Parole chiave: IGIER, Master
Storia della Bocconi
1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione
L'entrata dell’Università Bocconi nel mondo delle scienze politiche risponde all’esigenza di volgere lo sguardo alle migliori esperienze internazionali e di aprirsi alle altre scienze sociali. Una scelta guidata dalla consapevolezza che è difficile analizzare a fondo il funzionamento dell’economia, comprenderne i meccanismi complessi, provare a disegnare i margini dell’intervento pubblico, senza comprendere i vincoli politici e gli incentivi elettorali che influenzano le scelte dei policy maker.
Il filone di ricerca in political economics, che si è sviluppato tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, ha avuto in Bocconi – e in particolare nell’IGIER (Innocenzo Gasparini Institute for Economic Research) – uno dei nuclei più innovativi, grazie a Guido Tabellini. L’analisi positiva dell’impatto che le istituzioni e i sistemi politici hanno sulle scelte di politica economica rappresenta un nuovo e promettente filone di ricerca. Ci consente di capire che le differenze nella crescita economica dei Paesi non dipendono solo da fattori economici ma anche istituzionali e politici. E allo stesso tempo ci impone di studiare i sistemi politici per comprenderne il funzionamento interno e l’impatto che hanno sull’economia.
La ricerca in tale settore si è consolidata nel nostro Ateneo nel corso degli anni e il suo insegnamento è entrato nella programmazione delle lauree triennali, con il corso di Comparative Political Economics al DIEM, e in quelle magistrali, con il corso di Advanced Political Economics al DES. Il crescente interesse dimostrato dagli studenti per tali discipline è testimoniato dal buon numero di tesi magistrali in political economics, nelle quali le domande di ricerca si spingevano oltre l’economia pura: in che maniera i flussi migratori hanno aumentato il supporto politico ai partiti nazionalisti e populisti? Come è cambiato il vocabolario nei programmi dei partiti tradizionali negli ultimi anni? Quali sono le determinanti della scelta dei candidati da parte dei partiti? Questa nuova area di ricerca e di insegnamento si è progressivamente sviluppata in Bocconi, dove era già presente il tradizionale settore del management pubblico, che si focalizza maggiormente sullo studio della gestione della cosa pubblica e quindi sugli aspetti di implementazione delle politiche pubbliche. In questo ambito, nell’offerta formativa della Bocconi era presente da inizio anni Novanta il corso di laurea in Economia e management delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni internazionali.
Lo studio preliminare e gli interrogativi della commissione
Il progetto di introdurre un corso di studi in Scienze politiche è uscito dal suo stato embrionale nel 2008, con il rettorato di Guido Tabellini. L’obiettivo strategico era di ampliare l’offerta formativa della Bocconi per avvicinarla maggiormente a un modello di università di scienze sociali, quale per esempio la London School of Economics and Political Science, e per rafforzarne l’immagine e la reputazione internazionale. La finalità più specifica era di creare – all’interno della tradizione bocconiana – un percorso di studi interdisciplinare che offrisse un’analisi rigorosa delle scienze della politica, delle relazioni internazionali, dell’economia e della political economics. Ma si avvertiva anche una responsabilità sociale e civile in questo progetto: contribuire alla formazione di una classe dirigente in possesso di una preparazione adeguata e di respiro internazionale. La commissione di studio, composta da Franco Amatori, Francesco Billari, Tito Boeri, Guido Corbetta, Giorgio Sacerdoti, Severino Salvemini e Giovanni Valotti, in coerenza con l’offerta formativa esistente, evidenziava tre requisiti fondamentali per il lancio di un nuovo programma: internazionalità, qualità e originalità dell’offerta formativa e garanzie sulle prospettive di lavoro dei neolaureati.
Il dibattito nella commissione si concentrò su due interrogativi. In primo luogo se introdurre un corso di laurea triennale o specialistica; in secondo luogo, se tale corso dovesse essere offerto dalla sola Bocconi oppure in collaborazione con altre università, attraverso la formula del double degree. La prima proposta avanzata dalla commissione nell’autunno del 2009 fu di avviare un corso magistrale, interamente in inglese, possibilmente in collaborazione con altre università (LSE e Science Po), che si rivolgesse a studenti internazionali e ai laureati triennali in scienze politiche, in economia e in materie giuridico-istituzionali[1]. Un corso di laurea che avrebbe aperto ai laureati percorsi professionali nelle organizzazioni internazionali (FMI, OCSE, Nazioni Unite, Commissione Europea) e nelle imprese private nazionali e internazionali che operano a stretto contatto con le amministrazioni pubbliche e con le organizzazioni internazionali – ONG, società di consulenza internazionali, lobby, think tank ecc. Il progetto di una laurea specialistica con tali caratteristiche sollevava comunque delle incognite sul suo posizionamento all’interno dell’offerta formativa della Bocconi, per evitare che venissero «cannibalizzati» corsi esistenti quali il DES e il CLAPI, e richiedeva il raggiungimento di accordi di stretta collaborazione con possibili università partner.
La nascita di BIG
Con il passare del tempo questi elementi avrebbero condotto a un cambio di strategia, portando alla rivalutazione di un progetto di laurea triennale già analizzato durante le fasi preliminari di lavoro. Sotto il rettorato di Andrea Sironi, una nuova commissione di studio, composta da Paolo Graziano, Tommaso Nannicini, Alex Turrini e Giovanni Valotti e da me, fu incaricata di progettare un corso di laurea triennale in Scienze politiche in lingua inglese. L’obiettivo era di offrire una laurea triennale generalista di Scienze politiche che sapesse coniugare lo studio delle materie fondamentali di questa disciplina (politica comparata, filosofia politica, relazioni internazionali), delle dottrine economiche e di management pubblico, con una forte attenzione verso i metodi analitici-quantitativi, al fine di attrarre studenti internazionali facendo leva sulla reputazione della Bocconi in altri campi.
Dalla progettazione emerse un corso di studi con un curriculum impegnativo e qualificante, al fine anche di consentire ai laureati di accedere alle lauree specialistiche delle migliori università internazionali. Il filo conduttore del corso di studi era chiaro: offrire agli studenti le conoscenze necessarie a progettare politiche pubbliche efficienti dal punto di vista economico e sostenibili da quello politico, a programmare la loro implementazione pratica e a valutare ex post la loro efficacia.
L’obiettivo di internazionalizzazione si è tradotto nella scelta di un corso di laurea triennale in inglese, che si rivolge a una platea internazionale, che offre una faculty internazionale e che spinge gli studenti ad avere un’esperienza di scambio internazionale introducendo, per la prima volta nella lunga storia della Bocconi, in un corso triennale, un semestre di scambio obbligatorio con una della oltre 200 università partner. Nel settembre del 2015, dopo anni di progettazione, le lezioni del nuovo corso, denominato Bachelor in International Politics and Government (BIG), hanno avuto inizio e la prima coorte di sessanta studenti di scienze politiche è entrata in Bocconi.
Recruiting internazionale
La nascita del BIG ha rappresentato un primo, fondamentale passo nel posizionamento della Bocconi nel mondo delle scienze politiche, a cui hanno fatto seguito altre importanti iniziative, soprattutto nel campo del recruiting internazionale di docenti. Dopo l’arrivo al dipartimento di Analisi e management pubblico della Bocconi, nel 2014, di Massimo Morelli, professore di Scienze politiche presso la Columbia University di New York, l’attività di assunzione di docenti di tale materia si è intensificata. Negli anni successivi sono arrivati in Bocconi due ordinari – Lanny Martin dalla Rice University di Huston e Anthony Bertelli dalla New York University – e due assistant professor – Piero Stanig e Livio Di Lonardo – attraverso i meccanismi del job market internazionale. A completamento di questo processo di integrazione dell’area di scienze politiche in Bocconi, il dipartimento di Analisi e management pubblico ha modificato la dicitura in dipartimento di Scienze sociali e politiche. Questa trasformazione ha richiesto una modifica della dichiaratoria del dipartimento, che si è ampliata per dare alle scienze politiche una sua centralità nel dipartimento stesso.
Il Master in Politics and Policy Analysis
La nascita del BIG non ha accantonato, bensì rinforzato, il progetto originale di creare un corso di laurea magistrale in Scienze politiche in collaborazione con altre università europee. Una commissione di studio, composta da Massimo Morelli, Tommaso Nannicini, Paola Profeta, Guido Tabellini e da me, ha lavorato per progettare un corso di laurea magistrale che rappresentasse la naturale prosecuzione del triennio in scienze politiche.
Il Master in Politics and Policy Analysis (PPA) ha visto la luce nel settembre del 2018 consentendo ai neolaureati del BIG – e a diversi studenti italiani e stranieri – di poter accedere, oltre ai master previsti dall’offerta formativa Bocconi – quali Economics and Social Science (ESS), Economics and Management of Government and International Organizations (GIO) – a uno specifico in Scienze politiche.
Anche il completamento dell’obiettivo iniziale di una collaborazione con altre università di prestigio è stato raggiunto. A partire dall’a.a. 2019/20, infatti, il PPA offrirà sia un double degree con la London School of Economics and Political Science sia con Science Po.
↑ 1
In Bocconi, i laureati del BIEM (Bachelor in International Economics and Management) spesso chiedevano uno sbocco specialistico in tematiche quali relazioni internazionali, scienze politiche, analisi delle public policy, allora non presente.
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