Storia della Bocconi

1968-2022. Dalla contestazione all'internazionalizzazione

L’internazionalità in ogni aspetto della vita del nostro Ateneo


Parole chiave: Presidente Monti Mario, Vice presidente Guatri Luigi, Pavese Giovanni, Centenario Bocconi, Rapporto Borges, ALUB, Rettore Secchi Carlo, ISPI

Un quadriennio di profondi cambiamenti

Il quadriennio che segna la fine del vecchio millennio e l’inizio del nuovo è caratterizzato da profondi e spesso drammatici cambiamenti in Europa e nel mondo, che si riflettono anche sulla vita dell’Università Bocconi nel periodo del mio rettorato.

Dopo il precedente decennio, quando la fine del regime sovietico, la caduta del Muro di Berlino con la riunificazione della Germania e l’affermarsi di nuovi protagonisti sulla scena politica ed economica mondiale (come la Cina e l’India) alimentano la speranza di un lungo periodo di pace e di sviluppo nella crescente interdipendenza tra i popoli e gli Stati, i primi anni del nuovo millennio comportano un brusco risveglio.

L’11 settembre 2001 vi è l’attacco alle Torri Gemelle di New York, che causa profondi cambiamenti nella politica estera e di sicurezza non solo degli Stati Uniti e che si riverbera sui cittadini americani e del mondo con la drammatica percezione dei rischi derivanti dal terrorismo sulla vita di ciascuno. Il 20 marzo 2003 ha inizio la guerra in Iraq; nel corso dell’anno si intensifica la guerra nel Darfur (Sud Sudan) e il 12 novembre 2003 l’attentato di Nassiriya rappresenta l’atto più grave di ostilità nei confronti dell’Italia da moltissimi anni. Episodi drammatici si susseguono in Europa, come i gravi attentati dell’11 marzo 2004 a Madrid.

Vi sono anche sviluppi positivi, soprattutto in Europa, con importanti riflessi sulla vita dei cittadini. Il 1° gennaio 2002 l’euro diventa la moneta corrente per dodici Paesi dell’Unione Europea, che il 1° maggio 2004 si «allarga» a dieci nuovi Stati membri[1]. La Bocconi prosegue, in un mondo in rapida evoluzione, il suo cammino finalizzato alla continua modernizzazione e adeguamento ai tempi, se possibile anticipandoli, coniugando continuità e cambiamento per tenere fede alla mission, che Leopoldo Sabbatini, sin dal 1902, le aveva assegnato.

In questo capitolo cercherò di ripensare al quadriennio del mio rettorato, soffermandomi soprattutto su quello che ne è stato il leitmotiv, e cioè la spinta verso forme sempre più coinvolgenti di internazionalizzazione, intesa anche quale strumento fondamentale per il perseguimento dell’eccellenza[2].

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Una costante tensione per l’internazionalità

La spinta verso l’internazionalizzazione della propria attività sia di formazione che di ricerca è da sempre una costante nella storia della Bocconi. Basti al proposito ricordare l’importante presenza delle lingue straniere nei piani di studio del 1902; l’avvio di scambi di studenti promossi dall’ALUB sin dalla sua costituzione nel 1906; gli accordi stipulati negli anni Venti da Angelo Sraffa con la Serena Foundation per lo scambio di professori e studenti tra l’Ateneo milanese e le università inglesi; la creazione nel 1946 del corso di laurea in Lingue e letterature straniere, pensato al servizio dell’apertura internazionale dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale e la fine dell’autarchia fascista; i primi tentativi di instaurare rapporti stabili con importanti università straniere sin dalla fine degli anni Quaranta[3]; le iniziative promosse dagli studenti per attivare stage internazionali attraverso l’AIESEC (Association Internationale des Etudiantes en Sciences Economiques et Commerciales) e altre ancora[4].

Nel 1983 l’Ateneo aveva coronato tali primi sforzi con l’adesione al PIM (Programme in International Management, poi ridenominato Partnership in International Management), un network globale, con un gruppo selezionato di primarie università e business school in Nord e Sud America, Europa e Giappone. Ciò aveva consentito di offrire agli studenti della Bocconi un numero crescente di opportunità per periodi di studio all’estero, ben prima dell’avvio del Programma Erasmus della UE nel 1987. Vi fu inoltre una profonda revisione dei piani di studio e dei corsi di laurea, con anche l’introduzione di nuovi corsi a forte contenuto internazionale. Tra questi, per la prima volta in Italia, con l’a.a. 1979/80 era iniziato l’insegnamento di Economia della Comunità Europea.

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Lo sviluppo delle attività internazionali era proseguito durante il rettorato di Luigi Guatri (1984/89), con un significativo ampliamento della rete delle università partner, l’intensificazione dei rapporti di collaborazione, e in particolare, nel 1988, con la costituzione fra la Bocconi, la HEC di Parigi, l’ESADE di Barcellona e l’Università di Colonia, quali soci fondatori, della CEMS (Community of European Management Schools), che ora è considerata per la qualità delle istituzioni partecipanti e per i risultati accademici raggiunti, il primo network di questo tipo a livello mondiale.

A cavallo con l’inizio del rettorato di Mario Monti (1989/94)[5] vi fu un ulteriore salto di qualità del nostro Ateneo nella costituzione, con l’Università di Leningrado, del LIMI (Leningrad International Management Institute)[6] e quindi la realizzazione della nostra prima sede all’estero[7]. Inoltre, l’impegno internazionale si manifestò in nuove forme, come nel sostegno alla progettazione dell’USI (Università della Svizzera Italiana), poi ufficialmente costituita a Lugano nel 1996.

L’intera facoltà e la SDA furono coinvolte nelle varie iniziative, sfociate anche in alcuni importanti progetti internazionali[8]. L’insegnamento delle lingue straniere fu sostenuto anche con la messa a disposizione di tecnologie all’avanguardia e fu offerta la possibilità di apprendere lingue diverse da quelle «tradizionali» (come il russo, il cinese, il giapponese e l’arabo). Nel contempo si avviò l’insegnamento della lingua italiana per gli studenti stranieri. La costituzione del Centro Linguistico (1991), sotto la direzione di Leandro Schena, consentì infine di razionalizzare e potenziare questo importante settore, dotandolo anche di una sede adeguatamente attrezzata.

Gli sforzi per una crescente internazionalizzazione della Bocconi si sono fondati su una duplice profonda convinzione. Da un lato, il perseguimento dell’eccellenza può avvenire solo accettando il confronto con le istituzioni più avanzate a livello internazionale e ricercando forme opportune di collaborazione, al fine di capire «dal di dentro» i modelli di successo e di trarne utili indicazioni per il proprio operare. Si tratta non solo di superare il provincialismo e l’autoreferenzialità, ma di perseguire l’eccellenza e il miglioramento della propria reputazione mettendosi sempre in discussione, attraverso un processo di continuo e positivo cambiamento verso traguardi via via più ambiziosi. Dall’altro, dato che compito fondamentale dell’università consiste nel progresso delle conoscenze e nella preparazione della futura classe dirigente, per un Paese come l’Italia, pienamente inserito nel contesto internazionale e interdipendente allo stesso per il proprio sviluppo economico e sociale, ciò non può che avvenire cercando di essere un’istituzione accademica a pieno titolo internazionalizzata. La Bocconi è avvantaggiata dall’essere radicata in una città come Milano (e non in una località magari più amena ma lontana dalla vita reale), centro nazionale della vita economica e fortemente proiettata verso il mondo. Tuttavia, ciò non è sufficiente per offrire ai propri studenti l’esperienza formativa necessaria per il loro futuro operare in imprese e istituzioni internazionalizzate. Occorre quindi attivare una pluralità di strumenti e iniziative per lo sviluppo di conoscenze, competenze e, in definitiva, di una «sensibilità» che li renda idonei all’operare internazionale.

Durante il rettorato di Roberto Ruozi (1994/2000)[9] erano proseguite e si erano sviluppate le attività internazionali di cui si è dato rapido conto, con esiti positivi in termini sia di consolidamento delle iniziative in atto sia di avvio di nuove, tra le quali, particolarmente significative, quelle svolte sulla base di programmi della UE[10]. Inoltre, molta cura fu dedicata alle attività propedeutiche all’avvio della riforma universitaria con una profonda revisione dei corsi di studio e il recepimento del cosiddetto «processo di Bologna»[11] che sarebbe poi stato alla base della riforma. Furono avviati dal 1999 due nuovi corsi di laurea, rispettivamente, in Giurisprudenza e in Economia e management per arte, cultura e comunicazione (su cui ci si soffermerà più avanti).

Continuità e innovazioni

Il consiglio di amministrazione della Bocconi mi nominò rettore il 16 giugno 2000, carica che mantenni dal 1° novembre 2000 al 31 ottobre 2004. La nomina fu accompagnata da un documento di indirizzo, di cui è importante riportare almeno quanto segue:

A questo scopo (assolvere con grande impegno il proprio ruolo primario nell’educazione dei giovani, nella formazione permanente e nella ricerca scientifica) – in una fase in cui accrescere la propria competitività è esigenza fondamentale per le imprese e per le istituzioni – il Consiglio di Amministrazione incarica il nuovo Rettore, quale guida dell’attività didattica e di ricerca, di impegnarsi per conseguire un ulteriore significativo miglioramento della posizione relativa della Bocconi tra le università europee, portandola a livelli assoluti di eccellenza. Raggiungere posizioni di eccellenza deve costituire in modo sempre più esplicito il criterio secondo il quale l’Università è guidata, e informare tutte le decisioni del Rettore. Il Consiglio di Amministrazione individua nel “benchmarking” europeo dell’Università il criterio per la definizione di programmi adeguati e secondo il quale valutare i progressi conseguiti, oltre che l’opera dello stesso Rettore e dei suoi collaboratori.

Fin dall’inizio, sembrò opportuno introdurre alcune novità quasi «rivoluzionarie» che segnassero l’impostazione complessiva del quadriennio.

Il 10-11 novembre 2000 vi fu l’annuale riunione del PIM a Barcellona, cui partecipai con il direttore del servizio relazioni internazionali Paolo Magri. A margine dei lavori, a fronte della necessità di aumentare le opportunità internazionali offerte ai nostri studenti, mettemmo a fuoco un nuovo programma, denominato Campus Abroad, per offrire a un’intera classe di una trentina di partecipanti un periodo di studio in un’università partner per seguire un corso del curriculum Bocconi, impartito da docenti sia nostri che dell’istituzione ospitante. I primi due furono realizzati nell’estate 2001 presso le università di Kuala Lumpur (Malaysia) e Nanchang (Cina). L’iniziativa ebbe un grande successo, con un significativo aumento del numero dei bocconiani esposti a un’esperienza internazionale.

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Maturò da subito l’idea di progettare un corso di laurea interamente in inglese, per aumentare le presenze straniere in Bocconi e nel contempo consentire agli studenti italiani di vivere l’esperienza di un triennio fianco a fianco con compagni di altri Paesi, oltre che a rendere meglio spendibile il loro titolo di studio. Nacque così il DIEM (Degree in International Economics and Management), primo corso di laurea triennale impartito in Italia interamente in inglese, affidato sin dall’inizio alla direzione di Tito Boeri. Vi furono non pochi problemi da superare in un breve lasso di tempo, sia per qualche resistenza all’interno dell’Università di fronte a tale dirompente novità[12] sia per ostacoli burocratici presso il ministero competente; ma alla fine il DIEM si rivelò un grande successo. Infatti, non solo rappresentò per la Bocconi un’autentica rivoluzione, anticipatrice di analoghi (e rapidi) sviluppi; ma, dopo varie critiche dal mondo accademico italiano, fu anche diffusamente imitato da molte altre università.

Dopo il DIEM, fu la volta di un corso di laurea triennale in General management e l’estensione della lingua inglese a diverse classi dei tradizionali corsi di laurea. Uno sviluppo importante in tale direzione si ebbe anche con il successivo avvio (con l’a.a. 2004/05) delle lauree magistrali. Il numero di studenti stranieri iscritti ai vari programmi, compresa la SDA, è andato continuamente aumentando, coerentemente con la strategia di creare in Bocconi, attraverso la loro presenza, un contesto internazionale per gli studenti italiani, oltre che di contribuire alla formazione di una classe dirigente dei Paesi di provenienza che conoscesse a fondo l’Italia e la sua economia.

La «squadra rettorale»[13], volutamente snella ma molto efficiente, si spese generosamente sui vari fronti aperti in quegli anni, con il prezioso supporto del personale amministrativo, sotto l’attenta guida di Mariella Marazzini e in stretta collaborazione con il consigliere delegato Giovanni Pavese. Con lui erano quasi quotidiane le occasioni di confronto e dialogo per cercare le migliori soluzioni ai vari problemi di una struttura complessa come la nostra, in sintonia con il consiglio di amministrazione dell’Ateneo, con il presidente Mario Monti[14] e il vicepresidente Luigi Guatri. Infine, vi fu una costante attenzione per la comunicazione verso l’esterno, sfruttando al meglio le competenze di Bocconi Comunicazione sotto la guida di Mirka Giacoletto Papas.

Si proseguì senza indugi il lavoro avviato dal rettore Roberto Ruozi e dai suoi collaboratori per il completamento della riforma dei corsi di laurea, dei master universitari e dei dottorati. Il nuovo assetto (noto come 3 + 2) ebbe così inizio con l’a.a. 2001/02[15].. I nuovi corsi di laurea presero avvio in un nuovo edificio appositamente realizzato, noto come il «velodromo» e inaugurato il 20 ottobre 2001 dal sindaco di Milano Gabriele Albertini. Ci si impegnò anche per la realizzazione di un nuovo edificio in via Roentgen, per i dipartimenti e la nuova aula magna, progettato (a seguito di un concorso internazionale svoltosi nel 2001) dallo Studio Grafton Architects di Dublino. Inoltre, nel quadriennio, si procedette all’acquisto dal Comune di Milano dell’area ex Centrale del latte per la realizzazione del nuovo campus[16], ora in fase di ultimazione, oltre che dell’edificio dismesso in viale Bligny, completamente ricostruito di recente come residenza per gli studenti e nuova sede della libreria EGEA. L’impegno dell’Università fu costante anche per aumentare il numero di edifici adibiti a residenza per gli studenti, in collaborazione con l’ISU e sfruttando la preziosa esperienza del suo direttore Salvatore Grillo, oltre che in stretta sintonia con l’ufficio tecnico dell’Ateneo, diretto da Nicolò Di Blasi. Nel 2002 fu inaugurata la residenza Spadolini (realizzata anche grazie al sostegno della Regione Lombardia), mentre si progettò una completa ristrutturazione dello storico pensionato di via Bocconi 12 (grazie anche a un contributo del MIUR).

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Il recepimento della riforma universitaria fu completato con l’avvio nell’a.a. 2004/05[17] di undici corsi di laurea magistrale, alcuni dei quali totalmente in inglese. La loro progettazione risentì delle incongruenze della normativa ministeriale, senza che le modifiche migliorative, più volte annunciate, fossero emanate, nonostante un continuo e serrato confronto con il MIUR per cercare di allentare i vincoli burocratici, che spesso mortificavano le iniziative più innovative e al passo coi tempi. Il comitato didattica, sotto la guida di Giancarlo Forestieri e con un ampio coinvolgimento dei docenti, svolse un lavoro meticoloso, teso anche a sfruttare i margini di autonomia disponibili per definire programmi che non fossero una mera prosecuzione dei trienni, arrivando anche a proporre piani di studio alternativi, da attuarsi nell’eventualità di una rimozione dei vincoli[18].

Al fine di allargare i confini di una tradizionale facoltà di Economia, vi furono sviluppi in varie direzioni. In particolare (come si è accennato), a partire dall’a.a. 1999, fu attivato un corso di laurea in Giurisprudenza dopo un lungo dibattito interno sull’opportunità o meno – ferma restando l’importanza e la lunga tradizione degli studi giuridici in Bocconi – di averlo all’interno della facoltà di Economia, ovvero gemmando da essa una nuova facoltà di Giurisprudenza. Prevalse nettamente l’opinione di mantenere l’assetto organizzativo dell’Ateneo centrato su di un’unica facoltà pur riconoscendo agli studi giuridici tutta la necessaria autonomia. Il nuovo corso di laurea si caratterizzò sin da subito per un’impostazione del tutto nuova, con l’accento sugli aspetti di maggiore interesse per il mondo economico e delle imprese, sia per quanto riguarda le discipline giuridiche che altre necessarie per una migliore comprensione dei fenomeni economici.

L’allargamento dei campi di interesse avvenne anche tramite importanti collaborazioni, in aggiunta a quanto da tempo in atto con il Politecnico di Milano con il coordinamento di Sergio Vaccà, come con la fondazione del Teatro alla Scala e la fondazione Fiera di Milano, per la realizzazione di programmi master sulle loro tematiche. Inoltre, anche in seguito al successo avuto sin dall’inizio (1999) dal corso di laurea in Economia e management per arte, cultura e comunicazione, si svilupparono varie iniziative per una presenza significativa dell’arte contemporanea in Bocconi, grazie anche all’impegno di vari colleghi, tra cui in primis Severino Salvemini, e con prestigiosi accordi, come quelli con il conte Giuseppe Panza di Biumo e con la fondazione Arnaldo Pomodoro. Particolarmente proficua si rivelò anche la collaborazione con l’ISPI di Milano (poi proseguita nel tempo) sia per i corsi brevi di «Sapere a tutto campo», sia soprattutto con il master in International Affairs per la preparazione alla carriera diplomatica[19]. È importante anche ricordare la collaborazione con la Pontificia Università Lateranense su etica e finanza, proseguita sino al 2007 attraverso un Osservatorio Finetica[20]. Altri progetti, seppure giunti a buon grado di maturazione, ebbero minore fortuna negli anni successivi, come quello con la Scuola Normale Superiore di Pisa e quello con la facoltà di Filosofia dell’Università «Vita e Salute» del San Raffaele di Milano per un corso di laurea in Economia e filosofia.

Infine, in accordo con il consiglio di amministrazione, il 4 giugno 2001 fu istituito un comitato di valutazione internazionale coordinato da Antonio Borges, e composto anche da Lars Nielsen e da John Shoven, che rese la sua relazione conclusiva il 5 ottobre del 2002. Il lavoro e le indicazioni del comitato, poi discussi e approfonditi con i nostri docenti, si rivelarono di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’Ateneo. In particolare, partendo da una dettagliata analisi dello stato della didattica e della ricerca in Bocconi, il comitato attuò un accurato lavoro di benchmarking internazionale, tramite il raffronto con le istituzioni accademiche più prestigiose e di successo a livello mondiale. Da ciò fu possibile trarre utili indicazioni sul percorso che la Bocconi avrebbe dovuto seguire per raggiungere livelli più elevati di eccellenza rispetto ai primati a essa riconosciuti sul piano nazionale, sino a conseguire posizioni di preminenza a livello internazionale.

Linee-guida per una Bocconi sempre più internazionale

Può essere utile riprendere in modo sistematico le linee di azione perseguite nei vari ambiti.

Per quanto riguarda gli studenti, in aggiunta alle iniziative finalizzate ad aumentare il numero di stranieri regolarmente iscritti con l’offerta di corsi in inglese (a partire dal DIEM), si rivide la tempistica delle procedure di selezione per l’ammissione, anticipandole alla primavera, per consentire agli interessati una migliore programmazione personale, in linea con quanto avviene a livello internazionale. Particolare attenzione venne dedicata all’attività di promozione e di informazione sul territorio per far meglio conoscere la Bocconi, a forme di collaborazione con le scuole superiori per sensibilizzare i migliori studenti potenzialmente interessati alla nostra Università, nonché con associazioni per gli scambi culturali con l’estero di giovani[21]. Si perseguì inoltre un significativo incremento delle opportunità per un periodo di studi all’estero, tramite un sensibile aumento delle istituzioni partner sulla base di accordi bilaterali, lo sviluppo dei principali network multilaterali, in primis CEMS e PIM, l’avvio delle prime lauree congiunte (joint e double degree)[22], oltre che attraverso un marcato incremento nell’offerta di stage internazionali e la realizzazione di un numero crescente di Campus Abroad.

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L’attenzione per il rafforzamento della dimensione internazionale del corpo docente non poteva che avere un’elevata priorità. Oltre all’aumento nel numero e nella durata dell’impegno in Bocconi di visiting professor, fu deciso di dotarsi di un corpo docente di esperienza internazionale, sia accedendo al job market sia partecipando in modo sistematico alle varie occasioni disponibili e, a questo proposito, furono poste in atto modalità (compreso il pacchetto retributivo) idonee al fine di attirare giovani (ma non solo) brillanti. Ben prima della riforma nazionale in materia, il ruolo dei ricercatori dall’inizio del 2002 fu trasformato «in esaurimento» ed essi furono gradualmente sostituiti da figure quali gli assistant professor e i lecturer, questi ultimi dedicati prevalentemente all’attività didattica[23].

Per sostenere l’esperienza internazionale e lo sviluppo delle competenze in materia dei docenti bocconiani furono intensificate le occasioni di scambio con i principali partner e predisposte forme ad hoc per agevolare e sostenere tali attività, come una revisione della normativa per i periodi di sabbatico.

Non fu trascurata l’esigenza di sviluppare idonee conoscenze e competenze (in particolare linguistiche) anche per quanto riguarda il personale tecnico-amministrativo, tramite attività formative dedicate e cercando di reperire occasioni per soggiorni all’estero presso alcune istituzioni partner.

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Sforzi mirati non potevano non riguardare anche l’attività di ricerca, sia di base che applicata. Per quanto riguarda la prima, si rafforzò l’attenzione per i criteri internazionalmente accettati per la valutazione della stessa e delle pubblicazioni che ne scaturiscono, introducendo anche specifici incentivi per i docenti maggiormente impegnati e con risultati adeguati a tali standard. Anche la seconda fu oggetto di attenzione. Si iniziò una ristrutturazione dei vari centri di ricerca esistenti e la Bocconi si impegnò direttamente – tramite il servizio relazioni internazionali – in alcuni progetti internazionali, spesso con la Commissione europea sotto forma di European Studies Programme, dopo quello avviato in Malaysia durante il rettorato di Roberto Ruozi. Essi riguardarono, tra l’altro, Giappone, Vietnam e Cuba (per la riforma del sistema bancario), mentre, in collaborazione con altre istituzioni, vi fu la partecipazione in America Latina all’Osservatorio sulle relazioni America Latina-Europa e in Cina al Curriculum development in brand building and fashion management.

Al fine di promuovere la presenza in loco e quindi sfruttare eventuali opportunità di interesse, oltre che per essere un riferimento a possibili futuri studenti, furono costituiti dei regional desk[24].

Dopo queste molteplici iniziative, i cui frutti rapidamente si andavano manifestando, si pose la necessità di guardare al futuro dell’Ateneo (ormai avviato a diventare a pieno titolo un’istituzione accademica internazionale) in modo sistematico e con un’adeguata pianificazione dei passi successivi, anche in termini finanziari e di riorganizzazione interna. A tal fine, il 9 giugno 2003, il consiglio di amministrazione costituì un comitato per la programmazione strategica presieduto da Luigi Guatri. Il lavoro di questo comitato fu particolarmente intenso e lungimirante e delineò gli ulteriori sviluppi della Bocconi ai quali dedicarsi negli anni successivi.

Le occasioni offerte dal centenario

La celebrazione del centenario della Bocconi offrì nel corso del 2002 numerose occasioni, tra le molte iniziative attuate[25], per sviluppare e consolidare le relazioni internazionali. In particolare, fu possibile invitare importanti esponenti delle istituzioni partner, sia per iniziative ad hoc sia in occasione dei numerosi convegni scientifici internazionali organizzati nel corso dell’anno. Questi ultimi consentirono una grande visibilità alla nostra Università presso le varie comunità scientifico-accademiche via via coinvolte, come pure di porre le premesse per ulteriori iniziative di collaborazione internazionale[26].

Il centunesimo anno accademico (il 2002/03) fu aperto nel corso della Giornata bocconiana del 9 novembre 2002, alla presenza del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il pomeriggio dello stesso giorno fu inaugurata la mostra organizzata presso il Palazzo Reale di Milano su «Il mondo nuovo. Milano 1890-1915». Essa aveva l’intento di ripercorrere il periodo storico in cui fu concepita e attuata l’idea di fondare la prima università in Italia per gli studi economici e commerciali e nel contempo di rendere omaggio alla città di Milano, dove la Bocconi è sorta e si è sviluppata.

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In conclusione

Volendo cercare di riassumere i tratti salienti del quadriennio esaminato, caratterizzato da una forte spinta verso l’ulteriore internazionalizzazione della Bocconi, si può affermare che esso ha visto un’ampia riorganizzazione dell’offerta didattica (anche in seguito all’entrata in vigore della riforma dell’università italiana), della ricerca, delle modalità di reclutamento del corpo docente e degli studenti, e quindi dell’intera dimensione accademica. In poco tempo l’Ateneo si è trovato a essere «più internazionale» sia per quanto riguarda i docenti e gli studenti sia lo stesso personale tecnico-amministrativo e le sue modalità operative.

Costante è stata la preoccupazione di conciliare la dimensione quantitativa (Bocconi è una tra le più grandi facoltà di Economia, nel 2004 con oltre 13.000 studenti) con il perseguimento dell’eccellenza in tutti i suoi ambiti di attività (recependo quindi l’incitazione dei fondatori di fare non solo una Università grande, ma anche una Grande Università[27]). Si discuteva molto in quegli anni della contrapposizione tra teaching e research university[28], ma è chiaro che la sfida fondamentale per la Bocconi è di svolgere in modo eccellente entrambi i ruoli.

In sintonia con il mandato del consiglio di amministrazione, l’impegno costante è stato per l’ulteriore sviluppo della proiezione internazionale della Bocconi, l’orientamento stabile e sistematico verso l’Europa e il mondo intero, e quindi il miglioramento della sua posizione relativa in tale contesto. I continui progressi nei vari ranking internazionali possono essere considerati un’efficace misurazione di tale percorso.

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Tuttavia, internazionalizzarsi non vuol dire dimenticare il proprio forte radicamento in Italia e in particolare a Milano. La «università commerciale» è stata ideata per contribuire a formare la classe dirigente del Paese e quindi sostenerne lo sviluppo delle istituzioni, della business community e della società civile. Tale obiettivo, al contrario, ben si concilia con quello dell’internazionalizzazione[29] quale percorso verso livelli elevati di eccellenza, che poi sia alla base di «tutti» gli ambiti di attività.

Da tale punto di vista, la Bocconi ha cercato (e deve continuare a cercare) di avere non solo buoni rapporti, ma anche forme di collaborazione con il sistema universitario nazionale, sia per «andare oltre» i propri confini disciplinari, ove opportuno, sia per dare il suo contributo quale «laboratorio di innovazione» dei cui risultati può avvantaggiarsi l’intero sistema universitario[30]. Le iniziative qui sommariamente descritte hanno poi conosciuto ulteriori sviluppi negli anni successivi, a conferma del fertile percorso intrapreso all’inizio del secondo secolo di vita dell’Ateneo, ma fedeli allo spirito della felice intuizione che ne fu all’origine all’inizio del secolo scorso, in coerenza con il motto adottato per il centenario del 2002: «Da cent’anni il futuro – Continuità nella tradizione».


1

Oltre a Malta e Cipro, otto Paesi dell’Europa orientale, da «satelliti» della defunta Unione Sovietica entrano a pieno titolo a far parte della UE, senza più distinzioni tra Ovest ed Est.

2

In particolare, mi baserò sulle Relazioni e sui documenti resi pubblici in occasione delle inaugurazioni dell’anno accademico (allora denominate Giornate bocconiane) svoltesi il 20 ottobre 2001, 9 novembre 2002, 28 novembre 2003 e 18 ottobre 2004.

3

Come il tentativo dell’allora rettore Giovanni Demaria (1946/52) di valorizzare i suoi rapporti con la Rockefeller Foundation per costituire una sede della Bocconi a New York, oltre all’invio di giovani laureati negli Stati Uniti per proseguire gli studi. Tra questi, fu chiesto al giovane Innocenzo Gasparini, durante il suo soggiorno a Stanford, di intensificare tali sforzi e valutare nuove possibilità. Vedi in proposito: «Il sogno americano», in AA. VV., Storia di una libera università, vol. 3, Egea, Milano, 2002.

4

Durante il rettorato di Innocenzo Gasparini (1975/84) gli sforzi vennero intensificati e resi sistematici, quale parte di una precisa strategia. Dopo che alcune prime forme di collaborazione e di scambio di studenti con importanti università straniere erano state avviate, vi fu la costituzione di un apposito Servizio relazioni internazionali, affidato sin dal 1992 ad Andreina Levi, e di una commissione di docenti (la CRI – Commissione relazioni internazionali) per seguire tali attività, calarle in modo armonioso nell’ordinamento didattico della Bocconi e sviluppare nuove iniziative. A essa dettero il loro generoso apporto, tra gli altri, Severino Salvemini, Angelo Cardani e Paul De Sury.

5

Con Vittorio Coda e Roberto Ruozi fui prorettore in questo periodo, con varie deleghe riguardanti la ricerca, il corpo docente, l’ammissione degli studenti, la didattica (corsi di laurea e post-laurea) e i rapporti con le imprese, pur continuando a seguire le attività internazionali della Bocconi.

6

Ora ridenominato IMISP (International Management Institute of Saint Petersburg).

7

L’apprezzamento per l’impegno a favore dello sviluppo di una nuova classe di manager russi dopo la fine del regime sovietico fu sottolineato dalla visita in Bocconi di Michail Gorbaciov il 1° dicembre 1989.

8

Per esempio, nel 1988/89, l’Istituto di Studi Latino-Americani (ISLA) della Bocconi e la SDA realizzarono un importante progetto per la Commissione europea su «L’uso dell’ECU nelle transazioni internazionali e i Paesi latino-americani» codiretto da Claudio Demattè.

9

Il mio servizio presso la Bocconi fu interrotto nel quinquennio 1994/99, in quanto in aspettativa per mandato parlamentare presso il Senato della Repubblica (1994/96) e presso il Parlamento Europeo (1994/99). Comunque, mi fu possibile continuare il mio corso di Politica economica europea, oltre che seguire alcune delle attività della Bocconi e mantenere i contatti con la sempre più numerosa e qualificata presenza bocconiana presso le istituzioni europee. In particolare, a Bruxelles furono intensi i rapporti con il neopresidente della Bocconi Mario Monti, commissario europeo per il mercato interno, i servizi finanziari, la fiscalità e l’unione doganale, anche su materie di interesse per la nostra Università.

10

Vedi in particolare la nota 4 a p. 232.

11

Nel 1999, dopo precedenti riunioni, i ministri dell’Istruzione europei si incontrarono a Bologna (18-19 giugno) per sottoscrivere un accordo (noto come «Dichiarazione di Bologna») per avviare un processo di riforma dei sistemi di istruzione superiore della UE con lo scopo di realizzare, entro il 2010, lo Spazio europeo dell’istruzione superiore.

12

Il DIEM fu approvato a stretta maggioranza dal consiglio di facoltà il 29 gennaio 2001, per avere inizio con l’a.a. 2001/02 (che segnò il recepimento della riforma universitaria nell’Ateneo a partire dalle lauree triennali). Le maggiori resistenze vennero dai settori disciplinari più legati al contesto nazionale e meno abituati a predisporre il materiale didattico e a insegnare in lingue diverse dall’italiano. Comunque, in pochi mesi fu possibile varare i piani di studio, ottenere le necessarie autorizzazioni, predisporre i programmi dei corsi e il materiale didattico, nonché «reclutare» un buon numero di studenti stranieri e quindi iniziare regolarmente l’attività assieme agli altri corsi di laurea triennali.

13

Nel quadriennio, prorettore per la didattica fu Giancarlo Forestieri mentre per quanto riguarda la ricerca, la valutazione e le risorse umane, Francesco Giavazzi fu prorettore sino al 5 marzo 2002, mentre Lorenzo Peccati lo fu nel periodo successivo. Inoltre, quali delegati rettorali, Bruno Busacca si occupò dei corsi e attività extracurriculari, culturali e sportive, mentre Fulvio Ortu dei dottorati di ricerca.

Il coordinamento complessivo delle attività fu assicurato dal comitato dei direttori d’istituto (struttura organizzativa antecedente gli attuali dipartimenti), dal comitato didattica (presieduto da Giancarlo Forestieri), dal comitato ricerca, valutazione e sviluppo risorse umane (presieduto da Francesco Giavazzi e poi da Lorenzo Peccati) e dal comitato sviluppo internazionale, oltre che naturalmente dal consiglio di facoltà. La SDA veniva regolarmente coinvolta, attraverso il suo direttore Elio Borgonovi (sino al 2003) e poi Maurizio Dallocchio.

14

Commissario europeo per la concorrenza nel periodo 1999/2004, in coincidenza con il mio rettorato. La distanza geografica, tuttavia, non fu assolutamente avvertita, sia per la frequente presenza di Mario Monti in Bocconi sia grazie alle numerose occasioni di incontro a Bruxelles.

15

Inoltre furono varati i regolamenti dei corsi di laurea e il nuovo regolamento generale di ateneo. A fine luglio 2004 si svolsero le prime cerimonie per conferire le lauree triennali, con modalità del tutto nuove, risultate particolarmente gradite agli studenti e alle loro famiglie.

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Vedi «Dagli edifici al campus», p. 702.

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Dopo l’approvazione definitiva del consiglio di facoltà del 18 novembre 2003, con il tempo necessario per il reclutamento degli studenti e per un ordinato avvio dell’attività didattica.

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Particolare attenzione fu dedicata alle tecnologie per la didattica e al ruolo dell’ICT, nonché allo sviluppo dei servizi per gli studenti in materia di orientamento, stage, placement e per migliorare lo studio e l’apprendimento. Infatti, il «velodromo» fu da subito attrezzato con la migliore tecnologia disponibile a supporto della didattica, e ciò riguardò anche le altre aule dell’Ateneo, peraltro totalmente rinnovate. Tale impegno è continuato nel tempo, con una costante attenzione per il continuo adeguamento alle novità ritenute più utili per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento.

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Vedi «L’ISPI e la Bocconi», p. 139.

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L’Osservatorio fu presentato il 26 gennaio 2001 in un convegno presieduto dal rettore della Pontificia Università Lateranense Angelo Scola (futuro arcivescovo di Milano dal 2011 al 2017) su «Etica, finanza e valore di impresa».

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In particolare con Intercultura (che attua in Italia i programmi di American Field Service) attiva sin dall’inizio degli anni Cinquanta nello scambio internazionale di studenti delle scuole secondarie, molti dei quali scelsero poi la Bocconi per i propri studi universitari.

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Tra le varie iniziative, di particolare interesse fu lo sviluppo di un accordo di collaborazione con la Central European University (CEU) di Budapest, che avrebbe portato nel 2006 a offrire un double degree in International Business riconosciuto sia nella UE che negli Stati Uniti.

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Per assistant professor e lecturer furono previsti (a differenza del precedente ruolo dei ricercatori) contratti a tempo determinato, rinnovabili a certe condizioni. Dopo questi primi passi, la riforma del corpo docente proseguì negli anni successivi, sia per quanto riguarda le modalità di reclutamento a tutti i livelli sia per il pacchetto retributivo e la tipologia di impegno richiesta.

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Nel 2004 ve ne erano sei: Bruxelles, Santiago del Chile, New York, Tunisi, Shanghai e Bangkok. Inoltre, in collaborazione con Promos (azienda speciale della Camera di commercio di Milano) vi erano dodici punti di riferimento della Bocconi in varie località del mondo, denominati «Antenne».

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Coincise anche il quarantesimo della rettoria di San Ferdinando, donata da donna Javotte Bocconi Manca di Villahermosa (presidente dell’Ateneo dal 1932 al 1957) per onorare la memoria del suocero Ferdinando Bocconi. Il 30 maggio 2002 l’anniversario fu celebrato dal cardinale Carlo Maria Martini (arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002), sempre attento nei confronti della nostra Università, in quella che fu la sua ultima visita in Bocconi.

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Tra l’altro, il 6 novembre 2002 la Bocconi ospitò la riunione annuale del PIM, che fu di grande successo in termini sia di partecipazione (anche alla successiva Giornata bocconiana) sia di ulteriori progressi compiuti dal network.

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Vedi Marzio A. Romani (a cura di), Faremo Grande Università. Girolamo Palazzina  Giovanni Gentile: un epistolario (1930-1938), Milano, 2000.

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Accettando quindi il benchmarking europeo e internazionale per valutare i propri progressi.

30

In effetti, molte iniziative ricordate in questo capitolo sono state poi recepite da altre università (basti pensare ai corsi offerti in inglese, allo sviluppo delle reti di cooperazione accademica internazionale, alle lauree congiunte, alle stesse modalità di reclutamento dei giovani docenti).

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