Storia della Bocconi

1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione

Parole chiave: Presidente Monti Mario, Vice presidente Guatri Luigi, Rettore Sironi Andrea, Pavesi Bruno

Anno intenso il 2011, non c’è che dire.

Uscito di scena il governo Berlusconi, le forze politiche, per una volta compatte, applaudono il nuovo governo di Mario Monti, che affronta le gravi difficoltà del Paese, sia interne che internazionali, con una squadra caratterizzata da molti volti nuovi: nuovi per la politica ma non per le esperienze sociali, culturali e manageriali[1].

Contestualmente all’accettazione dell’incarico, Mario Monti si congeda dalla Bocconi con una lettera a Luigi Guatri, presidente dell’Istituto Javotte Bocconi – Associazione Amici della Bocconi (che, per la quinta volta consecutiva, lo ha nominato presidente dell’Ateneo per il quadriennio 2010/14) al quale comunica:

[...] a seguito della mia nomina a Presidente del consiglio dei ministri, avvenuta in data odierna, e per la durata dell’incarico, non sarò in grado di esercitare le funzioni di membro del consiglio di amministrazione dell’Istituto Javotte Bocconi e di Presidente del consiglio di amministrazione dell’Università Bocconi. Ti prego perciò di voler provvedere in conseguenza, nel modo che riterrai più opportuno.

Guatri provvede «in conseguenza»: nella riunione del CdA, convocato per il 21 novembre, assume la presidenza del consiglio di amministrazione, ai sensi dell’art. 10 dello statuto che recita «il Vice-presidente sostituisce il Presidente in caso di assenza o impedimento». Ma, coerentemente al suo carattere e alle sue posizioni, aggiunge un commento:

Quando l’anno scorso ho accettato la riconferma alla vice-presidenza per 4 anni, già credevo che fosse un atto temerario, alla mia età[2]. Ma non potevo immaginare che il nostro Presidente Mario Monti fosse chiamato alla Presidenza del Consiglio. Circostanza che mi può creare qualche difficoltà e per la quale chiedo la vostra benevolenza. Ma sono certo che mi vorrete aiutare.

E così avviene: il rettore, il consigliere delegato e il presidente dell’International Advisory Council sono al suo fianco, assicurando la continuità dei programmi e del lavoro, mentre si mettono a sua disposizione Marco Tronchetti Provera, con l’autorevolezza del consigliere anziano, ed Enrico Cucchiani, neoconsigliere dinamico e dialettico, entrambi legati a lui da grande stima e amicizia.

Si apre così una fase inedita nella vita dell’Ateneo: orgoglio per aver «dato» al Paese un presidente del consiglio, ansia e dubbi su: «ritorna? E quando ritorna? E come ritorna?» e l’avvio di nuove dinamiche e alleanze (generazionali, disciplinari, relazionali) in omaggio al principio generale secondo cui, dove si crea uno squilibrio o un vuoto, si attivano nuove energie per occuparlo. In una realtà articolata e in continuo movimento come quella della Bocconi, non mancano le personalità, le visioni, le diversità di approccio che renderanno i diciotto mesi di presidenza Guatri particolarmente intensi.

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Mentre l’attenzione governativa si concentra sui problemi del posizionamento internazionale dell’Italia e sui connessi problemi finanziari, il sistema universitario si trova ad affrontare la traduzione pratica della legge Gelmini (L. 240/2010), che sancisce i principi di autonomia e responsabilità; valorizzazione del merito; definizione a livello statale dei soli obiettivi e indirizzi strategici; verifica e valutazione dei risultati. E, a cascata, disciplina l’organizzazione del sistema universitario, la sua qualità ed efficienza, le norme in materia di personale accademico. La legge non coinvolge le università non statali, ma rappresenta comunque un’opportunità per adeguare gli statuti in funzione di una migliore definizione della governance dell’Ateneo.

Tabellini segue questa strada e propone l’inserimento nello statuto, tra le altre, di due modifiche di particolare significato: il richiamo alla diversity e il sostegno all’imprenditorialità di studenti, laureati, diplomati della Bocconi – cioè due degli aspetti più attuali e avanzati nei mutamenti della realtà sociale del Paese. Inoltre, seguendo le indicazioni del documento di indirizzo del CdA, concretizza la proiezione sull’internazionale in alcuni progetti coraggiosi, tra cui l’apertura di un campus off shore in India. E, poiché l’impostazione culturale di Guatri è ormai un principio irrinunciabile, preso atto che gli obiettivi del piano 2006/2010 sono stati ampiamente realizzati, viene avviato il Piano di sviluppo 2011/2015.

Si pone presto il tema della successione a Tabellini, in scadenza il 31 ottobre 2012. Dal 2000 Mario Monti aveva introdotto e consolidato il principio della consultazione dei docenti e l’aveva fatto sempre insieme al vicepresidente. Ma Guatri ora è solo: Monti osserva con rigore il principio dell’autosospensione e il conseguente suo completo distacco dai problemi «di casa». Né è fattibile, per Guatri, farsi affiancare in questa circostanza dal rettore uscente o dal consigliere delegato. Inoltre il numero dei docenti si è così ampliato da rendere difficile sentirli tutti.

Con la sua immutata propensione al nuovo, modifica quella che ormai è considerata una consuetudine e indica alla faculty una terna di nomi scelti tra i docenti riconducibili alla «vecchia» economia aziendale, poiché Tabellini è un economista. Ma la faculty non ci sta, e fa pressione perché si torni alla tradizione. E il «vecchio grande padre della Bocconi», come molti allievi lo chiamano, prende atto, domanda, ascolta, amplia il numero delle candidature e avvia le «consultazioni», scegliendo di farsi affiancare da Piergaetano Marchetti, docente di indiscussa autorevolezza, al quale affida un ruolo notarile di garanzia.

Al consiglio di amministrazione del 21 giugno 2012, il vicepresidente esplicita modalità e contenuti del processo di scelta del nuovo rettore: proposta di quattro candidature[3] su cui esprimere valutazioni, consultazione di un numero predefinito di 18 docenti[4] scelti per l’autorevolezza del loro ruolo e della loro storia; indicazione delle caratteristiche a cui deve rispondere la figura del rettore da nominare. Tra queste, egli indica, come indispensabili, l’essere capace di guidare gli uomini; godere della fiducia del corpo accademico; essere uno studioso di chiara fama. E, un mese più tardi, sarà in grado di comunicare che dalle consultazioni è emerso il nome di Andrea Sironi, che propone al CdA quale rettore per il biennio 2012/14, motivando la proposta con «le sue riconosciute doti di equilibrio, alta statura scientifica e reputazione internazionale, largo consenso, esperienza di governo dell’Università[5], sensibilità per il mondo aziendale, conoscenza della SDA con cui ha collaborato».

Il consiglio approva la scelta e approva altresì un documento di indirizzo che, in relazione alle difficoltà dell’economia europea e mondiale, sottolinea la necessità di nuovi equilibri e la scelta di nuovi modelli di sviluppo, per i quali è cruciale una ricerca aperta, critica, attenta ai mutamenti. In particolare, il consiglio ricorda il ruolo del rettore come «garante di un’alta qualità della didattica e della ricerca, in una visione equilibrata delle due attività, che sappia a un tempo valorizzare le forze interne e attrarre qualificate risorse dall’esterno», ruolo a cui si affianca «il compito di consolidare e sviluppare, alla luce dei nuovi contesti globali e delle connesse problematiche, un processo di internazionalizzazione ormai maturo che ha condotto la Bocconi a essere universalmente riconosciuta come player significativo accanto alle maggiori università mondiali».

Nel documento del consiglio due passaggi appaiono particolarmente significativi. Il primo, riprende il tema sollevato da Guatri, a commento della nuova organizzazione disciplinare scaturita dal piano 2006/2010[6], sottolineando che «l’internazionalità della Bocconi dovrà essere caratterizzata da grande apertura non solo a ricercatori e studenti stranieri, ma verso la pluralità di modelli e correnti di pensiero». Proprio perché ispirata all’apertura e al pluralismo, «la Bocconi dovrà saper valorizzare anche a livello di ricerca, valutazione didattica, reclutamento, le peculiarità delle varie discipline alcune delle quali più legate di altre al contesto nazionale». Il secondo riguarda la società e il mondo: «massima sensibilità per i profili culturali in genere, per il più rigoroso rispetto e promozione dei diritti fondamentali e dei valori etici che la tradizione, la business community, taluni eccessi del sistema economico del passato recente rendono più che mai indispensabili».

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Ma Guatri è Guatri e non può mancare un richiamo specifico all’esigenza di un «forte contenimento delle spese, specialmente quelle inutili o scarsamente utili» per assicurare il mantenimento dell’equilibrio di bilancio, condizione indispensabile per l’indipendenza della Bocconi; al fundraising, quale strada da percorrere anche se ancora lontano dalla cultura italiana, «salvaguardando il principio secondo cui il rapporto ricavi ottenuti/costi non dovrebbe mai superare il 15 per cento» e, infine, «i costi per l’internazionalizzazione: Milano non è una città attraente per i professori stranieri, che, dunque, costano moltissimo. Occorre che esista una corretta relazione tra l’apporto che essi danno alla Bocconi e quanto costano, altrimenti si innesca una “bomba” destinata un giorno a scoppiare: i docenti italiani, su cui pesa gran parte dell’insegnamento, vorranno l’adeguamento degli stipendi, e il costo sarebbe enorme».

E Sironi si mette al lavoro: altissimo e magrissimo, sgombera subito il campo dall’immagine di fragilità che lo accompagna per passati problemi di salute, e sceglie, come parole chiave del suo rettorato, ranking internazionali, mobilità sociale, formazione all’utilizzo delle nuove tecnologie, fundraising, recruiting internazionale, sia per il corpo docente che per gli studenti.

Sempre in primo piano, la didattica, sia per i nuovi corsi di laurea (che devono fare i conti con i criteri ministeriali di AVA, ovvero autovalutazione, valutazione, accreditamento) sia per i dottorati di ricerca e la formazione permanente, a supporto e difesa della SDA, che risente della crisi generale del Paese ma che, contemporaneamente, si impegna nella realtà indiana; altrettanto per la ricerca, con attenzione alla «peculiarità delle varie discipline, anche quelle più legate al contesto nazionale».

Ma, a fianco di didattica e ricerca, la Bocconi si conferma attiva in molte direzioni: viene dato rilievo al tema della diversity e spazio all’apposito comitato pari opportunità già creato da Tabellini; le associazioni studentesche si moltiplicano, non solo come numero ma anche come tipologie e varietà di interessi; la comunità dei laureati si articola in presenza internazionale e al tempo stesso si compatta su obiettivi sinergici a quelli dell’alma mater; le squadre sportive dell’Ateneo raccolgono successi a livello europeo. E il progetto di nuovo campus, sull’area dell’ex Centrale del latte, fa sognare.

Nell’intervenire alla festa dei 25 anni di Egea, la casa editrice dell’Ateneo, il commissario dell’Expo nonché futuro sindaco di Milano, Giuseppe Sala (bocconiano di laurea e di spirito), elogia il progetto «ex Centrale del latte» sottolineandone il significato importante nella nuova skyline che la città di Milano sta progettando per se stessa in funzione Expo ma, soprattutto, per i decenni a venire.

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I tempi, peraltro, non sono certo tranquilli: si dimette il governo Monti. Arriva, e passa, il governo Letta mentre si prepara, a bordo campo, il futuro governo Renzi. A giugno 2013, Monti rientra in Bocconi, dopo due anni di autosospensione. Garbato e impassibile come sempre: se l’esperienza romana gli ha lasciato qualche disappunto, non lo dà a vedere perché riprende in mano strategie, iniziative e progetti, con slancio ed energia. E anche con il dolore e il rammarico per la perdita di Antonio Borges, membro del CdA e del CE dal 2006, che ha contribuito in modo incisivo al nuovo corso della Bocconi, a partire dal rapporto sul posizionamento internazionale dell’Ateneo elaborato nel 2000/02. Mario Monti così lo ricorda:

He provided all of us with a cultural and professional stimulus that proved to be perhaps the single most important ingredient leading the Bocconi community to an enhanced commitment, with is bearing fruits today – and will for years to come[7].

In totale continuità, Andrea Sironi viene riconfermato rettore per il biennio 2014/16, mentre Monti, Guatri e Pavesi vengono confermati nei rispettivi ruoli per il quadriennio 2014/18, in un consiglio di amministrazione che vede l’ingresso di personalità significative del mondo dell’imprenditoria e delle istituzioni[8]. Contestualmente, viene rinnovato, nella composizione e nei contenuti, l’International Advisory Council, di cui Monti assume la presidenza chiamando alla vicepresidenza Francesco Giavazzi, nome di punta dell’intellighentia internazionale, docente in Bocconi e a Harvard[9].

Il programma, che rettore e consiglio condividono, ha sempre più un’unica parola chiave: competitività, soprattutto per un’università che si cimenta nel mondo. E competitività presuppone qualità e innovazione, da declinare su studenti, docenti, alleanze, ambiente, prodotti, servizi, senza mai perdere di vista rigore scientifico da un lato, equilibrio di bilancio dall’altro e, soprattutto, solidarietà umana e sociale. Sullo sfondo, una raccomandazione esplicita: attenzione a un’immagine di Bocconi «ricca, che fa i soldi». L’unico messaggio da trasmettere è di una Bocconi che produce cultura, per la quale soldi e finanziamenti sono uno strumento finalizzato a formare laureati di valore. Così, su queste basi, viene approvato il piano programmatico 2016/2020, con cui Sironi conclude il suo mandato.

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1

A far parte del governo viene chiamato anche Corrado Passera, cooptato dal CdA Bocconi il 23 settembre 2003, in sostituzione del defunto Francesco Cingano. In funzione del nuovo incarico Passera presenta le sue dimissioni e l’Istituto Javotte Bocconi – Associazione Amici della Bocconi lo sostituirà con Enrico Cucchiani che il CdA Bocconi del 2 marzo 2012 nominerà membro del CE, a integrazione del posto vacante di Mario Monti.

2

Nato il 19 settembre 1927, al momento dell’assunzione dell’incarico ha 84 anni.

3

Mario Massari, Vincenzo Perrone, Andrea Sironi, Salvatore Vicari.

4

Marco Agliati, Giuseppe Airoldi, Franco Amigoni, Roberto Artoni, Tancredi Bianchi, Mauro Bini, Damiano Canale, Vittorio Coda, Alberto Grando, Paolo Mottura, Fabrizio Onida, Fausto Pannunzi, Lorenzo Peccati, Angelo Provasoli, Severino Salvemini, Carlo Secchi, Enrico Valdani, Piero Veronese.

5

Sironi era stato prorettore all’internazionalizzazione e responsabile dei bienni durante il rettorato Provasoli.

6

CdA del 20 luglio 2012.

7

Articolo scritto da Mario Monti, in ricordo di Borges, per il Jornal de Negócios di Lisbona.

8

Entrano per la prima volta in consiglio: Franco Bruni, Federico Ghizzoni, Patrizia Grieco, Vittorio Grilli, Andrea Guerra, Carlo Messina, Barbara Poggiali, Gianfelice Rocca.

9

Giavazzi aveva individuato e proposto Borges, nel 2000, come presidente del comitato incaricato della ricerca sul posizionamento internazionale della Bocconi.

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