Parole chiave: Rettore Sironi Andrea
Storia della Bocconi
1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione
Nell’ultimo decennio il mondo economico e manageriale è stato caratterizzato da una rivoluzione che, secondo molti, cambierà radicalmente il tradizionale modus operandi di imprese e istituzioni. Termini come big data, machine learning e intelligenza artificiale, una volta sconosciuti ai più, sono diventati ormai comuni nel linguaggio di economisti e manager. Non è possibile oggi aprire un giornale senza imbattersi in queste espressioni. Fin dall’inizio di tale rivoluzione, la Bocconi ha deciso di investire in quest’area. Possiamo identificare due fasi:
- 2014: creazione di una laurea di primo livello in Economics, Management, and Computer Science (BEMACS), iniziata poi nel settembre 2016;
- 2016: creazione di una laurea magistrale in Data Science & Business Analytics (DS&BA), iniziata poi nel settembre 2018.
Per capire come la posizione dell’Università Bocconi nei confronti di questi temi sia cambiata nel tempo è utile ripercorrere più nel dettaglio le due iniziative.
BEMACS: il primo passo nell’area di computer science
Nel febbraio del 2014, l’allora rettore Andrea Sironi creò un gruppo di lavoro che aveva il compito di decidere se e come la Bocconi dovesse entrare nell’area di computer science. Facevano parte del gruppo, presieduto da Emanuele Borgonovo del dipartimento di Decision Science, Valentina Bosetti per Economia, Paola Cillo per Management and Technology, Claudio Tebaldi per Finanza e chi scrive per Marketing.
Le opzioni sul tavolo erano le tipiche a disposizione di ogni impresa che deve sviluppare le competenze necessarie per entrare in un nuovo mercato: make or buy, ovvero svilupparle internamente o acquisirle tramite un’alleanza esterna, magari con un politecnico. Il gruppo decise, fin dalla prima riunione, per l’opzione interna. Computer science si ragionò, è un’area destinata a cambiare in maniera pervasiva tutti gli ambiti economici e manageriali. Si decise quindi che le competenze dovessero entrare nel DNA della Bocconi, dei suoi professori prima ancora che dei suoi studenti. Un pensiero che, qualche anno dopo, il rettore Gianmario Verona sintetizzerà nello slogan «Coding is the new English», tracciando un calzante parallelismo tra la rivoluzione internazionale del decennio precedente e l’attuale rivoluzione dei dati.
L’entrata nell’area di computer science può essere letta come un tipico caso di brand extension: la Bocconi, nota per le sue competenze nelle scienze sociali, entrava nelle cosiddette scienze dure. Come ben sanno gli studiosi di marketing, perché sia di successo, la brand extension deve rendere evidente all’esterno il legame tra le competenze distintive originarie, che rappresentano il fondamento del valore che il mercato riconosce a un’organizzazione, e le nuove. Per questo motivo, il gruppo di lavoro decise di classificare il BEMACS (Bachelor in Economics, Management, and Computer Science) come una laurea in Economia (pur con una forte connotazione di computer science). Il legame tra le competenze distintive e le nuove venne reso evidente nel nome scelto, in cui le prime (Economics e Management) precedevano le seconde (Computer Science), quasi a segnalare il punto di partenza e l’approdo desiderato. La sfida? Iniziare la traversata dalle scienze sociali alle scienze dure. Dopo un anno di lavoro, BEMACS venne approvato dal consiglio dei docenti nel febbraio del 2015. La prima classe iniziò nel settembre del 2016.
DS&BA: da computer science a data science
All’inizio del 2016 potremmo dire che la Bocconi si trovasse a metà del guado: la nuova laurea triennale era stata approvata, ma sarebbe iniziata solo a settembre. Era quindi troppo presto per capire se gli studenti e le imprese avessero trovato appetibile la nuova offerta formativa della Bocconi. Tuttavia sia l’allora rettore, Andrea Sironi, che l’allora dean della Graduate School, Antonella Carù, così come il gruppo di lavoro che aveva dato vita al BEMACS, erano convinti della necessità di completare l’offerta formativa. Nel marzo del 2016, quindi, il rettore creò un nuovo gruppo di lavoro, presieduto da me e composto dagli stessi membri del gruppo BEMACS (Emanuele Borgonovo, Valentina Bosetti, Paola Cillo), cui si aggiunsero Angelo Ditillo (Accounting), Alessia Melegaro (Social and Political Science), Luca Molteni (Decision Science), Silvio Petriconi (Finanza) e Igor Pruenster (Decision Science).
Il compito? Lanciare, nel settembre del 2018, una laurea magistrale nell’area di data science e business analytics. Vale la pena sottolineare due elementi di questo incarico.
Il primo riguarda la composizione del gruppo di lavoro, nel quale vennero coinvolti tutti i dipartimenti a eccezione di Giurisprudenza, che lasciava intravedere la vera ambizione del progetto: creare una laurea che reinterpretasse, e potenziasse, le competenze distintive della Bocconi alla luce della nuova scienza dei dati. Si trattava quindi di creare un programma che coinvolgesse tutti i dipartimenti.
Il secondo è relativo all’uso del termine «data science» al posto di «computer science» (usato pochi mesi prima per la creazione del BEMACS), che rivelava la scelta di campo della Bocconi. All’interno della vasta area di computer science, che comprende anche aspetti tecnici come la gestione dell’hardware e del software, la Bocconi sceglieva di posizionarsi nell’area di data science, vale a dire quella che si occupa di trarre dai dati le informazioni utili per prendere decisioni.
Ma torniamo al gruppo di lavoro che, in quel marzo del 2016, aveva un compito piuttosto arduo: per ragioni burocratiche, lanciare la nuova laurea nel 2018 voleva dire avere la struttura del programma pronta e approvata dal comitato rettorale e da tutti i dipartimenti, nel giro di quattro mesi.
Il benchmarking dei programmi simili offerti nel mondo rivelò ben presto l’unicità del progetto. Tutti quelli esistenti erano o in data science – offerti da dipartimenti di Statistica e di Computer science – o in business analytics – proposti da business school. Non esistevano all’epoca lauree o master che prevedessero contemporaneamente contenuti di data science e di business analytics. Aveva senso lanciare un programma che unisse entrambe le aree? Non era forse più opportuno sceglierne solo una? E in questo caso, quale?
Questa netta distinzione tra i due ambiti scientifici ricalcava perfettamente le due anime all’interno del gruppo di lavoro: da una parte coloro che spingevano per dar vita a un programma fortemente teorico, con l’obiettivo di formare studenti che avrebbero poi proseguito la propria carriera con un PhD in Statistica, dall’altra i proponenti di un programma più applicato, in cui gli studenti potessero sperimentare, in prima persona, le difficoltà di trasformare modelli statistici complessi in codici di programmazione in grado di fornire risposte ai problemi concreti che le aziende e i policy maker si trovano ad affrontare.
Inutile dire che i mesi che seguirono furono intensissimi, segnati anche da momenti di tensione, per trovare un punto di incontro tra queste due anime che partivano da presupposti profondamente diversi. Il dean Carù fornì un contributo fondamentale per trovare un equilibrio. Alla fine si decise di creare una laurea in Data Science & Business Analytics (DS&BA), un unicum nel panorama internazionale.
DS&BA avrebbe avuto corsi obbligatori per tutti gli studenti nell’ambito di statistica, machine learning e computer science e avrebbe poi offerto due percorsi: uno più teorico in Data Science e uno più applicato in Business Analytics. Così, per esempio, gli studenti avrebbero studiato i vari modelli di neural network da un punto di vista teorico nei corsi di Algorithms e Machine Learning II all’interno del percorso di Data Science, o applicati all’analisi di testi e immagini nei corsi di Natural Language Processing e Computer Vision del percorso di Business Analytics.
A differenza di quanto avvenuto con il BEMACS, si scelse di dare precedenza, nel nome del programma, alle nuove competenze di data science. Il nome della laurea segnalava appunto l’entrata in campo, questa volta senza remore, della Bocconi nell’ambito delle scienze dure e indicava che le scienze economiche e manageriali sarebbero state l’ambito di elezione per l’applicazione delle competenze di data science (business analytics appunto). Inoltre, DS&BA fu classificato come una laurea magistrale in Statistica, la prima nella storia della Bocconi. Il dado era ormai tratto. La traversata dalle scienze sociali alle scienze dure conclusa.
Si scommise, quindi, sulla capacità della Bocconi di avere, o riuscire a sviluppare in brevissimo tempo, le competenze necessarie per competere in entrambe le aree. Nei mesi successivi, infatti, i vari dipartimenti iniziarono ad assumere fisici, astrofisici, computer scientists e linguisti computazionali. Queste nuove assunzioni ebbero un effetto positivo anche sulla ricerca in Bocconi, fornendo a economisti e aziendalisti nuovi metodi per rispondere in maniera originale alle loro tradizionali domande di ricerca.
La prima classe DS&BA iniziò nel settembre del 2018. Il 22 per cento degli studenti iscritti proveniva dalle scienze dure, un’iniziale conferma della capacità della Bocconi di essere credibile anche in quest’area[1].
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A conclusione del breve resoconto di questi anni faticosi e fruttiferi, mi piace ricordare – e ringraziare – alcune persone dell’amministrazione che con grande generosità di tempo e intelletto hanno considerevolmente contribuito alla creazione dei nuovi programmi: Maria Pia Chisari, Nicoletta Bianchi e Bruno Mariani. A loro, e a tutti i miei colleghi di lavoro, un sentito grazie.
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