricercatore quale è stato per tutta la vita. D’altra parte, gli dispiace lasciare il Corriere, dove è a contatto quotidiano con la realtà viva del Paese, il suo divenire economico e politico nelle interconnessioni con il sociale. Ma è una posizione molto esposta, che potrebbe porre la Bocconi in una posizione che non le compete e non le conviene. E comunque lo metterebbe in imbarazzo anche nello svolgimento del suo ruolo di presidente del quotidiano. Traccheggia: è difficile lasciare il Corriere in quel momento, e chissà, magari alla Bocconi conviene un rettore più giovane, più dinamico, più internazionale, con più forze. Inevitabili le perplessità di Monti, che, pur riconoscendo il valore aggiunto di Marchetti come rettore, ritiene problematica la contemporaneità delle due posizioni. Chiede direttamente il parere dei due candidati, che, come riferisce al consiglio, votano ciascuno a favore dell’altro. Il dubbio si risolve con accordo tra gentiluomini: Marchetti non lascia il Corriere, Tabellini diventa rettore (pur con qualche resistenza)[1] Marchetti sarà il suo vice, come prorettore alla governance.

La strada della proiezione e dell’eccellenza internazionale della Bocconi riceve, con la nomina di Tabellini, un ulteriore supporto, anche per la creazione, che Monti presenta alla stessa riunione di consiglio, di un nuovo organismo: l’International Advisory Council, detto poi comunemente IAC. Composto da «due/tre persone di alto standing internazionale che dovranno incontrarsi due/tre volte l’anno, consultandosi in modo continuativo con il rettore e il Consigliere delegato», lo IAC dovrà supportare il consiglio nell’analisi e nella valutazione del posizionamento Bocconi a livello internazionale con proposte e iniziative che possano contribuire al raggiungimento degli obiettivi designati dal piano strategico. La presidenza dello stesso viene affidata ad Antonio Borges, membro del consiglio Bocconi dal 2006 e già presidente del comitato al quale, negli anni 2000/02, era stato affidato il compito di una review della Bocconi. E Borges metterà in piedi un organismo che, progressivamente, crescerà di contenuto, di ruolo e di numeri, confermando così, ancora una volta, la volontà e la ricerca di confronto continuo con idee e posizioni diverse, come occasione di arricchimento e crescita[2].

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Nella volontà e libertà di confronto, poiché la Bocconi è, per missione e autodefinizione, pluralista, si inseriscono anche riflessioni alternative sulle proposte del piano strategico e del documento di indirizzo del consiglio, per quanto riguarda, da un lato, la nuova organizzazione della didattica e dell’offerta formativa, e, dall’altro, le indicazioni sulla «internazionalizzazione come priorità», pur nella «coscienza della tradizione».

Proposte che configurerebbero «un cambiamento di sostanza degli indirizzi e dei contenuti dell’ateneo rispetto alla antica anima che ha fatto grande l’Università e che si rischia di perdere. O l’abbiamo già perduta?», è la domanda che un «eminente storico della Bocconi» formula a Luigi Guatri:

Quando abbiamo cominciato a perderla? Forse quando l’Università si è fatta portatrice di tecniche, sia pure e sempre più raffinate, piuttosto che fucina di saperi critici? Cosa ha spinto discipline con statuto e tradizioni molto diverse a omologarsi a un unico modello? Come spiegare la graduale metamorfosi verso una sterilizzazione delle solide tradizioni disciplinari autoctone, fondate e alimentate da grandi maestri quali Gino Zappa, Giovanni Demaria, Giordano Dell’Amore? Cosa ha spinto giovani studiosi di discipline con statuti e tradizioni bocconiane internazionalmente accreditate a omologarsi sempre più remissivamente a modelli elaborati a partire da contesti socio-culturali e ambientali i cui caratteri fondanti sono idealmente e empiricamente irriducibili ai nostri?

Domanda a cui Guatri risponde con un’altra domanda:

Lo sforzo di coniugare innovazione e tradizione, come Spadolini raccomandava, ha sempre ispirato i docenti bocconiani. Anche quando le costruzioni teoriche dei grandi maestri sono state da noi stessi superate, abbiamo sempre fatto tesoro dei loro insegnamenti... [...] È pur vero che, a 15-20 anni di distanza da quei tempi, oggi il peso dell’internazionalizzazione è diverso: ma internazionalizzarsi deve proprio e solo significare omologarsi alla cultura dominante (quella anglosassone), fino al punto di trascurare la propria cultura e la propria storia?[3]

Nell’analisi di Guatri vengono approfonditi i diversi aspetti su cui sono imperniati piano strategico e documento di indirizzo per il rettore: la compatibilità dei progetti con le condizioni del contesto, il rapporto tra ricerca e didattica nella definizione dell’eccellenza di un’istituzione, la pubblicazione sulle riviste internazionali come parametro privilegiato per le carriere, le risorse a disposizione e i mercati di riferimento. Infine, sottolinea il vicepresidente:

Un aspetto che non posso tacere perché tocca il mio animo ed è contrario a tutta la mia storia accademica è quello che mi appare come il ridimensionamento (se non l’annullamento) dell’economia aziendale. Lo si deduce da molti aspetti. Leggo, per esempio, le missioni enunciate per i nuovi dipartimenti di Accounting, Finanza e Management. In tutta la nostra storia queste aree scientifiche sono state fortemente legate da un filo rosso per il fatto di essere inquadrate nell’Economia aziendale: di questo non si trova più cenno. [...] se si esaminano le scelte strategiche delle grandi università europee con le quali possiamo confrontarci, si nota che nessuna di esse ha scelto la strada di introdurre il modello anglosassone nella propria struttura, nei programmi dei corsi, nella pedagogia, nella ricerca; e soprattutto nessuno ha scelto di rinunciare alla propria tradizione scientifica e didattica (e con ciò proprio alle radici e alla propria storia)[4].

A sostegno della propria posizione il professore riprende le considerazioni svolte da Claudio Demattè (scomparso il 19 marzo 2004) in una lettera inviata ai vertici dell’Università, che riporta poi in alcuni dei suoi ultimi volumi[5].

Le sue riflessioni toccano un punto delicato nel processo di trasformazione della Bocconi, soprattutto nell’evoluzione dell’economia aziendale di cui Guatri, erede e custode del passato, è maestro di diverse generazioni di docenti. Riflessioni, da lui riprese e approfondite in diversi suoi scritti successivi, che non passano inosservate ma vengono recepite ed entrano a far parte del patrimonio di partenza per il lavoro del nuovo rettore.

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Tabellini, superate le sue riluttanze iniziali, si avvia sulle linee guida formulate dal consiglio di amministrazione e inizia con una piccola rivoluzione comportamentale: il tu per tutti, in fondo l’ultima cosa che si poteva aspettare da lui, il sorriso cortese ma gli occhi di ghiaccio[6]. In questo nuovo e inaspettato clima di semplicità nei rapporti tra accademia e staff tecnico-amministrativo, prepara e presenta al CdA del 27 novembre 2008 un programma che sarà la sua agenda per i successivi quattro anni di rettorato: il progetto faculty, che pone la costruzione di una cultura del merito come unico criterio di reclutamento; il progetto ricerca, con il tema centrale della valutazione, del suo finanziamento e dell’esigenza di una più efficace comunicazione esterna dei risultati dell’attività svolta in Università, in funzione della quale viene costituito un apposito comitato[7]; il progetto didattica, mirato a migliorare la qualità, rinforzare l’internazionalizzazione e valutare nuove iniziative; l’internazionalizzazione, che deve permeare tutte le attività e i programmi dell’Ateneo, e il tema dei ranking, una sfida impegnativa, da affrontare nella consapevolezza della loro importanza e, contemporaneamente, dei loro limiti[8]; la ridefinizione dei rapporti con gli studenti in tema di elezioni e partecipazione agli organismi accademici; l’attenzione al sociale, con la conferma della partecipazione Bocconi ad ASIIM (Associazione per lo sviluppo dell’imprenditorialità immigrata a Milano).

Il programma Tabellini dedica una parte specifica alla politica culturale, con il progetto di un’ampia azione di alfabetizzazione economico-finanziaria (riprendendo concettualmente gli obiettivi del BGame degli anni Novanta) e la continuità di «Economia e società aperta», che vedrà la sua terza edizione a Madrid, il 25/26 novembre 2008. Annunciandola su Bocconi notizie, Tabellini sottolinea:

[...] la crisi finanziaria, oggi trasformatasi in recessione globale, è l’elemento che catalizza le preoccupazioni e l’interesse dei decisori e del pubblico [...]. L’emergenza ha resettato l’agenda sia per la politica sia per il business e, sebbene le tematiche che si raccoglievano sotto l’etichetta della “società aperta” restino tuttora rilevanti anche rispetto agli attuali problemi [...], nondimeno l’attenzione del pubblico sarà sempre più concentrata sull’emergenza economica man mano che essa nei prossimi mesi aumenterà l’impatto sul livello di benessere e sulle aspettative di ampi strati di popolazione. In secondo luogo, vi sono forti segnali che le risposte alla recessione possano essere cercate in scelte politiche contrarie, in modo più o meno esplicito o accentuato, ai principi ispiratori della “società aperta”: indebolimento delle regole per la concorrenza, massiccio intervento pubblico nell’economia, protezionismo commerciale, salvataggio e consolidamento di interessi privilegiati, corporativi ecc. Le nuove iniziative dovranno scegliere temi in grado di riportare l’attenzione sugli aspetti che collegano l’attualità contingente alla linea culturale storica di ESA, riaffermando il messaggio della dimensione globale dei problemi e dell’approccio necessariamente globale alla loro discussione.

In questo scenario si inserisce anche la politica progressivamente restrittiva del governo italiano sui finanziamenti alle università private e la puntuale, doverosa analisi dei possibili impatti sulla Bocconi, che diventa componente essenziale del piano strategico, riformulato in Piano 2006/2010.

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Il presidente Monti, di ritorno dalle giornate di Davos, segnala che il dibattito prevalente ha riguardato l’impatto della crisi finanziaria sulla gestione delle università, impatto che ha creato problemi anche a istituzioni storicamente molto solide (Harvard, per esempio) con ricadute sul turnover della faculty (il crollo dei fondi pensione con conseguenti problemi anche al normale ricambio generazionale) e conseguente disponibilità sul job market di risorse potenzialmente interessanti. In Italia, questa situazione trova un parallelo nella decisione del governo di ridurre i fondi per le università, e in particolare per le università private[9].

Constatando che il fenomeno della globalizzazione sta investendo il mondo accademico in maniera veloce e con conseguenze rilevanti, e per quanto il bilancio della Bocconi non corra i rischi che vengono segnalati da alcune università straniere, il tema diventa oggetto di approfondita riflessione: la conquista di leadership a livello mondiale è strategica per il ruolo sociale che le università leader sono in grado di esercitare sulle questioni globali e sulle scelte da effettuare, ma presuppone investimenti significativi in questa direzione e, quindi, una struttura economica non basata solo sulle tasse degli studenti ma sostenuta da entrate economiche differenziate. Nasce così il piano di fundraising del 2009, sulla cui base viene avviata la Bocconi campaign, che caratterizzerà una rilevante parte dell’attività sull’esterno dell’Ateneo negli anni a venire.

Mentre la Bocconi lavora concentrata sui suoi programmi[10], le tensioni nel Paese, in un clima di emergenza finanziaria e di difficoltà nei rapporti internazionali, portano alla crisi del quarto governo Berlusconi e alle sue dimissioni, il 12 novembre 2011. Così, a sorpresa (ma forse non tanto!) il presidente della Bocconi, il 16 novembre 2011, diventa presidente del consiglio dei ministri della Repubblica italiana.

E qui comincia un’altra storia.

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1

Tabellini, nell’accettare la carica, limita il proprio impegno a un biennio, sottolineando il proprio desiderio di continuare a dedicarsi, in modo prioritario, alla ricerca e allo studio; condizione che verrà poi convinto ad accantonare, accettando il rinnovo per un secondo mandato, deliberato dal CdA il 22 marzo 2010 per il biennio 2012/14.

3

Archivio del professor Guatri. Settembre 2008.

4

Ibidem.

5

Per esempio, Una vita in Bocconi (Milano, Egea, 2012), L’economia aziendale. Com’era e com’è (Milano, Egea, 2015) e I miei primi novant’anni (Milano, Egea, 2018).

6

Il tu, tradizionalmente in italiano simbolo di confidenza o amicizia o colleganza tra pari, in questo caso vale lo you inglese e traduce una sempre maggiore abitudine, in Bocconi, all’utilizzo dell’inglese come lingua del quotidiano, in linea con l’obiettivo dell’internazionalizzazione.

7

Del comitato fanno parte il prorettore alla ricerca Vincenzo Perrone, il prorettore alla governance accademica e ai rapporti con le istituzioni Piergaetano Marchetti, il consigliere delegato Bruno Pavesi e il direttore centrale sviluppo e relazioni esterne Mirka Giacoletto Papas. Dai lavori del comitato, nascerà Bocconi Knowledge, l’hub Bocconi con il compito di un aggiornamento continuativo online sulle ricerche e gli studi in corso.

8

Afferma Antonio Borges: «[...] spesso si risolvono in esperienze frustranti, in quanto le selezioni sono basate su criteri in larga massima arbitrari. Non si può comunque rimanerne fuori perché a livello internazionale costituiscono un elemento importante della reputazione; di conseguenza bisogna investire tutte le risorse necessarie a ottenere un posizionamento più alto possibile».

9

Per il 2011, i fondi per le università private risulteranno dimezzati rispetto al 2009.

10

Il 1° novembre 2010 viene rinnovato il consiglio di amministrazione per il quadriennio 2010/14: oltre a Mario Monti, confermato presidente, e a Guido Tabellini, confermato rettore, ne fanno parte Antonio Borges, Diana Bracco, Bruno Ermolli, Giuseppe Angelo Gianmario, Luca Giuliante, Luigi Guatri, Alberto Meomartini, Amos Nannini, Corrado Passera, Giovanni Pavese, Bruno Pavesi, Alessandro Profumo, Giovanni Salvucci, Carlo Sangalli, Marco Tronchetti Provera, Piermario Vello, Salvo Vicari.

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