Storia della Bocconi

1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione

L’Istituto Javotte Bocconi – Associazione Amici della Bocconi


Parole chiave: Istituto Javotte, Bocconi Javotte, Bocconi Ferdinando, Croccolo Alessandro, Dell’Amore Giordano, Guatri Luigi, Lenti Libero, ALUB

16 ottobre 1951

Erano stati fra i primi a beneficiare dell’aiuto dell’Università nella loro vita accademica e professionale sulla base delle disposizioni che Leopoldo Sabbatini aveva inserito a chiare lettere fra gli elementi qualificanti il programma che cinquant’anni prima aveva presentato a Fernando Bocconi, secondo le quali l’Università non avrebbe esaurito ogni suo compito con la laurea del discente, ma avrebbe continuato a restare al suo fianco con l’impegno di realizzare pienamente il rapporto tra scuola e vita, nella coscienza che ogni giovane laureato, aiutato all’inizio della sua carriera a raggiungere posizioni di prestigio, non avrebbe dimenticato l’Alma Mater, ma ne sarebbe divenuto ambasciatore e amico prezioso. E ora che avevano acquisito posizioni di assoluto rilievo nel mondo economico e nell’accademia, avevano deciso di istituzionalizzare il loro ruolo di «ambasciatori e amici preziosi» dando vita a un’associazione che affiancasse «l’università commerciale» nel ruolo di tutela e di appoggio dei suoi giovani laureati più meritevoli, nonché nella promozione di tutte quelle attività suscettibili di favorire la crescita dell’Ateneo milanese.

Avevano stabilito di chiamarla Associazione Amici della Bocconi e, dopo diversi incontri volti a definirne gli obiettivi, avevano deciso di darle un atto costitutivo e uno statuto. Era il 16 ottobre 1951. Quel giorno, otto di loro[1] si presentarono davanti al «bocconiano notaio dott. Ferrario» al fine di dar forma al progetto[2].

L’Associazione, prevista della durata di trent’anni (prorogabili), avrebbe avuto quale oggetto sociale «scambi culturali in discipline economiche fra l’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano e Università oppure Enti esteri similari, nonché scambi per determinati periodi di tempo di professori, laureati e studenti fra le predette Università o Enti», agevolando la circolazione dei risultati delle ricerche prodotte dalle diverse istituzioni e, più in generale, incoraggiando e sponsorizzando qualsiasi iniziativa ritenuta utile «al migliore sviluppo dell’Università stessa» (art. 2 dello statuto).

Agli associati, distinti in «onorari», di nomina del CdA fra persone o enti «che abbiano acquistato particolari benemerenze nei confronti dell’Università Bocconi oppure nel campo degli studi economici»; «fondatori», dichiarati soci a vita e comprendenti sia i firmatari dell’atto costitutivo che quanti (persone o enti) ne avessero fatto domanda entro il 31 dicembre 1952 e fossero stati riconosciuti come «particolarmente meritevoli» dal CdA; «effettivi» (professori e laureati dell’Ateneo) e «corrispondenti», il compito di realizzare l’oggetto sociale[3].

L’associazione sarebbe stata guidata da un CdA di cinque membri scelti fra i soci fondatori e i soci effettivi, in carica per un triennio, e di nomina assembleare. Il primo dei quali – ai sensi dell’art. 14 dello statuto – sarebbe stato costituito dagli intervenuti alla stesura dell’atto costitutivo con Alessandro Croccolo presidente, Furio Cicogna vicepresidente, Giacomo Zonchello, Ugo Caprara e Carlo Corti membri. Quali revisori dei conti – sempre in riferimento all’art. 14 dello statuto – sarebbero stati eletti altri tre bocconiani doc: Felice Nicosia, Evian Medici e Armando Frumento.

In quell’occasione donna Javotte Bocconi – nominata socio onorario e acclamata dal CdA presidente onorario – avrebbe offerto all’Associazione una sede prestigiosa in corso Venezia, a palazzo Bocconi, e donato la cospicua somma di un milione di lire che sarebbe andata ad aggiungersi al «fondo di dotazione» iniziale.

La data di fondazione non era stata scelta a caso. Come ebbe a ricordare Alessandro Croccolo nel corso della prima riunione del CdA, l’iniziativa nasceva proprio in concomitanza dell’approssimarsi del primo cinquantennio di vita dell’Ateneo, che sarebbe stato celebrato dall’Associazione con uno stanziamento di 1.300.000 lire destinato a due borse di studio da «conferire per concorso a laureati della Bocconi i quali intendano perfezionare la propria preparazione professionale scientifica mediante soggiorno all’estero».

Da subito quindi, grazie ad Alessandro Croccolo e a Furio Cicogna, l’Associazione – che nel frattempo era stata eretta a ente morale[4] – avrebbe rappresentato un valido punto di riferimento sia per Javotte Bocconi sia per l’Ateneo, del quale presidente e vicepresidente degli Amici svolgevano rispettivamente la funzione di amministratore delegato e vicepresidente.

I primi anni di attività e la successione di donna Javotte

La relazione del CdA all’assemblea dei soci del marzo 1956[5] dà sinteticamente conto di quanti passi in avanti fossero stati compiuti nei primi quattro anni di vita sociale, grazie anche al cospicuo aumento delle rendite derivanti dall’incremento nel numero dei soci le cui quote associative rappresentavano l’83 per cento delle entrate, mentre il residuo 17 per cento era costituito da rendite di vario tipo, quali quella derivante da una donazione di 10 milioni di lire del gruppo Cartiere Burgo per celebrare il suo cinquantenario, con l’impegno di destinarne la rendita a «una borsa di perfezionamento [...] d’importo di lit. 500.000 per Paesi Europei oppure di lit. 600.000 per gli Stati Uniti a favore di un laureato in economia e commercio della Bocconi». Quanto alle spese, il 66 per cento era costituito da erogazioni di borse di studio per l’estero, il 19 per cento per premi alle migliori lauree e il 14 per cento quali borse di assistenza a vecchi laureati in disagiate condizioni economiche[6].

Un vero e proprio salto di qualità nella vita dell’Associazione sarebbe però stato fatto quattro anni più tardi, quando l’ultima dei Bocconi decise che era il momento di lasciare la presidenza dell’Università e di preparare la sua successione, attraverso un atto che le consentisse di tramandare – nel breve a un gruppo di persone di sua fiducia e nel lungo a un’istituzione – sia le sue proprietà sia i diritti che la famiglia del fondatore si era riservata nella governance dell’Università.

Le due minute di «Bozza di dichiarazioni che donna Javotte Bocconi dovrebbe fare alla prossima seduta del Consiglio d’Amministrazione», conservate nell’archivio dell’Istituto Javotte, sono rivelatrici delle intenzioni della nobildonna.

Nella prima, datata 4 aprile 1957, si spiegano le ragioni che la inducevano a rinunciare alla carica di presidente del CdA e a provvedere alla nomina del suo successore «per la durata di 10 anni [...] con tutti i poteri e le attribuzioni statutarie, fatta eccezione per la nomina dei membri del Consiglio in rappresentanza del Fondatore che desidero mantenere» e a designare, «per il tempo in cui avrò cessato di vivere quale persona cui sono devoluti tutti i poteri [...], l’Associazione “Amici della Bocconi” [...] la quale assumerà probabilmente la denominazione “Associazione Javotte Bocconi Manca di Villahermosa per scambi culturali con l’estero in discipline economiche” in conseguenza dell’atto di donazione da me fatto».

Nel secondo documento, sicuramente più tardo e molto più esplicito del precedente, l’atto di donazione è già stato formalmente rogato (8 maggio 1957) e quindi le procedure, solo delineate nel primo, sono chiaramente indicate. Anzitutto è chiara la natura del legato: la nuda proprietà degli «stabili in Milano di corso Venezia n. 46 e n. 48 e di via Borghetto n. 2 e n. 6 con i terreni annessi, compresi quelli adibiti a giardino», nonché «il mobilio, i quadri e quant’altro costituisce arredamento dell’immobile stesso». Si definiscono anche i criteri di utilizzazione dell’edificio di corso Venezia 48, il cui piano nobile sarà destinato a uso di «sala di riunione, biblioteche e quant’altro», e i piani superiori «occorrendo, adibiti per alloggi, professori, laureati, studenti di università e di enti esteri».

Si stabilisce che i beni in questione, pur entrando nel patrimonio dell’Associazione, dovranno essere amministrati separatamente nel Fondo Javotte Bocconi Manca di Villahermosa per scambi culturali con l’estero. Questo è sì parte integrale dell’Associazione ma sarà diretto da cinque membri in carica a vita, due dei quali di nomina del CdA dell’Associazione e tre scelti dalla testatrice, fra un gruppo di dieci persone, secondo un ordine di precedenza chiaramente stabilito[7].

L’atto stabilisce infine che, qualora gli Amici della Bocconi non potessero o non fossero stati in grado di accettare il legato, lo stesso sarebbe stato interamente devoluto all’Università, mantenendo però gli stessi scopi, la stessa denominazione e la stessa gestione separata.

Sulle modifiche statutarie previste si era pronunciato positivamente il professor Mario Rotondi, pur domandandosi se «in relazione a quelle che si prevedono le future disponibilità finanziarie, la destinazione precisa agli scambi culturali non sia troppo vincolante rispetto a quelle che possono essere le complesse esigenze dell’Università»[8] e augurandosi «che la benefica rugiada» potesse irrorare anche l’Istituto di diritto comparato.

All’assemblea straordinaria convocata dal presidente, con la presenza del notaio Bottoni, il 24 settembre 1957[9], per ratificare l’accettazione della donazione e procedere alla modifica dello statuto secondo le indicazioni contenute nell’atto stesso, risultano presenti di persona o per delega 124 dei 162 soci fondatori effettivi e corrispondenti aventi diritto al voto, che naturalmente approvano all’unanimità la proposta e tutte le modifiche statutarie alla stessa connesse e, in particolare quella dell’art. 1 che muta la denominazione dell’Associazione in «Istituto Javotte Bocconi Manca di Villahermosa – Associazione Amici della Bocconi» e dell’art. 16, secondo il quale il governo dello stesso – portato da nove a sette membri – sarebbe stato affidato a: «Quattro membri vitalizi, che sono a questa carica chiamati, in ordine decrescente di età, fra i dieci soci fondatori intervenuti alla costituzione dell’Associazione [...]»[10] e a «tre membri eletti [a scrutinio segreto] per la durata di un triennio dall’assemblea fra gli appartenenti alle categorie di soci fondatori e effettivi»[11].

Negli anni che seguirono, la gestione dell’Istituto sarebbe continuata da una parte procedendo al rafforzamento del fondo di dotazione e del patrimonio, che avrebbe raggiunto i 100 milioni, grazie al continuo incremento nel numero degli associati e ai contributi straordinari di enti e associazioni, e dall’altra moltiplicando le borse di studio e le provvidenze a favore di studenti e neolaureati nonché i versamenti per i laureati anziani in disagiate condizioni economiche[12].

Eredità e lasciti

Il 17 gennaio 1965 Javotte Bocconi rendeva l’anima a Dio permettendo così all’Istituto di disporre, dopo le lunghe pratiche richieste per la trasmissione dell’eredità, anche dell’usufrutto del patrimonio immobiliare dei Bocconi che ai fini dell’imposta di registro sull’atto di donazione era stato valutato in 750 milioni di lire. Come si scriveva in un documento datato 23 luglio 1965 e probabilmente predisposto per avviare le pratiche per la successione:

La nuova situazione creatasi a seguito della dolorosa scomparsa consentirà all’Istituto Javotte Bocconi – Associazione Amici della Bocconi di intensificare la propria attività per i prossimi anni [...]. L’Associazione ritiene di avere tutte le caratteristiche per poter essere compresa tra le istituzioni universitarie di assistenza: pertanto richiede di essere compresa fra quelle previste dall’art. 11 dello schema di disegno di legge recante agevolazioni tributarie a favore delle Università e degli Istituti universitari attualmente in esame da parte del Parlamento.

Non si era ancora risolta la questione dell’eredità Bocconi, né era stato completamente assorbito lo choc della scomparsa dell’ultima dei Bocconi che, di lì a poco (15 febbraio 1968) veniva a mancare anche Alessandro Croccolo – forse l’ultimo dei rappresentanti della «vecchia guardia», la sparuta schiera di studenti che, nel 1906, avevano ottenuto le prime lauree bocconiane. Alla pubblicazione del suo testamento olografo[13], il 14 marzo 1968, sarebbe risultato il cospicuo lascito di 600 milioni di lire in titoli azionari a favore dell’Associazione che, sino alla morte aveva presieduto, disponendo che gli stessi costituissero «un fondo a sé stante, denominato “fondo” o “fondazione” dott. A. Croccolo» da gestirsi – sia pure per meri fini contabili – separatamente rispetto al restante patrimonio dell’istituzione il cui reddito netto annuale avrebbe dovuto essere devoluto secondo precise disposizioni testamentarie:

a) il 60 (sessanta) per cento [...] a titolo di contributo annuo a favore dell’Università Bocconi quale concorso nelle spese dalla stessa incontrate per il mantenimento e lo sviluppo di iniziative di carattere assistenziale (pensionato) oppure di carattere culturale (seminari, istituti, corsi di specializzazione) [...]

b) il 4 (quattro) per cento per borse di assistenza a favore di laureati [...]

c) l’8 (otto) per cento per borse di perfezionamento all’estero [...]

d) il 12 (dodici) per cento per posti gratuiti presso il Pensionato [...]

e) il 6 (sei) per cento per borse così dette vitto e alloggio [...]

f) il 3 (tre) per cento per sussidi straordinari a favore di laureati oppure studenti della Bocconi per metterli in grado di superare difficoltà contingenti [...]

g) il 7 (sette) per cento per alimentare un “fondo di riserva” [...] per mantenere il reddito medio annuo a un livello possibilmente costante.

Il cospicuo lascito Croccolo sarebbe stato ulteriormente rimpinguato negli anni successivi da quello della sua vedova, Eletta Samini, che, alla sua morte, dona all’Associazione un suo stabile. Sulla legittimità della donazione si sarebbe aperto un lungo contenzioso con gli altri eredi della vedova, che avrebbe costretto l’Associazione ad addivenire a un accordo stragiudiziale con gli stessi per poter prendere possesso dell’eredità[14].

Da Giordano Dell’Amore a Luigi Guatri

A sostituire Alessandro Croccolo quale presidente dell’Associazione viene stato chiamato Giordano Dell’Amore, fra i cui primi atti ci fu quello di acquisire «4000 mq di terreno adiacente all’Università con un esborso di soli 60 milioni di lire (il terreno ha oggi un valore di circa 400 milioni di lire)»[15], un acquisto strategico per il futuro della Bocconi. L’anno seguente, per celebrare il venticinquennale dell’Associazione, Dell’Amore delibera di far ristampare «il vigente Statuto in dignitosa veste tipografica»[16] e di potenziare ulteriormente le attività svolte a favore di studenti e neolaureati.

A succedere a Dell’Amore, deceduto nel 1981, viene chiamato Libero Lenti, che nella sua lunga presidenza può contare sulle «colonne storiche» dell’Università[17] con cui, in piena unità di intenti, avrebbe continuato l’impegno statutario dell’Istituto per la «costruzione e la diffusione di cultura economica», ampliandone l’azione su tutti i fronti. La sua presidenza si conclude il 5 maggio 1993 e, a sostituirlo nella carica, viene chiamato Emanuele Dubini, l’ultimo superstite dei «dieci nomi» dell’elenco stilato da donna Javotte come le persone tra cui scegliere, via via, i responsabili del fondo per scambi culturali con l’estero.

A Dubini, che lascia l’incarico il 9 giugno 2005 per «ragioni di età»[18], subentra Luigi Guatri, che in Bocconi ha passato tutta la vita da quando vi entra, da studente, per la prima volta nel 1945[19], diventandone poi docente, direttore di istituto, consigliere delegato, rettore e vicepresidente, contribuendo in modo determinante al riequilibrio finanziario dell’Ateneo e al suo rilancio[20], senza mai rinunciare alla professione, a conferma delle sue teorie sulle sinergie necessarie tra teoria e pratica.

Cambiano i presidenti, come è nella logica delle cose e del tempo, ma non cambia lo spirito, la comunanza di valori, l’impegno per la «costruzione e diffusione di cultura economica», strategico per lo sviluppo del Paese, che vede nella formazione di laureati eccellenti il punto di partenza per l’assunzione di corresponsabilità a livello sociale. Si tratta di un impegno che il presidente Luigi Guatri, con la collaborazione di Gavino Manca, traduce in un documento formale dell’Istituto, «La missione», che viene presentato al CdA del 21 ottobre 2008, che lo approva precisando che «questo testo sarà messo in risalto in una pagina introduttiva del documento a stampa che riproduce lo Statuto». Il documento recita:

L’Istituto Javotte si pone come il principale punto di riferimento delle scelte strategiche e di governance dell’Università, in coerenza con lo spirito animatore dei Fondatori e facendo tesoro dell’importante patrimonio culturale acquisito nel tempo.

Creare una istituzione volta a formare classi dirigenti in grado di contribuire alla crescita di un Paese moderno e aperto al confronto internazionale: questo è stato, e rimane, il grande obiettivo posto all’Università, perseguito con successo in oltre un secolo, che mantiene tuttora piena validità.

Risorsa prima e fondamentale dell’Università è il suo patrimonio culturale, frutto dell’impegno di tante persone che vi hanno profuso le loro migliori intelligenze, offrendo rilevanti contributi al progresso delle scienze economiche, giuridiche e sociali.

Compito – e responsabilità – dell’Istituto Javotte Bocconi è quello di mantenere viva la memoria di un impegno preso verso il Paese e di una esperienza educativa che rappresenta la migliore garanzia per il futuro; e di vegliare affinché tale impegno sia realizzato nel modo più efficace.

Dalla sua fondazione, l’Istituto Javotte Bocconi sostiene economicamente l’Università in varie forme, con un marcato orientamento a favore dei giovani in una fase delicata e impegnativa della loro esistenza. La conferma e il rafforzamento di tale funzione, anche attraverso l’arricchimento e la diversificazione delle fonti di sostegno, sono resi necessari dai crescenti fabbisogni di investimento indotti dalle sfide del cambiamento e della complessità anche nel mondo dell’educazione.

La missione

L’impegno dell’Istituto, così come indicato da «La missione», si articola su livelli diversi: governance, cultura, patrimonio dell’associazione.

 

Governance. Poiché compito primario di produrre e diffondere cultura economica è di competenza dell’Università, all’Istituto spetta controllare e garantire che venga svolto in linea con il pensiero dei fondatori. Quindi, decidere chi guida l’Università, indicando il presidente e la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione[21]. In una logica rigorosa di continuità e garanzia, dei dieci membri che l’Istituto deve designare in seno al CdA Bocconi nel tempo ne saranno chiamati a far parte sia eminenti docenti dell’Ateneo sia personalità del mondo economico, imprenditoriale e culturale del Paese, nella maggior parte laureati Bocconi, che hanno mantenuto con l’Università di origine un legame forte di riconoscimento e identificazione.

Così, il CdA del 19 giugno 1986 conferma Giovanni Spadolini alla presidenza dell’Università, carica che ricopre dal 1976 e che gli verrà rinnovata fino alla morte, il 4 agosto 1994. Il presidente dell’Istituto, Luigi Guatri, lo ricorderà in consiglio per le sue «insigni qualità di uomo di cultura e di Stato, nonché per il grande equilibrio con cui, per quasi vent’anni, ha governato l’Ateneo con un rapporto di profonda affezione da un lato e di rigoroso presidio del suo pluralismo dall’altro».

Per la successione a Spadolini alla presidenza dell’Ateneo è unanime la scelta di Mario Monti, con una storia bocconiana e personale di totale fiducia per il CdA dell’Istituto (di cui fa parte dal 22 novembre 1990, a copertura del posto lasciato vacante dalla morte di Ugo Caprara) che, il 6 settembre 1994, ne motiva la nomina con l’«apprezzamento che, in Italia e all’estero, ha raccolto la sua opera di studioso e di pubblicista nonché le sue dimostrate capacità di affrontare problemi complessi e di rispondere a tutte le esigenze di un incarico di così alto livello». Un’attenzione non dissimile sarà riservata alla scelta dei consiglieri designati nel CdA Bocconi, tra i quali, via via, appaiono i nomi di coloro che ne hanno scritto e ne scriveranno la storia negli anni a venire, a cominciare da Innocenzo Gasparini, Luigi Guatri, Aldo De Maddalena, Mario Monti, Roberto Ruozi, Franco Bruni, Salvio Vicari.

 

Cultura. Per la diffusione della cultura l’impegno dell’Istituto è continuo e determinato: in tutti i bilanci, dal 1971 a oggi, sono presenti impegni di spesa in questa direzione.

  • Formazione di laureati eccellenti, con provvidenze dirette per studenti e laureati: prestiti sull’onore, finanziamento di posti gratuiti in pensionato, borse di studio per studenti dei corsi di laurea, borse di studio per perfezionamento all’estero di neolaureati, borse di studio per vitto e alloggio, premi per le migliori tesi di laurea. A questi si aggiungeranno i finanziamenti necessari all’attivazione dei dottorati di ricerca in Economia aziendale e management, nonché le borse di studio per la frequenza del dottorato stesso[22]. Esplicativo di questo spirito è l’intervento con cui Guatri, nel suo ruolo di consigliere delegato dell’Università, dichiara al CdA Javotte del 16 maggio 1985 di rinunciare al contributo dell’Associazione per la costruzione dell’edificio di via Bocconi 8 pur di avere, in cambio, un aumento del contributo per «l’addestramento didattico e scientifico dei giovani laureati» (e il CdA delibererà un contributo di 300 milioni). Ed è sempre Guatri (questa volta nel suo ruolo di consigliere vitalizio dell’Istituto Javotte) a proporre di destinare il patrimonio immobiliare dell’Associazione, con gli opportuni interventi di ristrutturazione/riadattamento (4 edifici, 36 unità immobiliari per un totale di 8949 mq) a ospitare studenti e docenti partecipanti agli scambi internazionali. La proposta viene accettata dal CdA del 26 maggio 1994 e diventa operativa già con l’a.a. 1994/95.
  • Sostegno all’ISPI – Istituto di studi di politica internazionale, storicamente punto di riferimento di grande prestigio sul piano politico-culturale, sinergico a molte attività e programmi dell’Ateneo, ma in gravi difficoltà economiche. L’Istituto decide di entrare nell’ISPI come socio emerito e, il 20 giugno 1997, delibera un contributo di 500 milioni di lire per tre anni, al fine di accompagnarne il riequilibrio e il riposizionamento. Completati i tre anni e il processo di risanamento, l’Istituto manterrà un contributo di 75 milioni all’anno, rimanendo nel consiglio di amministrazione e nel comitato di supervisione dell’ISPI, e mettendo a disposizione le sue migliori risorse scientifiche e didattiche[23].
  • Finanziamenti all’ALUB – Associazione laureati dell’Università Bocconi, a cui è affidato il compito di mantenere e alimentare i rapporti con gli studenti dalla laurea in poi, seguirli nella loro carriera professionale, condividendone le scelte e supportandone le attività, al fine di costituire un nucleo di riferimento permanente per i laureati e dei laureati tra di loro, nella visione strategica dell’interconnessione tra università e società che faceva parte del programma di Sabatini prima e di donna Javotte in seguito. Nel 1985 il contributo è di 6,5 milioni, nel 1990 di 24 milioni e continuerà, in crescendo, in funzione di uno sviluppo dell’Associazione verso un’autonomia organizzativa ed economica che le consenta di svolgere un ruolo attivo nella politica di fundraising progressivamente entrata a far parte dei programmi dell’Ateneo. Nell’obiettivo di ampliare e rafforzare la comunità dei laureati si inserisce la raccomandazione del 19 giugno 1986 di Emanuele Dubini al rettore Guatri di «valutare l’opportunità di sollecitare l’iscrizione all’Associazione Amici della Bocconi dei laureati con 110 e lode»[24]. Ed è su questa linea che il gruppo pulsante che sta rilanciando l’ALUB, sotto la guida del presidente Enrico Gustarelli[25], presenta la domanda di iscrizione, che viene accettata. Diventano così soci dell’Istituto Carlo Secchi, Giorgio Palumbo, Carlo Porcari, Giovanni Pavese, Massimo Leto di Priolo..., con un notevole rafforzamento dell’ALUB da un lato e della base dell’associazione dall’altro.
  • Supporto economico all’ISU (nel cui CdA all’Istituto Javotte spetta la nomina di tre rappresentanti) per consentire la realizzazione, a favore degli studenti, di attività culturali in senso lato (artistiche, sportive ecc.) mirate allo sviluppo della loro personalità, quindi ben oltre la formale e burocratica gestione delle provvidenze pubbliche.
  • Supporto, sia con un contributo annuale che con servizi e infrastrutture dedicate, alla Rettoria San Ferdinando, la chiesa voluta da donna Javotte, affidata alla gestione della Curia milanese, da sempre spazio per gli studenti, anche di confronto e dibattito interreligioso.
  • Partecipazione (al 40%) alla creazione di Bocconi Comunicazione[26], un esperimento innovativo dell’Università, voluto da Luigi Guatri (consigliere delegato dell’Università e, nel contempo, consigliere vitalizio dell’Istituto) per la promozione di una migliore conoscenza della Bocconi e dei suoi contenuti didattici e scientifici.
  • Sostegno (con l’assunzione di una partecipazione del 19,5% nel­l’azio­na­ria­to) alle attività editoriali sviluppate da Egea, la casa editrice dell’Università, sia in favore di docenti e studenti che per un posizionamento qualificato della Bocconi sul mercato della conoscenza[27].

 

Patrimonio dell’associazione. L’intento è difenderlo con una gestione che assicuri le disponibilità finanziarie necessarie al sostegno delle sue attività. Poco dopo la sua nomina a presidente, nel CdA del 21 ottobre 2005 Luigi Guatri «pone in discussione un’evoluzione della strategia dell’Istituto volta non solo a sostenere con contributi finanziari l’Università ma anche a rafforzarsi patrimonialmente, investendo in infrastrutture immobiliari, soprattutto ricettive, di cui l’Università ha bisogno per il suo sviluppo».

Il consiglio approva nella consapevolezza della necessità di gestire in modo professionale una situazione via via più delicata per le nuove disposizioni legislative e fiscali che creano non pochi problemi a un patrimonio costituito essenzialmente da proprietà immobiliari. E viene quindi affidato allo stesso Luigi Guatri, insieme a Enrico Gustarelli, il compito del riordino e della valorizzazione del patrimonio dell’Istituto. Compito che caratterizzerà gli anni a venire, con grande impegno di tempo e di risorse qualificate.

Come qualunque organizzazione, anche l’Istituto deve organizzarsi dal punto di vista della privacy, della sicurezza, della vigilanza, proprio nell’ottica dell’impegno a «difendere e valorizzare il patrimonio», ereditato o acquisito. Gli immobili di corso Venezia e viale Majno vengono dati in locazione, a volte con soddisfazione e a volte meno, e vengono messe in cantiere nuove infrastrutture destinate a sorreggere l’espansione della popolazione studentesca proveniente da fuori Milano e dalla Lombardia che, già nel 1988/89, rappresenta il 31 per cento degli iscritti (contro il 13% di dieci anni prima): lo storico pensionato di via Bocconi 12, realizzato nel 1956, non è più sufficiente ad accogliere una domanda crescente di ospitalità, e nascono le nuove residenze di via Giovenale (Residenza Javotte, 2007) e di via Buzzi (Residenza Dubini, 2010).

L’Istituto Javotte si conferma, nel nuovo millennio, punto di riferimento sostanziale dell’Università, così come pensato e fortemente voluto dai fondatori; a reggerne le sorti, una generazione di bocconiani che ha contribuito a svilupparne il prestigio e a proiettarla in un futuro sempre più internazionale: Luigi Guatri, presidente onorario (avendo lasciato nel 2018, per sua scelta, adducendo motivi di età, la presidenza che aveva assunto nel 2008); Angelo Provasoli, presidente; Enrico Cucchiani, vicepresidente; come consiglieri Mario Garraffo, Mario Monti, Achille Marzio Romani, Guido Tabellini; come revisori dei conti, Massimo Invernizzi (presidente), Alessandro Migliavacca e Marco Villani.

A sostegno dell’associazione settantasei soci, tra vitalizi ed effettivi, profondamente e convintamente interpreti e sostenitori dello spirito dei fondatori.


1

Erano personaggi ben noti nel mondo bocconiano: Alessandro Croccolo (classe 1884 e laurea nel 1906), manager di grande successo, nonché presidente dell’ALUB e amministratore delegato della Bocconi; Furio Cicogna (1891 e 1912), presidente della Chatillon, di Confindustria e vicepresidente della Bocconi; Dino Cardarelli (1887 e 1912); Libero Lenti (1906 e 1927); Giacomo Zonchello (1891 e 1912); con procura speciale per Paolo Clerici e Carlo Faina (1894 e 1921), Giordano Dell’Amore (1902 e 1923), Carlo Corti (1888 e 1918) e Ugo Caprara (1896 e 1921).

2

Archivio dell’Istituto Javotte Bocconi – Associazione Amici della Bocconi (ASJB). Atto n. 11.652/4.438 di repertorio del dott. Cesare Augusto Ferrario. «Costituzione della Associazione Amici della Bocconi con sede in Milano». 16 ottobre 1951.

3

Per le ultime due categorie di associati lo statuto prevedeva una durata pari a un triennio rinnovabile tacitamente. Per tutti infine si prevedeva il versamento di una quota sociale variabile con un minimo di 5000 lire per le persone fisiche e di 25.000 per enti o persone giuridiche.

4

Con DPR del 9 novembre 1955, n. 1395.

5

Archivio Palazzina. Busta C. Associazione Amici della Bocconi. Marzo 1956. Relazione del CdA.

6

Per esempio, il bando di concorso per borse di assistenza per vecchi laureati, emanato il 2 maggio 1958, prevedeva lo stanziamento sul bilancio 1959 di «un milione, di cui lit. 250.000 poste a diposizione del dott. Alessandro Croccolo [...] da erogare a favore di laureati della Bocconi i quali versino in disagiate condizioni economiche, abbiano superato i 60 anni di età e i 35 di laurea [...]. La somma di cui sopra sarà suddivisa in borse dell’importo minimo di lit. 150.000 e massimo di lit. 250.000 pagabili in rate mensili anticipate. Le borse assegnate potranno essere convertite in un contributo di pari importo per spese di ricovero in una casa di riposo che fosse prescelta dal richiedente».

7

L’elenco in questione prevedeva, oltre al presidente dell’Ateneo, «dott. Alessandro Croccolo, dott. Furio Cicogna, dott. Giacomo Zonchello, dott. Cesare Augusto Ferrario, dott. Dino Cardarelli, dott. Carlo Faina, prof. Giordano Dell’Amore, dott. Emanuele Dubini, prof. Libero Lenti, dott. Lucio Cicogna, prof. Francesco Brambilla».

8

ASJB. Furio Cicogna a Mario Rotondi, 8 maggio 1957 e Mario Rotondi a Furio Cicogna, 13 maggio 1957.

9

ASJB. CdA. Verbale della seduta del 24 settembre 1957.

10

«Esaurita la chiamata di cui alla presente lettera a), la sostituzione dei membri vitalizi, in caso di morte, dimissioni, incapacità, viene effettuata mediante cooptazione da parte della maggioranza dei membri vitalizi rimasti in carica, scegliendosi il designando fra gli altri soci fondatori e effettivi dell’Associazione».

11

L’atto di donazione sarebbe divenuto formalmente operativo solo un anno dopo con il decreto DPR del 20 maggio 1958 con il quale l’Associazione viene autorizzata ad accettare la donazione disposta dalla signora Bocconi.

12

Per non fare che un esempio, la relazione del CdA sull’attività svolta nel 1959 ricordava come nell’anno il contributo delle adesioni di soci perpetui fosse passato da 1,9 a 4,2 milioni di lire e, oltre a un contributo straordinario di Assolombarda di 3 milioni, quelli di 150.000 lire di Giuseppe Pella e di Carlo Masini, nonché il contributo di mezzo milione di Alessandro Croccolo da destinare a premi di laurea. Le rendite, pari a 5.825.092 lire, furono utilizzate per conferire nove borse di perfezionamento all’estero di 300.000 lire l’una (52,23% delle erogazioni ordinarie), sette premi di laurea da 100.000 lire e dieci da 50.000 per altrettanti laureati, nonché trenta medaglie d’oro per i laureati a pieni voti assoluti (27,8%) e borse di assistenza per vecchi laureati (20%).

13

ASJB. Notaio Ferrario n. 11186/1186. Pubblicazione di testamento olografo.

14

ASJB. CdA. Verbale della seduta del 28 giugno 1975.

15

ASJB. Libro verbali delle assemblee. 10 luglio 1975, p. 59.

16

«[...] lo stesso che venne deliberato nel 1956 con le sostanziali modifiche rese necessarie dall’atto di donazione – disposto dalla N.D. Javotte Bocconi nel 1955 [...]. Chiamato alla presidenza dell’Associazione dalla unanime decisione del Consiglio è mio intendimento di continuare la via percorsa dai miei predecessori con lo stesso impegno e la stessa dedizione; sicuro che non mi verrà a mancare il sostegno e la collaborazione di tutti i soci» (Statuto, p. 3).

17

Il CdA del 24 giugno 1981, che nomina Libero Lenti presidente, vede la presenza di Innocenzo Gasparini, Emanuele Dubini, Franco Brambilla, Ugo Caprara, Carlo Masini e Roberto Ruozi.

18

Viene contestualmente nominato presidente onorario, mantenendo la carica di consigliere.

19

Vedi Luigi Guatri, Marzio A. Romani, Una vita in Bocconi, Milano, Egea, 2012.

20

Il CdA del 2008, che affianca il nuovo presidente, è composto da Emanuele Dubini, Mario Monti, Aldo De Maddalena, Tancredi Bianchi, Gavino Manca, Mario Garraffo. Nel corso della presidenza Guatri, che durerà fino al 2018, vi saranno progressivi cambiamenti nel consiglio, per ragioni di età e di salute: vengono a mancare Armando Frumento (25/2/1995), Carlo Masini (20/9/1995), Gavino Manca (8/6/2017); si dimettono, per ragioni di età e di salute, Giorgio Pivato, Aldo De Maddalena, Tancredi Bianchi. Entreranno, al loro posto, Mario Garraffo (2000), Enrico Cucchiani (2008), Angelo Provasoli (2008), Achille Marzio Romani (2009), Andrea Sironi (2016, che lascerà l’incarico nel 2018, con la nomina a vicepresidente dell’Università), Guido Tabellini (2018).

21

Così come le successioni nel CdA dell’Istituto sono regolate con grande precisione secondo quanto indicato da donna Javotte nell’atto costitutivo, altrettanto precise e non eludibili sono le modalità di composizione del CdA Bocconi. Unica variante non prevista dallo statuto, ma concordata a livello di consiglio, è la decisione di riservare un posto al rappresentante eletto dagli studenti e uno a quello eletto dai docenti.

22

Delibera del CdA del 15 gennaio 1998.

23

Franco Bruni e Carlo Secchi ricoprono da anni il ruolo di vicepresidenti dell’ISPI.

24

L’ammissione come socio all’Istituto è soggetta a esame e approvazione da parte del consiglio: essere accettati non è automatico, ma è un riconoscimento di qualità e di coerenza con i valori dell’Istituto; richiede responsabilità e adesione ai suoi programmi.

25

Eletto consigliere triennale nel consiglio Javotte del 21 novembre 1989.

26

Vedi «La Bocconi e la comunicazione», p. 121.

27

Mentre, inizialmente, l’attività Egea si limitava alla pubblicazione di ricerche degli studiosi, nel tempo si sviluppano iniziative articolate come la collana dei Pixel (destinati a potenziali studenti e loro famiglie), la rivista della SDA, Economia & Management; la rivista SFEF-Strumenti finanziari e fiscalità, la collana «Biblioteca dell’economia» e la collana «I maestri della Bocconi», per tramandare alla memoria storica gli artefici della Bocconi di oggi. Il CdA Javotte, a conferma della fiducia e dell’apprezzamento per il ruolo svolto nella diffusione culturale da Egea, progressivamente affermatasi sul mercato nazionale come casa editrice di qualità, delibera un investimento di 500.000 euro, pari al 19,5 per cento del capitale, a fronte di emissione di azioni «alla pari» (CdA del 6 maggio 2009). Vedi anche «Egea, la casa editrice», p. 133.

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