Storia della Bocconi

1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione

La biblioteca


Parole chiave: Pagliari Fausto

La biblioteca alla fine degli anni Cinquanta: l’eredità di Fausto Pagliari

La biblioteca alla fine degli anni Cinquanta era caratterizzata da raccolte altamente specializzate in materie economiche, sociali e letterarie di valore e prestigio internazionali attinenti le specifiche discipline oggetto di studio e insegnamento presso le due facoltà di Economia e di Lingue. Con la sua vasta erudizione e il suo infaticabile reperimento di pubblicazioni tramite una fitta rete di relazioni con le più qualificate e note istituzioni estere, Fausto Pagliari[1], direttore dal 1925 al 1955, aveva egregiamente assolto il suo mandato di costituire un patrimonio bibliografico di assoluto rilievo in grado di supportare la ricerca e lo studio in Bocconi, anche senza una vera e propria struttura organizzativa[2].

In un memoriale indirizzato nel 1953 al direttore amministrativo Girolamo Palazzina sulle condizioni della biblioteca, Fausto Pagliari richiamava l’attenzione sulla necessità di

una sistemazione appropriata dei servizi e del personale [...] adeguata allo stato presente dell’Università. La quale, per dir così, da insigne bottega artigiana, con pochi studenti scelti, una piccola biblioteca e una piccola sede, come era stata dalle sue origini mezzo secolo fa fino a poco prima della seconda guerra mondiale, si è trasformata con ritmo impetuoso in una grande azienda, con una nuova facoltà, una massa quasi decuplicata di studenti, una biblioteca che in 25 anni ha raddoppiato il suo patrimonio bibliografico e sistemati ora i suoi servizi in tutta una vasta ala del fabbricato su due piani, ove ospita una nuova sezione per la facoltà di Lingue. Il personale però è aumentato, rispetto a quello della vecchia, in misura del tutto inadeguata alle nuove esigenze[3].

Oltre alla scarsità del personale di supporto Fausto Pagliari si soffermava sulle competenze degli impiegati, spesso inadeguate ai ruoli ricoperti[4] – che non potevano più soddisfare le aumentate richieste dei suoi frequentatori – e sulla molteplicità dei suoi personali incarichi, ben più numerosi e più complessi di quelli di un direttore di biblioteche di università statali. Alla responsabilità organizzativa si affiancava la ricerca delle fonti bibliografiche e soprattutto la consulenza e la guida bibliografica assidua di studenti e laureandi, ritenuta fondamentale per una biblioteca specializzata.

Sarà questa funzione un importante lascito di Fausto Pagliari, oltre alla costituzione delle collezioni, che connoterà la biblioteca «dell’università commerciale» lungo tutta la sua storia: pochi anni dopo il suo pensionamento il Vademecum dello studente per l’anno accademico 1958-1959 rilevava che:

cataloghi e schedari, per quanta cura sia posta nella loro compilazione, anche in stretta collaborazione coi competenti delle singole materie, non sono però sufficienti a quel pieno sfruttamento del materiale di studio che una biblioteca moderna deve proporsi. Perciò la Biblioteca fa anche opera di costante consulenza e guida ai lettori, studenti, laureati ed estranei, convinta che la collaborazione intima e cordiale tra lettori e biblioteca è, oltreché il miglior mezzo per raggiungere il più pienamente possibile i propri fini di strumento e di ausilio agli studi, il più pratico collaudo delle sue risorse e il modo più efficace per fare di una biblioteca, anziché un museo di libri, un organo vivo della cultura[5].

Fausto Pagliari nel suo memoriale aveva individuato i problemi che la Bocconi doveva affrontare per lo sviluppo della biblioteca e nella sua grande lungimiranza aveva suggerito un’articolazione più definita di compiti da assegnare al personale e non più quasi del tutto concentrati nella figura del direttore. La sua successione avrebbe dovuto prevederne una completa revisione per garantire una maggiore fruizione delle collezioni e soddisfare nuove esigenze.

La biblioteca negli anni Sessanta e Settanta: l’introduzione di un assetto organizzativo per ser...

Dal 1° luglio 1956 al 1977 fu direttore Franco Max, insegnante di ruolo presso le scuole medie statali, coadiuvato da un supervisore, Francesco Brambilla, e affiancato per la sezione di lingue da Anna Bacigalupo, nominata segretaria responsabile con funzioni direttive il 1° novembre 1956.

Il professor Max cercò di dare una prima organizzazione ai servizi già esistenti, distinti per le due sezioni di Economia e di Lingue secondo specifici ambiti di competenza: servizio acquisti, ordinazioni, schedatura e collocazioni, formazione delle bibliografie, consulenza bibliografica, rapporti con gli enti, cambi e omaggi, controllo in arrivo e iscrizione in inventario di libri e riviste, collocazione, reperimento libri e consegna per il prestito, sale di lettura[6].

Le iniziative del nuovo direttore si orientarono «a dare una veste più moderna, più attuale, più funzionale alla biblioteca»[7]: rifacimento e aggiornamento delle schede del vecchio schedario e creazione di diversi schedari particolari: per le riviste, le fonti statistiche, le bibliografie, i fondi speciali donati alla biblioteca, gli articoli più importanti e utili delle riviste italiane e straniere, le opere esistenti presso l’Istituto di studi giuridici Sraffa, nonché la costruzione di un magazzino al piano interrato per la biblioteca della facoltà di Lingue con scaffalatura in ferro.

La biblioteca Bocconi era caratterizzata positivamente per alcuni aspetti: strumenti di ricerca significativi (come lo spoglio delle riviste, l’accessibilità non solo a docenti e studenti interni ma anche a studiosi esterni e a cittadini milanesi, il collegamento con le biblioteche degli istituti). Anche se esistevano alcune raccolte librarie decentrate[8], la biblioteca aveva mantenuto il suo ruolo centrale e favorito la diffusione delle informazioni bibliografiche di tutto il patrimonio librario dell’Università.

Nonostante questi aspetti qualificanti, gli anni della direzione di Franco Max furono densi di problemi da affrontare. Innanzitutto la penuria di spazi per i lettori e per i volumi, che avrebbe avuto esito felice con la costruzione del nuovo palazzo di via Gobbi (incarico del progetto nel 1962).

Da novembre 1965 la biblioteca sarebbe stata dotata di un’ampia sala di lettura per gli studenti capace di 250 posti, di una sala di consultazione dei periodici e delle riviste, di altre tre sale di studio e di un magazzino librario «attrezzato con quanto di più moderno la tecnica oggi dispone con la capacità di ospitare fino a 1.500.000 volumi»[9].

Più complessa e gravosa si presentava la questione dell’aggiornamento costante del patrimonio bibliografico, messa in difficoltà dalla crisi economica degli anni Settanta. Nella relazione sullo stato della biblioteca, che constava di oltre 340.000 volumi e di 2500 riviste vive più di un migliaio di cessate, presentata nel 1977 al rettore Innocenzo Gasparini[10], si sottolineava come la maggior parte delle pubblicazioni monografiche e periodiche fossero in lingua straniera e che, a causa della svalutazione della moneta e dell’aumento dei cambi librari, i fondi messi a disposizione fossero insufficienti a far fronte al rilevante onere finanziario per l’acquisto di volumi e abbonamenti, necessario per non compromettere il valore scientifico delle collezioni determinato dalla «grande specializzazione delle discipline economiche e sociali che, in questa Università, non hanno praticamente confini, legate come sono alle più svariate scienze quali il diritto, la statistica, la matematica, la storia, la geografia, la politica ecc.»[11].

Le vicende della biblioteca di Lingue dagli anni Settanta agli anni Ottanta

Per la biblioteca di Lingue, che dalla sua costituzione nel 1946 aveva assunto nel tempo l’impronta di una biblioteca di ricerca per gli studi delle lingue occidentali – con una ricchissima collezione di testi dei maggiori autori inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli, di critica letteraria, di bibliografie correnti e retrospettive, di dizionari – si poneva negli anni Settanta il problema del suo futuro. A seguito delle dimissioni di Anna Bacigalupo, nel 1969, fu incaricato come sovrintendente Piero Gallardo, che propose, nel 1972[12], di orientare gli acquisti verso le materie storiche, sociologiche, politiche con pubblicazioni in lingua originale al fine di ampliare le conoscenze di tematiche internazionali in Bocconi e dare continuità al valore culturale del patrimonio librario sino ad allora costituito e che, con la soppressione della facoltà di Lingue e letterature straniere, rischiava di perdere ogni utilità per la superstite facoltà di Economia[13].

Le perduranti difficoltà economiche impedirono che si desse seguito alla proposta e, nel 1977, si sviluppò l’idea di fare della biblioteca il perno di un centro di studi linguistico-letterari per studiosi di ogni provenienza avvalendosi di finanziamenti della Regione. Nello stesso anno il rettore Innocenzo Gasparini scrisse all’assessore ai beni culturali della Regione Lombardia[14] offrendo la sede e la biblioteca di Lingue, corredata dei cataloghi e degli schedari di volumi e periodici, e chiedendo all’ente l’assunzione del finanziamento per il suo aggiornamento. Il centro avrebbe avuto una funzione d’informazione bibliografica, di circolazione dei documenti, di creazione di un catalogo unico automatizzato, di organizzazione di corsi per bibliotecari per la loro riqualificazione professionale.

L’iniziativa non trovò seguito. Nonostante questo si continuarono gli abbonamenti per una selezione di periodici, circa 200, e si mantennero opere in continuazione e collane editoriali. Nella seconda metà degli anni Ottanta sembrò aprirsi la possibilità di vendita dell’intera biblioteca a istituti universitari interessati. Non si trovò un accordo sul prezzo: i costi gestionali erano ormai diventati eccessivi e alla fine degli anni Ottanta essa sarebbe stata definitivamente chiusa.

Gli anni Ottanta e i primi anni Novanta: la trasformazione della biblioteca da centro di raccolt...

Nel 1978 assunse la direzione della biblioteca Anna Bacigalupo, supportata da una commissione consultiva composta da Ariberto Mignoli, ordinario di diritto commerciale, e da Stefano Preda, Valter Conca, Franco Bruni e Franco Saba. Fu questo un periodo di profonda trasformazione che vide l’istituzione caratterizzarsi maggiormente come centro di informazione secondo una tendenza evolutiva che nel contesto bibliotecario nazionale era particolarmente avvertita[15]. Il compito delle biblioteche, in particolare di quelle specializzate, non era più soltanto quello di raccogliere documenti ma di portarli sempre più alla conoscenza degli utenti.

L’idea che avrebbe orientato le scelte della nuova direttrice fu soprattutto quella di mantenere la natura stessa della biblioteca Bocconi: una biblioteca rivolta al servizio, che necessitava di materiale molto aggiornato, messo rapidamente a disposizione degli utenti e dotata di strumenti in grado di rendere facilmente accessibile il suo ricco patrimonio. Andavano rivisti il catalogo per soggetti e i sistemi di classificazione – e in special modo andavano favorite modalità di accesso diretto al materiale bibliografico. Su quest’ultimo tema la direttrice moltiplicò gli sforzi e riuscì, nel 1982, a creare una sala di consultazione con l’assunzione, due anni dopo, di un bibliotecario responsabile della scelta e dell’ordinamento delle opere da esporre e, nel 1989, ad allestire scaffali aperti nelle sale di lettura in modo che gli utenti potessero liberamente prelevare i volumi d’interesse, con una sezione dedicata alle pubblicazioni ufficiali e alle statistiche internazionali.

Occorreva inoltre rafforzare i contatti con biblioteche e centri di documentazione per assicurare la disponibilità di opere difficili da reperire. A questo intento si riconduce la creazione di un Centro di Documentazione Europea (CDE), grazie a una convenzione stipulata nel 1983 con la Comunità Economica Europea, per il ricevimento gratuito delle sue pubblicazioni. Ai primi anni Novanta risalgono inoltre il servizio di ricerca banche dati su cd-rom e online, con personale dedicato all’assistenza degli utenti, e il servizio di prestito interbibliotecario, fino ad allora svolto dalla segreteria della direzione, che avrebbe sviluppato una fitta rete di collegamenti internazionali per l’ottenimento di documenti da altre biblioteche.

Il lungo dibattito relativo all’automazione della biblioteca per la gestione di procedure quali le acquisizioni, gli inventari, il controllo di collane e riviste, iniziato negli anni Settanta all’interno di un gruppo di lavoro facente capo al centro di calcolo con la partecipazione di tecnici IBM[16], si sarebbe concluso nel 1985 con la decisione di partecipare alla sperimentazione del prototipo di Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) che, coordinato dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU), si proponeva di collegare le principali biblioteche italiane mediante una rete informatica di basi di dati locali connesse a un indice centrale. A questo scopo l’istituzione venne dotata di un ufficio automazione.

Pochi anni dopo[17], la lentezza di realizzazione di SBN su scala nazionale condusse alla decisione di sviluppare un sistema in house[18], che metteva a disposizione alcuni file di registrazioni bibliografiche per generi di documenti quali working paper, statistiche, archivio degli ordini e consentiva l’automatizzazione di alcune procedure quali il registro d’ingresso, i solleciti delle monografie e dei periodici. Questo sistema facilitava le operazioni routinarie dei bibliotecari, ma non poteva rispondere alle esigenze di ricerca degli utenti. La controversa vicenda si chiuse con l’abbandono definitivo di SBN e la costituzione di una commissione per la valutazione di un software integrato[19] innovativo e la scelta cadde su un prodotto israeliano, Aleph, che era in forte espansione a livello internazionale.

Nel 1992 ad Anna Bacigalupo subentrò Signe Peterson, che concentrò le sue azioni nell’implementazione del nuovo software. Si determinarono significativi cambiamenti nelle funzionalità offerte agli utenti, soprattutto con il primo catalogo elettronico OPAC (On line Public Access Catalog), che consentiva l’accesso diretto ai servizi di ricerca e di prestito, con la possibilità di effettuare rinnovi e prenotazione dei volumi.

In quegli anni la biblioteca prese anche parte a un progetto del­l’Uni­ver­si­tà, compreso nel piano di sviluppo 1990/2000 nel cui ambito era stata formulata «una politica istituzionale per il miglioramento continuo della qualità [...] con l’attuazione di sperimentazioni in una certa misura originali da tradurre in schemi organizzativi più idonei a migliorare la didattica e la ricerca»[20]. L’istituzione fu inserita nel programma «Qualità totale in Università»[21], in quanto servizio complementare alla didattica e impegnata a sviluppare quattro temi di miglioramento relativi all’area costi e all’area clienti tramite quattro gruppi di progetto correlati: riduzione costi, ottimizzazione dei servizi nelle fasce orarie, prestito per i professori, informativa agli studenti[22].

La portata dell’intervento, seppure circoscritto, era notevole considerato che in quegli anni il dibattito professionale sull’utilità dell’applicazione di modalità gestionali tipiche delle imprese alle biblioteche era solo agli inizi[23]. Ciascun gruppo comprendeva bibliotecari provenienti da unità funzionali diverse che per la prima volta si confrontavano secondo una logica di processi e di disegno di flussi e che, seppure con difficoltà, riuscirono a individuare gli aspetti critici di alcune delle loro attività e a pianificare e sviluppare servizi nuovi[24].

Un’ulteriore sfida si prospettava per la biblioteca: la gestione doveva puntare all’efficienza e all’efficacia dei servizi per soddisfare i bisogni informativi dei suoi utenti.

Dalla fine degli anni Novanta a oggi

Chi scrive ha assunto la responsabilità della biblioteca nel 1998, in un periodo caratterizzato dallo sviluppo delle nuove tecnologie, dalla crescita dell’editoria digitale, dall’affermarsi di una nuova visione di biblioteca incentrata sull’utente, sui suoi bisogni e aspettative. La biblioteca ha affrontato un sostanziale rinnovamento della configurazione degli spazi, del catalogo, dei sistemi informativi e informatici, dei profili professionali del personale e dei servizi. A questi, dal 2014, si è aggiunta la gestione degli archivi storici[25] dell’Università, consentendo così di proporre agli studiosi i servizi documentali e bibliografici presso una sede unica.

Un’attenzione particolare è stata rivolta alla gestione degli spazi, resi sempre più confortevoli e adeguati alle modalità di studio individuale e di gruppo. Tra le prime biblioteche italiane, la Bocconi si è dotata nel 1998 di un sistema informatizzato di accesso alle sale lettura e di assegnazione dei posti tramite tessera magnetica e, in anticipo rispetto alle pratiche attuali di coinvolgimento degli stakeholder, gli studenti hanno partecipato alla fase di sperimentazione contribuendo con le loro osservazioni alla messa a punto del software.

L’area d’ingresso, riconfigurata come servizio di accoglienza e di informazione di base, è diventata un punto qualificante della biblioteca. Per accogliere anche gli studenti dei lavori di gruppo, assegnati dai docenti secondo un modello educativo avanzato, sono state allestite, nel 2011-13, 30 sale dotate di lavagne e wireless, prenotabili da dispositivi mobili. Il successo straordinario di questi ambienti è testimoniato dal numero delle prenotazioni in crescita progressiva: più di 50.000 nel 2017.

È stata infine potenziata l’apertura della struttura, con estensione, in armonia con il calendario accademico, dal lunedì al venerdì alla fascia serale, fino alle 23 o alle 24, e il sabato e la domenica anche in orario serale. Da 75 ore settimanali del 2004, la biblioteca è oggi aperta 81 ore e – in coincidenza di esami, prove intermedie e preparazione di lavori finali e tesi – fino a 105 ore. Questo dato la colloca, in tema di accessibilità, all’avanguardia rispetto agli standard europei[26].

Altro punto qualificante in questi ultimi anni è stata la valorizzazione del patrimonio librario, sia cartaceo che digitale. Grazie a un progetto di catalogazione «retrospettiva», nel catalogo online è oggi presente tutto il patrimonio cartaceo della biblioteca. Oltre 880.000 volumi di edizioni italiane e straniere entrate in biblioteca dal 1906 a oggi: acquisti di opere a sostegno della didattica e della ricerca, 32 fondi librari provenienti da donazioni (per esempio, Fondo Gino Zappa, Giordano Dell’Amore ecc.), dispense dei corsi di laurea dall’a.a. 1902/03 all’anno 1944/45, tesi discusse in Università dal 1906 al 1976, edizioni antiche dal XVI al XVIII secolo[27], opere appartenute alle biblioteche dell’Istituto Sraffa, dello IEFE e del CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale).

Per facilitare il recupero dell’informazione da parte degli utenti, particolare attenzione viene prestata alla catalogazione e all’indicizzazione, effettuata sia in italiano che in inglese[28]. La professionalità del lavoro biblioteconomico del nostro ufficio catalogazione ha avuto un importante riconoscimento: dal 2009 i termini di indicizzazione appartenenti all’area dell’economia, della finanza e della statistica confluiscono nel Nuovo Soggettario ThesauruS[29], strumento semantico di autorità per le biblioteche italiane, curato dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Per incrementare la visibilità della biblioteca a livello internazionale nel 2015 sono stati inoltre riversati oltre 340.000 records bibliografici in Worldcat (Worldwide catalog of library resources)[30].

L’offerta sempre più estesa di banche dati, di riviste elettroniche e di e-book ha reso necessario individuare un applicativo in grado di garantire dal sito della biblioteca l’accesso e la gestione delle collezioni sia cartacee che elettroniche in abbonamento accessibili dalla rete. Nel 2003 è stata avviata, con un team di progetto[31], la valutazione di un nuovo sistema ILS (Integrated Library System). Il software prescelto, Millennium, dal 2017 sostituito dalla sua versione più evoluta denominata Sierra, garantisce l’accesso in modo integrato a tutte le risorse; oltre a gestire le altre funzioni bibliotecarie (acquisti, prestiti, catalogazione ecc.) e a offrire servizi innovativi[32].

Nel 2007 è stata lanciata la ECR (Electronic Course Reserves), reading list digitale per la preparazione degli esami: un modulo online che rende disponibili in formato elettronico capitoli di libri, articoli di riviste e altri documenti segnalati dai docenti[33].

Particolare nota meritano infine i «seminari di formazione» sul­l’uti­liz­zo delle banche dati, sulle citazioni bibliografiche e sulla preparazione delle bibliografie, tenuti dai bibliotecari dal 2002 per gli studenti nell’ambito delle attività integrative dell’Università, e su richiesta dei docenti, direttamente nelle classi per specifici bisogni disciplinari. I programmi favoriscono la familiarità con gli strumenti di ricerca di dati economico-aziendali e statistici, finanziari, di legislazione, di giurisprudenza, con l’intento di facilitare la ricerca in autonomia da parte dell’utente. Le capacità di recupero delle informazioni, le tecniche di valutazione per un loro utilizzo legale e di presentazione dei risultati finali sono considerati nel mondo accademico internazionale requisiti importanti per la formazione degli studenti. L’allineamento a questa tendenza proposto dalla biblioteca è molto apprezzato dai docenti.

I dati della biblioteca attuale

I dati riportati dalla Tabella 1 evidenziano i tratti fondamentali della biblioteca attuale, in particolare l’elevato numero di presenze giornaliere, per la maggior parte relative a studenti, e la considerevole consultazione delle risorse elettroniche in relazione a un contenuto numero di prestiti. La transizione ormai molto avanzata verso il mondo digitale, se da un lato orienta l’istituzione verso soluzioni tecnologiche sempre più sofisticate per semplificare e unificare l’accesso alle risorse stesse, da un altro non può escludere la funzione di luogo per lo studio e l’erogazione di servizi tradizionali connessi alle sue prestigiose collezioni cartacee, rappresentative da più di un secolo dell’attività accademica che ha contribuito allo sviluppo degli studi economici in Italia. Tramite la ricchezza delle fonti bibliografiche e l’interazione continua con la propria comunità, la biblioteca oggi sostiene la qualità dei programmi didattici e la competitività internazionale della ricerca, nella piena e consapevole acquisizione di una funzione di servizio in linea con gli obiettivi formativi dell’Università[34].


1

Per un’accurata ricostruzione della sua attività, vedi Cinzia di Deo, «Fausto Pagliari: il Bibliotecario», in Luigi Guatri, M.A. Romani (a cura di), Fausto Pagliari, Milano, Egea, 2017, pp. 31-48.

2

L’organigramma della biblioteca prevedeva un direttore della biblioteca di Economia, che aveva di fatto la responsabilità anche della biblioteca di Lingue, un segretario per entrambe le biblioteche, una bibliotecaria che si occupava della gestione esclusiva della biblioteca di Lingue e personale di supporto per entrambe le biblioteche: nove tra impiegati e subalterni avventizi. Vedi Franco Max, «Relazione al Consiglio d’amministrazione dell’Università Bocconi», 23 ottobre 1959, Archivio Storico dell’Università Bocconi (d’ora in poi ASUB).

3

Fausto Pagliari a Girolamo Palazzina, Milano, 15 febbraio 1951 (ASUB).

4

Ibidem, p. 9. La necessità di una specifica professionalità, qui precocemente avvertita, troverà applicazione solo nel 1961 con l’istituzione del ruolo organico del bibliotecario nell’università italiana tramite la legge 1255/1961. Vedi Graziano Ruffini, «Le biblioteche delle università italiane», in Paolo Traniello, Storia delle biblioteche in Italia, Bologna, Il Mulino, 2002, p. 433.

5

Università Luigi Bocconi, Vademecum dello studente per l’anno accademico 1958-1959, p. 38.

6

Franco Max, «Relazione al Consiglio d’amministrazione dell’Università Bocconi», 23 ottobre 1959 (ASUB).

7

Franco Max, «Relazione al direttore amministrativo della Università Commerciale “L. Bocconi”», Carlo Baccarini, 5 settembre 1960 (Archivio Palazzina. Busta P).

8

Come quella conservata presso l’Istituto di studi giuridici Sraffa, particolarmente importante per le opere di diritto commerciale e di diritto comparato, e presso lo IEFE (Istituto di Economia delle Fonti di Energia), specializzata nei problemi energetici.

9

Università commerciale L. Bocconi, Annuario: anni accademici 1964/65 e 1965/66, p. 100. Il patrimonio librario per i volumi e gli opuscoli nel 1965 aveva superato le 220.000 unità e i periodici in corso italiani e stranieri erano circa 2000. Il patrimonio della Biblioteca di Lingue nel 1965 era invece di circa 55.000 volumi e opuscoli e circa 400 periodici italiani e stranieri.

10

Franco Max, «Relazione sullo stato ed il patrimonio bibliografico della Biblioteca», Milano, 4 marzo 1977 (ASUB).

11

La difficile contingenza economica pesava anche sulla gestione della biblioteca di Lingue che restava aperta dopo la chiusura della corrispettiva facoltà nel 1969 e che dal 1972 risultava quasi esclusivamente frequentata da studenti di altre università.

12

Piero Gallardo, lettera a Carlo Baccarini, 14 aprile 1972 (ASUB).

13

Alla chiusura della facoltà di Lingue il patrimonio della biblioteca ammontava a 53.780 volumi, 8500 volumi di periodici rilegati, 6729 tesi di laurea. Anna Bagicalupo a Luigi Guatri, «Relazione sul patrimonio librario della Biblioteca di lingue», 28 luglio 1977 (ASUB).

14

Innocenzo Gasparini, lettera a Renato Garibaldi, Milano, 27 giugno 1977 (ASUB).

15

Vedi «I servizi della biblioteca e l’utente: atti del 32 Congresso nazionale dell’Associazione italiana biblioteche», Villasimius, 11-14 ottobre 1984, Roma, 1987.

16

Giorgio Faini, Promemoria sulla automatizzazione dei servizi di documentazione della Biblioteca, Milano, 20 luglio 1972 (ASUB); Id., Automatizzazione dei servizi della Biblioteca, Milano, 30 marzo 1976 (ASUB).

17

Giuseppe Origgi, «Relazione sullo stato dell’automazione in biblioteca», Milano, 20 marzo 1987 (ASUB).

18

Il sistema era separato per ciascuna funzione della biblioteca e necessitava di più macchine dedicate.

19

Per sistema di automazione integrato s’intende un software che gestisce in maniera integrata tutti i processi di una biblioteca, dalle acquisizioni alla catalogazione, dal trattamento dei periodici al prestito ecc., registrando i dati identificativi di una pubblicazione una volta sola per poi riutilizzarli secondo necessità.

20

«Relazione del Rettore Prof. Mario Monti all’inaugurazione del novantesimo anno accademico 1991/92», p. 4.

21

Galgano Consulting, «Università L. Bocconi. Selezione temi per gruppi di miglioramento in biblioteca», 1993.

22

Un corso teso ad affinare le capacità comunicative del personale avrebbe completato l’introduzione di metodi e tecniche per la comprensione della qualità erogata.

23

Vedi sul tema: Alberto Petrucciani, Igino Poggiali (1992) «La qualità totale in biblioteca», Bollettino AIB, 32(1), pp. 7-20.

24

Per esempio il «Libro sulla scrivania», ancora oggi attivo, che permetteva di soddisfare in tempi ridotti le richieste di prestito dei docenti con la consegna dei volumi direttamente negli istituti. Apparentemente elementare come realizzazione presupponeva una ricerca del libro piuttosto articolata, da effettuare nelle diverse collocazioni corrispondenti al suo trattamento, acquisizione o catalogazione o deposito, e con modalità fortemente interattive tra i bibliotecari sino ad allora non particolarmente sviluppate.

25

La biblioteca ha accolto nel 2014 gli archivi storici acquisiti o pervenuti in dono all’Università operando una completa riaggregazione dei fondi, prima collocati in sedi diverse. I principali nuclei documentari:

• Archivio Bocconi (carte dal 1896 al 1986 che attestano la storia dell’Ateneo e riferimenti alle contemporanee vicende socio-economiche della città di Milano);

• Archivi d’impresa (Brustio-Rinascente dal 1917 al 1982);

• Archivi personali (Ugo Pisa, Giuseppe Luraghi, Franco Briatico, Lucio Sicca);

• Archivi di associazioni (Camera della Moda Nazionale Italiana);

• Archivi provenienti dalla Toscana (archivio delle famiglie Saminiati Pazzi che testimonia attraverso più di duemila codici e centinaia di migliaia di lettere commerciali l’attività di uomini d’affari e possidenti toscani vissuti fra il XV e il XIX secolo; fondo Fattoria di Artimino relativo alla gestione contabile della villa medicea dal 1782); sono stati censiti o inventariati e per sezioni fotografiche di particolare interesse si è proceduto alla digitalizzazione.

26

Vedi «Plan “bibliothèques ouvertes”: améliorer l’accueil des étudiants en bibliothèques universitaires», Ministère de l’éducation nationale, de l’enseignement supérieur et de la recherche, 1er février 2016. Il piano raccomanda per le biblioteche universitarie site nei grossi centri urbani l’apertura dal lunedì al venerdì fino alle 22.00 e il sabato e la domenica nel pomeriggio (www.enseignementsup-recherche.gouv.fr/cid120212/www.enseignementsup-recherche.gouv.fr/cid120212/ameliorer-l-accueil-en-bibliotheques-universitaires-le-plan-bibliotheques-ouvertes.html).

27

Al termine della catalogazione, le edizioni del XVI secolo sono state segnalate in EDIT16, censimento nazionale delle cinquecentine curato dall’ICCU.

28

In quest’ottica rientrano l’aggiunta di voci di soggetto in lingua inglese, le LCSH (Library of Congress Subject Headings) nel 2013, e già dal 2005 l’adozione del formato MARC 21 (Machine readable cataloguing) per i records con l’obiettivo di facilitare il recupero delle informazioni bibliografiche e lo scambio con altre biblioteche.

30

Vedi https://www.oclc.org/en/worldcat/inside-worldcat.html. Si tratta del catalogo collettivo che registra le collezioni di più di 71.000 biblioteche di 112 Paesi facenti parte del gruppo di cooperazione OCLC (Online Computer Library Center).

31

Nell’ambito del progetto NAB (Nuova Automazione Biblioteca), oltre ai tecnici informatici, vennero chiamati per la prima volta i bibliotecari che valutarono i prodotti esistenti sul mercato secondo quattro punti specifici: affidabilità complessiva dei fornitori, completezza funzionale delle piattaforme tecnologiche, qualità della conversione dei dati, servizi di assistenza.

32

Tra questi l’accesso off campus, che ha permesso agli utenti istituzionali di collegarsi ventiquattro ore su ventiquattro al portale della biblioteca e di usufruire di tutte le risorse elettroniche disponibili da qualsiasi località.

33

I testi sono ricercabili per nome del docente o dell’insegnamento e pubblicati nel rispetto della norma nazionale e delle successive modifiche e integrazioni internazionali che regolano il diritto d’autore e il copyright. L’ECR ha avuto riscontri molto positivi e determinato in biblioteca un forte sviluppo di conoscenze e di pratiche relative alla paternità intellettuale, tanto da essere premiate nell’ambito di una competizione nazionale sulla cultura del diritto d’autore nelle università lanciata nel 2009 dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane alla quale la biblioteca ha partecipato con l’editore dell’Università, Egea.

34

Un sincero ringraziamento a tutti i colleghi che hanno condiviso con me l’esperienza appassionata, talvolta difficoltosa, di completa riorganizzazione della biblioteca nel segno di un’eccellenza conforme al prestigio della Bocconi sempre tesa al miglioramento continuo: Matteo Barucci, Rossella Basso, Chiara Bazzaro, Daniela Cella, Gianluigi Cornacchia, Giacomo Crespi, Tiziana Dassi, Cinzia Di Deo, Manuela D’Urso, Carla Martini, Maria Angela Roveda, Cristina Silvani, Anna Vaglio.

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