Storia della Bocconi

1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione

La gestione di una crisi storica


Parole chiave: Milano, Taranto Riccardo, Rettore Verona Gianmario, BUILT

Covid 19: Da Wuhan a Milano in pochi giorni

Da giorni giravano interrogativi su cosa effettivamente stesse succedendo in Cina, tra mezze informazioni più o meno drammatiche e rassicurazioni beneauguranti, le une e le altre prive sia di ufficialità che di fondamento scientifico. Il vecchio atteggiamento «la Cina è lontana» e l’antica convinzione che il mondo occidentale sarebbe comunque stato in grado di offrire certezze e soluzioni ai suoi cittadini funzionavano da cuscinetto rispetto a una seria considerazione del «possibile», oltre che del «probabile».

Il naturale atteggiamento, che contraddistingue chi di scienza si occupa a tempo pieno, a porsi in termini di previsione e anticipazione dei problemi, ci aveva però indotto, già in quella prima fase ancora confusa ma non ancora sospetta, a porci domande proprio sulle possibilità, nonché sulla probabilità, di un evolversi della situazione in senso negativo. Quali le possibili conseguenze (sanitarie, organizzative, economiche, culturali) per la società? Quali le responsabilità e le prospettive di un'istituzione come la Bocconi, preposta a una missione culturale che da cent’anni si traduce in servizio al Paese e alla collettività? Quali le modalità e gli strumenti per continuare lo svolgimento della propria missione garantendo sicurezza sanitaria e ambientale all’ampia comunità bocconiana composta da studenti e loro famiglie, docenti e ricercatori, comunità scientifica, alumni, mondo del lavoro e della cultura in senso lato, istituzioni di riferimento? Da qui, una forte e immediata auto-responsabilizzazione, basata sulla consapevolezza di quale fosse stata la portata di altre grandi e tragiche vicende di questo tipo che il mondo aveva affrontato nei secoli passati, e della necessità di andare oltre il semplice senso di smarrimento e di orrore che il pensiero di questi scenari inevitabilmente richiamava.

Il weekend del 22 febbraio 2020 rappresenta, nella memoria collettiva e, con particolare incisività nella nostra, una svolta, un punto di non ritorno: si ufficializza la presenza del Covid 19 anche in Italia, si annunciano provvedimenti per arginarne la diffusione e «pandemia» diventa un termine di cui tutti imparano il significato.

I due autori di questo saggio, che ricoprivano rispettivamente la carica di consigliere delegato e rettore, passano il weekend in consultazione continua, sino a tarda sera, per capire il da farsi a fronte di una situazione che stava tracimando e che non avrebbe mancato di creare ansia, a tratti addirittura angoscia, con due principali fronti di preoccupazione. Il primo di breve termine: come consentire agli studenti di realizzare le loro legittime aspettative di portare a termine l’anno accademico. Il secondo più di lungo periodo – che infatti avrebbe preso forma in modo più nitido qualche giorno più tardi – relativo al timore crescente che potessero essere vanificati gli sforzi fatti sino a quel momento per rendere sempre più numerosa e proficua la presenza di studenti provenienti da tutto il mondo alla Bocconi e nella metropoli lombarda – sforzi e sacrifici notevoli, anche sul piano finanziario, che erano sotto gli occhi di tutti negli avveniristici edifici da poco inaugurati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Si intravvedeva infatti il rischio che la nuova residenza studentesca di via Castiglioni, la prestigiosa sede della SDA, il complesso degli impianti sportivi[1] potessero essere sottoutilizzati o addirittura inutilizzati a causa della ferocia del virus.

Lo scoramento che ci pervadeva e che ci faceva intravvedere orizzonti estremamente problematici ebbe però breve durata: in quel momento era necessario sicuramente riflettere sul da farsi, ma soprattutto operare celermente dal momento che il secondo semestre si stava aprendo e gli studenti stavano abbandonando in massa Milano.

In seguito si sarebbe scoperto che Sars-Cov 2 si era già insinuato da tempo in due comuni poco distanti: a Codogno a sud di Milano e ad Alzano Lombardo, nel Bergamasco, a nord-est della città; ma la teoria dominante prodotta dalla narrazione mediatica continuava a sottostimare il fenomeno sostenendo che il contenimento del virus, grazie all’isolamento locale – esercitato soprattutto a Codogno e nei comuni limitrofi del Lodigiano con la creazione di una «zona rossa», ovvero un lockdown locale, avrebbe bloccato l’epidemia. Invece, in quel weekend, ci si cominciò a rendere conto che il numero delle terapie intensive occupate da possibili casi di coronavirus non avrebbe retto a lungo – e non solo a Codogno – e che l’inclusione di Milano e dell’intera Lombardia nella zona rossa diventava una scelta non solo probabile, ma necessaria. Si trattò di una decisione, molto sofferta, essendo Milano la capitale finanziaria, commerciale e industriale dell’Italia ed essendo la Lombardia produttrice di oltre il 20 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Decisione, oltretutto, resa più difficile dalle recenti riforme istituzionali che, ampliando le potestà delle Regioni alla sanità e all’istruzione, rendevano il dialogo con le diverse autorità preposte al governo del Paese ancora più complesso e articolato, soprattutto di fronte a tematiche di alta sensibilità pubblica.

Ironico pensare che proprio venerdì 21 febbraio la SDA Bocconi aveva appena finito di ospitare la EFMD Conference che, con la sola eccezione dei delegati delle università cinesi, aveva riunito a Milano 350 dean delle business school più prestigiose a livello mondiale e che lo stesso venerdì, nel pomeriggio, la governance di Bocconi con eminenti rappresentanti delle professioni legali, dell’industria e della finanza, era raccolta nell'aula N07 del «Velodromo» a festeggiare gli 80 anni del professore emerito di Diritto commerciale Piergaetano Marchetti.

In quel lungo fine settimana, il coordinamento dei rettori delle università della Lombardia, dopo un sabato convulso di telefonate che si incrociavano con pareri a volte contrastanti tra i ministeri, la Regione e il Comune di Milano, prese la difficile decisione di interrompere le attività didattiche in presenza a partire dal lunedì successivo.

Gli atenei – così come avrebbero fatto poi le scuole di ogni ordine e grado – consapevoli delle decine di migliaia di studenti e di persone coinvolte non solo nell’erogazione dei servizi, ma nel massiccio utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici, diedero il buon esempio concorrendo per primi a contenere una situazione apparentemente fuori controllo. Così facendo anticiparono di pochi giorni, in Lombardia, quello che sarebbe diventato il primo lockdown nazionale dell’8 marzo.

La decisione non poteva essere che sofferta: le università milanesi avevano interrotto le lezioni in presenza solo in poche occasioni – nei momenti più difficili del periodo bellico e dei giorni più duri degli scontri di piazza negli anni della contestazione e del terrorismo – e il farlo in quel momento, nel nuovo millennio, non rappresentava certo un segnale di speranza contro questo nuovo nemico sconosciuto.

Come si è detto, la Bocconi non si sarebbe fatta cogliere totalmente impreparata ad affrontare i problemi inerenti alla decisione assunta. Grazie alla naturale esposizione internazionale, sin da gennaio avevamo acquisito consapevolezza delle potenziali implicazioni del coronavirus: dapprima dovendo gestire le problematiche degli studenti in scambio in Cina, a Hong Kong e a Singapore, aree nelle quali l’emergenza sanitaria era già conclamata; e in seguito con il caso sospetto di una studentessa rientrata a Milano proprio da Wuhan. In quei giorni stavamo inoltre iniziando ad accogliere qualche migliaio di studenti internazionali, di rientro dal periodo di vacanza nei loro Paesi o giunti in Italia grazie ai programmi di scambio attivati con università di tutto il mondo. Il sospetto che la studentessa cinese fosse infettata dal virus non si trasformò per fortuna in realtà; ma quell’allarme ci portò immediatamente ad attivare un Crisis Management Team[2], composto dai dean delle cinque scuole, dal direttore del centro pedagogico BUILT e dai dirigenti di tutte le principali direzioni tecnico-amministrative, per valutare e porre in essere le necessarie misure di sicurezza e di sanificazione e per gestire il rientro degli studenti con l’avvio del secondo semestre.

La decisione di sospendere l’attività didattica in presenza ma di proseguire immediatamente online, presa dal Crisis Management Team, fece sì che in Bocconi, prima università in Italia, già il lunedì 24 febbraio, le lezioni si tenessero in aule virtuali con gli studenti del Master in Business Administration (MBA) di SDA Bocconi e che, nel giro di una settimana, lo stesso avvenisse per tutti gli insegnamenti dell’Ateneo.

Si trattò di una scelta frutto di una cultura digitale diffusa e di tanti strumenti che sono stati sviluppati nel corso degli anni e che si sono rivelati estremamente utili per spostare le lezioni dalla presenza fisica a quella in remoto[3]: da tre anni tutti i corsi Bocconi presentano un contenitore digitale che li ingloba (la piattaforma BlackBoard (sistema informativo nel quale sono caricati e gestiti i materiali didattici messi a disposizione degli studenti e gli elaborati prodotti da questi ultimi) e, dal 2000, l’agenda digitale yoU&B (una app per smartphone che consente allo studente di avere sempre a portata di mano informazioni personalizzate quali il calendario delle lezioni a cui deve partecipare, le date degli appelli per iscriversi alle sessioni di esame ecc.) Prima della pandemia il 30 per cento degli insegnamenti impartiti prevedeva attività svolte in modo digitale e 500 professori, negli ultimi due anni, avevano partecipato ad attività di formazione specifiche in questo campo, e SDA Bocconi aveva, già dal 2019, lanciato un suo portafoglio di corsi on demand, richiamato, con qualche esagerazione, dalla stampa con l’espressione di «Netflix della formazione»[4]. Abbiamo di conseguenza impostato la nostra «didattica di crisi» con l’introduzione di sillabi potenziati, lezioni in streaming, corsi videoregistrati, e una generale ridefinizione del percorso di lavoro delle classi.

Il secondo semestre dell’anno accademico 2019/20 si è quindi svolto in gran parte da remoto in tutte e tre le fasi della vita universitaria: lezioni, esami, lauree[5].

Particolarmente complessa, ancor più che la discussione delle tesi di laurea, è stata la gestione degli esami a distanza: tenendo conto che la larga maggioranza degli stessi in Bocconi si svolge con prove scritte, la soluzione dei problemi connessi alla loro erogazione in digitale ha richiesto accurate analisi e una discreta capacità di innovare che ci ha portati ad adottare un sistema per facilitare il controllo a distanza da parte dei docenti. Si è dovuto inoltre tenere conto del fatto che gli studenti internazionali potevano risiedere in parti del mondo con diversi fusi orari, il che ha richiesto lo scaglionamento degli esami in vari momenti della giornata e la predisposizione di questionari differenti per la stessa prova.

Insomma, si è trattato di una sfida non banale; che però, come tutte le sfide, vissuta in modo innovativo, ha permesso di aprire nuove strade. Per non fare che un esempio, la possibilità di gestire a distanza le prove di ammissione per le future matricole, sia per l’ultima sessione del 2020/21 sia per la prima del successivo anno accademico, ha consentito un significativo incremento dei partecipanti al test (+50% rispetto alla corrispondente sessione dell’anno precedente). Si è trattato di un risultato molto confortante, poiché l’interrogativo sull’andamento delle future immatricolazioni aveva destato qualche giustificata preoccupazione, soprattutto con riferimento agli studenti non italiani.

Il nuovo anno accademico: verso un mondo più digitale

Le scelte effettuate durante il lockdown, figlie dell’esperienza, ma anche della creatività e della resilienza di tutti noi, sono state la palestra per impostare le attività didattiche per l’anno accademico 2020/21 secondo il modello blended che ha consentito di tornare in attività on campus a partire dal 24 agosto, e passare nuovamente in piena didattica a distanza dal 26 ottobre, alla conclusione del primo trimestre, a causa dell’andamento dei contagi a livello regionale e nazionale. Durante il primo trimestre abbiamo quindi garantito ai nostri studenti di svolgere almeno il 50 per cento del proprio programma didattico in presenza e in modo sicuro, utilizzando le aule al 50 per cento della loro capienza[6].

Le innovazioni sviluppate e introdotte in tempo di crisi sono diventate la base del nuovo modello didattico che la Bocconi sta disegnando per il futuro e che rappresenta uno degli obiettivi del Piano strategico 2021/25. Il modello integrerà la presenza con il digitale, creando così un nuovo modo di insegnare e apprendere potenziato, in cui il professore sarà sempre più «coach» e guiderà gli studenti tra contenuti e media, con una forte attenzione all’interazione e allo scambio di esperienze.

Se la formazione universitaria ha subito una rapida trasformazione in seguito agli eventi accennati, il mercato executive dei corsi in digitale ha registrato una forte crescita: SDA Bocconi School of Management, potendo contare su una nuova libreria di corsi digitali in italiano e in inglese completamente ridisegnati tra il 2019 e il 2020 (17 in catalogo), ha visto crescere questo segmento di mercato con un aumento del cento per cento degli iscritti agli on line programs on-demand rispetto al 2019 e di un 10 per cento del fatturato. SDA Bocconi ha inoltre stretto due nuove partnership per la distribuzione on demand con le piattaforme Emeritus e GetSmarter, tra i più grandi provider internazionali di corsi online[7].

Ma la trasformazione digitale indotta dal Covid 19 si è estesa anche ai fondamentali servizi offerti agli studenti per le attività extradidattiche. Con la mobilità ridotta per gran parte dell’anno e l’introduzione massiva dello smart working in imprese e istituzioni, altre tre dimensioni fondamentali del percorso formativo dei nostri studenti sono state rivoluzionate: l’esperienza internazionale, l’ingresso nel mondo del lavoro e l’eventistica del mondo Bocconi.

Per riconfigurare in poco tempo tre ambiti così complessi è stato necessario mobilitare svariate componenti della realtà universitaria. Anche in questi casi la transizione digitale è stata determinante: per ogni settore sono state individuate, analizzate, testate, valutate, selezionate e infine adottate soluzioni ad hoc, con i relativi corollari (dagli extra budget al rispetto dei vincoli normativi, dalle nuove procedure alla comunicazione verso i principali stakeholder coinvolti).

I processi seguiti non sono sempre stati lineari, i tempi non lo consentivano; così come non sono mancate le tensioni: le urgenze si accavallavano e i colli di bottiglia talvolta sono stati inevitabili. Tuttavia, le soluzioni, cercate con creatività e adottate con caparbietà, si sono dimostrate, alla prova dei fatti, efficaci.

In particolare, guardando all'attività di scambio, l'introduzione del Virtual Exchange per gli studenti delle università partner ha permesso di ospitare nel corso del primo semestre 282 studenti che, non potendo raggiungere Milano, hanno comunque vissuto la propria esperienza accademica in Bocconi, condividendo lezioni, gruppi di lavoro, assignment con i frequentanti e soprattutto beneficiando di tutti i servizi a supporto che l’Università assicura agli studenti. Nel secondo semestre dell’anno 2020/21 la stessa modalità di scambio è stata offerta ai nostri studenti.

Grazie alla presenza nel network GNAM fondato dall'Università di Yale, la Bocconi inoltre ha introdotto il nuovo formato degli SNOCs (Small Network Online Courses), ossia corsi elective full-immersion che prevedono la partecipazione congiunta di studenti provenienti da tutte le università del network, con lo sviluppo di gruppi di lavoro misti[8].

Come per la didattica, anche le attività del nostro Career Service si sono dovute adattare alle regole dettate dal coronavirus. Nessuno dei nostri tradizionali appuntamenti per avvicinare studenti, laureandi e laureati al mondo del lavoro è tuttavia stato abbandonato. Tutte le attività di supporto alla scelta professionale (dagli In Company Training ai Recruiting Dates al career event Bocconi&Jobs) e tutti gli incontri atti a consentire un miglior orientamento in scelte decisive per il futuro di quanti si affacciano al mondo del lavoro sono state ripensate per essere vissute online[9]. Non abbassare la guardia su questo fronte è stata ritenuta una priorità strategica: la potenza di fuoco delle nostre attività a supporto del placement non si è ridotta, ma ha cambiato pelle, allineandosi ai cambiamenti che la pandemia ha imposto alle imprese.

Da ultimo, a trasformarsi sono stati anche i nostri eventi, da sempre elemento vitale per lo scambio di idee tra ricercatori di tutto il mondo, coinvolti nei seminari organizzati dai nostri otto dipartimenti, e strumento per la divulgazione scientifica e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder dell’Ateneo a partire dai cittadini di Milano. Complessivamente l’università ha organizzato oltre 700 tra webinar ed eventi online. Tra questi, in particolare, ne vogliamo ricordare due per rilevanza e impatto. Con l’ausilio di Econometric Society, una delle più prestigiose associazioni internazionali di economia, anziché arrenderci all’evidenza e annullare il convegno mondiale previsto ad agosto 2020 nel nuovo campus, con il team coordinato dal professor Massimiliano Marcellino, abbiamo per la prima volta svolto una conferenza con la partecipazione di più di 4.000 persone, connesse in remoto, di 80 paesi. È stata la conferenza più inclusiva mai organizzata: nella precedente edizione, cinque anni prima, i partecipanti erano stati 1.600. A ottobre 2020 abbiamo poi ospitato virtualmente la 47th Global Conference del Network PIM, il più antico network di scuole e università, che vedeva coinvolti i dean e i director di 67 università partner, chiamati a discutere del futuro dell'higher education nell'era post-pandemia.

La pandemia, oltre a far emergere come impellente il problema della sicurezza, ha acceso nuovi riflettori sulla dimensione globale della società contemporanea, che per essere sostenibile deve però prendersi cura di promuovere la diversità, culturale e di genere, e l’inclusività di tutti i suoi membri. Anche in questo Bocconi ha scelto di essere proattiva. Con l’avvio del terzo mandato rettorale di Gianmario Verona a inizio novembre 2020, Catherine De Vries è entrata in carica come prorettore alla diversità e all’inclusione con l’obiettivo, conferitole dal rettore, di promuovere, attraverso l’adozione di politiche e attività specifiche, la diversità e l’inclusione come principi fondamentali di una comunità aperta che, facendo leva sui diversi background, crea innovazione e coltiva l’eccellenza a beneficio della società.

In generale, la sostenibilità è un aspetto su cui la Bocconi è da tempo attiva, avendo costituito già nel 2013 un comitato attualmente presieduto da Francesco Perrini e composto da altri docenti e dirigenti dello staff. Nel 2021, per la prima volta è stato emesso il Report di sostenibilità, che racchiude i principali dati del nostro Ateneo rispetto ad alcuni dei Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. A questo proposito, fin dall’inizio della pandemia ci siamo adoperati per rendere il campus un luogo sicuro, investendo sulla sicurezza oltre 3 milioni di euro[10].

Grazie a questo intenso e minuzioso lavoro, la nostra Università ha ottenuto la Biosafety Trust Certification di RINA, primo schema certificativo nato per fornire un insieme di best practice di riferimento per minimizzare i rischi di diffusione delle epidemie nei luoghi di aggregazione pubblici e privati. Tutte attività ideate e implementate dal Crisis Management Team e dallo staff di Infrastructures, Sustainability & General Services e di Corporate Marketing & Communication, operativo già dal gennaio 2021 con lo scopo di definire strategie e azioni per far fronte all’evoluzione della pandemia.

Una parte rilevante dell’attività di tutto l’anno è stata dedicata alla continua comunicazione verso tutte le componenti del sistema Bocconi, sempre gestita in piena condivisione tra rettore e consigliere delegato. A questo fine un’area specifica del nostro sito, chiamata Emergenza Covid 19, è stata appositamente creata e costantemente aggiornata, per raccogliere tutte le comunicazioni, ben evidenziate anche nella homepage.

Trasversale a tutti questi aspetti è stato il lavoro della nostra casa editrice, Egea, che ha saputo cogliere con velocità le nuove esigenze della didattica a distanza e degli studenti costretti «fuori sede» e supportare gli sforzi dell’Università mettendo a disposizione le sue competenze nel settore digitale, già sperimentate nella lunga collaborazione con BUILT e nell’ambito di BlackBoard, insieme a un nuovo slancio nell’area dell’e-commerce e della distribuzione online.

Il 2020 ha messo alla prova il nostro Paese, la nostra società, il mondo così come l’abbiamo conosciuto finora. Dal nostro punto di vista, quello che conta, come bocconiani oltre che come cittadini, sono la volontà, il coraggio e la forza di accettare un futuro probabilmente diverso, grazie anche alla straordinaria esperienza maturata durante la pandemia in cui tutte le componenti della Bocconi (studenti, docenti, dirigenti, staff, alumni) hanno saputo operare compatte, in un'innovazione continua delle modalità di trasmissione della conoscenza, all’insegna di quella curiosità e del senso della sfida che caratterizza ogni vero imprenditore e che fa parte del DNA della Bocconi, la vera eredità dei suoi fondatori.


1

Vedi «Dagli edifici al campus», p. xxxx.

2

Il Crisis Management Team ha affrontato l’emergenza con un approccio integrato volto a gestirne i molteplici aspetti, quali salute e sicurezza on campus e nelle residenze studentesche, continuità della didattica (lezioni, esami, lauree, scambi, stage ecc.), compliance e privacy, relazioni con gli studenti, comunicazione interna ed esterna ecc.).

3

Si rinvia per alcune di queste innovazioni a quanto descritto nel capitolo «Innovazione nella continuità», p. xxx.

4

Vedi https://forbes.it/2019/09/19/bocconi-di-netflix-la-nuova-formazione-universitaria-secondo-gianmario-verona.

5

Lo sforzo compiuto dai cinque dean delle Scuole, dai professori e dallo staff di Technology e di Academic Services è ben sintetizzato dai seguenti indicatori: quasi 20 milioni di minuti di videolezioni visualizzati; oltre 10.000 video caricati (visualizzati più di 1,1 milioni di volte); 10.000 studenti che hanno seguito almeno una delle 8.500 sessioni live; 95.000 esami online; 2.074 lauree online (per specifici numeri di dettaglio si rinvia alla relazione dell’apertura dell’anno accademico 2020/21. G. Verona Human capital, digital transformation, sustainability: launching the design of the future).

6

Il modello didattico adottato ha previsto tre diverse modalità di lezione (tutte comunque a disposizione sulla piattaforma digitale): il 70 per cento delle classi (pari a 426) ha svolto lezioni in presenza e frequentate con turni settimanali; il 12 per cento (ovvero 71 classi) ha svolto lezioni online per le parti teoriche e in presenza in piccoli gruppi per le parti applicative e di maggiore interazione tra studenti e professori e tra studenti e studenti; il 18 per cento delle classi (112) solo online, in particolare per le materie che si prestano a una full immersion digitale come alcuni corsi di computer science.

7

Vedi «SDA, la formazione post-esperienza», p. xxx.

8

Gli studenti di International Management hanno partecipato ai primi SNOCs nel semestre autunnale, e la Bocconi ha offerto il primo SNOC nel secondo semestre, sul tema Private Equity & Venture Capital.

9

È così che da fine febbraio sono state organizzate 181 iniziative di recruiting e orientamento professionale online, che hanno coinvolto 696 employer e registrato la partecipazione di 16.507 tra studenti e laureati.

10

Dal ritorno in aula a fine agosto abbiamo: distribuito gratuitamente 45.000 mascherine chirurgiche e 2.000 litri di gel disinfettante; dotato il campus di 6 chilometri di segnaletica, 40 addetti safety per far rispettare il distanziamento sociale, scanner individuali e ad alti flussi (sui modelli aeroportuali) per la misurazione della temperatura, un’ambulanza con due operatori di pronto soccorso; predisposto la sanificazione quotidiana di spazi e attrezzature; avviato per tutta la comunità on campus una campagna epidemiologica, su base volontaria, che ha visto processare finora circa 1.000 tamponi e oltre 2.000 test sierologici; effettuato una campagna di vaccinazione antinfluenzale, sempre su base volontaria, per docenti e membri dello staff e relativi familiari, somministrando 1.500 dosi di vaccino; lanciato la campagna di comunicazione Your Safety Matters per sensibilizzare tutta la comunità al rispetto delle regole e a comportamenti responsabili.

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