Storia della Bocconi

1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione

The best of both worlds: un luogo di eccellenza a Milano


Parole chiave: Milano, Borse di studio

Secondo secolo e terzo millennio

Attorno all’ingresso al terzo millennio, l’Università Bocconi compie il primo secolo di vita. Proprio in questo intorno essa affronta un passaggio fondamentale, che la trasforma in modo irreversibile: l’internazionalizzazione della didattica, con la decisione di adottare in modo incrementale l’inglese nei propri corsi regolari e l’apertura del corpo docente a professori non italiani. L’Ateneo si orienta strategicamente a trasformarsi da italiano a europeo, e non nasconde ambizioni globali. La Bocconi diviene così luogo di eccellenza internazionale per studiare, incastonato nella città di Milano.

Quando il rettore Ruozi, che aveva gestito complesse preparazioni nell’ambito di una normativa in fieri, passa il testimone a Carlo Secchi, nel 2001, nasce, sotto la guida di Tito Boeri, il primo corso di laurea in lingua inglese, il Degree in International Economics and Management (DIEM). L’università che per prima aveva creato in Italia un corso di laurea in Economia e commercio diviene così la prima a creare un corso di laurea interamente in lingua inglese. Non si tratta di costruire qualcosa di totalmente ignoto, ma di farlo su una scala sistematica più ampia e visibile, sfruttando anche le esperienze precedenti, e nell’ambito dei corsi aventi valore legale. Già nel 1988, la Bocconi aveva partecipato alla creazione del CEMS (Community of European Management Schools). Nel 1989 SDA Bocconi aveva iniziato a offrire una classe del programma flagship, il Master in Business Administration (MBA), in inglese[1]. E prima ancora, nel 1983, era entrata a far parte di Partnership in International Management (PIM) per promuovere scambi di docenti e studenti tra business school. Il vivace e attivo programma di scambi aveva già «contaminato» la Bocconi con studenti provenienti da atenei di diversi continenti. Tutto questo, però, in un luogo di eccellenza italiano, anche dal punto di vista della principale lingua di comunicazione e dell’ambiente attorno al campus di via Sarfatti.

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La strada verso la creazione di un ambiente studentesco internazionale dentro e attorno alla Bocconi è però ancora lunga. Occorrono trasformazioni su più dimensioni. Possiamo citare quattro condizioni necessarie:

  • un cambiamento del modus operandi dell’intera Università;
  • un miglioramento del contesto istituzionale-normativo;
  • un’accresciuta mobilità studentesca internazionale;
  • un cambiamento nell’ambiente attorno all’Università, nella città di Milano.

All’interno dell’Ateneo, coloro che si mostrano più scettici, relativamente a questa trasformazione, ne sottolineano gli ostacoli, per derivarne l’impossibilità di un cambiamento verso un’Università pienamente internazionale. Ricordo, appena chiamato come professore associato in Bocconi, nel 2002, nell’istituto di metodi quantitativi, le osservazioni di colleghi molto critici nei confronti del nuovo corso di laurea, ritenendo «ridicola» l’idea di una «classe di italiani con docenti italiani in cui ci si parla in inglese».

Seppur segnato da discontinuità, come con la costituzione del DIEM, il cambiamento richiede tempo, tenacia, una molteplicità di misure volte a sostenerlo e la presenza di una spinta strategica all’internazionalizzazione, presente nel piano decennale Bocconi 1990/2000. Per il modus operandi dell’Università, occorre innanzitutto pensare a modalità di selezione in linea con i grandi atenei internazionali, facendo ricorso a test standardizzati, diversi da quelli ormai stabilizzati in Bocconi. All’inizio, anche per il DIEM, le modalità di selezione erano ancora tradizionali. Come recita un rilancio a stampa dei comunicati Bocconi nel 2001:

Prove di selezione il 5 e il 6 settembre a Milano, il 5 settembre a Bari. Nove i Corsi di laurea triennali attivi, di cui tre completamente nuovi: DES, CLEMIT e DIEM, il primo corso di laurea interamente in lingua inglese[2].

È poi importante muoversi verso una comunicazione con gli studenti che non veda la lingua italiana come vettore privilegiato.

Per quanto concerne il contesto istituzionale-normativo, come spesso accade, la Bocconi partecipa in pieno alle innovazioni introdotte a livello europeo. L’apertura della laurea triennale DIEM si inserisce infatti all’interno delle scelte operate dal cosiddetto processo di Bologna[3]. La nuova disciplina degli ordinamenti didattici in Italia è recepita attraverso il DM 3 novembre 1999, n. 509, successivamente sostituito dal DM 22 ottobre 2004, n. 270. Si introduce, tra l’altro, la distinzione tra laurea «di primo livello» triennale (poi semplicemente «laurea», o «triennio») e laurea «di secondo livello» o «specialistica» (poi anche «magistrale» o «biennio»)[4].

L’apertura di uno spazio comune dell’istruzione terziaria, obiettivo esplicito della Dichiarazione di Bologna, si muove in analogia all’integrazione europea nel commercio di beni e servizi e alla libera mobilità del lavoro[5]. Le occasioni di maggiore apertura dei mercati internazionali hanno storicamente creato benefici per gli attori più innovativi che, per scelta, decidono di cavalcare, piuttosto che subire, il mutamento. Il cambiamento del contesto istituzionale-normativo contribuisce a innalzare i potenziali guadagni ottenibili attraverso il processo di attrazione di studenti internazionali[6] per l’Università Bocconi, che ambisce a divenire uno dei «vincitori» nel processo di globalizzazione dell’inizio del terzo millennio.

Veniamo ora agli altri due aspetti che, nella svolta, contribuiscono a indirizzare Bocconi verso una maggiore internazionalizzazione del corpo studentesco: l’accresciuta mobilità studentesca internazionale a livello globale e il mutamento dell’ambiente attorno all’Università e alla città di Milano. Potremo discutere di questi aspetti illustrando il cambiamento nei primi cinque anni del nuovo millennio.

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Milano, città di studenti internazionali

Il nuovo millennio segna una discontinuità nella mobilità degli studenti a livello internazionale. Il momento coincide, in modo rilevante – come si è osservato – con la decisione bocconiana di aprirsi alla didattica in lingua inglese, la nuova lingua franca degli studenti mobili. Almeno in Europa, i primi segni di mobilità passano per l’incremento degli scambi tra università, promossi nel contesto più vasto del programma Erasmus dell’Unione Europea lanciato nel 1987 e costruito su scambi pilota nel periodo precedente. Alle soglie del nuovo millennio, nell’ambito di una tendenza alla marcata e costante crescita, Erasmus varca la soglia di oltre centomila studenti mobili tra le università europee (Tab. 1)[7].

 

Tabella 1 La mobilità degli studenti universitari in Europa*

Anno accademico

Studenti outgoing

Anno accademico

Studenti outgoing

1987/88

3.244

1996/97

79.874

1988/89

9.914

1997/98

85.999

1989/90

19.456

1998/99

97.601

1990/91

27.906

1999/2000

107.666

1991/92

36.314

2000/01

111.092

1992/93

51.694

2001/02

115.432

1993/94

62.362

2002/03

123.957

1994/95

73.407

2003/04

135.586

1995/96

84.642

2004/05

144.037

 * Programmi Erasmus, Socrates I-Erasmus, Socrates II-Erasmus

Fonte: European Union, Education & culture DG, Erasmus Statistics.

 

Ancor più puntuali sono le stime globali dell’OCSE[8] che collocano, sempre attorno all’inizio del nuovo millennio, il vero punto di svolta per la mobilità internazionale degli studenti universitari. Tra il 2000 e il 2005, infatti, dopo un periodo di stabilità o crescita lenta, si osserva una vera e propria esplosione a livello globale del numero degli stessi[9], che passa da 1,7 a 3,0 milioni (Tab. 2).

 

Tabella 2 Gli studenti internazionali a livello globale (stima) 

anno Studenti (mln)
1985 1,1
1990 1,1
1995 1,3
2000 1,7
2005 3,0
2010 4,2
2015 4,6

 

Nel frattempo, anche il contesto italiano, e quello milanese in particolare, diviene più internazionale, con l’aumento importante della quota di residenti non italiani e una città che compie i primi passi per entrare nel ristretto club delle metropoli hub a livello globale[10].

Le università milanesi, però, faticano ancora. Il punto di partenza, nell’a.a. 2000/01, mostra appena 577 immatricolati di nazionalità non italiana, pari all’1,9 per cento del totale. La quota milanese è assolutamente in linea con la media nazionale[11] e gli studenti di cittadinanza albanese (131) ne costituiscono la parte più rilevante. Molto probabilmente si tratta di giovani residenti in Italia da tempo, anche perché la didattica in lingua italiana, per definizione, non può attrarre una massa rilevante degli studenti mobili a livello globale. Ancora nell’a.a. 2000/01, Bocconi non è neanche ai primi posti tra le università milanesi per le immatricolazioni di studenti internazionali, con il 2,1 per cento. Una quota inferiore a quella del San Raffaele (3,4%) e della Statale, con il Politecnico appena sotto (2%)[12].

Nel 2002 la Bocconi propone, oltre al DIEM, una nuova classe in lingua inglese del corso di laurea in Economia aziendale. A due anni di distanza la situazione per l’Ateneo di via Sarfatti è già radicalmente mutata: nel 2004/05, anno in cui si apre, tra 11 nuove lauree specialistiche, anche la prima interamente in lingua inglese (General Management), il 7,8 per cento degli immatricolati è di nazionalità non italiana: una percentuale nettamente superiore a quella delle altre università milanesi.

L’aumento della percentuale di bocconiani internazionali è situato comunque nell’ambito di una crescita decisa per gli atenei milanesi[13]. Nei primi anni del nuovo millennio, Milano cambia il passo per divenire una città anche di studenti internazionali e la Bocconi è l’epicentro di questo cambiamento.

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Ambizione e persistenza nel cambiamento: 2005/15

Il raddoppio degli studenti dei Paesi OCSE che studiano all’estero è tra i principali elementi di contesto della relazione dell’apertura dell’a.a. 2005/06 del neorettore Angelo Provasoli che, parlando dell’«Università nel mondo che cambia», introduce il nuovo piano strategico. Un piano che «assume l’ipotesi di una crescente mobilità degli studenti in ambito europeo: una mobilità facilitata dalla progressiva omogeneizzazione dei curricula dei cicli formativi Undergraduate e Graduate in forza della Dichiarazione di Bologna».

Vengono annunciati il Bachelor in International Economics and Management (BIEM), rivolto al mercato internazionale, e soprattutto un rafforzamento dell’offerta di lauree specialistiche in lingua inglese: a un solo anno dall’apertura, gettando il cuore oltre l’ostacolo, se ne prevede la moltiplicazione da una a cinque[14]. Si pongono inoltre obiettivi ambiziosi per il 2015, a conclusione del piano decennale: 15 per cento di studenti stranieri nei corsi di laurea, 25 per cento nei corsi di laurea specialistica, 50 per cento nei master post-esperienza e nei corsi di PhD. Per trienni, bienni e master universitari, viene istituita la modalità di ammissione rolling, con domande su dossier e diverse scadenze nel corso dell’anno, analogamente a quanto già in uso per l’MBA della SDA. Il processo di application diviene così in linea con le università best practice, adatto per l’attrazione degli studenti internazionali mobili.

L’impegno strategico risulta evidente e si estende alla consapevolezza che sia necessario rendere il campus Bocconi un ambiente internazionale, sfruttando – e allo stesso tempo cavalcando e influenzando – i cambiamenti di Milano[15].

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L’apertura dell’ambiente richiede persistenza e convinzione, e una propensione al rischio accademico-imprenditoriale non banale. Posso citare l’esempio della laurea specialistica in Discipline economiche e sociali, nome «pesante» nella storia della Bocconi. Ho avuto l’onore di essere il primo direttore di questa laurea specialistica, partita con una classe insieme alle altre 11 nel 2004/05. Appena inaugurata la prima, si apre l’opportunità di dar vita, per il 2005/06, a una seconda classe. Sull’onda della spinta verso l’internazionalizzazione del rettorato propongo ai docenti di istituire la seconda classe in lingua inglese. In una concitata riunione del collegio del corso di laurea specialistica, la maggioranza dei docenti vota a favore, pur se i voti contrari sono diversi. Nasce però così la classe «parallela» di Economic and Social Sciences, destinata a soppiantare la classe italiana per numero di domande e ad accogliere le richieste di studenti provenienti da corsi di laurea e università molto diverse tra loro. La scelta è irreversibile, come testimonia il fatto che una decina d’anni dopo, su proposta dell’allora direttore Guido Alfani, si decide che le due classi della laurea specialistica in Economic and Social Sciences siano esclusivamente in lingua inglese a partire dall’a.a. 2016/17.

Le ambizioni e le azioni concrete danno i loro frutti. Al termine del rettorato Provasoli (a.a. 2008/09), gli iscritti internazionali in Bocconi sono saliti a 1190, superando il 10 per cento del totale, con una quota pari al 10,9 per cento per i trienni (Tab. 3). L’aumento della percentuale di studenti stranieri è accompagnato, tra l’altro, da un generale miglioramento della qualità degli ammessi, sulla base di indicatori quali il tasso di selezione o il punteggio medio nei test standardizzati presentati (SAT per i trienni, GMAT o GRE per i bienni)[16]. Le borse Bocconi Merit Awards, inizialmente rivolte a soli studenti internazionali, con esenzione della retta (tuition waiver), alloggio nelle residenze dell’Ateneo e contributo alle spese di mantenimento, contribuiscono ad attrarre talenti di alto livello.

 

Tabella 3 Studenti internazionali all'Università Bocconi* 

Anno accademico

N. iscritti

% SU STUDENTI TOTALI ISCRITTI

Bocconi

Lauree triennali

Lauree specialistiche

2002/03 311 6,1 6,1 **
2003/04 487 6,5 6,5 **
2004/05 665 6,8 7,7 1,7
2005/06 742 6,3 7,7 3,0
2006/07 874 7,2 8,3 4,4
2007/08 1.049 8,8 9,9 6,4
2008/09 1.190 10,1 10,9 8,2
2009/10 1.353 11,4 11,8 9,9
2010/11 1.403 11,9 11,9 11,4
2011/12 1.405 12,0 12,1 10,8
2012/13 1.494 12,6 12,7 11,6
2013/14 1.504 12,5 12,4 11,9
2014/15 1.491 12,6 12,3 12,1
2015/16 1.525 13,0 12,5 12,8
2016/17 1.845 15,6 15,0 15,4
2017/18 1.988 16,8 15,7 17,4
2018/19* 2.283 18,9 18,0 19,6

* I dati per i trienni includono anche quelli delle lauree del vecchio ordinamento.
Dati a luglio di ciascun anno accademico a eccezione del 2018/19 (dati al 19 dicembre 2019).
** Non attivate.
Fonte: Divisione Studenti, Università Bocconi.

 

La spinta decisa verso l’internazionalizzazione del corpo studentesco continua anche sotto il rettore Tabellini. All’inaugurazione dell’a.a. 2009/10 il rettore afferma:

Eccellenza e internazionalizzazione vanno di pari passo. Non vi può essere eccellenza senza internazionalizzazione. L’eccellenza “locale” è destinata a scivolare verso la mediocrità. Da questo punto di vista, l’internazionalizzazione e la spinta verso l’eccellenza sono una scelta obbligata. Senza questa spinta torneremmo indietro e la stessa sopravvivenza della Bocconi così come la conosciamo sarebbe in dubbio.

Si amplia ulteriormente il numero di corsi e di classi offerti in lingua inglese. Al termine del mandato di Tabellini, gli studenti internazionali iscritti alla Bocconi nell’a.a. 2012/13 sono saliti ulteriormente a 1494, il 12,6 per cento del totale. Si tratta di un fenomeno che risalta in maniera particolare nella scuola di dottorato, dove gli studenti internazionali hanno raggiunto il 38 per cento degli iscritti totali.

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Andrea Sironi prende il timone della Bocconi nel 2012. Riecheggiando l’inizio del rettorato Provasoli, nella relazione di apertura dell’a.a. 2012/13, menziona le stime OCSE sull’accresciuta mobilità internazionale degli studenti e l’analisi delle determinanti di tale mobilità. Una posizione centrale viene data al sistema dei ranking:

Un secondo fattore che spinge verso una maggiore apertura internazionale è rappresentato dalla crescente diffusione dei ranking e dei sistemi di accreditamento delle università e dall’importanza che questi ultimi attribuiscono a elementi qualificanti il grado di internazionalizzazione di un ateneo: la percentuale di studenti, docenti e personalità straniere che siedono negli advisory board, l’esperienza internazionale accumulata dagli studenti, la percentuale di laureati che lavorano all’estero, la valutazione attribuita dai principali recruiter internazionali.

L’internazionalizzazione prosegue incessante. L’a.a. 2013/14 si apre con una proporzione di corsi in lingua inglese pari a un terzo per i trienni e alla metà di tutti i corsi per i bienni[17]. Nel 2013/14 parte il programma World Bachelor in Business (WBB), in collaborazione con la Hong Kong University of Science and Technology e la University of Southern California. Nel 2014, Arnstein Aassve[18], è nominato dean dell’Undergraduate School, primo prorettore non italiano nella storia della Bocconi e interfaccia accademica con gli studenti, e aspiranti tali, dei trienni.

L’ambizione e la persistenza nel cambiamento pagano. A luglio 2015, gli iscritti internazionali dell’a.a. 2014/15 sono 1491, il 12,6 per cento del totale, con una quota essenzialmente simile per i trienni (12,3%) e i bienni (12,1%) e un livello vicino alla metà per i PhD (46%). Tuttavia, queste percentuali non consentono di raggiungere pienamente gli ambiziosi obiettivi lanciati dal piano strategico dieci anni prima (15% per i trienni, 25% per i bienni, 50% per i PhD). Il mancato raggiungimento non è però la misura di un insuccesso. L’ambizioso traguardo – e la persistenza nel provare a raggiungerlo – hanno contribuito a creare una Bocconi ormai irreversibilmente internazionale. Si sono verificate, infatti, le quattro condizioni necessarie citate all’inizio di questo capitolo: è cambiato il modus operandi dell’intera Università; è migliorato il contesto istituzionale-normativo; è cresciuta ulteriormente la mobilità studentesca internazionale; si è internazionalizzato l’ambiente attorno all’Università, a Milano.

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Verso il 2020

Durante il 2015, Milano è sulla vetrina mondiale. L’Expo, condotta da Giuseppe Sala – proclamato bocconiano dell’anno il 16 ottobre 2015 ed eletto sindaco nel 2016 – mostra la capacità organizzativa, il saper ridefinirsi e ricostruirsi come hub globale della città nel nuovo millennio. I residenti stranieri nel comune di Milano salgono dai 163.000 nel 2005 ai 259.000 nel 2015, e poi ancora a 267.000 nel 2017. Si tratta ormai di quasi un quinto della popolazione residente complessiva[19]. Vi è un forte incremento del turismo, altro elemento essenziale per definire una metropoli globale: le presenze turistiche internazionali salgono da poco più di 5 milioni nel 2010 a 7,3 milioni nel 2015, per poi aumentare ulteriormente a 7,8 milioni nel 2017[20].

Milano diviene visibile come «polo di attrazione del capitale umano», come rileva Andrea Sironi nella relazione di apertura dell’a.a. 2015/16, e lo è anche per gli studenti: nel ranking globale di QS delle best student cities relativo al 2015, Milano, unica città italiana, si colloca in 36a posizione a livello globale e alla 13 a in Europa e «la Bocconi è orgogliosa di essere ormai divenuta un polo di attrazione per studenti e ricercatori da ogni regione italiana e da una pluralità di Paesi del mondo».

Il nuovo piano strategico adottato per il quinquennio 2016/20 ha, al primo punto di analisi, l’aumento della mobilità studentesca e, a tale proposito, si annota l’incremento di domanda, da parte degli studenti italiani, per corsi di laurea impartiti in lingua inglese e frequentati da studenti di nazionalità diverse. L’internazionalizzazione non dispiace affatto agli italiani, anzi. Di conseguenza, il piano pone, ancora una volta, un obiettivo numerico preciso: il 20 per cento di studenti internazionali al 2020.

In linea con queste ambizioni, vengono lanciati nuovi trienni in lingua inglese: International Politics and Government (BIG), Economics, Management and Computer Science (BEMACS), Economic and Social Sciences (BESS). Nella relazione di apertura dell’a.a. 2016/17, la sua ultima, Andrea Sironi afferma:

L’effetto di queste innovazioni è tale per cui oggi la maggioranza della didattica in Bocconi è offerta in lingua inglese. Paradossalmente, questo fenomeno contribuisce alla promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Esso agevola l’arrivo in Italia di studenti di diversi Paesi, giovani che decidono di trascorrere una parte importante della loro vita a Milano, in Italia. In questi anni imparano a conoscere il nostro Paese, la nostra lingua, la nostra cultura. Essi rappresentano la futura classe dirigente di un’Europa che auspichiamo sempre più unita.

Gianmario Verona viene nominato rettore a partire dal 2016, con un preciso mandato che deriva dagli obiettivi del piano strategico e che include una «innovazione continua dei programmi di studio». Vengono lanciati, a valle dei nuovi trienni, due nuovi bienni in lingua inglese: Data Science & Business Analytics (DS&BA), Politics and Policy Analysis (PPA). L’internazionalizzazione del corpo studentesco continua incessante, verso l’orizzonte del 2020; la metà delle classi di triennio e la maggioranza delle classi di biennio (15 su 24) sono erogate in lingua inglese nel 2018/19. Viene introdotta una early session per anticipare le ammissioni di studenti ai trienni al giugno dell’anno precedente a quello di inizio del corso, per divenire ulteriormente competitivi a livello internazionale (e nazionale).

Gli sforzi pagano. La soglia dei duemila iscritti internazionali è varcata per la prima volta nell’a.a. 2018/19, con una quota ormai pari al 18,9 per cento, vicina al 20 per cento dichiarato come obiettivo per il 2020. Già dal 2015/16, i bienni hanno una percentuale di studenti internazionali superiore a quella dei trienni – percentuale che tocca il 19,6 per cento nel 2018/19 (Tab. 3).

L’innovazione didattica continua del nuovo rettore si conferma nella seconda parte del mandato, anche per quanto concerne l’ambizione di attrarre studenti internazionali. Per l’a.a. 2019/20 viene annunciato un nuovo biennio in lingua inglese in collaborazione con il Politecnico di Milano: Cyber Risk Strategy and Governance.

La composizione per nazionalità degli studenti internazionali si modifica nel corso del tempo e risulta in linea con le tendenze globali (Tab. 4). All’inizio dell’internazionalizzazione del nostro Ateneo, le nazionalità prevalenti sono dell’Europa centro-orientale: Serbia e Bulgaria, insieme alla Germania, occupano i primi tre posti; all’alba del 2020 (dati sul 2018/19) Cina, Francia e Germania sono in testa alla classifica e sono nel contempo tra le prime cinque a livello globale secondo l’OCSE[21]. Tra le prime cinque OCSE meno presenti in Bocconi, l’India entra nella top ten del 2018/19, e solo la Corea del Sud non è visibile. Appaiono nel 2018/19, nella top five, anche gli Stati Uniti, grazie tra l’altro allo slancio dei programmi congiunti con università statunitensi e al World Bachelor in Business.

 

Tabella 4 I primi 10 Paesi per numero di studenti iscritti* 

2004/05

2014/15

2018/19

Paese

N. studenti

Paese

N. studenti

Paese

N. studenti

1

Serbia 72 Francia 220 Cina 328

2

Bulgaria 66 Cina 159 Francia 298

3

Germania 66 Germania 149 Germania 219

4

Polonia 40 Russia 70 Turchia 213

5

Albania 36 Bulgaria 64 Stati Uniti 108

6

Cina 36 Turchia 64 Grecia 60

7

Francia 35 Serbia 51 India 59

8

Norvegia 33 Grecia 50 Polonia 56

9

Svizzera 26 Romania 49 Serbia 53

10

Austria 19 Svizzera 46 Bulgaria 51

Quota primi 10 Paesi

64,5

61,8

63,3

 

Il processo di internazionalizzazione del corpo studentesco, avvenuto essenzialmente nel corso di due decenni e cinque rettorati, è irreversibile? Abbiamo individuato, nei precedenti paragrafi, le quattro condizioni necessarie perché questo processo emergesse. Se appare difficile che la Bocconi cambi la propria direzione strategica, alcune forze connesse al cosiddetto sovranismo potrebbero limitare, o addirittura peggiorare, le condizioni di contesto che hanno permesso l’espansione della quota degli studenti internazionali. Per andare oltre al 20 per cento previsto per il 2020 saranno, tuttavia, necessarie ulteriori spinte anche dall’interno dell’Università. Oltre all’espansione dei programmi insegnati in lingua inglese (e della faculty internazionale), un’attenzione inevitabile alle residenze studentesche sarà importante[22].

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The best of both worlds

Nelle pagine precedenti abbiamo parlato poco della maggioranza degli studenti Bocconi, che anche nel terzo millennio, e nel secondo secolo di vita dell’Ateneo, rimane italiana. Il focus è stato, infatti, sul grande cambiamento nella composizione della popolazione studentesca. Prima di concludere è importante affrontare un altro tema: che effetto ha avuto l’internazionalizzazione sull’ambizione dei migliori talenti italiani di studiare alla Bocconi?

Per rispondere a questa domanda, possiamo soffermarci su due aspetti, misurabili. Il primo è un processo di delocalizzazione, parallelo a quello di internazionalizzazione, della popolazione degli studenti bocconiani, misurata attraverso la riduzione del peso degli studenti residenti nella regione Lombardia (Tab. 5). La quota di studenti lombardi sugli iscritti, che supera il 35 per cento del totale fino al 2006/07, diminuisce successivamente fino a stabilizzarsi su valori attorno al 28 per cento. Il calo è più consistente per i bienni, con una quota di studenti lombardi inferiore a quella dei trienni, in seguito sia al processo di attrazione di studenti da altre università non lombarde sia al desiderio degli studenti lombardi di «provare» un’altra esperienza a livello graduate.

 

Tabella 5 Studenti residenti in Lombardia iscritti all’Università Bocconi* 

Anno accademico N. iscritti residenti in Lombardia % su studenti totali iscritti
Bocconi Lauree triennali Lauree specialistiche
2002/03 1.831 35,9 35,9 **
2003/04 2.726 36,5 36,5 **
2004/05 3.642 37,0 37,3 35,5
2005/06 4.288 36,5 37,0 35,4
2006/07 4.244 35,5 36,4 33,7
2007/08 3.975 33,9 34,3 33,2
2008/09 3.862 33,1 34,0 31,6
2009/10 3.740 31,9 32,9 30,0
2010/11 3.586 30,8 31,6 29,3
2011/12 3.462 29,8 30,2 29,2
2012/13 3.340 28,4 28,4 28,4
2013/14 3.317 27,9 28,5 26,9
2014/15 3.257 27,9 28,8 26,2
2015/16 3.309 28,5 29,3 26,9
2016/17 3.314 28,4 29,2 26,9
2017/18 3.384 28,6 29,6 26,7

 

* Studenti iscritti a lauree triennali, lauree specialistiche, dottorati di ricerca.
I dati per i trienni includono anche quelli delle lauree di vecchio ordinamento.
Dati a luglio di ciascun anno accademico.
** Non attivate.
Fonte: Divisione Studenti, Università Bocconi.

 

Il secondo aspetto è che il processo di internazionalizzazione non scoraggia l’ambizione degli studenti italiani a studiare in Bocconi. Al contrario, quasi costantemente – e in particolare negli ultimi anni – sale il desiderio di entrare in Bocconi misurato attraverso le application degli allievi delle scuole superiori (Tab. 6). L’aumento del numero di domande in coincidenza del processo di internazionalizzazione contribuisce anche a una maggiore selezione all’ingresso. Gli studenti italiani sono attratti dal campus internazionale e dalle opportunità di effettuare scambi, stage o double degree. Studiare in un contesto internazionale pur essendo a Milano, alla Bocconi, diventa così, anche per gli italiani, un modo per avere the best of both worlds.

 

Tabella 6 Candidati alle selezioni per l’ingresso in Università Bocconi, per nazionalità*

Anno accademico Candidati per nazionalità
italiana non italiana
2002/03 4.199 144
2003/04 4.588 459
2004/05 3.991 435
2005/06 4.163 505
2006/07 4.312 603
2007/08 4.440 620
2008/09 5.098 626
2009/10 4.959 562
2010/11 5.381 608
2011/12 5.056 663
2012/13 5.516 738
2013/14 6.070 859
2014/15 5.602 800
2015/16 6.291 899
2016/17 6.566 1.001
2017/18 7.209 1.462

 

* Numero di scritti a trienni, lauree quadriennali, laurea quinquennale in Giurisprudenza.
Fonte: Divisione Studenti, Università Bocconi.


1

L’internazionalizzazione dell’MBA della SDA è una componente fondamentale per gli studenti post-experience della Bocconi. Il tema viene trattato nell’ambito del capitolo dedicato (vedi p. 553). In questo mi concentro in particolare sulla popolazione quantitativamente preponderante degli studenti delle lauree (trienni) e delle lauree specialistiche (bienni). Non tratterò inoltre del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza.

2

«Al via le pre-iscrizioni all’Università Bocconi per l’anno accademico 2001/02. Le domande per l’iscrizione al celebre ateneo potranno essere consegnate alla Segreteria Studenti, oppure presso gli sportelli bancari convenzionati in tutta Italia», Varese News, 13 luglio 2001.

3

Nella dichiarazione congiunta di 31 ministri europei dell’Istruzione superiore del 19 giugno 1999 ci si impegna a costruire lo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore, con diverse misure quali l’adozione di un sistema fondato su due cicli principali, titoli «di semplice leggibilità e comparabilità», un sistema di crediti didattici (ECTS) riconoscibili e acquisibili in contesti diversi, in generale la «promozione della mobilità mediante la rimozione degli ostacoli al pieno esercizio della libera circolazione» degli studenti e dei docenti. Al convegno, l’Italia era rappresentata dal ministro Ortensio Zecchino. Tra i firmatari della dichiarazione spicca anche la ministra dell’Istruzione della Danimarca, Margrethe Vestager, successivamente commissaria europea e relatrice principale alla cerimonia dell’apertura dell’anno accademico in Bocconi nel 2017.

4

Claudia Tubertini, «La riforma dell’Università italiana nel quadro del processo di Bologna: situazione attuale e prospettive», Amministr@ativamente, n. 5, 2009.

5

Loris Perotti, «Riforme universitarie e processo di Bologna», Polis, XXIV, 1, aprile 2010, pp. 121-143.

6

Prima di proseguire, desidero puntualizzare che, in questo capitolo, parlerò di studenti «internazionali» intendendo come tali quanti hanno una nazionalità diversa da quella del Paese sede dell’ateneo frequentato (tranne quando citerò documenti o interventi in cui si usa il termine «stranieri»). Giudico infatti il termine «internazionali» più adatto di quello di «stranieri» per descrivere un contesto accademico aperto alle idee, dove il merito ha un peso preponderante rispetto alla nazionalità di provenienza.

7

Desidero ringraziare il Paolo Cancelli, della divisione Studenti, per aver fornito i dati sulla popolazione studentesca della Bocconi che utilizzo in questo capitolo.

8

OECD (2017), Education at a Glance 2017: OECD Indicators, OECD Publishing, Paris (http://dx.doi.org/10.1787/eag-2017-en).

9

Occorre qui un caveat: la definizione OCSE di «studenti stranieri», che utilizziamo nella tabella, si riferisce agli studenti che non hanno la cittadinanza del Paese in cui studiano. Alcuni di questi studenti potrebbero anche essere nati nel Paese in cui studiano.

10

Se negli anni Ottanta del Novecento la quota di residenti non italiani nel comune di Milano è ancora inferiore al 2 per cento, un vero e proprio boom si osserva a partire dal 1990. Solo cinque anni dopo, la quota di residenti non italiani raggiunge circa il 5 per cento. Il veloce cambiamento demografico continua. Al censimento della popolazione del 2001, il 7 per cento dei residenti nel comune di Milano ha cittadinanza straniera, quota che sale fino al 12,4 per cento nel 2005. La popolazione straniera proviene da continenti diversi, con una presenza chiaramente visibile. È in questi anni che Milano comincia ad assomigliare alle città globali.

11

Gabriele Ballarino, Loris Perotti (a cura di), L’internazionalizzazione del sistema universitario milanese, Rapporto di ricerca per il Servizio Studi della Camera di Commercio di Milano, novembre 2007.

12

Nella relazione di apertura dell’a.a. 2000/01, il neorettore Carlo Secchi reclama: «Voglio qui, infine, sottolineare le difficoltà burocratiche e procedurali che il reclutamento di studenti stranieri comporta. A differenza di altri Paesi europei mancano inoltre quasi completamente adeguati programmi di promozione e sostegno da parte dei Ministeri competenti».

13

La quota di studenti internazionali a Milano (3,7%) nel 2004/05 risulta più alta di quella della media delle università italiane (2,6%). Per esempio, 3,6 per cento sia per Bicocca sia per Politecnico e 3,5 per cento per la Statale.

14

Economics and Social Sciences; Finance; Innovation and Technology Management; International Management – con il cambiamento di nome della classe in lingua inglese di General Management in Marketing Management.

15

Nella relazione del 2006/07, Provasoli afferma: «Abbiamo accolto con impegno la sfida dell’internazionalizzazione a Milano. Sviluppare un ambiente internazionale nel proprio campus è condizione necessaria per accogliere con successo gli studenti di tutto il mondo che ci scelgono quale destinazione per la propria formazione superiore e i numerosi docenti che vengono in Bocconi, sia attraverso il programma di visiting professor sia per effetto della nostra crescente attività di reclutamento sul job market internazionale. Un ambiente aperto a studenti, docenti e ricercatori di tutto il mondo rappresenta inoltre una condizione importante per favorire la reciproca conoscenza e l’integrazione culturale».

16

Il SAT (Scholastic Aptitude Test o Scholastic Assessment Test) è un test standardizzato utilizzato per selezionare gli studenti delle scuole secondarie superiori al momento dell’ammissione alle università negli Stati Uniti e, sempre più, altrove. Il GMAT (Graduate Management Admission Test) è un test standardizzato utilizzato in tutto il mondo per selezionare gli studenti nei programmi graduate prevalentemente di management. Il GRE (Graduate Record Examination) è un test standardizzato utilizzato originariamente negli Stati Uniti per l’ammissione alle graduate schools.

17

Finalmente, il rettore Sironi può notare e lodare un miglioramento nel contesto normativo: «Desidero in questa sede dare atto di un importante provvedimento, con il quale il governo ha recentemente esteso la durata del permesso di studio all’intera durata del corso di studi per gli studenti stranieri».

18

Arnstein Aassve, professore di Demografia di nazionalità norvegese, giunge in Bocconi come assistant professor nel 2007, per divenire professore associato nel 2009 e ordinario nel 2014.

19

Fonte: Comune di Milano. Area Gestione e Integrazione Dati – Unità Statistica.

20

Per «presenze» si intende il numero di notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi nel periodo considerato. Fonte: elaborazione su dati Provincia di Milano.

21

I dati sul 2015 mostrano infatti, nell’ordine, che la maggior parte degli studenti mobili al mondo proviene da Cina (20% del totale), India (7%), Germania (4%), seguite da Corea del Sud e Francia. OECD (2017), Education at a Glance 2017: OECD Indicators, OECD Publishing, Paris (http://dx.doi.org/10.1787/eag-2017-en).

22

La concorrenza fornisce dei benchmark rilevanti, come nel caso delle università britanniche che offrono una residenza a tutti gli studenti ammessi, ma solo per il primo anno. La strategia è chiara, come nota il rettore Verona nella relazione di apertura dell’a.a. 2018-19: «Sempre con l’obiettivo di sostenere gli studenti l’estensione delle residenze ci aiuta anche a ospitare in modo accogliente e più coerente ai campus internazionali i nostri studenti. Con la residenza di via Castiglioni che abbiamo aperto a fine agosto abbiamo aggiunto 300 posti letto, che ci hanno permesso di arrivare a 2.100 posti all’interno o nelle vicinanze del campus Bocconi».

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